Franco Battiato è stato il cantautore italiano che più di tutti ha cambiato volto nel corso della sua carriera, uno di quegli artisti che non ha mai assecondato i gusti del pubblico, ma che ha avuto il coraggio di cambiare e di sperimentare continuamente nuove forme e nuovi linguaggi, facendo sempre emergere una personalità forte e una spiccata originalità.
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La carriera di Franco Battiato: una continua sperimentazione
Gli inizi
Franco Battiato inizia la sua carriera a metà degli anni Sessanta, quando dalla Sicilia, sua terra natìa, decide di trasferirsi a Milano. Qui inizia ad avere contatti con alcuni artisti del luogo, in particolare con Giorgio Gaber. Sarà proprio quest’ultimo a lanciarlo nel mondo della musica e a chiamarlo “Franco” (il nome di battesimo è infatti Francesco) durante il programma televisivo Diamoci del tu, per distinguerlo dall’altro Francesco (Guccini) ospite in quella stessa puntata.
Il Battiato degli esordi, però, era molto diverso da quello che tutti noi conosciamo. I suoi sono ancora brani molto leggeri che seguono il gusto dell’epoca.
Gli anni settanta: Franco Battiato sperimentale
Nel corso degli anni ’70 avviene una vera e propria svolta radicale. Battiato inizia a pubblicare i primi album, e tra il 1972 e il 1978 escono i suoi lavori più sperimentali, del tutto lontani dalla musica leggera. Si tratta di brani in cui Battiato spesso non canta neppure, ma suona soltanto, utilizzando sintetizzatori, collage di suoni ed elettronica, in una vera e propria operazione di musica d’avanguardia come mai si era vista.
In questo periodo escono album come Fetus (1972), Pollution (1972), Sulle corde di Aries (1973), Clic (1974), L’Egitto prima delle sabbie (1978). Una musica che va nella direzione tracciata da Karlheinz Stockhausen, fondatore della musica elettronica che Battiato conobbe e dal quale prese lezioni.
Gli anni ottanta: Franco Battiato diventa pop
I lavori sperimentali degli anni Settanta, seppur importantissimi e pionieristici, non diedero a Battiato un grande successo di pubblico. Nel 1979, però, avvenne una svolta decisiva: nel suo incessante desiderio di cambiare e di sperimentare, Battiato decide di lanciarsi nel pop con un album che entrerà nella storia: L’era del cinghiale bianco. In questo disco l’artista siciliano inizierà ad avvalersi della preziosa collaborazione del musicista Giusto Pio, conosciuto qualche anno prima.
Il pop “alla Battiato”, però, aveva ben poco del pop a cui tutti erano abituati. Egli infatti faceva, sì, uso delle sonorità tipiche del pop, di motivi orecchiabili e cantabili, ma, allo stesso tempo, li adattava in modo assolutamente personale, legandoli a testi quasi surreali, filosofici, ricchi di visioni intellettualistiche, simboli, collage, citazioni in cui spesso compaiono scorci di un oriente mistico.
Questo stile e questo linguaggio, tipici del Battiato che tutti conosciamo, verranno consolidati maggiormente con gli album successivi, come Patriots (1980), e in particolare con La voce del padrone (1981), che farà definitivamente decollare il fenomeno Battiato dandogli un successo di pubblico che resterà insuperato. Di questo album fanno parte brani storici come Bandiera bianca, Cuccurucucù o Centro di gravità permanente.
“…Gesuiti euclidei
vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori
della dinastia dei Ming.
Cerco un centro di gravità permanente
che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente…”
[Centro di gravità permanente, 1981]
Seguono L’arca di Noè (1982), Orizzonti perduti (1983), Mondi lontanissimi (1985), per finire, nel 1988, con Fisiognomica, che ci mostra un Battiato più meditativo in canzoni meravigliose come E ti vengo a cercare e L’Oceano di silenzio.
Gli anni novanta: il sodalizio con Manlio Sgalambro
Gli anni Novanta si aprono con la pubblicazione di Come un cammello in una grondaia (1991), il disco, dalle sonorità classiche, contiene sia canzoni di Battiato, tra cui capolavori come Povera patria e L’ombra della luce, sia veri e propri lieder di autori di musica classica.
Questo, però, è anche il periodo che dà inizio al sodalizio artistico di Battiato con il filosofo siciliano Manlio Sgalambro, il quale firmerà moltissimi testi tra cui La cura, contenuto nell’album L’imboscata (1996), un brano di rara bellezza che darà a Battiato un rinnovato successo di pubblico che, dopo i primi anni ottanta, si era un po’ assopito.
In questi anni si colloca anche l’incontro con il rock in particolare con Gommalacca (1998).
“…Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto,
conosco le leggi del mondo e te ne farò dono,
supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare,
ti salverò da ogni malinconia
perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te…”
[La cura, 1996]
L’ultimo Battiato
Il Battiato degli anni Duemila è segnato da lavori molto vari, sempre in cerca di nuove sonorità e in continua sperimentazione, prosegue nella strada del rock, del pop e della musica classica. Sono gli anni di Fleurs (1999), cui seguiranno Fleurs 3 (2002) e Fleurs 2 (2008), raccolte di splendide cover in cui il cantautore si trasforma in un raffinatissimo interprete.
Ma in questo periodo escono anche grandi album di inediti come Ferro battuto (2001), Dieci stratagemmi (2004), il bellissimo Il vuoto (2007), fino a quello che sarà, di fatto, l’ultimo album di sole canzoni inedite, Apriti sesamo (2012), disco che vedrà per l’ultima volta la collaborazione di Manlio Sgalambro (il filosofo, infatti, morirà due anni più tardi, nel 2014).
Seguirà Joe Patti’s experimental group (2014), che costituisce una brevissima e nostalgica parentesi di ritorno alle sonorità sperimentali degli anni settanta. Poi solo raccolte di brani già noti (talvolta riarrangiati) con l’aggiunta di qualche inedito, come Le nostre anime (2015), fino al recentissimo Torneremo ancora (2019).
Il ritiro dalle scene
Il 17 settembre 2017 si tenne, al teatro romano di Catania, quello che sarà, inaspettatamente, l’ultimo concerto di Franco Battiato. Da questo evento in poi, a seguito di una caduta casalinga, il cantautore non apparirà più in pubblico. Molte sono le voci riguardo al suo stato di salute, alcune delle quali raccontano di un Battiato non più in grado di intendere e di volere. La famiglia si è limitata a dire che non sta bene, senza entrare nei dettagli e smentendo le voci più catastrofiche.
La realtà della sua condizione resta ancora un mistero. Il 18 ottobre 2019 è uscito l’ultimo album Torneremo ancora, che contiene l’inedito omonimo registrato due anni prima, e alcuni dei brani più noti di Battiato registrati nel 2017 durante le prove di alcuni concerti con la Royal Philharmonic Concert Orchestra.
In occasione del lancio di questo disco, il manager Franco Cattini ha annunciato il ritiro dalle scene del cantautore a causa di una malattia.
Collaborazioni
Le collaborazioni di Franco Battiato con altri artisti sono state numerosissime. Si sono già ricordati i sodalizi artistici con il musicista Giusto Pio e con il filosofo Manlio Sgalambro, ma Battiato ha voluto spesso regalare le sue composizioni a grandi interpreti femminili come, in particolar modo, Giuni Russo, Milva e Alice, per le quali ha scritto brani indimenticabili e con le quali, in diverse occasioni, ha duettato. Tra i più noti ricordiamo Per Elisa, brano che porta la firma di Battiato-Pio e con cui Alice vinse il Festival di Sanremo nel 1981.
“Per Elisa
vuoi vedere che perderai anche me
Per Elisa
non sai più distinguere che giorno è
e poi, non è nemmeno bella…”
[Per Elisa, 1981]
Un altro sodalizio importante è quello con il monaco e musicista Juri Camisasca con il quale firma varie canzoni, quest’ultimo è autore, per altro del meraviglioso brano Nomadi, nonché dell’ultimo inedito Torneremo ancora. Tra le ultime collaborazioni, molto interessante e originale è stata quella con il gruppo Antony and the Johnsons, dalla quale sono nati concerti e un album live registrato nel 2013 all’Arena di Verona dal titolo Del suo veloce volo.
Franco Battiato e la musica classica
Franco Battiato ha sempre dichiarato di amare moltissimo la musica classica, confessando che è il solo genere musicale che ascolta abitualmente. Alla musica colta, però, ha dedicato anche vari lavori come compositore. Egli, infatti, ha scritto diverse opere colte, soprattutto liriche. La prima è stata Genesi (1987), alla quale sono seguite Gilgamesh (1992), una Messa arcaica (1993) e Il cavaliere dell’intelletto (1994), opera dedicata all’imperatore Federico II di Svevia su libretto di Manlio Sgalambro.
L’ultima opera lirica, apparsa nel 2011, è Telesio, nella quale ritroviamo la partecipazione di Sgalambro come librettista. L’opera, dedicata al celebre filosofo calabrese, fu scritta su commissione del Teatro Rendano di Cosenza e ha la particolarità di essere stata rappresentata con tecnica olografica, cioè non mettendo sulla scena gli attori in carne e ossa, ma solo ologrammi.
Franco Battiato pittore e regista
Nel suo incessante desiderio di sperimentare e di innovare, Franco Battiato non ha esitato a uscire anche al di fuori della sua attività principale, esplorando nuove forme espressive. Rilevanti sono le sue esperienze come pittore e regista
La pittura di Battiato
Battiato si è avvicinato alla pittura negli anni ’90 per via di una sfida con se stesso. L’artista ha infatti ammesso di essere sempre stato negato nel disegno, motivo per cui ha usato l’arte figurativa come uno strumento per migliorarsi e per esplorarsi interiormente.
I risultati non sono stati per nulla deludenti. I dipinti di Battiato sembrano tradurre in figura e colore la sua musica, famose sono le sue rappresentazioni dei dervisci o i ritratti di amici. A proposito della sua pittura i critici hanno parlato di una reinterpretazione dell’arte bizantina.
Fino ad oggi l’artista siciliano ha prodotto circa un’ottantina di opere firmandosi con lo pseudonimo di Süphan Barzani.
Il cinema di Battiato
Anche il cinema di Battiato, come la sua musica, presenta caratteri fortemente sperimentali. Non è un cinema di intrattenimento, ma lento, filosofico e riflessivo.
Debutta nel 2003 con il film Perdutoamor, opera di carattere autobiografico che prende il titolo da una vecchia canzone di Adamo (poi reincisa anche da Battiato). Il secondo film, Musikanten, esce nel 2005 ed è incentrato sugli ultimi quattro anni di Ludwig van Beethoven, interpretato dall’amico Alejandro Jodorowsky. Segue, nel 2007, Niente è come sembra, film del tutto fuori dagli schemi tradizionali che affronta molti dei temi mistici e metafisici tanto cari a Battiato.
Come regista dirige anche tre documentari di cui l’ultimo, Attraversando il Bardo, risale al 2014 e affronta il tema della morte dal punto di vista di varie dottrine spirituali e religiose.
Franco Battiato e il sacro
Uno dei temi più frequentemente toccati dalla musica di Franco Battiato è sicuramente quello del sacro e della spiritualità. Egli non si è mai definito né cristiano, né buddista, né islamico, inquadrarlo in una religione significherebbe appiattire e annientare la sua concezione del trascendente.
Più adatto sarebbe definirlo un mistico o un asceta. L’idea che Battiato ha del sacro è del tutto lontana dalla religiosità popolare o dogmatica, ma si presenta come un percorso spirituale per arrivare direttamente a Dio, in un sincretismo religioso che va dal cristianesimo al buddismo, dall’induismo al sufismo.
Battiato ha deciso di vivere la sua stessa vita all’insegna della spiritualità. Come lui stesso racconta, infatti, pratica abitualmente la meditazione, è vegetariano, legge i mistici e crede nella reincarnazione. Non è un amante della vita mondana e ha scelto di vivere in pace, lontano dai rumori della città, nella sua villa siciliana di Milo, ai piedi dell’Etna.
Come si è già detto, oggi Franco Battiato non gode più di buona salute e ormai da qualche tempo non appare in pubblico. Gli auguriamo che, nonostante tutto, riesca a vivere serenamente questo periodo di difficoltà nel suo centro di gravità permanente.
“Finché non saremo liberi
torneremo ancora, ancora e ancora…”
[Torneremo ancora, 2019]
Rosario Carbone