Le definizioni attribuite alla memoria
Ad ognuno di noi è capitato di ricordare degli eventi passati, o di dimenticare quanto fatto il giorno prima. In tutti questi meccanismi gioca un ruolo fondamentale la memoria, vero e proprio contenitore di tutte le nostre azioni passate e presenti. Come possiamo definire questa facoltà?
Una definizione molto semplice potrebbe essere questa: la capacità del cervello di conservare informazioni di natura sensoriale o apprese durante l’esperienza. Tuttavia ciò non è del tutto esaustivo, questo per via delle enormi implicazioni biologiche e psicologiche.
Da un punto di vista psicologico la memoria è influenzata da elementi affettivi e da elementi che riguardano il tipo di informazione da ricordare. Lo stesso Freud connesse la dimenticanza e l’oblio ai meccanismi di difesa nella rimozione dei ricordi, e quindi alla memoria di essi nell’inconscio.
Questa funzione psichica si delinea come un processo legato a fattori sia cognitivi che emotivi. Da un punto di vista biologico implica l’analisi dei diversi settori in cui è diviso il nostro cervello e la loro capacità di comunicare tramite sinapsi le informazioni elaborate.
In genere si riconduce la memoria a tre processi fondamentali :
– Acquisizione e codificazione: ricezione dello stimolo e traduzione in rappresentazione interna stabile e registrabile.
– Ritenzione ed immagazzinamento: stabilizzazione dell’informazione in memoria e ritenzione di essa per un determinato lasso di tempo.
– Recupero: riemersione a livello della consapevolezza dell’informazione precedentemente archiviata.
Indice dell'articolo
Memoria sensoriale, a breve termine e a lungo termine
Il più diffuso criterio di classificazione della memoria si basa sulla durata della ritenzione del ricordo, identificando tre tipi distinti: sensoriale, a breve termine e a lungo termine.
La memoria sensoriale è il primo stadio della memoria, le informazioni sensoriali che recepiamo dall’ambiente vengono conservate per un brevissimo periodo di tempo.
Il processo a breve termine è la capacità di conservare per poco tempo una piccola quantità di informazioni; viene mantenuta per brevi istanti tramite brevi contatti tra sinapsi.
Nello specifico il responsabile sarebbe, secondo i ricercatori del Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles, un neurone persistentemente attivo a determinare due impulsi elettrici: il primo per memorizzare un oggetto, il secondo per richiamarlo alla memoria.
Il meccanismo a lungo termine è “magazzino “in cui la conoscenza si organizza in modo permanente e duraturo ma di cui non conosciamo né la capacità né il tempo di conservazione delle informazioni; in essa si distinguono memoria dichiarativa o esplicita e memoria non dichiarativa o implicita.
Il processo mnemonico di natura dichiarativa è un magazzino di fatti ed eventi che possono essere veri o falsi. Può essere ulteriormente suddivisa in episodica, relativa ad esperienze personali, e semantica relativa al significato delle parole.
Il processo mnemonico con natura implicita è tipicamente associata a capacità e competenze, ed è caratteristica di tutte quelle situazioni in cui un’esperienza passata influenza il nostro comportamento. È considerata memoria implicita anche la memoria motoria, come lo sviluppo di particolari abilità e riflessi.
Il ruolo dell’ippocampo
Nel cervello esistono due diversi metodi di interazione delle sinapsi, che originano i processi mnemonici: il potenziamento a lungo termine e quello a breve termine; quest’ultimo consiste in una alterazione temporanea delle sinapsi coinvolte.
Il potenziamento a lungo termine richiede più tempo e coinvolge anche vie metaboliche differenti, che attivano proteine che modificano l’espressione genica e rinforzano le sinapsi. La struttura principale coinvolta nella formazione della memoria è l’ippocampo.
L’ippocampo è incluso nel sistema limbico ed è particolarmente sviluppato nell’encefalo dei mammiferi.
Negli anni sulla funzione dell’ippocampo si sono avute diverse opinioni. Una di queste è l’ormai superata teoria dell’inibizione comportamentale; essa traeva origine da due osservazioni: animali con ippocampo danneggiato tendevano ad essere iperattivi e mostravano difficoltà ad apprendere risposte insegnate prima. Oggi questa teoria non è molto considerata, poiché le funzioni che attribuisce all’ippocampo sono attribuite all’amigdala.
Attualmente gli scienziati sono concordi nello stabilire nell’ippocampo la sede della memoria, anche in virtù delle analisi su Alzheimer. Il punto di svolta nella definizione dell’ippocampo come sede principale della memoria è stato il caso di H.M., uno dei più importanti assieme a quello di Phineas Gage.
Il caso di H.M.
Nel settembre 1953 il signor H.M. subì un intervento neurochirurgico mirato a bloccare le conseguenze di una grave forma di epilessia.
L’intervento consisteva nella rimozione della parte più interna del lobo temporale in entrambi gli emisferi. Vengono rimosse sia l’amigdala che alcune componenti dell’ippocampo.
In seguito all’intervento la frequenza delle convulsioni diminuisce sensibilmente, ma superata la fase post-operatoria, la memoria di H.M. è ferma ai mesi precedenti all’intervento, e non ricorda quelli successivi.
La diagnosi fu amnesia anterograda globale. In pratica H.M. non era più in grado di riconoscere informazioni; non sapeva dire chi si prendeva cura di lui o cosa avesse mangiato a colazione, e le persone che vedeva da anni dovevano presentarsi nuovamente ogni volta che lo incontravano.
Sorprendentemente egli era dotato di memoria di breve termine, cioè era capace di ricordare il significato delle parole e capace di apprendere competenze di pertinenza della memoria motoria.
La particolarità di H.M. fu la coincidenza della perdita della memoria con rimozione di aree precise del cervello. Questo ha permesso un’indagine più facile sull’organizzazione della memoria umana e a creare un maggior interesse verso i processi neurali e l’ippocampo, come sue principali sedi.
Al giorno d’oggi la suddivisione tra aree del cervello non viene interpretata secondo un criterio compartimentale, ma secondo modularità. La connessione tra sinapsi nell’encefalo risulta talmente vasta da estendere una stessa funzione su più aree all’apparenza responsabili di funzioni cerebrali distinte; ciò spiegherebbe perchè alcuni soggetti come H.M. mantengano l’uso di alcune abilità, pure in seguito a forti amnesie.
Simone Micillo
Fonti bibliografiche
Canessa Nicola, Il sogno della ragione-Come funziona il cervello, ed. Hachette Fascicoli, 2016
Fonti sitografiche
https://it.wikipedia.org/wiki/Memoria
http://www.lescienze.it/news/2017/02/21/news/neuroni_memoria_breve_termine-3430475/