Ravello è una città in provincia di Salerno, lungo la costiera Amalfitana a 350 m.s.l. La città si trova su un contrafforte posto tra la Valle del Dragone e la Valle della Regina, e si affaccia sul Golfo di Salerno.
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La storia di Ravello
Ravello nacque nel V secolo come rifugio dalle razzie dei barbari durante la devastazione dell’Impero Romano d’Occidente. Secondo una leggenda, però, furono alcuni patrizi amalfitani a fondare la città dopo essere sfuggiti ad un aspro scontro tra fazioni nobiliari della città di Amalfi.
La storia di Ravello è ben documentata a partire dalla creazione della Repubblica marinara di Amalfi il 1 settembre del 839. Infatti, la Repubblica includeva al suo interno tutto il territorio intorno al centro costiero e, quindi, anche Ravello. La piccola città raggiunse il suo massimo splendore nel IX secolo, sotto la repubblica di Amalfi e il principato di Salerno.
Ravello sotto i Normanni
Il legame tra Ravello e Amalfi si allentò quando gli amalfitani si sottrassero alla sfera di influenza dei Normanni. Invece, Ravello si schierò con i Normanni e si ribellò ad Amalfi. Da ciò sembra sia nato il nome “Ravello”, che verrebbe da “rebellum”, in riferimento alla ribellione dei ravellesi nei confronti di Amalfi. Secondo una tesi alternativa, l’origine del nome è “rivellus” o “rivus” che significa rivo o ruscello.
I normanni apprezzarono la fedeltà di Ravello e, per volere di Ruggero figlio di Roberto il Guiscardo, la resero sede di uno stratigoto e, nel 1086, sede vescovile direttamente dipendente dalla Santa Sede.
Ravello tornò sotto la protezione di Amalfi nel 1135 dopo averla aiutata nella guerra contro i Pisani. Per questo motivo, subì una terribile devastazione nel 1137 ad opera dei Pisani che, poco prima, avevano messo a ferro e fuoco anche Amalfi. Dopo la grave sconfitta, la città si riprese e per altri due secoli fu un ricco e fiorente centro artistico, religioso e culturale.
Ravello sotto Svevi, Angioini e Borbone
In epoca Sveva (1194-1266) le maggiori famiglie locali (i Rogadeo, i Frezza, i Bove ed i Rufolo) appoggiarono Federico II per riceverne in cambio incarichi prestigiosi presso la corte. Sotto gli Angioini (1266-1398) iniziò un periodo difficile per l’intero territorio. Nel 1282 scoppiò la cosiddetta Guerra del Vespro che durò 20 anni e influenzò negativamente l’economia dell’area. Da quel momento la città di Ravello cominciò il suo declino economico e demografico.
In seguito all’avvento dei Borbone si verificò un importante rilancio dell’area. La costruzione di una strada di collegamento tra Vietri ed Amalfi permise ai viaggiatori europei di scoprire le fantastiche bellezze della costiera e di Ravello. Tuttavia, l’aspro sistema fiscale del governo spagnolo continuò a frenare lo sviluppo economico fino al XVIII secolo.
Ravello dopo l’unità d’Italia
Ravello riacquistò importanza come luogo d’elite quando molti intellettuali la scelsero come meta dei loro viaggi. Inoltre, dopo l’unità d’Italia tornò alla ribalta nella politica nazionale. Infatti nella Villa Episcopo, di proprietà del Principe di Sangro, trovò accoglienza Vittorio Emanuele III. All’interno della villa avvenne il passaggio di luogotenenza al figlio Umberto e il giuramento del governo provvisorio, che portò l’Italia verso la repubblica.
Cosa vedere assolutamente a Ravello
Tra le bellezze della cittadina, oltre ai panorami mozzafiato, troviamo: il Duomo, il Museo dell’Opera del Duomo, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Chiesa di San Giovanni del Toro, la Chiesa di San Francesco dov’è la tomba di San Bonaventura da Potenza, il Santuario dei Santi Cosima e Damiano, la Chiesa di Santa Maria a Grandillo, e le bellissime Villa Cimbrone e Villa Rufolo. Di seguito ci occuperemo del Duomo di Ravello e dei complessi di Villa Cimbrone e Villa Rufolo.
Duomo di Ravello
Il Duomo di Ravello, denominato Basilica di Santa Maria Assunta e San Pantaleone, risale alla fine del XI secolo. La Basilica, di ispirazione Benedettina-cassinese, presenta tre navate divise da un doppio colonnato. Il portale centrale è formato da 80 formelle bronzee opera di Barisano da Trani del 1179. Le formelle sono un dono di Sergio Muscettola, come testimonia la formella centrale della terza fila sinistra. Su di essa si legge: “Ricorda, o Signore, il tuo servo Sergio Muscettola e sua moglie Sigilgaida e i suoi figli Mauro e Giovanni, e sua figlia Anna, poiché egli fece fare questa porta nell’anno 1179 dell’Incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo, per l’onore di Dio e della Santa Maria Vergine”.
Risalta il campanile, che presenta bifore e archi intrecciati. La struttura risale al XIII secolo. All’interno della Basilica vi sono due splendidi amboni. A destra l’ambone del Vangelo, a sinistra quello di origine Bizantina. L’ambone di destra è posto su colonne sorrette da leoni e in alto reca un’aquila. L’ambone di sinistra presenta la raffigurazione dell’episodio biblico del profeta Giona e del mostro marino.
La cappella laterale è dedicata a San Pantaleone patrono della città. Fu costruita nel XVII secolo per custodire la reliquia del sangue del Santo, nota per il fenomeno della liquefazione che si ripete ogni anno nel mese di luglio.
Villa Cimbrone
Il complesso di Villa Cimbrone è uno tra i più importanti esempi della cultura romantica. L’edificio principale e il parco di circa sei ettari furono ultimati, come li conosciamo oggi, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.
Storia della villa
Già in epoca tardo romana l’area formava un vasto podere (“cimbronium”) da cui venivano ricavati pregiati legnami per uso navale. La villa patrizia edificata all’interno del podere appartenne alla nobile famiglia degli Acconciajoco. Successivamente divenne di proprietà del ricchissimo e influente casato dei Fusco, imparentati con i Sasso, i Pitti e i D’Angiò.
Nella seconda metà dell’800 cadde in stato di abbandono. Rimase così finché un intellettuale esteta inglese di nome Ernest William Beckett, Lord Grimthorpe, se ne innamorò. Costui giunse a Ravello su consiglio di amici, per guarire da una grave forma di depressione dovuta alla prematura morte della consorte. La villa creava felicità nel suo cuore tanto che, nel 1904, egli decise di acquistarla con l’intento di renderla “il luogo più bello del mondo”.
Nicola Mansi, un ravellese che aveva incontrato in Inghilterra, lo aiutò nei lavori. Nonostante i molti cambiamenti apportati, il preesistente viale rinascimentale centrale realizzato dai Fusco non subì modifiche. Importanti architetti e paesaggisti inglesi come Harold Peto, Edwin Lutyens e Gertrude Jekyll reimpostarono i giardini secondo i loro gusti estetici.
All’interno dei giardini furono tracciati diversi percorsi per rappresentare scene ed episodi classici. Elementi decorativi, tempietti, padiglioni e statue arricchirono la fusione tra stile botanico inglese e italiano. La scelta delle essenze arboree e la cura delle aiuole e delle colture avvennero anche per mano di Vita Sackville West, spesso ospite dei Beckett.
Cosa vedere nella villa
Irripetibile è “Il Terrazzo dell’infinito”, uno spettacolo in cui il tempo sembra fermarsi. Si tratta di un balcone naturale, adorno di busti marmorei settecenteschi, da cui è possibile ammirare un panorama mozzafiato che giunge fino ai monti cilentani e alla punta Licosa. Su un mare cristallino e sulla variegata Costa d’Amalfi, la vista dei limoneti e delle casette abbarbicate come in un presepe ammalia i sensi dello spettatore.
Seguendo il percorso suggerito nella passeggiata dei Giardini di Villa Cimbrone in ordine si trovano molte bellezze. Il Chiostro, la Cripta, il Viale dell’immenso, la Statua di Cerere, il Terrazzo dell’infinito, il Poggio di Mercurio, il Tempietto di Bacco, la Grotta di Eva, il David, il Terrazzo delle Rose, il Tea-room, il Viale delle ortensie.
Villa Rufolo
La villa apparteneva originariamente ai Rufolo, una ricca famiglia di commercianti. Per successione passò a diversi proprietari quali i Confalone, i Muscettola e i D’Afflitto. Nell’Ottocento lo scozzese Francis Nevile Reid la comprò dandole le fattezze odierne.
Cosa vedere nella villa
Il complesso monumentale è tra i principali esempi di stile arabo-normanno, specie all’interno del Chiostro che presenta un doppio ordine di colonne con decorazioni arabo-sicule.
Da segnalare è la volta a botte della Cappella nell’edificio principale. Guardando la villa dall’esterno si nota la Torre Maggiore, alta circa 30 metri. Questa per secoli ha testimoniato la potenza economica e sociale della famiglia Rufolo. Oggi è anche un museo tecnologico.
Ora, dopo mille anni e grazie all’istituzione del museo, la Torre Maggiore o Torre Grande è aperta al pubblico. Quindi è possibile ammirare le bellezze di Ravello e della Costiera amalfitana dal terrazzo più alto del centro storico. Per raggiungere il terrazzo il visitatore compie un vero e proprio viaggio lungo una scala di un centinaio di gradini. Durante il percorso è possibile ammirare reperti ed opere d’arte tramite l’uso di guide multimediali e proiezioni. Tra queste, le immagini di Francis Nevile Reid e Sigilgaida Rufolo raccontano la storia della torre e della villa.
Nel giardino della villa vi sono meravigliosi terrazzamenti a strapiombo sulla costiera amalfitana e sul golfo di Salerno, quasi sempre fioriti. All’interno della Villa Rufolo, le sale superiori spesso ospitano eventi importanti di ogni tipo.
Il Ravello Festival
Su un palco appoggiato sul terrazzamento si svolge il famosissimo Ravello Festival. Di recente, vista l’enorme affluenza, sono state aggiunte anche delle tribune da cui si può godere al meglio lo spettacolo. La struttura non impedisce ai visitatori di ammirare il panorama.
Il Festival nasce dall’esigenza di ricordare la visita nel 1880 del celebre musicista tedesco Richard Wagner, che rimase colpito dalla bellezza dei luoghi e immaginò di ambientarvi il giardino di Klingsor del secondo atto del Parsifal. Ivi si tengono eventi musicali di ogni tipo con il coinvolgimento anche dell’orchestra del San Carlo di Napoli.
Uno degli eventi musicali più importanti è il concerto all’alba, che scandisce il passaggio dalla notte al giorno con musiche suggestive.
Da questi eventi musicali Ravello ha preso il soprannome di “Città della musica”.
Gabriele Infusino
Bibliografia:
Gabriele Cavaliere, Ravello, Officine Zephiro, Amalfi (Sa), 2011;
Franco Maria Ricci, Ravello, Touring club Italiano, 1995;
Sitografia:
http://www.treccani.it/enciclopedia/ravello/
http://www.treccani.it/enciclopedia/normanni/
http://www.treccani.it/enciclopedia/ravello-e-scala_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/