La teoria dell’evoluzionismo compì il decisivo balzo in avanti perché si diffondesse e venisse accettata dalla comunità scientifica durante il diciannovesimo secolo, grazie a diversi scienziati e filosofi, che riuscirono a delineare un’idea di evoluzione che si sviluppasse su di un modello concreto e condivisibile. In particolare furono le ipotesi Lamarck a trasmettere l’idea di progresso biologico della specie anche al di fuori dei circoli intellettuali, dotandola di un sistema basato su processi all’apparenza coerenti ed accettabili.
I concetti espressi dal biologo francese si rivelarono però col tempo insostenibili. È corretto affermare infatti che l’uso ed il disuso portino a modifiche fenotipiche, portando all’acquisizione od alla perdita di caratteri. Ad esempio, l’esercizio fisico rafforza ed ipertrofizza la muscolatura. L’errore consisteva però nel ritenere che tali caratteri acquisiti, e quindi non genetici, fossero tramandabili alla prole. Infatti i caratteri acquisiti sono effetti prodotti dalle interazioni individuo/ambiente e dallo sviluppo del singolo; sono soltanto i caratteri genetici ad essere ereditari, in quanto i geni sono trasmessi alla prole grazie alle cellule riproduttive.
Charles Darwin e la sua rivoluzione scientifica
Lamarck fu precursore, ponendo le basi per le teorie di Charles Darwin, il naturalista britannico che in seguito, con la pubblicazione del suo libro “On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favored Races in the Struggle for Life” imporrà un nuovo modello basato sull’evoluzione, destinato a soppiantare tutti gli altri elaborati in precedenza.
Darwin da giovane intraprese un viaggio intorno al mondo, una spedizione naturalistica a bordo della nave H.M.S. Beagle della durata di 5 anni, durante la quale egli svolse un grande lavoro di osservazione e di raccolta, sia di dati che di campioni. Nei vent’anni successivi egli vagliò e studiò l’immensa mole di informazioni raccolti, scambiando regolarmente corrispondenza con un altro studioso di scienze naturali, Alfred Russel Wallace, che era giunto in maniera indipendente pressappoco alle stesse conclusioni di Darwin circa l’ evoluzionismo.
Nel febbraio del 1858 Wallace pubblicò un articolo nel quale anticipava molte delle teorie che Darwin aveva fino ad allora tenuto nascoste. Spaventato da questa operazione, Darwin ottenne, grazie all’influenza dei suoi amici Lyell ed Hooker, l’attenzione del grande pubblico in una conferenza alla Linnean Society in cui espose le teorie alle quali lui e Wallace erano giunti, e quest’ultimo, assente, fu messo in secondo piano.
È dalla geologia che Darwin parte per sviluppare le sue teorie. Pochi anni prima che il naturalista britannico cominciasse la sua carriera, studiosi di scienze della terra come Hutton ed il succitato Lyell dimostrarono che la Terra fosse molto più antica di quanto non si pensasse e che il suo aspetto attuale fosse il risultato di lenti e graduali mutamenti addotti dalle forze naturali, e non scaturito da catastrofi, come sostenuto da alcuni pensatori di quel periodo storico.
Darwin pensava infatti che le specie si fossero modificate in tempi molto lunghi, accumulando variazioni nel corso dell’evoluzione.
Il modello di Darwin
La teoria della selezione naturale si basa su tre osservazioni e su due conclusioni scaturite da queste:
- Osservazione 1 : in mancanza di pressione ambientale le specie tendono a modificarsi seguendo una progressione geometrica. Una popolazione avrebbe quindi in teoria il potenziale genetico di raddoppiarsi di anno in anno.
- Osservazione 2 : In realtà le dimensioni di una popolazione rimangono costanti per lunghi periodi di tempo.
- Coclusione 1 : non tutti gli animali riescono a sopravvivere ed a riprodursi. Deve quindi esserci una “lotta per l’esistenza” .
- Osservazione 3 : esiste una notevole variabilità individuale tra i membri di una specie.
- Conclusione 2: Nella lotta per l’esistenza quegli individui che presentano variazioni favorevoli saranno avvantaggiati nella competizione con gli altri. Di conseguenza sopravvivranno in numero proporzionalmente maggiore, lasciando una discendenza più numerosa.
Darwin e Wallace quindi ritenevano che l’ambiente fosse il principale fautore ed artefice della selezione,procedendo all’eliminazione degli organismi che presentano mutazioni sfavorevoli e preservando ed agevolando la diffusione di quelli con variazioni favorevoli. Attraverso una lunga successione di generazioni e sotto la continua pressione selettiva operata dai fattori ambientali, un gruppo di animali accumulerebbe tante modifiche tali da aver portato alla nascita di una nuova specie rispetto al ceppo ancestrale.
Questa teoria fu una delle più rivoluzionarie della storia della scienza ed ha fornito l’ossatura del modello con cui la comunità scientifica moderna spiega i meccanismi dell’evoluzione delle specie.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
Paul B. Weisz – Zoologia – Zanichelli
Curtis, Barnes, Schnek, Flores, Valitutti, Tifi, Gentile – Invito alla biologia – Zanichelli
Sitografia
http://www.cnrs.fr/cw/dossiers/dosdarwinE/darwin.html
http://www.biography.com/people/charles-darwin-9266433