Dumbo (2019) è solo l’ultimo di una serie di remake live action realizzati dalla Disney per riportare in auge grandi classici. Operazione i cui esiti sono stati abbastanza altalenanti. Basti pensare ad esempio al deludente La Bella e la Bestia (2017) di Bill Condon o a Il Libro della Giungla (2016) di Jon Favreau .
Stavolta, però, è Tim Burton, regista visionario di Edward Mani di Forbice e curatore del soggetto di The Nightmare Before Christmas a tenere le redini del progetto.
Una sfida enorme, quella di rendere vivo e credibile il celebre elefantino apparso per la prima volta nel lungometraggio animato del 1941 diretto, tra gli altri, da Ben Sharpsteen e Norman Ferguson.
All’interno della pellicola recitano molti attori ormai feticci di Burton, come Michael Keaton che interpreta V. A. Vandevere, cinico ed avaro imprenditore del mondo dell’intrattenimento circense.
Insieme a lui anche Eva Green, nel ruolo della trapezista Colette Marchant, già vista in Dark Shadows e Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali. Non ultimo, Colin Farrell, nel ruolo del reduce di guerra Holt Farrier.
La trama
La storia vede protagonista proprio Holt Farrier che, tornato dalla Grande Guerra (siamo nel 1919), arriva al circo Medici, per cui lavorava, e si ricongiunge con i due figlioletti Milly e Joe. Il suo nuovo compito è quello di occuparsi dell’elefante indiano appena arrivato e del suo cucciolo, che riserverà più di una sorpresa.
Un Tim Burton non al top della forma
La fotografia del film è prevalentemente calda ma più spenta rispetto ad altri prodotti di casa Disney, rispecchiando d’altronde l‘animo profondamente dark e gotico del regista di Burbank.
Ciò su cui questo remake pecca maggiormente, però, sembra essere proprio la regia, molto più statica e legnosa rispetto agli standard di Burton.
Nonostante ciò, Burton riesce a valorizzare l’ottima CGI con la quale è stato creato l’elefantino protagonista. Primi piani e dettagli sugli occhi, dotati di una considerevole carica empatica, ne trasmettono l’interiorità contribuendo alla sua caratterizzazione.
La rivincita del diverso in Dumbo
Il Dumbo di Burton esplora e sviscera a fondo la figura di un personaggio giovane, impacciato ed insicuro. Si tratta di un personaggio percepito dagli altri come “diverso” ed intellettualmente inferiore (la parola inglese dumb da cui deriva il nome dell’elefantino significa, infatti, tonto) e denigrato anche a causa di un difetto fisico.
Tale difetto però si rivelerà, in seguito, il più grande pregio di Dumbo, consentendogli di ottenere un’insperata rivalsa. Rivalsa resa ancora più difficile dalle sue paure, provocate dai numerosi traumi subiti, come la precoce separazione dalla madre e l’essere perennemente al centro dell’attenzione.
Altro tema centrale nel film di Burton è la critica all’eccessivo attaccamento ai beni materiali, incarnato dalla figura di Vandevere. Egli, vero e proprio villain della pellicola, viene dipinto come una persona ossessionata unicamente dal profitto e priva di qualsiasi altro interesse o emozione.
Nonostante non sia uno dei migliori film di Burton, dunque, questo remake riesce ugualmente a trasmettere i messaggi posti alla base della pellicola originale, rendendole pienamente giustizia.
Antonio Destino