Verso la seconda metà degli anni ’90 al cinema spopolano gli action-movie, film adrenalinici ricchi di effetti speciali. Giunge così alla ribalta il genere fantascientifico-catastrofico con opere opere quali: Independence day, Dante’s Peak e Deep Impact. L’estate del 1998 vede esordire nelle sale cinematografiche Armageddon – Giudizio finale (Armageddon nella versione originale), dal cui titolo è facile presagire il contesto apocalittico.
Il film, diretto da Michael Bay e dalla durata di centocinquanta minuti, ottiene un successo planetario raggiungendo incassi record. Il cast è composto da attori del calibro di Bruce Willis, Ben Affleck, Liv Tayler, Billy Bob Thornton e Steve Buscemi. A questi si aggiungono un semi-esordiente Owen Wilson ed il mastodontico Michael Clarke Duncan (il gigante buono de Il miglio verde).
Le emozionanti note di I Don’t Wanna Miss a Thing, composta da Diane Warren e cantata dal gruppo rock Aerosmith, fanno da colonna sonora al film. La pellicola ricevette quattro candidature agli oscar del 1999 non aggiudicandosi però alcuna statuetta.
Per la prima volta dalla sua fondazione la NASA (National Aeronautics and Space Administration) prende attivamente parte alle riprese di un film, permettendo a Bay e alla sua troupe di girare svariate scene all’interno e all’esterno delle sue proprietà. La disponibilità dell’agenzia spaziale statunitense non ha tuttavia impedito grossolani errori scientifici. Tali disattenzioni tecniche hanno finito col minare la credibilità della trama (e in parte della NASA stessa). Esse sono dovute, a detta del regista, al fatto che la casa di produzione pretendeva che le riprese avessero inizio e termine entro un periodo temporale non superiore alle sedici settimane.
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Un gruppo di trivellatori in missione per la salvezza del genere umano
Armageddon – Giudizio finale è un film di fantascienza che tratta il tema dell’eroismo spaziale in chiave semi-ironica. Un gruppo di uomini scalmanati è chiamato all’impresa di salvare il pianeta dall’imminente impatto di un asteroide. A capo della spedizione l’impavido trivellatore Harry S. Stamper (Bruce Willis) a cui viene chiesto di formare un improbabile quanto pittoresco team di astronauti.
Harry seleziona uno ad uno i membri della spedizione, scegliendo tra i propri colleghi trivellatori. Nella lista presentata al direttore Dan Truman (Billy Bob Thornton) figura anche il giovane A.J. (Ben Affleck). Quest’ultimo, oltre ad essere poco incline ad eseguire gli ordini, è anche il compagno della figlia di Harry, Grace (Liv Tayler). Il team di astronauti-trivellatori si sottopone ad un intenso programma di addestramento militare-spaziale. Concluso il periodo di esercitazioni, due shuttle denominati Independence e Freedom partono in direzione dell’asteroide.
La missione presenta terribili rischi e gran parte dei membri degli equipaggi perde la vita nel tentativo di posizionare un potente ordigno nel cuore dell’asteroide. Il detonatore automatico però si rompe ed è quindi Harry ad assumersi la responsabilità di attivarlo manualmente. Il protagonista decide, per amore di sua figlia, di sacrificarsi garantendo il buon esito della missione e salvando così l’intero genere umano.
Un armageddon tra dramma e commedia
Armageddon – Giudizio finale è un’opera suddivisa in due tronconi narrativi. La prima parte della storia è affrontata in chiave ironica, al pari di una commedia per famiglie. Il secondo tempo è invece drammatico, votato alla promozione di valori quali eroismo e spirito di sacrificio. Tale scelta narrativo-artistica lascia presupporre che Bay abbia voluto accontentare i vari gusti cinematografici degli spettatori, assicurandosi furbescamente il maggior numero possibile di presenze al botteghino.
Armageddon – Giudizio finale: tra eroismo ed “americanata”
Il personaggio di A.J. rappresenta la spavalderia giovanile, quello di Harry la maturità del buon padre di famiglia. Il secondo, ancor più nello specifico, simboleggia il patriottismo americano.
Armageddon – Giudizio finale incorre inevitabilmente nel rischio di scadere nella cosiddetta “americanata“. Tale termine sta ad indicare pellicole, solitamente statunitensi, in cui le vicende vissute dai personaggi sono talmente estreme da privare la storia della giusta dose di credibilità. Ciò accade per larghi tratti del primo tempo, quando il regista intende porre in risalto la caratterizzazione dei personaggi a discapito dell’aspetto drammatico della vicenda. Gli astronauti, solitamente rappresentati come uomini (e donne) tutti d’un pezzo, ligi al dovere e privi di eccentricità, assumono invece tratti caricaturali.
Il finale è però particolarmente toccante e coinvolgente sotto l’aspetto emozionale. L’amore puro e incondizionato che lega A.J. e Grace risulta così indissolubile da condurre Harry ad immolarsi per i due giovani innamorati.
Nel momento in cui viene spinto il pulsante del detonatore l’asteroide esplode in mille pezzi assieme al corpo di Harry. Alla concitata esplosione spaziale si accompagnano le immagini dei ricordi del rapporto tra Harry e Grace.
Il valore del sacrificio
Armageddon – Giudizio finale mostra quanto importante sia il ruolo che lo spirito di sacrificio riveste nella società umana. È il sacrificio a guidare le azioni del protagonista e dei vari personaggi. Harry e i suoi uomini sono consapevoli delle difficoltà legate alla missione spaziale, sanno che anche portandola a termine potrebbero rimetterci la vita. Ciò nonostante, quando vengono contattati dalla NASA per difendere il proprio paese oltre che il pianeta stesso, non esitano ad accettare. Ciascuno abbandona il proprio ego per un bene superiore.
Sin dal principio Harry evidenzia le sue indiscutibili doti da leader all’interno del gruppo assumendosi tutte le responsabilità del caso al fine di garantire la sicurezza di ogni singolo astronauta sottoposto al suo comando. A.J., il più giovane tra loro, desidera conquistare la fiducia di Harry e dimostrare ai membri degli equipaggi, nonché all’amata Grace, di essere un uomo maturo e di valore. La sua cocciutaggine, unita all’intemperanza giovanile, è la causa principale dei continui fallimenti a cui va incontro, ma essa è anche la prova della sua buona fede.
Harry ed A.J. appaiono complementari e speculari nella loro disuguaglianza generazionale. Benché i due abbiano approcci ed opinioni divergenti dinanzi alla medesima situazione, infatti, possiedono entrambi doti caratteriali che li spingono a pretendere il massimo da se stessi e, se necessario, a dare la vita per proteggere colei che amano.
Davide Gallo