«Quante strade deve percorrere un uomo prima di potersi definire tale?» si chiedeva Bob Dylan in una celebre canzone degli anni ’60. In parte coeve e intimamente correlate a questa domanda appaiono le vicissitudini di Uccio, giovane protagonista di Indelebile come un tatuaggio, nuovo romanzo del prolifico Francesco Testa (di cui abbiamo già recensito Veleni&Verità, scritto a quattro mani con Giulia Fera).
L’autore, anche grazie alla sua formazione da psicologo e psicoterapeuta, ha sempre mostrato una grande abilità nello scandagliare l’animo dei suoi personaggi, dando vita a ritratti indimenticabili. In Indelebile come un tatuaggio egli colloca, nella cornice della Napoli del secondo dopoguerra, individui diversissimi, accomunati tuttavia dai medesimi sogni e desideri. L’ambientazione, inoltre, favorisce la trattazione di numerose tematiche sociali, dal rapporto con la diversità alla condizione degli emarginati, senza tuttavia cadere in eccessi didascalici.
Edito da Graus Editore, Indelebile come un tatuaggio, dopo essersi aggiudicato il Premio alle Eccellenze 2019 “Dubai”, verrà presentato il 9 maggio 2019 alle ore 16.30 nella Sala delle Armi di Castello Ursino (Catania).
Indelebile come un tatuaggio: la trama
Il 5 ottobre 1954, con la sottoscrizione del Memorandum di Londra, gran parte dell’Istria passa dal controllo italiano a quello jugoslavo. In tanti decidono di partire alla volta dell’Italia, in cerca di fortuna ed assistenza. Tra essi il piccolo Uccio e la sua famiglia che, dopo varie disavventure, giungeranno infine a Napoli.
Il primo impatto con la nuova realtà non sarà facile per Uccio che, trattato da straniero, vagheggerà un futuro in cui riconquistare il suolo natio. Alcuni incontri significativi, tuttavia, riaccenderanno in lui le fiamme di una curiosità genuina e di una non indifferente vitalità.
Napoli prenderà dunque lentamente il posto della casa perduta, esercitando su Uccio un fascino speciale che, tuttavia, non gli impedirà di coglierne difetti e storture, resi più evidenti dall’esperienza e dalla crescita.
In perenne bilico tra successo e delusione, costretto ad assistere impotente al dispiegarsi di ingiustizie di ogni tipo, che uomo diverrà dunque il giovane Uccio? E che ruolo avranno, nel suo sviluppo, gli eventi di quel passato divenuto ormai indelebile come un tatuaggio?
I protagonisti del romanzo
Ogni personaggio del romanzo, dal protagonista alle comparse, ricopre un ruolo fondamentale, andando ad arricchire, con la propria unicità, il campionario umano presente nell’opera.
Le persone con cui Uccio si trova ad interagire, così come quelle di cui sente unicamente parlare, divengono, infatti, autonomi oggetti d’analisi il cui valore non si esaurisce nell’apporto fornito, in positivo o in negativo, alla crescita del protagonista.
Particolarmente interessante è, ad esempio, John Smith, ex soldato americano che, dopo aver disertato, vive per anni nascosto in una casa di ringhiera. Portatore di una personalissima filosofia di vita, egli è un uomo pieno di contrasti, in grado di guardare sempre oltre le apparenze. Un uomo il cui vissuto, prima di divenire fonte di insegnamento per Uccio, fornisce toccanti scorci di fragile umanità.
Al confine tra due mondi si collocano invece le figure di Tommaso, ragazzo nero figlio della guerra, e di Anna, ex prostituta innamorata di John. Vittime dei pregiudizi legati alla propria identità e perennemente in bilico tra l’accettazione e il rifiuto di sé, essi affronteranno in maniera diversissima il peso delle proprie origini.
La complessità dell’umano
Indelebile come un tatuaggio ha come nucleo centrale il rapporto con l’umanità, la propria e quella degli altri. Un rapporto tutt’altro che monodimensionale, inevitabilmente cangiante e fortemente condizionato dall’influenza della società.
Esperienze traumatiche, ingiuste o inspiegabili sono sempre in agguato, pronte a tracciare solchi profondi nell’anima dei personaggi. Allo stesso modo, però, la condivisione, la comprensione e l’instaurarsi di forti legami personali possono salvare un’esistenza tutelandola da derive distruttive.
La sofferenza non ha, inoltre, un’accezione necessariamente negativa. Essa costituisce, infatti, l’occasione ideale per una ridefinizione delle proprie priorità e per dimostrare quanto anche una piccola azione possa fare la differenza.
Il mondo di Indelebile come un tatuaggio, dunque, appare improntato ad un estremo realismo, orientato a sottolineare tutte le idiosincrasie tipiche dell’essere umano. Non vi è, però, da parte dell’autore alcuna volontà di condanna quanto piuttosto il desiderio di dimostrare che, nonostante i suoi limiti, l’uomo può redimersi riuscendo infine a trovare la propria collocazione.
Alessandro Ruffo