L’Haemophilus ducreyi è un batterio responsabile di una patologia venerea chiamata ulcera venerea, o cancroide. La sua scoperta si deve al napoletano Augusto Ducrey, che negli anni ’80 del 1800 frequentava l’università Federico II di Napoli. Andiamo a ripercorrere la storia dello scienziato napoletano e dell’importante scoperta che ebbe rilevanza mondiale.
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Biografia di Augusto Ducrey
Nacque a Napoli il 22 dicembre 1860 dallo svizzero Giuseppe Ducrey e da Amalia Mazzoni. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia all’università Federico II, durante i corsi si segnalò come un eccellente studente, meritando un diploma di distinzione in chimica e un riconoscimento di merito nel concorso per la zoologia. Conseguita la laurea a soli 22 anni (nel 1883), si orientò subito verso lo studio della dermatologia e della venereologia nella clinica universitaria di Napoli diretta da Tommaso De Amicis, il quale aveva creato una scuola molto rinomata.
Queste discipline erano in rapida evoluzione grazie soprattutto ai progressi nella batteriologia e nelle indagini di laboratorio condotte con nuovi strumenti e tecniche. Si andava inoltre imponendo la tematica sociale delle malattie veneree, soprattutto in considerazione delle gravi ripercussioni igienico-sanitarie provocate dalla sifilide.
Nominato assistente ordinario della clinica dermatologica nel 1884, venne successivamente promosso ad aiuto; conseguì poi nel 1890 la libera docenza in patologia e clinica dermosifilopatica, rimanendo in servizio nell’università di Napoli fino al 1894.
Negli anni successivi al 1984, Ducrey si trasferì in altre città italiane: prima a Pisa fino al 1911, poi a Genova fino al 1919, infine a Roma, dove restò fino alla conclusione della sua carriera. Morì nella capitale il 27 dicembre nel 1940.
La scoperta del batterio H. ducreyi
La notorietà di Ducrey è legata alla scoperta dell’agente eziologico dell’ulcera molle, a cui venne poi dato il nome di Haemophilus ducreyi. Questa scoperta, tutt’altro che banale, fu il risultato di lunghe e rigorose indagini iniziate sotto la guida di De Amicis a Napoli.
La difficoltà nell’isolamento del batterio derivava dal fatto che questo non è coltivabile con i comuni terreni di coltura, e inoltre non è patogeno per gli animali da esperimento. Perdipiù l’ulcera era frequentemente contaminata da germi non specifici, il che rendeva vano ogni tentativo di riconoscimento.
Il grande merito di Ducrey fu di realizzare un metodo geniale e originale di purificazione della flora batterica dell’ulcera. Ciò avvenne mediante passaggi ripetuti del pus per generazioni successive sulla cute umana, resa precedentemente asettica. Egli riuscì in tal modo a ottenere ulcere “purificate”, cioè prive dei microrganismi inquinanti. In queste si poté costantemente dimostrare la presenza di un unico batterio, del quale descrisse tutte le caratteristiche morfologiche e trofiche.
Ducrey presentò i risultati delle sue ricerche al primo congresso internazionale di dermatologia e sifilografia di Parigi nell’agosto 1889 con la comunicazione “Ricerche sperimentali sulla natura intima del contagio dell’ulcera venerea e sulla patogenesi del bubbone venereo”, e ne dette annuncio a tutti gli ambienti medici nel lavoro “Il virus dell’ulcera venerea” (laddove per “virus” non si intende il significato che oggigiorno possiede).
l’Haemophilus ducreyi
Il batterio H. ducreyi è un bacillo gram-negativo anaerobio facoltativo. Appartiene allo stesso genere dell’Haemophilus influenzae, batterio responsabile di gravi infezioni nell’infanzia, per cui esiste anche un vaccino.
Gli Haemophilus si caratterizzano per la difficoltà a crescere in normali terreni di coltura. Infatti è necessario arricchire il terreno con sangue e poi riscaldarlo; questo terreno si chiama Agar-cioccolato proprio per la colorazione marrone che assume a seguito della cottura.
L’ulcera venerea
L’ulcera venerea, anche detta cancroide o ulcera molle (per distinguerla dalla “ulcera dura” da sifilide) è una malattia sessualmente trasmissibile tipicamente provocata da H. ducreyi. Si mostra come un’erosione più o meno profonda dell’epitelio con essudato purulento.
Si ritrova esclusivamente nella sede dove è avvenuto il contatto sessuale, e quindi in sede genitale (su glande o vulva) o perianale. La comparsa dell’ulcera avviene circa 7 giorni dopo l’esposizione, e si accompagna a forte dolore locale e gonfiore dei linfonodi inguinali.
La patologia in questione attualmente è molto rara nei paesi sviluppati occidentali, mentre è ancora frequente in Africa. Si ritiene inoltre che l’affezione da parte di H. ducreyi possa aumentare il rischio di contagio da HIV.
La terapia dell’ulcera venerea è ovviamente antibiotica e si basa sull’uso di macrolidi (claritromicina o azitromicina), del ceftriaxone o di ciprofloxacina.
Antonio Spiezia
Bibliografia
Borgia, Gaeta, Angarano, Concia, Contini, AAVV, Malattie Infettive – Per Studenti e Medici di Medicina Generale, Napoli, Idelson – Gnocchi, 2015
Murray, Pfaller, Rosenthal, Microbiologia Medica – settima edizione, Edra – Masson, 2013
Sitografia
http://www.treccani.it/enciclopedia/augusto-ducrey_(Dizionario-Biografico)/
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