Pubblicato nel 1994 e vincitore del premio Campiello nello stesso anno, Sostiene Pereira è uno dei romanzi più noti di Antonio Tabucchi. Nelle sue 200 pagine il romanzo rappresenta un viaggio verso la presa di coscienza, verso la consapevolezza di non poter lasciarsi trascinare passivamente dal lento flusso della realtà.
Indice dell'articolo
Trama
La letteratura può diventare un modo (forse l’unico) per combattere e sfidare la storia.
(Paolo Mauri)
1938, Lisbona. Tra le tante anime che popolano la capitale portoghese durante il regime salazarista vive Pereira, direttore della redazione culturale del quotidiano Lisboa. Anziano e di salute cagionevole, Pereira ha da poco perso la moglie e questo lutto, assieme al clima di terrore in cui il Portogallo si trova immerso, lo porta a compiere frequenti riflessioni sulla morte.
Un giorno conosce Francesco Monteiro Rossi, giovane laureato in filosofia che viene incaricato di redigere per il giornale necrologi di personaggi illustri, ancor prima che questi siano deceduti (i famosi “coccodrilli“, come vengono chiamati in ambito giornalistico). Ma quando Pereira legge gli scritti del giovane, rimane sconcertato. Infatti l’anziano giornalista preferisce vivere all’ombra del regime e il furore anarchico che si riscontra nei necrologi di Monteiro può dare non poco fastidio ai piani alti. Ben presto però Pereira si renderà conto che nascondersi non è sempre la soluzione più saggia.
Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi: un romanzo sulla presa di coscienza
Il romanzo di Antonio Tabucchi non lascia assolutamente indifferenti. Non ci riferiamo soltanto al piano stilistico e linguistico, caratterizzato dall’assenza di virgolette nei dialoghi e dalla formula “Sostiene Pereira” che viene ripetuta ossessivamente in tutte le pagine, ma anche su quello concettuale. Infatti Sostiene Pereira si potrebbe considerare un romanzo di formazione atipico: abbiamo un protagonista maturo d’età, ma non sul lato etico. Pereira è l’emblema di quella persona che preferisce la comodità dell’ignavia al rischio dell’azione, nonostante senta che Lisbona sia immersa in un clima per niente sicuro.
(…) il paese taceva, non poteva fare altro che tacere, e intanto la gente moriva e la polizia la faceva da padrona. Pereira cominciò a sudare, perché pensò di nuovo alla morte. E pensò: questa città puzza di morte, tutta l’Europa puzza di morte.”
Il rovescio della medaglia è idealmente rappresentato da Monteiro Rossi. Incaricato da Pereira di scrivere necrologi, il giovane ne approfitta per dare sfogo a tutto il suo furore politico, a quella belva intima che lo spinge e lo sprona a combattere contro l’autorità salazarista e i totalitarismi in generale. Basti leggere cosa scrive all’indomani della scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, personaggio principale del futurismo.
<<Con Marinetti scompare un violento, perché la violenza era la sua musa. Aveva cominciato nel 1909 con la pubblicazione di un Manifesto Futurista su un giornale di Parigi, manifesto in cui esaltava i miti della guerra e della violenza. (…), esaltò poi la guerra in uno strambo poemetto intitolato Zang Tumb Tumb, una descrizione fonica della guerra d’Africa del colonialismo italiano. E la sua fede colonialista lo portò a esaltare l’impresa libica italiana. Scrisse fra l’altro un manifesto ributtante: Guerra sola igiene del mondo.(…)>>
Il legame che si instaura tra Pereira e Monteiro è l’emblema della lotta tra piattezza e dinamismo, tra comodità ed azione. Nel corso del romanzo Pereira cerca in ogni modo di far desistere il giovane da quella che vede come un’infruttuosa battaglia contro i mulini a vento, ma Monteiro non lo ascolterà. A dargli man forte si aggiunge la sua fidanzata, Marta, anch’essa animata dagli ideali di democrazia e di libertà.
Bisogna distinguere tra fanatismo e fede (…) perché si possono avere degli ideali, per esempio che gli uomini siano liberi e uguali, e anche fratelli, mi scusi, in fondo sto recitando la rivoluzione francese.
La fine di Monteiro
Si tratta di una lotta che Monteiro porterà avanti fino alla fine, pagando con la sua stessa vita. Infatti il giovane viene ucciso dalla polizia di regime e proprio questo tragico evento diverrà per Pereira l’occasione che lo farà mettere in moto e che gli farà capire che non deve subire il corso degli eventi, ma esserne protagonista. Così, prima di abbandonare la città, scrive un ultimo necrologio, in memoria del giovane collega brutalmente e vigliaccamente assassinato.
«Si chiamava Francesco Monteiro Rossi, era di origine italiana. Collaborava con il nostro giornale con articoli e necrologi.(…) I suoi articoli non sono stati ancora pubblicati, ma forse lo saranno un giorno. Era un ragazzo allegro, che amava la vita e che invece era stato chiamato a scrivere sulla morte, compito al quale non si era sottratto. E stanotte la morte è andata a cercarlo. Ieri sera, mentre cenava dal direttore della pagina culturale del ‘Lisboa’, il dottor Pereira che scrive questo articolo, tre uomini armati hanno fatto irruzione nell’appartamento. Si sono qualificati come polizia politica, ma non hanno esibito nessun documento che avvalorasse la loro parola
(…)
Era innamorato di una ragazza bella e dolce di cui non conosciamo il nome. Sappiamo solo che aveva i capelli color rame e che amava la cultura. A questa ragazza, se ci legge, noi porgiamo le nostre condoglianze più sincere e i nostri più affettuosi saluti. Invitiamo le autorità competenti a vigilare attentamente su questi episodi di violenza che alla loro ombra, e forse con la complicità di qualcuno, vengono perpetrati oggi in Portogallo».
Ciro Gianluigi Barbato
Bibliografia
Tabucchi A. – Sostiene Pereira – Feltrinelli