Il Sol Invictus, ovvero il “Sole Invitto”, era una festività religiosa del tardo romano impero che celebrava la vittoria della luce sulle tenebre in onore al dio del sole Helios.
Questo culto è stato importato a Roma dalle culture orientali. Le divinità adorate, infatti, variano a seconda delle civiltà antiche, ma sono sempre riconducibili al sole: ad esempio Mitra, El Gabal, Atum–Ra ecc.
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Le origini della festività
Per scongiurare paure primordiali legate alla morte e alle calamità, i popoli antichi celebravano una serie di festività annuali e stagionali legate al ciclo della natura e, fra i loro timori maggiori, c’era quello che il Sole non sorgesse più, dato che in inverno il suo corso nell’orbita celeste si riduce.
Da questo s’è avvertì la necessità di celebrare una serie di riti propiziatori volti a scongiurare il pericolo che il mondo sprofondasse nelle tenebre, essendo il sole un elemento indispensabile per la vita. Durante queste feste venivano accesi dei fuochi che avevano la funzione di ridare forza al Sole indebolito.
Spesso questi rituali erano connessi con la fertilità e legati alla riproduzione. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori all’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, all’accoppiamento durante le feste.
Il Sol Invictus nella cultura persiana: misteri di Mitra (o mitraismo)
Il Sol Invictus ha origine in Oriente e più precisamente in Persia, dove v’erano delle celebrazioni in onore del dio Mitra (o Mithra).
Le iniziazioni erano “composte” da sette gradi. L’iniziando passava appunto per sette stadi in ognuno dei quali gli era dato un titolo diverso, il cui significato era connesso a particolari delle diverse cerimonie di iniziazione.
Prima era Corax (Corvo), poi Chryphios (Nascosto), poi Miles (Soldato) e Leo (leone). Nei gradi superiori c’erano Perses (persiano), Heliodromos (Corriere del Sole) e Pater (Padre).
Questi riti comprendevano prove di coraggio, fortezza d’animo, purificazioni di diverse specie, preghiere salmodiate col viso rivolto verso l’Oriente; consistevano prevalentemente in processioni nelle quali gli iniziati indossavano vesti e maschere simboliche.
Si svolgevano in luoghi segreti nel mese di Dicembre e sui riti l’iniziato doveva mantenere un religioso silenzio.
Il Sol Invictus nella cultura romana
Fu grazie all’imperatore Eliogabalo che il culto del Sole acquisì importanza a Roma.
Egli tentò dapprima d’imporre il culto di “Elagabalus Sol Invictus”, ovvero il Dio solare originario di Emesa (l’odierna Homs), la sua città natale in Siria. A questo scopo fece costruire un tempio dedicato alla nuova divinità sul Palatino.
Questo culto cessò di esistere con la morte violenta dell’imperatore nel 222 d.C. Successivamente, nel 272 d.C., un altro imperatore di nome Aureliano sconfisse Zenobia, la regina del Regno di Palmira, grazie all’aiuto della città-stato di Emesa.
Aureliano ufficializzò a Roma il culto solare di Emesa edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti chiamati, “pontifices solis invicti”.
Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus verso la fine del 274 d.C., facendo del dio-Sole la principale divinità del suo regno, elemento di coesione per tutto l’impero, dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni.
E’ probabile inoltre che a lui risalga la festa solstiziale del Dies Natalis Solis Invicti, ovvero “Giorno di nascita del Sole Invitto”. La scelta della data poteva rendere ancora più importante la festa, in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali. La celebrazione, infatti, si teneva proprio il 25 dicembre, come testimoniato dal Cronografo del 354.
Costantino e l’editto di Teodosio: Sol Invictus e Cristianesimo
Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 Costantino ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita di Sol Invictus.
Il “Natale Invitto” divenne così il “Natale Cristiano”.
La religione del Sol Invictus restò in auge fino all’editto di Tessalonica di Teodosio I del 27 febbraio 380, in cui l’imperatore stabiliva che l’unica religione di Stato era il Cristianesimo di Nicea, bandendo di fatto ogni altro culto.
Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cattolica: «In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma».
Marco Parisi
Sitografia:
Bibliografia:
- Decio Cinti, Dizionario mitologico, Sonzogno Editore