L’idealtipo, o tipo ideale, traduzione diretta del tedesco Idealtypus, è uno strumento euristico elaborato dal celebre sociologo tedesco Maximillian “Max” Weber. Una delle tre questioni principali affrontate dall’autore nelle sue opere, infatti, è quella del metodo della ricerca sociale. Lo scienziato che si occupa di queste materie, come stiamo per vedere, non può usare la stessa metodologia di chi, invece, tratta discipline come la chimica o fisica. I due ambiti della conoscenza hanno, infatti, oggetti di studio radicalmente diversi.
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Un metodo per la ricerca sociale
Nel nostro articolo su olismo e empirismo, abbiamo evidenziato il problema che colpisce le scienze sociali rispetto a quelle naturali. Queste ultime, infatti, hanno oggetti di ricerca ben definiti e, soprattutto, nella maggior parte dei casi, empiricamente osservabili. Essi, inoltre, possono generalmente essere studiati e riprodotti in laboratorio o, comunque, in un ambiente protetto. Per la ricerca sociale, al contrario, le cose non sono così semplici.
Gli oggetti di cui si essa si occupa sono molto più complessi, e ciò sostanzialmente per due motivi. In prima istanza vi è immaterialità: il sistema sociale, quello economico e quello politico, ambiti di indagine delle tre principali scienze sociali, non sono tangibili quanto un organismo o una sostanza chimica. Non possono certo essere riprodotti in laboratorio e, quindi, per indagarli il ricercatore sociale deve generalmente affidarsi all’esperienza storica.
Soprattutto, però, gli ambiti di studio delle discipline sociali presentano un altro problema a monte: non esistendo materialmente, non sono universalmente definibili. Un sistema sociale di qualunque tipo, infatti, è sempre una descrizione generale attribuita a un insieme di comportamenti umani.
Tale denominazione, com’è ovvio che sia, può non essere la stessa per tutti i ricercatori: così, la democrazia secondo Marx non è la stessa di un altro pensatore. Pertanto, lo scienziato sociale non ha altra scelta che ricorrere a un’astrazione. Si tratta di ciò che Max Weber chiama tipo ideale, o idealtipo. Naturalmente, va da sé che il ricercatore dovrà decidere se enunciare qualcosa di meno definito, ma adattabile a un maggior numero di casi (es. “la democrazia”) oppure qualcosa di più concreto e specifico (es. “la democrazia capitalista occidentale”) ma, pertanto, applicabile solo a poche esperienze reali.
Che cos’è un idealtipo
A proposito dell’idealtipo, Weber scrive:
“ha il significato di un puro concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere commisurata e comparata”.
Prima di questo, però, è necessaria una costruzione. L’impresa è ardua, come ben evidenzia l’ENCYCLOPÆDIA BRITANNICA, infatti, per farlo bisogna “selezionare ed accentuare” certi elementi della realtà. Naturalmente, la scelta di quali e quanti aspetti del reale conservare o eliminare nell’idealtipo determinerà poi la sua validità scientifica.
Come abbiamo già rilevato, troppi dettagli rischiano di renderlo eccessivamente specifico o, in casi estremi, persino irrilevante. In questo problema si può anche incappare attraverso il fenomeno, molto frequente, dell’idealizzazione di un tipo specifico. In un precedente articolo sul sociologo statunitense Parsons, ad esempio, evidenziammo le critiche cui andò incontro per aver descritto come tipo ideale di famiglia quella bianca, borghese e eterosessuale, ignorando le numerose varianti esistenti perfino all’interno del suo Paese, ad esempio tra le comunità afroamericane.
All’opposto, un idealtipo più generico potrà comprendere una serie più ampia di fenomeni, ma avrà il difetto di non applicarsi perfettamente a nessuno di essi. In casi estremi, la nostra teoria potrà perfino diventare inverificabile. Pensiamo, ancora, all’idealtipo della guerra egemonica: il suo successo deriva proprio dalla sua generalità. Permette di abbracciare una serie di esperienze storiche anche molto diverse tra loro (dalla guerra del Peloponneso ai due conflitti mondiali) ma paga dazio nel momento in cui vorremmo un’analisi più approfondita. Nel caso specifico, ad esempio, non ci è dato sapere chi ha cominciato la guerra o chi possa vincerla.
Gli idealtipi di idealtipo
La definizione di idealtipo come costruzione di pensiero, però, è sorprendentemente anch’essa un tipo ideale. Nelle opere di Weber, infatti, sotto la definizione di “idealtipo” rientrano diverse specie di astrazioni, caratterizzate da gradi diversi di generalità. Così, ad esempio, a un primo livello è un idealtipo anche una formazione sociale che ci sembra individuale come, per restare nelle riflessioni di Weber, il “capitalismo occidentale moderno”.
Non a caso, se proviamo ad esaminare il concetto, anche a prescindere dalla difficile definizione dei suoi tre elementi, ci rendiamo conto che il modo in cui si concretizza, ad esempio, negli Stati Uniti non è sicuramente uguale a quello dell’Italia. A un secondo stadio, è un idealtipo un’immagine molto più astratta come “il potere carismatico”.
In ultimo, infine, sono idealtipi nozioni tanto indeterminate quanto i tipi di agire: concetti che riguardano virtualmente qualunque essere umano, e che hanno quindi l’ambizione di sussumere (termine scientifico che indica la riconduzione del particolare al generale) un numero potenzialmente infinito di fenomeni.
Francesco Robustelli
Bibliografia
Jedlowski, Il mondo in questione, ed. Carocci, 2009
Weber, 1904, it.1967, in Jedlowski, op.cit.
Sitografia