Il Partigiano Johnny, libro postumo di Beppe Fenoglio è compendio di riflessioni tematiche e sperimentazioni linguistiche su un grande avvenimento: la Resistenza.
Avvenimento inteso nel senso più stretto del termine: ciò che accade, o meglio, ciò che deve accadere. Un’esperienza di vita, la Resistenza, che diventa “L’esperienza di vita”. Il luogo in cui tutta la razionalità che regola la vita umana misura la sua dignità.
Il Partigiano Johnny: contesto, trama e personaggi principali
La Resistenza militare dei partigiani diventa resistenza all’assurdo, all’irrazionalità, alla follia ed è così che la scrittura non può diventare altro che una forma di autobiografia, registro di un avvenimento straordinario che di colpo dà significato all’esistenza, all’uomo. Ha essa un ruolo cruciale: tutta la produzione di Fenoglio è una grande narrazione di questo singolare avvenimento.
Ne Il Partigiano Johnny, apparso postumo sia alla morte dello scrittore, sia agli entusiasmi del Neorealismo per la Resistenza (è infatti edito nel 1968), che appare quasi un frutto fuori stagione, Fenoglio traspone tutto se stesso. Innanzitutto è stato composto dalla critica sugli scritti rimasti e la sua edizione costituisce la più complessa storia editoriale della letteratura italiana del Novecento, quindi sappiamo di come sia diretta emanazione dell’intimità dello scrittore.
Nei personaggi che colorano la storia de Il Partigiano Johnny c’è la vita reale di Fenoglio: il suo strettissimo legame con i luoghi nativi, la città di Alba e le Langhe; la sua passione per la lingua inglese (Jonnhy è chiamato così dagli amici per l’amore della lingua inglese); la presenza di personaggi realmente esistiti come Pietro Chiodi che lo inizierà alla filosofia esistenziale di Heiddeger e il comandante Nord; il grande avventimento infine che è contemporaneamente perno della vicenda di Jonnhy e della vita di Beppe Fenoglio: la Resistenza, quel grande avvenimento che chiama “la cronaca di tutta la nostra vita“.
Avvenimento narrato: una “cronaca di tutta la nostra vita”
Avvenimento centrale de Il Partigiano Johnny è la vicenda del protagonista omonimo che vive imboscato nella città di Alba con la sua famiglia e quindi in uno stato di perenne angoscia e frustrazione. Sceglie definitivamente di prendere parte alla Resistenza e si unisce ai partigiani comunisti pur non condividendone le idee. Dopo alcune mosse sbagliate della formazione ne approfitta per passare con la formazione partigiana badogliana nella quale si rispecchia pienamente, ritrova il cugino Luciano e la sua squadra prende il controllo delle Langhe.
Successivamente i Fascisti indietreggiano e Jonnhy e i suoi compagni prendono la città di Alba e la tengono per 23 giorni (tema di un altro racconto di Fenoglio). Al ritorno dei nazifascisti l’esercito inglese consiglia ai partigiani di sbandarsi per conservare energie e rifornimento per la grande offensiva in primavera ( qui il comandante della formazione proferisce una delle più profonde e al tempo stesso famose citazioni “Cessiamo di far gli uomini, ora e per lungo tempo faremo le marmotte. È bestiale, rapidamente logorante, ma necessario”).
A fine gennaio si ricompongono le bande e tra lunghi discorsi in commento a ciò che è stato fatto e qualche delusione e il racconto (nella seconda stesura) si interrompe con i partigiani che perdono il paese di Mango arretrando lasciando forse intendere che Jonnhy è morto nello scontro.
La grandezza di questo libro non è riscontrata tanto nella vicenda che descrive questo grande avvenimento ma nella profondità delle riflessioni di Fenoglio a cui si intrecciano le sue sperimentazioni linguistiche.
Le ragioni dello scrivere: scelte tematiche e linguistiche di Fenoglio
Fenoglio più volte aveva trattato del suo rapporto con la scrittura visto come un esigenza ma anche in modo “agonistico” risalendo al significato del termine, cioè dell’agone, della diatriba, della sfida tra ciò che è giusto e ciò che non lo è.
Altro tema fondamentale in Fenoglio è la morte, il misurarsi con essa dei personaggi che li rende a tratti epici, come scolpiti. La morte è la certezza che sta di fronte all’uomo e costantemente ne incita e condiziona l’agire, trovando nella Resistenza quell’avvenimento cruciale intero come ciò che è accaduto; ciò che ha permesso allo scrittore di riflettere sull’uomo, sul mondo e sulla ragione.
Importanti sono le descrizioni dei paesaggi che si connotano sempre di significati ulteriori e più profondi. Fenoglio vede in essi una trasposizione mitica del passato, una comunanza di intenti con l’agire dell’uomo; una conformazione di esso ad una certa razionalità delle cose. Questo motivo si intreccia indistricabilmente con le sue scelte linguistiche.
La lingua di Fenoglio è infatti una strana commistione della sintassi dialettale del luogo e della lingua inglese. La prima circoscrive il luogo del grande avvenimento, la seconda dà voce alla passione disperata per la scrittura; è la lingua in cui va trascritta la grande epopea della Resistenza. Una famoso passo del libro ne è l’esempio più calzante:
E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la repugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I’ll go on to the end. I’ll never give up.
Luca Di Lello