L’idealismo estetico di Schelling: l’arte come viatico

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Romanticismo

L’estremo interesse verso l’idealismo estetico di Schelling deriva dalla rilevanza che il filosofo tedesco ha conferito all’arte. Quest’ultima, infatti, diviene organo della filosofia e della conoscenza in generale: uno strumento per giungere al principio primo, il vero e ultimo fondamento del reale, denominato da Schelling “l’Assoluto”. Essa è la sublime manifestazione di questo principio nel reale. È la sintesi di istanze che generalmente divergono senza possibilità di unione.

L’idealismo tedesco

Friedrich Willhelm Joseph Schelling (1775-1854) fa parte della celebre triade di idealisti tedesca, assieme a Fichte ed Hegel. L’idealismo ha in questi filosofi, particolarmente negli ultimi due, la caratteristica di subordinare la realtà naturale all’idea. La natura viene sottomessa allo spirito, laddove Schelling per “Natura” intende l’elemento originario inconsapevole, mentre per Spirito quello consapevole, nato nel momento in cui si è detto “Io” per la prima volta. Dire “Io”, infatti, sottintende una avvenuta separazione fra sé e il mondo esterno e sancisce la nascita del vasto e ricco mondo umano che ben conosciamo. Il fenomeno della presa di coscienza di sé, dell’auto-coscienza, dà poi origine allo sviluppo della realtà interiore e dell’approfondirsi ed emanciparsi dell’“umanità”, nata dalla consapevolezza e sviluppantesi in essa, rispetto alla naturalità inconsapevole.

Ora, mentre Fichte, tuttavia, relegava più decisamente la realtà naturale a mero teatro d’azione dell’idea, dello Spirito; ed Hegel unificava unilateralmente il reale con il razionale, Schelling tentò una terza via. Questa avrebbe dovuto restituire dignità ed indipendenza alla natura. La terza via avrebbe anche posto l’arte al centro della riflessione, in quanto strumento necessario alla filosofia per giungere alla conoscenza dell’“Assoluto”. Per tale ragione, l’idealismo schellinghiano fu definito, da un lato, oggettivo, in riferimento alla natura, dall’altro estetico, in riferimento all’arte.

L’arte per l’idealismo estetico di Schelling

Per comprendere il ruolo essenziale dell’arte per l’idealismo estetico di Schelling, è fondamentale spiegare prima cosa rappresenti per il filosofo l’Assoluto. Esso è la risposta alla secolare domanda sull’origine del cosmo e di come sia possibile l’esistenza dell’uomo al suo interno. Non appaiono, infatti, uomo e natura come due cose opposte e contrastanti?

La mattina dopo il diluvio di William Turner rappresenta un ulteriore esempio di pittura romantica, quella più vicina alla tematizzazione filosofica dell'Assoluto e dell'arte compiuta dall' idealismo estetico di Schelling.
La mattina dopo il diluvio di
William Turer

L’uomo, col suo slancio verso la libertà e l’indipendenza, con la sua titanica ribellione contro l’ordine precostituito, appare come un essere dotato di Spirito. Dunque, si pone il problema per Schelling di spiegare la presenza nell’origine di questo elemento, insieme a quello meccanico della Natura. Altri filosofi, come si è accennato con Fichte, avevano una visione più propriamente idealistica. Tale visione era sbilanciata a favore dello Spirito, dell’Io, da cui si faceva dipendere, se non derivare, la natura passiva. Altri ancora, come Spinoza, l’altro modello di Schelling, erano a favore di un’origine puramente meccanica e naturalistica del cosmo. La Sostanza spinoziana non era altro che questo principio puramente oggettivo.

Schelling, cercando un modo per spiegare la compresenza di Spirito e Natura nel reale, sintetizzò la concezione fichtiana e quella spinoziana nel concetto di “Assoluto”. Egli lo definisce, infatti, come un principio in cui elemento consapevole e inconsapevole, conscio e inconscio, Spirito e Natura sono presenti in modo indifferente. Danno, così, vita ad una sintesi originaria e completa.

Ma tale ignoto che qui pone l’attività oggettiva e quella conscia in un’armonia inattesa altro non è che quell’Assoluto il quale contiene il fondamento generale dell’armonia prestabilita tra il conscio e il privo di coscienza.

Il ruolo dell’intuizione estetica nel sistema schellinghiano

Esiste nell’uomo una facoltà di intuire ciò che nel reale è presente in forma separata? Ed è del tutto vero che nel reale Spirito e Natura sono destinati a non armonizzarsi mai in una sintesi completa?

Ad entrambe le domande Schelling risponde attraverso la filosofia e l’arte: la facoltà di intuire l’Assoluto la possiede il filosofo, si chiama “intuizione intellettuale”. Essa appunto è, però, solo “intellettuale”, dunque interna, astratta, e presuppone una mancata esistenza nel reale di questa sintesi. È l’intuizione artistica, quella “estetica” a rispondere ad entrambe le domande. Essa è in grado, nella coscienza del genio creatore, di unificare l’elemento conscio della tecnica, del lavoro creativo che richiede esperienza e consapevolezza, con quello inconscio dell’ispirazione, del talento, che sembra quasi “possedere” l’artista, che si trova travolto suo malgrado. È questa la facoltà centrale per l’idealismo estetico di Schelling, per cui l’artista è una sorta di replica sul piano umano di Dio stesso.

L’intuizione postulata deve riunire quanto esiste separatamente nel fenomeno della libertà e nell’intuizione del prodotto naturale: identità del conscio e del privo di coscienza nell’io, e coscienza di tale identità.

L’arte come organo della filosofia

Nel sistema dell’idealismo estetico di Schelling, l’intuizione estetica ha un oggetto reale, la concretizzazione di questa sintesi, ovvero il prodotto artistico. In quest’ultimo è finalmente possibile ammirare il compiersi di un’unità che il reale brama e ricerca in ogni modo. Tale sintesi è bellezza, perfetta armonia e assenza di tensione. È, dunque, il prodotto artistico per il filosofo e lo scienziato l’unico oggetto reale in cui si può ammirare l’Assoluto, l’unico strumento conoscitivo dell’origine. Infatti, è emblematico a tal proposito il percorso che Schelling delinea dello Spirito nella sua opera fondamentale, scritta a soli venticinque anni: Sistema dell’idealismo trascendentale (1800). Lo Spirito da astratto e unilaterale principio si cala sempre più nel reale. Poi raggiunge il suo culmine e la sua armonizzazione più piena con esso proprio nell’arte. Qui la natura è del tutto spiritualizzata e lo spirito del tutto naturalizzato/ oggettivato.

Appunto perciò l’arte è per il filosofo quel che vi è di supremo, perché gli apre per dir così il sancta sanctorum ove in eterna e originaria unione, quasi in un’unica fiamma, arde ciò che nella natura e nella storia è separato, e ciò che nella vita e nell’agire, come nel pensiero, deve eternamente fuggirsi.

Tale fu anche la concezione dei romantici coevi a Schelling, e a cui il filosofo fu molto vicino, proprio per la comunanza di idee sul genio e sul ruolo supremo che l’arte riveste fra le scienze, per il suo essere “viatico” verso l’origine e allo stesso tempo meta finale dello Spirito. Tanto che l’idealismo estetico di Schelling può essere definito come una messa a tema filosofica dei più sparsi e variegati frammenti poetici della cerchia del primo romanticismo.

Idealismo estetico di Schelling e Romanticismo di Jena

Idealismo estetico di Schelling e  pittura romantica nell'opera di Caspar David Friedrich
Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich

Nel momento in cui Schelling pubblica il Sistema dell’idealismo trascendentale, il circolo dei romantici di Jena – ruotante attorno ai fratelli August Wilhelm e Friedrich Schlegel, fondatori della rivista Athenaeum (1798-1800), e comprendente poeti come Novalis e Johann Ludwig Tieck– si era da poco dissolto. Aveva, però, lasciato una traccia molto forte nel pensiero schellinghiano. D’altronde, egli stesso fu parte attiva a Jena della cerchia romantica. L’ultima sezione dell’opera sopracitata, infatti, può essere considerata a tutti gli effetti una tematizzazione filosoficamente rigorosa delle idee romantiche sull’arte.

La stessa “nostalgia dell’infinito”, Leitmotiv del romanticismo, muove l’intera ricerca di Schelling sull’Assoluto in quanto origine del finito. Sia il punto iniziale che quello finale della ricerca coincidono con le idee del circolo. L’identificazione di verità e bellezza è, infatti, al centro dei più rapsodici e sparsi pensieri dei poeti di Jena. È, dunque, innegabile il forte contributo speculativo che l’idealismo estetico di Schelling ha fornito non solo alla filosofia dell’arte, ma alla stessa cultura romantica, il cui riverbero si avvertirà fino alla contemporaneità.

Bianca Carotenuto

Bibliografia
  • D’Angelo Paolo, L’estetica del romanticismo, Bologna, Il Mulino, 1997.
  • Pareyson Luigi, Estetica dell’idealismo tedesco – III. Goethe e Schelling, Milano, Mursia, 2003.
  • Schelling F.W.J., Sistema dell’idealismo trascendentale, Milano, Bompiani, 2017.
  • Schelling F.W.J., Filosofia dell’arte, Napoli, Prismi, 1997.

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