Grande Fratello: l’analisi di un dittatore

Per una figura che è entrata così tanto nell’immaginario collettivo, del Grande Fratello sappiamo sorprendentemente poco. Nel romanzo che lo ha reso celebre, 1984 di George Orwell, infatti, poche e scarne indicazioni sono date sulla sua figura. Come stiamo per scoprire, non è dato sapere nemmeno se sia realmente esistito. Eppure, nonostante tale esiguità di informazioni, il personaggio del Grande Fratello è riuscito ad entrare nella cultura mondiale come poche altre creazioni letterarie. Benché oggi il suo nome sia perlopiù evocato come un sinonimo della sorveglianza di massa da parte di un governo totalitario, non bisogna dimenticare che cosa intende rappresentare nel romanzo. Orwell, infatti, lo immagina piuttosto come un simbolo del culto della personalità e della degenerazione del potere carismatico. È proprio in questa prospettiva che sarà preso in analisi in questo frangente.

L’onnipresenza del Grande Fratello

Partiamo da un assunto che scioccherà molti dei nostri lettori: il nome con cui conosciamo il Grande Fratello è sbagliato. L’espressione italiana, infatti, è la traduzione letterale dell’inglese “Big brother”. A rigore, però, tale locuzione andrebbe resa più precisamente come “fratello maggiore”. Sono evidenti, quindi, già a partire dal nome, le sfumature paternalistiche della figura. Chi è un fratello maggiore se non colui che si deve occupare di quelli più piccoli?

Nell’opera di Orwell, il Grande Fratello è il dittatore che domina col pugno di ferro l’Oceania (superstato immaginario in cui vive il protagonista Winston, nato dalla conquista dell’Impero britannico da parte degli USA). La sua faccia è onnipresente nelle vite dei cittadini, costantemente riproposta su manifesti, maxischermi e statue. Addirittura, ci viene detto nella prima pagina, i poster con il volto del tiranno e la scritta “IL GRANDE FRATELLO VI OSSERVA” sono affissi perfino sui pianerottoli del palazzo in cui abita Winston (e, possiamo supporre, anche in tutti gli altri).

Grande Fratello
“Heil Hitler” alla fine di un documento ufficiale

Nella mitologia del partito, il Grande Fratello è “infallibile e potentissimo”, come ci viene detto più avanti. Da lui dipendono non solo ogni vittoria militare e conquista tecnologica, ma finanche tutto lo scibile, in quella che sembra una distopica degenerazione di ideologie quali il principio del Führer hitleriano. Del resto, non a caso, episodi di simile idolatria si sono realmente verificati nel corso della storia: per restare al dittatore nazista, pensiamo a come suoi ritratti e fotografie venissero resi obbligatori in tutta la Germania. È il caso dell’urlo “Heil Hitler” come saluto ufficiale.

Il Grande Fratello e il culto della personalità

Quello che soprattutto qui ci interessa, però, è la simbologia che sta dietro alla figura del Grande Fratello. Nel continuo del brano succitato, l’alone di mistero che lo circonda è abbastanza esplicito:

“Nessuno ha mai visto il Grande Fratello. È un volto sui manifesti, una voce che viene dal teleschermo. […] Il Grande Fratello è il modo in cui il partito sceglie di mostrarsi al mondo.”

Nell’articolo sul potere carismatico già evidenziammo come governare in nome di una figura eletta possa essere una fortissima giustificazione dell’autorità di un gruppo. L’esempio da noi portato fu quello della Chiesa cattolica che, a distanza di duemila anni dalla scomparsa del suo fondatore, continua a presentarsi come la continuatrice della sua opera. Come e perché una cosa del genere funzioni ce lo spiega ancora Orwell:

“[Il Grande Fratello] ha la funzione di agire da catalizzatore dell’amore, della paura e della venerazione, tutti sentimenti che è più facile provare per una singola persona che per un’organizzazione. “

Il culto della personalità del capo, quindi, è un tipo di potere fortissimo. Non a caso, nell’opera il Grande Fratello gode di una venerazione quasi idolatrica da parte del popolo di Oceania. Il suo nome viene quotidianamente cantilenato al termine dei “Due minuti d’odio”, rituale che ha lo scopo di contrapporre la figura del dittatore a quella di Emmanuel Goldstein, principale nemico della Rivoluzione e del Partito. Alla fine del romanzo, dopo un intenso lavaggio del cervello, anche Winston soccomberà a questo sentimento fanatico:“Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello”, ci dice l’epilogo.

Il Grande Fratello e il potere carismatico

Grande Fratello
Manifesto del Grande Fratello, tratto dal fumetto “1984 The comic” di F. Guimont

Se vogliamo cogliere dei paragoni con la realtà, il Grande Fratello è palesemente ispirato, anche nell’aspetto fisico, a figure storiche quali Hitler e Stalin. Tuttavia, il suo culto si colloca a un livello ben superiore. Difatti, egli sembra essere eterno. Nella propaganda del Partito, è stato il guardiano della Rivoluzione sin dai primissimi giorni, ma nei manifesti appare il volto di un uomo sulla quarantina. Ora, avendo la storia luogo, per l’appunto, nel 1984, il dittatore dovrebbe essere nato nei primi anni quaranta, ma questo lo renderebbe decisamente troppo giovane per aver fondato l’Oceania. In un altro punto del romanzo, infatti, la sua nascita viene datata alla fine del decennio.

Da quanto detto sembra si possa dedurre che il Grande Fratello sia di fatto una figura mitizzata. Del resto, nel romanzo a più riprese viene affermato che egli non morirà mai. A un certo punto, poi, un personaggio afferma che il Grande Fratello esiste perché esiste il Partito, e il dittatore ne è l’incarnazione.

Come l’intera opera di Orwell, quindi, anche questo particolare personaggio suona come un monito. Attraverso quest’ultimo, lo scrittore ha voluto probabilmente riflettere sulle possibili degenerazioni del culto della personalità. Il Grande Fratello si pone a metà strada tra personaggi realmente esistiti e figure semidivine come Gesù o Maometto. Proprio come nel caso di questi ultimi, qualcuno dovrà poi portare avanti la sua opera. In Oceania, infatti, il Grande Fratello produce quotidianamente un Ordine del Giorno, al punto che i suoi discorsi hanno ormai uno stile riconoscibile (Winston lo definisce “militaresco e pedante”). Ebbene, chi ne è l’autore, se il dittatore, come abbiamo visto, probabilmente non esiste?

Francesco Robustelli

Bibliografia

Orwell, 1984, ed.Secker&Warburg, 1949, it.Mondadori, 2012

Sitografia

britannica.com

Fonti media

www.oakleafmilitaria.com