Con Indie Game – The Movie i registi canadesi James Swirsky e Lisanne Pajot hanno realizzato una perla rara nel panorama della documentaristica d’informazione videoludica. Indie Game – The Movie analizza, infatti, con grande maestria alcune figure che sono riuscite a crearsi un nome all’interno della scena del videogioco indie.
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Indie Game – The Movie: storia di tre piccole avventure
Nella pellicola si parla dello sviluppo di tre videogiochi indie, ossia creati da pochi appassionati e non da grandi software house milionarie. Tre lavori, tre creazioni di tre piccoli studi indipendenti, a volte formati anche da una sola persona.
Jonathan Blow e Braid
Jonathan Blow, mente geniale e unico ideatore nonché realizzatore di Braid, è uno dei protagonisti del film. Egli sottolinea come sia importante trovare i principali difetti delle persone, saperle letteralmente leggere e cercare poi di empatizzare con loro o, comunque, capirle. La sua creatura è un platform 2D simile a Super Mario che strizza molto gli occhi al celebre Prince of Persia The Sands of Time.
Blow specifica e rimarca ampiamente durante il corso della pellicola quanto abbia tratto ispirazione dal titolo tripla A targato Ubisoft e creato da Jordan Mechner. Ciò è palese vista la formula del viaggio a ritroso nel tempo di qualche secondo dall’ultimo game over.
Nel titolo si va oltre il semplice raccoglimento di Power up o il dover avanzare di livello in livello fino alla conclusione. Tutto si basa, infatti, sull’enorme quantità di acume necessario per arrivarci, sfruttando il riavvolgimento temporale per superare ostacoli altrimenti insormontabili.
Fez, il trionfo del level design
Phil Fish, creatore di Fez insieme a Renaud Bedard, ci spiega, invece, cosa significa lavorare in solitaria alla programmazione di un platform 2D.
Egli parla della sua esperienza come amante dei videogames, non soltanto come creatore ma, soprattutto, come qualcuno cresciuto con il “trio delle meraviglie” (Super Mario, Zelda e Tetris).
Fish descrive nel dettaglio le varie fasi di sviluppo di Fez, caratterizzato da un level design tanto geniale quanto intricato. Esso si basa su quattro ambientazioni 2D (ognuna delle quali cambia con l’avanzare all’interno dell’avventura) che compongono un mondo di gioco 3D. Il giocatore può letteralmente girare l’ambiente e giocare con la prospettiva per muoversi tra le varie piattaforme. Qualcosa che si è visto solo con Echochrome uscito nel 2008 per PSP.
Phil Fish parla poi dei travagli affrontati durante lo sviluppo della sua creatura, dalla malattia del padre all’abbandono del suo partner.
Super Meat Boy, ultraviolenza in salsa indie
Edmund McMillen e Tommy Refenes, i creatori di Super Meat Boy, sono due sviluppatori indipendenti che condividono dall’infanzia la passione per il gaming e per la programmazione di videogiochi.
La loro creazione è un pixel platform 2d che fa il verso al già citato idraulico di casa Nintendo (oltre che a giochi che hanno fatto la storia del medium come The Legend of Zelda e Metroid).
Super Meat Boy potrebbe tranquillamente essere definito come uno dei platform più difficili della storia dei videogiochi in grado di regalare grande soddisfazione ad ogni conclusione di livello.
La natura “tryal ‘n’ death” del gioco, paragonabile ai moderni titoli From Software Dark Souls, Demons Souls, Bloodborne o anche a titoli come Limbo e Megaman, viene molto ostentata all’interno dello stesso anche grazie alla rappresentazione visiva del nostro avatar che ci troveremo a controllare, ovvero il Meat Boy del titolo, che sembra uscito dalla mente di qualche grande cineasta di Hollywood come Guillermo del Toro o Tim Burton.
Si tratta di un omino di carne sprovvisto di pelle, che andrà incontro a morti sempre più cruente e sanguinolente ad ogni game over. Egli è intento a salvare Bandage Girl, una ragazza fatta di cerotti (praticamente quindi qualcosa di cui lui non potrà fare a meno, una volta raggiunta). Ogni volta che la raggiungerà, però, se la vedrà portar via dal malvagio Lord Fetus, nient’altro che un feto stilizzato all’interno di un automa alto quanto Meat Boy.
Indie Game – The Movie: storia di vite tra stringhe di codice e sequenze binarie
Indie Game – The Movie è un documentario creato da e per chi nei videogiochi vede molto più di semplici bit d’informazione, di stringhe di codice o di sequenze binarie di 0 e 1.
Oltre 30 ore di girato principale. Musiche caratteristiche in 16 bit. Magia della post-produzione. Una carica empatica letteralmente fuori dall’ordinario nei confronti dei game developers che hanno partecipato al film.
Grazie a tutto ciò, i registi di Indie Game – The Movie realizzano un Film con la “F” maiuscola per chi con i videogiochi ci è cresciuto e li ritiene degli esempi da seguire. Come esempi da seguire sono, senza ombra di dubbio, i loro creatori.
Antonio Destino