Durante la decade ’90 svariate pellicole cinematografiche hanno affrontato i temi dell’odio razziale e della tensione sociale. American History X, diretto da Tony Kaye, raffigura fedelmente una nazione spaccata al suo interno. Il film racconta la parte marcia di un’America preda delle lotte razziali tra bande di strada. Strepitosa la performance offerta da un quasi irriconoscibile Edward Norton, calatosi anima e corpo nel personaggio di Derek Vinyard. L’accattivante interpretazione gli ha fruttato la nomination agli oscar 1999 nella categoria miglior attore protagonista.
American History X , datato 1998, ha una lunghezza di circa due ore ed è girato in bianco e nero. Lo stesso bianco e nero tanto caro a Steven Spielberg e presente nel suo capolavoro Schindler’s List. La tecnica, tanto singolare quanto raffinata, accentua la drammaticità della storia, rendendo ancor più evidente il suo messaggio: odio e violenza non hanno colore. Il film presenta immagini assai crude e dal forte impatto emotivo. Le ambientazioni ricordano, a tratti, le pellicole girate da un maestro del genere quale Spike Lee, su tutte La 25ª ora, anch’essa con protagonista Edward Norton.
American History X: la trama
«L’odio è una palla al piede, la vita è troppo breve per passarla sempre arrabbiati. Non ne vale la pena»
American History X è il titolo di una tesina scritta da Danny Vinyard (Edward Furlong) e incentrata sulle vicende personali del fratello maggiore Derek, suo idolo. Derek è il leader indiscusso di un gruppo di neonazisti finanziati da Cameron Alexander (Stacy Keach), promoter di libri e gruppi musicali inneggianti alla supremazia etnica dei bianchi.
Scontare tre anni di carcere per aver ucciso due rapinatori neri cambierà però profondamente Derek. Una volta uscito di galera egli sarà, infatti, libero dalle catene dei pregiudizi razziali e dall’odio che lo attanagliavano. Derek rifiuterà quindi di rientrare nella vecchia banda mettendo in salvo il fratello Danny dal medesimo ambiente. La storia si concluderà però con la tragica morte di Danny, sparato a bruciapelo da un coetaneo dalla pelle nera.
Il messaggio di American History X
«Davo la colpa a tutti. Davo colpa ai bianchi, colpa alla società, colpa a Dio. Non avevo risposte perché mi facevo le domande sbagliate. Tu devi farti la domanda giusta»
Il senso principale della pellicola è condensato nelle parole rivolte dal preside Bob Sweeney a Derek. L’odio verso la gente può provenire dai più disparati e infondati motivi, ma porsi domande sbagliate conduce a colpevolizzare indistintamente chiunque. Tuttora American History X risulta un’opera estremamente attuale alla luce dell’odierno contesto politico-sociale statunitense, oltre che globale. Il film pare quasi preannunciare il volto più oscuro della generazione americana post-11 settembre, intrisa di paure e pregiudizi. Soprattutto pare voler lanciare un monito: i pregiudizi razziali non potranno mai essere considerati validi essendo solo risposte a domande sbagliate.
Davide Gallo