Cosplay: il fenomeno sociale di cui abbiamo bisogno oggi

La parola cosplay è la fusione dei termini inglesi “costume and play” (costume ed interpretazione). Con tale termine, si indica la pratica di calarsi nei panni di un personaggio manga/anime/videogiochi/serie tv, riproducendone abiti e comportamento.
Il fenomeno ha subito una forte impennata durante gli ultimi anni, con la diffusione a macchia d’olio delle fiere cittadine dedicate. Oggi, soltanto in Italia, ne esistono più di 10 che ospitano ogni anno centinaia di cosplayers di tutte le età.


Niente regole: conta solo divertirsi

cosplay

Il cosplay è un gioco e ciascun cosplayer può scegliere se attenersi strettamente al costume originale del personaggio o apportarvi qualche modifica. L’aspetto più piacevole di questo mondo, infatti, è proprio l’assenza di regole precise da seguire ad ogni costo.
C’è chi decide di interpretare un personaggio che si adatta alla propria corporatura e chi rimane fedele al proprio idolo ad ogni costo.
Per l’elaborazione del costume, invece, c’è chi prova a cucirselo, chi lo acquista e chi cerca di riadattare al meglio abiti che possiede già.
In fin dei conti, tutto ciò che conta nel cosplay è divertirsi insieme.

Il cosplayer: vero e proprio collante sociale delle fiere dei fumetti

Non si può che essere d’accordo: i cosplayers rappresentano una vera e propria attrazione alle fiere dedicate al mondo di manga e anime.
Scattare una foto insieme, partecipare alle gare che premiano i costumi più originali, i cosplayers creano numerose occasioni di socializzazione fra gli ospiti della fiera. Caratteristica essenziale in una società in cui i giovani stanno perdendo la capacità di fare amicizia nel mondo reale, senza prima passare attraverso i social.

L’emozione di trovarsi davanti il proprio idolo in carne ed ossa, invece, è ancora una spinta a superare l’imbarazzo e provare a conoscere nuove persone.

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Non solo una sfilata: vivere insieme tante vite

Si sbaglia di grosso chi considera il cosplay soltanto l’ennesimo tentativo dei giovani di rendersi protagonisti e guadagnare l’attenzione dei passanti e dei social.
Ciò che muove il cosplayer, infatti, è solo il genuino desiderio di poter indossare, per una volta, gli abiti del proprio idolo.
Insomma, il desiderio di vivere, assieme alla propria, anche una piccola parte della vita di quei personaggi le cui storie hanno suscitato il suo entusiasmo.

Tutti almeno una volta da bambini abbiamo immaginato di avere i capelli di Goku, volare sulla nuvola speedy o fare l’onda energetica.
Quando si è bambini, anzi, le sconfinate capacità creative rendono addirittura superfluo indossare una parrucca o una uniforme per interpretare i propri personaggi preferiti. Crescendo, poi, si tende purtroppo a perdere quella genuina spontaneità e a credere che il momento di giocare sia finito.

Il cosplay cerca di spezzare proprio questo eccesso di serietà, ricordandoci che la vita non è fatta soltanto di opprimenti abiti da lavoro; ci ricorda l’importanza di saper cogliere l’occasione di uscire dalla monotona quotidianità, e, perché no, di concederci anche di essere un Saiyan, di tanto in tanto.

Valeria Di Maro