La consolidata coppia Scorsese-DiCaprio, alla sua quinta collaborazione, non tradisce con The Wolf of Wall Street, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico dell’ex broker Jordan Belfort. Il film di Martin Scorsese risulta spregiudicato ed irriverente. Tre ore adrenaliniche made in Wall Street con uno straripante Leonardo DiCaprio e un Johan Hill sugli scudi. L’attrice australiana Margot Robbie, nei panni della compagna del protagonista, assurge a nuova sex–symbol di Hollywood.
La sceneggiatura di Terence Winter ricalca fedelmente lo spirito no politically correct del libro, con situazioni sopra le righe e personaggi eccentrici privi di freni inibitori. Il ritmo dell’opera è frenetico, i dialoghi appaiono a volte fuori contesto ma sempre in linea con i personaggi, le ambientazioni sono variopinte e lussureggianti. Il film debutta nelle sale statunitensi negli ultimi mesi del 2013 divenendo subito campione d’incassi. Di Caprio si aggiudica il Golden Globe nella categoria miglior attore protagonista, mentre Johan Hill fa suo l’MTV Music Awards per la miglior performance comica.
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La trama di The Wolf of Wall Street
Jordan Belfort (Leonardo di Caprio) è un giovane broker newyorkese alle prime armi desideroso di apprendere i trucchi del mestiere. Il suo innato fiuto per gli affari, unito a tanta spregiudicatezza, lo conduce al successo professionale. L’ascesa di Jordan attira l’attenzione dei media, i quali gli affibbiano il soprannome The Wolf of Wall Street. Il broker non si fa scrupoli ad ingannare i clienti guadagnando milioni di dollari e divenendo in breve tempo uno degli uomini più ricchi d’America.
I metodi truffaldini usati per attirare la clientela non sfuggono però all’attenzione dell’FBI che, sotto la direzione dell’inflessibile ispettore Patrick Denham (Kyle Chandler), apre un fascicolo su Belfort. Le indagini federali non sono sufficienti a placare la sete di denaro del lupo, che prosegue incurante dei rischi a svolgere i propri affari. Prende, intanto, come(seconda) moglie la stupenda Naomi Lapaglia (Margot Robbie) di lontane origini italiane.
Jordan vive un’esistenza svincolata dalle comuni inibizioni, dedita alle belle donne e agli eccessi di ogni tipo. In particolare fa uso smodato di sostanze stupefacenti e di farmaci, sperperando il suo denaro nei modi più pittoreschi ed impensabili per il solo gusto di poterlo fare. Stringe un rapporto fraterno col socio d’affari Donnie Azoff (Johan Hill), anch’egli eccentrico e dedito all’uso di droghe. Dopo l’arresto del banchiere svizzero Saurel, il “lupo“, si ritrova però braccato e senza alcuna via di fuga, dichiarandosi disposto a collaborare con la giustizia. Fornisce così alle autorità federali i nomi di tutti i suoi colleghi, eccetto Donnie. La collaborazione frutta a Jordan la condanna a una pena detentiva di “soli” tre anni da scontare all’interno di un istituto carcerario di minima sicurezza.
Il caro prezzo del denaro
The Wolf of Wall Street è narrato dalla voce fuori campo del protagonista. Jordan Belfort confessa candidamente agli spettatori, in tono confidenziale, una vita fatta di eccessi e sregolatezza. La spontaneità quasi fanciullesca con la quale espone i frenetici eventi della sua quotidianità lascia intendere da sé il carattere del personaggio: cinico, sfacciato, irrispettoso, ma al contempo carismatico ed altruista. Vive perennemente al limite, ama ostentare la propria ricchezza, non si pone problemi a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di continuare a fare denaro.
Proprio il denaro pare assurgere a vero protagonista di The Wolf of Wall Street. Esso non rappresenta ,infatti, un mero simbolo di potere. Stando al pensiero di Belfort il denaro è in grado di rendere migliori le persone. Grazie al denaro è possibile compiere opere di bene, rilasciare donazioni ad enti benefici, o laute mance al fattorino che trasporta pizze a domicilio. Più si è ricchi, maggiore è il piacere nel donare al prossimo. Il denaro non viene considerato in accezione negativa, non corrompe e non logora, semmai vizia e provoca assuefazione.
Jordan Belfort, il “lupo” col vizio del denaro
Jordan Belfort è un “lupo” che lotta con ogni mezzo a sua disposizione pur di garantirsi la sopravvivenza nella giungla di Wall Street. Sopravvivere per lui può voler dire soltanto una cosa: fare quanto più denaro possibile. Non si colpevolizza per i metodi criminali coi quale svolge quotidianamente i propri affari. Al broker di New York interessa esclusivamente poter vivere seguendo la propria immodificabile concezione di vita. Conta la felicità dell’essere, del suo essere e delle persone a lui care. Felicità che si ottiene con maggiore facilità vivendo nella ricchezza, o meglio ostentandola in tutto il suo sfarzo. Jordan è un edonista per il quale il fine giustifica sempre i mezzi, avido di denaro perché solo grazie ad esso è convinto di poter raggiungere la piena realizzazione personale, incurante dei sentimenti altrui.
Denaro, deus ex machina della moderna società
In Wolf of Wall Street Jordan Belfort crede di poter ottenere qualsiasi cosa desideri per il solo fatto di possedere ricchezza, quasi che tutto gli fosse dovuto a prescindere dalla volontà altrui nonché dalla legge. Il denaro è il deus ex machina della società umana, smuove il mondo e manovra ciascun individuo. Più se ne possiede e maggiore ne sarà il benessere derivante, chi non accetta tale evidenza è destinato a vivere nell’anonimato. La ricchezza permette al singolo di emergere dalla massa dei propri simili, lo illude di essere invulnerabile, inducendolo di conseguenza a commettere diversi passi falsi.
La noncuranza verso le indagini federali nei suoi confronti, dovuta al fatto di non voler abbandonare tale dissoluto stile di vita, è, ad esempio, quasi totale. O si è ricchi, o si è poveri, sta al singolo individuo scegliere tra l’una o l’altra opzione, senza compromessi. Jordan Belfort sceglie la prima finendo in sciagura. Tradisce così gli stessi suoi compagni e soci d’affari, perde l’affetto di moglie e figli, ma, soprattutto, la libertà. La ricchezza, qualora ottenuta attraverso mezzi illeciti o attività fraudolente, presenta inevitabilmente un salato conto da pagare.
Davide Gallo