Vita di una donna licenziosa è il titolo di una delle opere più famose di Ihara Saikaku. La storia narra la vicenda di una donna ormai anziana che ripercorre le tappe della sua vita. Partendo dai momenti felici in cui era la più ambita delle cortigiane, arriva a descrivere lo stato in cui si trova: le sue scelte l’hanno portata a ritrovarsi sola, abbandonata, in una capanna fatiscente tra la natura desolata.
La particolarità di quest’opera si basa sul fatto che la donna non ha alcun rimpianto, anzi, sa di aver vissuto rimanendo fedele a sé stessa. Seguendo le sue passioni, non si è mai privata di scegliere liberamente come agire. Grazie a quest’opera (ma non solo), Ihara Saikaku è stato considerato tra gli scrittori più famosi del suo tempo.
Cerchiamo brevemente di conoscere Saikaku, soprattutto descrivendo i punti principali del suo pensiero, così da poter comprendere a pieno la storia della protagonista.
Indice dell'articolo
Chi è Ihara Saikaku?
Figlio di una famiglia di mercanti, Ihara Saikaku nasce nel 1642 e decide fin dalla sua giovane età di dedicarsi alla scrittura. Non impegna la sua vita nell’attività del commerciante, ma insegue la sua passione. In particolare, questa inclinazione trova il suo pieno sviluppo dopo alcuni eventi dolorosi, come la morte dell’amata moglie oppure la prematura scomparsa della figlia non vedente.
Anche se inizialmente prova a scrivere haikai, Ihara Saikaku diventa lo scrittore per eccellenza del genere ukiyozōshi, il cui obiettivo principale è intrattenere il lettore senza nessuno scopo didattico (quello che invece è il fine del genere kanozōshi).
La sua produzione letteraria (1682-1692) si può suddividere in tre gruppi principali, a seconda della tipologia dei contenuti: il primo gruppo (1682-1686) riguarda la vita dei libertini, in cui l’amore fisico è al centro delle azioni e dei pensieri dei protagonisti. Il gruppo successivo (1687-1688) descrive il mondo dei samurai, sottolineando la loro impeccabile devozione nei confronti del padrone. L’ultimo gruppo (1688-1692) tratta la vita quotidiana dei mercanti, caratterizzata dal duro lavoro verso il desiderio di numerose e svariate ricchezze.
Vita di una donna licenziosa
Vita di una donna licenziosa è un’opera che risale al 1686. Inizia con la vicenda di due giovani ragazzi i quali hanno già visitato tutti i quartieri di piacere del Giappone che non sanno più cosa fare, sono stanchi della monotonia in cui si ritrovano. La voce narrante propone loro una soluzione. Su un monte, in mezzo a un boschetto di pini vi è un’abitazione cadente con un’insegna sulla quale c’è scritto “Capanna dei piaceri della carne”. Lì vive un’anziana signora che avrebbe potuto narrare storie interessanti, tali da suscitare in loro una nuova voglia di vivere.
I due decidono di incamminarsi e, una volta arrivati, iniziano ad ascoltare con grande curiosità le storie che la donna si accingeva a raccontare. Saikaku fa sparire all’interno della narrazione i due giovani ricercatori, ponendo l’attenzione interamente sulla protagonista.
La donna racconta in prima persona la sua vita passata e, anziché ricordare, sembra rivivere gli eventi di cui parla. Partendo dalla sua giovane età, in cui era una delle cortigiane più belle e colte dei quartieri di piacere, racconta pian piano una progressiva degradazione causata dalla continua ricerca del piacere sessuale.
Se inizialmente venne cacciata dai quartieri di piacere perché non accettava più di concedersi ai clienti, in seguito dovette adattarsi a qualsiasi avventore. Questo avvenne a causa delle pessime condizioni economiche a cui le sue scelte l’avevano portata.
Ihara Saikaku rappresenta una donna che segue gli stereotipi?
Sin da quando perse la sua condizione privilegiata all’interno dei quartieri di piacere, vagò alla ricerca di nuove esperienze. Eppure ci furono momenti in cui viveva nella pace e nella purezza, al servizio di dame o addirittura dell’imperatrice. Uno stato che sicuramente le permetteva di seguire gli insegnamenti del Buddha, ma c’era qualcosa in lei che mancava. Il desiderio di un uomo nella sua vita sembrava rinascere nella sua mente.
Era stanca di dormire sola, ripensava ai numerosi amori passati e se ne addolorava, consapevole del fatto che quello stato di serenità era solo una finzione. Ihara Saikaku esprime con molta semplicità la condizione di una donna che non corrispondeva a quello degli standard richiesti nella società. Infatti sottolinea come tutte le donne amavano un uomo soltanto nella loro vita. Una volta diventate vedove, non riuscivano ad amarne un altro, passando il resto dell’esistenza a piangere la morte del proprio amato. La protagonista, invece, si sentiva del tutto estranea a tale stato d’animo.
Ci sono molti episodi ricchi dell’ ironia bonaria di Ihara Saikaku. Uno di questi, riguarda la visita al tempietto dei cinquecento rakan, appartenente ad una setta buddhista e situato a Iwakura (zona orientale di Kyōto). Si diceva che osservando i volti delle cinquecento statue, chiunque avrebbe potuto trovare almeno una somiglianza con il viso di una persona conosciuta nella propria vita. Ebbene, la donna si fermò a scrutare i rakan e si accorse che non ce n’era uno il quale non assomigliasse ai suoi antichi amanti.
Qual è l’obiettivo dell’autore?
Ihara Saikaku non pone in nessun caso l’attenzione sul pentimento, che invece è del tutto assente nella coscienza della protagonista. La vicenda gira intorno ad una donna che ha scelto quella vita. Anche nel momento in cui aveva trovato un uomo che l’amasse, nonostante l’età avanzata, il suo desiderio si volse nei confronti di un giovane ragazzo. “Quale fortuna può capitare a una donna!” fu il suo primo pensiero, non appena comprese che la sua bellezza le permetteva ancora di essere onorata dell’amore di un uomo (e qui Saikaku non nasconde la sua ironia). Eppure, anche in quel momento decise di non tradire sé stessa.
Il lettore dalla narrazione può trarre diversi significati: l’assenza di pudore nella sfacciataggine della donna oppure la devastazione generata dalla passione puramente carnale. Ciò che bisogna tener conto, però, è l’intento dello scrittore: Saikaku non vuole dare un insegnamento, ma semplicemente descrivere la vita di una donna artefice del suo destino. La protagonista non vive in modo passivo la sua esistenza, nella convinzione che sia tutto già scritto, ma è coraggiosa nell’accogliere la sua fragilità umana e accettare le conseguenze delle sue scelte personali.
Come si vince contro le regole imposte dalla società?
Ihara Saikaku mostra una donna che si ritrova a combattere fra i suoi desideri e le norme della società, scegliendo sempre di seguire le sue inclinazioni, consapevole (e non) delle possibili conseguenze. La peculiarità rivoluzionaria di questo scrittore si basa, in questo caso, sulla descrizione di una donna lontana da regole che imponevano addirittura di dover provare determinate emozioni, anziché altre.
Saikaku rappresenta una persona che conosce sé stessa, sa benissimo cosa vuole per la sua vita e non rinnega affatto i suoi desideri. Al contrario, li insegue talmente tanto da arrivare alla solitudine e alla vecchiaia, consapevole però di essere sempre stata sincera nei confronti della sua natura e di non averla mai tradita.
“[…] Sono una donna sola, perchè dovrei nascondervi qualcosa? Questo mio corpo durerà il tempo sufficiente perchè il loto del mio cuore si schiuda e appassisca. Mi sono abbandonata alla corrente, ma il mio cuore non ne è stato intorbidato.”
Miriam Verzellino
Bibliografia
Ihara Saikaku, Vita di una donna licenziosa, (Kōshoku ichidai onna), Lydia Origlia (cur.), ES, Milano, 2004