L’egemonia americana: politica, economia e cultura

Malgrado l’epoca di transizione nella quale ci troviamo a vivere, se ci chiedessero di indicare il Paese più potente al mondo, probabilmente nessuno di noi avrebbe il minimo dubbio: gli Stati Uniti d’America. Questo loro primato assoluto all’interno del sistema internazionale – che in politologia si chiama, tecnicamente, egemonia – è ormai molto più vecchio di molti di noi, affondando le sue radici nelle due guerre mondiali. Di preciso, però, su quali basi si fonda tale egemonia americana? Quando intendiamo dire che gli Stati Uniti sono il Paese più potente al mondo, a quale ambito ci riferiamo? Che cosa determina la forza di una nazione?

La risposta non è facile. Le caratteristiche dell’egemonia sono estremamente dibattute. Difatti, anche gli aspetti che sembrerebbero indiscutibili, come la necessaria supremazia militare, quando vengono analizzati nello specifico dividono gli studiosi. Che cosa vuol dire, nel nostro caso, che l’egemone deve possedere l’esercito più forte al mondo? Che deve essere semplicemente in grado di sconfiggere i pochi concorrenti diretti per la supremazia?  Oppure che deve poter controllare capillarmente tutte le singole aree geografiche?

Per non impelagarci in discussioni di questo tipo, daremo in questo caso per certa l’egemonia americana e ne analizzeremo tre aspetti. I primi due, quello economico-politico e quello militare, sono, se vogliamo, quelli che richiamano alla mente l’idea del potere. Il terzo, invece, il primato culturale, è un ramo dell’egemonia forse meno appariscente, ma altrettanto importante ed è soprattutto quello con cui abbiamo maggiormente a che fare nella vita di tutti i giorni, anche inconsciamente.

La politica e l’egemonia americana

L’egemonia americana sul piano economico-politico è, se vogliamo, il diretto e più immediato prodotto delle guerre mondiali. Dopo di esse, infatti, gli Stati Uniti hanno di fatto ricostruito il sistema internazionale sulla base della propria posizione di forza. Basti pensare, ad esempio, che tutte le principali organizzazioni internazionali, dall’ONU alla Banca Mondiale, portano la loro firma. Orlando Lentini, uno dei principali esponenti della sociologia italiana contemporanea, chiama le Nazioni Unite non a caso “una creazione americana”. All’interno di queste istituzioni, gli USA continuano a mantenere un fortissimo primato. Pensiamo solo, per fare un esempio, al diritto di veto in sede di Consiglio di Sicurezza ONU, oppure al fatto che nel Fondo Monetario Internazionale, altra organizzazione centrale per gli equilibri economico-politici mondiali, i Paesi votino in ragione del loro contributo – ponendo di nuovo, anche qui, gli USA in testa.

egemonia americanaCiò, naturalmente, anche in ragione della loro supremazia economica. Qualsiasi definizione di ricchezza si adotti, gli Stati Uniti detengono il primato. Ad oggi, infatti, sono ancora in testa alla classifica mondiale tanto del PIL totale quanto di quello pro capite. Sono, soprattutto, i leaders internazionali nella fornitura di prodotti guida. Questo concetto, sviluppato dai teorici dell’economia-mondo, afferma che il vero egemone economico internazionale è colui che produce i beni più remunerativi, diffusi e monopolizzati del circuito mondiale.

Una volta, ad esempio, prodotti guida per eccellenza erano i manufatti tessili, e non a caso il loro principale fornitore, l’Inghilterra, era anche l’egemone del sistema internazionale del tempo. Ebbene, essendo pacifico che i prodotti guida della nostra epoca sono quelli tecnologici, la conclusione è simile a quella di prima: delle prime dieci compagnie al mondo per fatturato che operano nel settore, sei sono statunitensi.

La supremazia militare

Il concetto di egemonia militare è, come abbiamo visto, anch’esso molto discutibile. Se adottassimo un approccio puramente numerico, infatti, gli Stati Uniti riporterebbero, sorprendentemente, una misera medaglia di bronzo, visto che il primo esercito per numero di effettivi è quello della Repubblica Popolare Cinese, seguito a ruota da quello indiano. Ciò nonostante, una serie di altri fattori ribaltano questo quadro, coerentemente anche con la nostra comune percezione. L’egemonia americana nel settore, infatti, emerge considerando che Washington vanta la più alta spesa militare al mondopiù di seicento miliardi di dollari – nonché un esercito che, benché meno numeroso dei due summenzionati, è molto meglio armato. Nessun altro Paese al mondo, infatti, può vantare lo stesso numero di aerei, portaerei e sottomarini.

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Soprattutto, l’egemonia americana sotto il profilo militare ha un importante vantaggio rispetto a qualunque altro concorrente e, secondo alcuni, anche egemone del passato: la posizione geografica del Paese. Gli Stati Uniti, infatti, sono un’enorme potenza continentale, circondati o dal mare o da nazioni molto più deboli. Al contrario, le altre potenze come IndiaCinaFederazione Russa, GiapponeGermania, nelle aree in cui sono situate, devono convivere con rivali storici. Per aspirare al primato internazionale, dunque, dovrebbero prima ingaggiare una difficile lotta per quello regionale.

L’Inghilterra, che per tutto il periodo della sua supremazia ottocentesca dovette fronteggiare le altre potenze europee, è un altro ottimo esempio. Ciò spiega anche perché gli Stati Uniti, a differenza degli egemoni del passato, non hanno difficoltà ad imbarcarsi in imprese anche oltreoceaniche come, solo per citare il nostro millennio, le invasioni di Afghanistan e Iraq.

L’egemonia americana nella vita di tutti i giorni

Quanto detto corrisponde alla percezione più comune di potere. Supremazia politica, ricchezza, potenza militare. Tuttavia, come sanno bene gli studiosi di un grande intellettuale nostrano, Antonio Gramsci, il concetto di egemonia non può limitarsi a questioni meramente materiali. La supremazia, infatti, richiede un altro aspetto fondamentale: la capacità di imporre ai sottomessi la propria visione del mondo. In sociologia politica si parla, riprendendo proprio il pensatore nostro connazionale, di egemonia intellettuale. Essa può avere varie declinazioni.

Da un punto di vista politico, riguardo agli Stati Uniti, basti pensare a come, anche attraverso le istituzioni internazionali da loro create, essi siano riusciti a definire i caratteri della democrazia liberale come quelli della società ideale. Oggi, per noi risulterebbe molto difficile pensare all’artificiosità di questa affermazione, abituati come siamo a pensare a questa forma di governo come a quella naturalmente – ecco un avverbio gramsciano – più auspicabile.

egemonia americana
Inglese su un sito istituzionale italiano

Dobbiamo, allora, tornare indietro nel tempo per renderci conto di come questa visione del mondo abbia dovuto sconfiggere altre concorrenti, in particolare quella socialista proposta dall’allora Unione Sovietica. Per cogliere l’egemonia americana dal punto di vista culturale, però, non c’è bisogno di arrivare ai “massimi sistemi”. Basta guardare alla vita di tutti i giorni.

Quanti di noi parlano l’inglese come una vera e propria seconda lingua, abituati a considerarla l’idioma internazionale? Si tratta di una situazione talmente quotidiana che, ormai, quasi ne dimentichiamo l’origine storica. Eppure, basti pensare che nemmeno l’Inghilterra, luogo d’origine dell’idioma in questione, era mai riuscita a imporlo fino a tal punto. Fino al secondo dopoguerra, la lingua franca internazionale era il francese. Anch’esso, non a caso, come retaggio di un’egemonia culturale passata: quella che la Francia detenne più o meno tra il 1648 e le guerre rivoluzionarie di un secolo e mezzo dopo.

Francesco Robustelli

Sitografia

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Bibliografia

Wallerstein, Comprendere il mondo, 2004, ed.it.Asterios, 2013

Lentini, Saperi sociali ricerca sociale 1500-2000, ed.Angeli, 2003

Varsori, Storia internazionale dal 1919 a oggi, ed. Il Mulino, 2015

Fonti media

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