Ogni giorno dell’emergenza COVID19, il capo della protezione civile Angelo Borrelli annuncia quanti decessi sono avvenuti nella giornata precedente. Nel farlo, specifica sempre che i decessi sono avvenuti con il coronavirus.
Inoltre, il 10 marzo ha dichiarato esplicitamente che i decessi avvengono con il virus e non per il virus, volendo sottolineare che non è la stessa cosa. Al contrario, molti virologi, medici ed epidemiologi, tra cui il professor Burioni, hanno continuato a ripetere che si muore per COVID19 (la malattia correlata all’infezione) e non con COVID19.
In particolare il prof Burioni l’11 marzo ha twittato:
“La prossima volta che sentirò usare l’espressione ‘è morto con il coronavirus non per il coronavirus’ sfiderò la Protezione Civile a farmi accedere ai dati clinici dei pazienti deceduti per capire se questa affermazione è vera oppure se è una criminale minimizzazione”
ATTENZIONE: la letteratura scientifica su COVID-19 è in continua evoluzione, perciò l’articolo potrebbe non essere aggiornato.
Indice dell'articolo
Cosa vuol dire morire con una malattia o per una malattia
Facciamo un passo indietro. Prima di poter descrivere la situazione in merito al coronavirus dobbiamo capire perché si usano le espressioni morire “con” e “per” una malattia.
Per rispondere a questa domanda faremo riferimento a due esempi. Morire con una malattia: pensiamo ad una persona malata di cancro del polmone, il primo tumore per numero di decessi in Italia. Se una persona che ha questo cancro morisse in un incidente stradale, non potremmo attribuire al cancro la sua morte. Se però volessimo sapere quanto persone si sono ammalate di cancro al polmone dovremmo conteggiarla perché la malattia la aveva: è morta con il cancro non per il cancro.
Tuttavia, se questa persona morisse per una insufficienza respiratoria legata al tumore, se morisse durante un operazione eseguita per cercare di asportare il cancro o se morisse per le metastasi cerebrali sarebbe una persona morta per cancro del polmone e non con il cancro del polmone.
Lo stesso schema si applica al nuovo coronavirus.
I decessi riferiti dalla protezione civile sono morti con o per coronavirus?
Ogni giorno alle 18:00 la protezione civile tiene una conferenza stampa dove sviscera i numeri dell’emergenza. Tra questi non mancano i numeri dei decessi. Ma come vengono calcolati questi decessi?
Tale numero corrisponde all’insime delle persone con una diagnosi microbiologica, ovvero con un tampone positivo per Sars-Cov-2, che sono morte il giorno precedente a quello di pubblicazione del dato.
Visto che non viene svolta nessuna valutazione sulle reali cause di morte, da un punto di vista tecnico fa bene il commissario Borrelli a dichiarare che sono morti “con” coronavirus e non necessariamente “per” in quanto potrebbero anche essere morti per altre cause, dopo essere risultate positive al tampone.
I morti per coronavirus corrispondono numericamente ai morti con coronavirus?
Precisare ogni giorno che i dati sui decessi si riferiscono ai pazienti morti con Sars-Cov-2 è formalmente corretto. D’altro canto però, applicare questa distinzione ha realmente senso solo se il numero di pazienti morti con coronavirus è diverso dal numero dei pazienti morti per coronavirus. Quali fattori possono far divergere questi numeri?
I bias nell’interpretazione dei dati
Esistono delle tendenze, tecnicamente dette bias, a compiere errori sistematici che possono far apparire i dati diversi da come sono realmente. Esistono bias con tendenze opposte:
- Bias che fanno sovrastimare i morti per coronavirus. Cioè che tendono a far apparire falsamente i morti con coronavirus maggiori di quelli per coronavirus. Torniamo all’esempio dell’incidente stradale. Se un paziente con coronavirus, muore tornando a casa subito dopo aver fatto il tampone sarà sicuramente morto con coronavirus e non per. Tutte le persone con coronavirus potrebbero quindi essere morte per altre malattie preesistenti o sopraggiunte; solo l’analisi delle cartelle cliniche e le autopsie (che vengono svolte su una piccolissima minoranza di pazienti) possono dirci se queste persone sono morte per coronavirus. Attualmente non disponiamo di questi dati.
- Bias che fanno sottostimare i morti per coronavirus, che tendono a
far apparire falsamente i morti con coronavirus minori di quelli per coronavirus. Questi bias sono a loro volta due. Il primo è il più semplice: alcune persone potrebbero morire di coronavirus senza aver fatto il tampone e non figurare nel tragico bollettino quotidiano della protezione civile. Purtroppo nessuno conosce l’entità reale di questo dato. Il secondo è leggermente più complesso ed è la mortalità indiretta. In questo periodo molti ospedali sono dedicati esclusivamente all’emergenza COVID. Cosa succede adesso ai bisogni di salute indipendenti da COVID? Vengono procrastinati, causando un certo numero di morti che si sarebbero evitate se gli ospedali non fossero interamente dedicati al Sars-Cov-2.
Questi due fenomeni che inflenzano in modo opposto il rapporto tra morti con e morti per Sars-Cov-2 rende improbabile che il numero dei morti per coronavirus sia uguale al numero dei morti con coronavirus.
I morti con coronavirus sono di più o di meno dei morti per coronavirus?
Purtroppo attualmente non disponiamo di questi dati. Infatti per poter rispondere dovremmo conoscere due dati:
1. i morti con coronavirus, dato in nostro possesso fornitoci ogni giorno dalla Protezione Civile nel suo comunicato.
2. i morti per coronavirus. Per calcolare il numero dei morti a causa di una malattia epidemica come COVID in una popolazione, si usa un dato che si chiama eccesso di mortalità.
L’eccesso di mortalità è la differenza tra il numero dei morti in un dato periodo per una data area geografica e il numero dei morti abituali in quel dato periodo in quella data area geografica. Per esempio il numero dei morti nel mese di marzo 2020 nella città di Bergamo confrontato col numero dei morti nella stessa città nello stesso mese degli anni precedenti, quindi al di fuori dell’emergenza coronavirus.
Ancora non disponiamo di questo secondo dato che verrà fornito tra qualche mese dall’ISTAT, ma disponiamo di alcuni dati preliminari e riferiti a piccole aree geografiche che non possiamo quindi considerare attendibili al 100% ma che possano darci almeno una prima stima.
L’esempio del comune di Nembro
Il comune di Nembro è un comune di 11.522 abitanti della provincia di Bergamo, tra i comuni più colpiti dall’epidemia.
Nel comune di Nembro tra il 2015 ed il 2019 nel periodo Gennaio – Marzo sono morte in media circa 35 persone. Invece nel solo periodo 1 Gennaio – 24 Marzo 2020 sono morte 158 persone. La differenza è di circa 123 decessi.
I decessi con il virus riportati dalla Protezione Civile riferiti al comune di Nembro al 24 marzo erano “solo” 31.
Conclusioni
Il numero di decessi riferiti ogni giorno dalla protezione civile corrisponde al numero di pazienti morti con coronavirus. Diversi fenomeni tendono a far divergere il numero dei morti con Sars-CoV-2 dal numero dei morti per Sars-CoV-2.
Attualmente non c’è nessun dato ufficiale e quindi assolutamente attendibile che possa dirci se i pazienti morti con coronavirus siano di più o di meno di quelli morti per coronavirus.
Gli unici dati che attualmente circolano sono riferiti ad un piccolo comune e non è detto che siano rappresentativi dell’intero territorio nazionale, ma se fossero confermati vuol dire che il numero dei decessi riportati ogni giorno dalla Protezione Civile sia inferiore al numero di persone realmente morte per coronavirus.
Carlo Torre
Bibliografia
https://it.notizie.yahoo.com/burioni-sfida-borrelli-si-muore-052611440.html