Detergere, sanificare, disinfettare. Quando l’eccesso di zelo nelle pulizie sembra coincidere con la regola quotidiana, questi termini diventano un mantra ineluttabile per chi è costretto all’isolamento domestico da lockdown. E mentre in questi giorni di pandemia da nuovo Coronavirus gli scaffali dei reparti di detergenti e disinfettanti nei supermercati continuano ad essere svuotati, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani pubblicano dati allarmanti. Da gennaio a marzo 2020, questi centri avrebbero infatti ricevuto 28.158 chiamate relative a intossicazioni da detergenti e 17.392 reclami collegati a disinfettanti.
Ma qual è la differenza tra detergenti e disinfettanti? Quale invece tra disinfettante e antisettico? E infine, quali sono i rischi per la salute?
Indice dell'articolo
Detergenti e disinfettanti: termini e azioni a confronto
Detergere consiste nella rimozione sia manuale sia meccanica dello sporco con acqua e/o sostanze detergenti, da qualsiasi tipo di ambiente, superficie e/o macchinario. È un’operazione preliminare indispensabile ai fini delle successive fasi di sanificazione e disinfezione.
La sanificazione, altro termine diventato comune in questi giorni, è un intervento mirato a riportare il carico microbico entro standard di igiene accettabili e ottimali in base alla destinazione d’uso dell’ambiente interessato. Si attua dopo l’azione di pulizia, e avvalendosi di prodotti chimici detergenti, che dipendono dalla destinazione d’uso degli ambienti interessati. Se, per ridurre la carica microbica ad un “livello di sicurezza”, all’utilizzo di detergenti fa seguito quello di disinfettanti, si parla di sanitizzazione.
L’art. 1 del D.M. 274/1997 definisce invece la disinfezione come l’applicazione di agenti disinfettanti (in seguito ai detergenti), in grado di distruggere il carico microbico presente su oggetti e superfici da trattare. Deve essere preceduta dalla detersione per evitare che residui di sporco possano comprometterne l’efficacia e non va confusa con la sanificazione né tantomeno con la disinfestazione, che si riferisce invece a quell’insieme di operazioni mirate all’allontanamento di parassiti che colonizzano determinati ambienti.
Per sterilizzazione, infine, si intende un processo di distruzione di ogni forma di vita, spore comprese, su un determinato substrato. Si può ottenere non solo adoperando sostanze chimiche, ma anche attraverso mezzi fisici, come il calore e le radiazioni ultraviolette o elettromagnetiche ad alta energia. Si pratica nei laboratori di ricerca, negli ambulatori e nelle aziende farmaceutiche che producono dispositivi e farmaci sterili. Un materiale è sterile se il SAL (livello di assicurazione della sterilità) è inferiore a 10−6; cioè quando le probabilità di trovarvi un microrganismo sono inferiori ad una su un milione.
Detergenti e disinfettanti: il ruolo delle micelle
I detergenti (o detersivi, nel linguaggio comune) servono a rimuovere lo sporco e sono costituiti da un tensioattivo naturale (cosiddetti saponi) o sintetico e da prodotti complementari.
I tensioattivi hanno tre azioni principali: detergono (disgregano cioè la pellicola di sporco), emulsionano le sostanze grasse non solubili, le quali restano sospese nella soluzione di lavaggio; bagnano tali sostanze, riducendo la tensione superficiale ed evitando che, una volta rimosse, si ridepositino sui tessuti o sulle superfici.
Convenzionalmente una molecola di tensioattivo viene schematizzata da una “testa” idrofila (che tende a legarsi con l’acqua) e da una “coda” idrofoba (che non si lega all’acqua). A una determinata concentrazione, i tensioattivi si organizzano in aggregati supramolecolari chiamati micelle, che circondano le particelle di oli e grassi. Le micelle si respingono reciprocamente per via della repulsione elettrostatica delle loro “teste” ionizzate.
I tensioattivi si differenziano dai disinfettanti perché non hanno proprietà germicide. Ma in realtà, fanno eccezione a questa regola alcuni tensioattivi cationici (i sali di ammonio quaternario, ad esempio) che hanno un buon potere disinfettante ma basso potere detergente.
Le formulazioni dei detergenti sono assai complesse e diversificate, a seconda dello scopo specifico a cui è destinato quel particolare prodotto.
Formulazione dei più comuni detergenti
Tra i vari componenti principali, i tensioattivi ed i sequestranti di durezza (builder) costituiscono idealmente la “colonna dorsale” di tutti i detergenti. Accanto a queste due famiglie funzionali, vi sono poi una serie di “coadiuvanti” che apportano benefici specifici. Esistono vari tipi di tensioattivi:
- Anionici: hanno una carica elettrostatica negativa sulla testa idrofila. Sono i più diffusi e sono usati nei prodotti per il bucato, per il lavaggio delle stoviglie a mano e per la pulizia della casa. Hanno un alto potere schiumogeno oltre che pulente. Ne fanno parte gli alchilbenzensolfonati, gli alchilsolfati, gli alchiletossisolfati e gli alcoletossisolfati.
- Non ionici: non hanno carica, quindi sono meno sensibili alla durezza dell’acqua. Si trovano nei coadiuvanti di lavaggio (ammorbidenti, additivi antimacchia, scrostanti anticalcare). Sono gli etossilati e gli ossidi di alchilamina.
- Cationici: hanno una carica positiva. Si utilizzano principalmente negli ammorbidenti. Fanno parte di questa classe i sali di ammonio quaternari e gli esteri quaternari.
- Anfoteri: assumono una carica diversa a seconda del tipo di soluzione. Sono delicati, presentano elevato potere schiumogeno e stabilità. Fanno parte di questa classe le betaine e gli alchilammino-ossidi.
Il risultato migliore per un detergente è ottenuto dalla miscela di tensioattivi anionici e non ionici.
I disinfettanti: differenze con i detergenti
I disinfettanti non detergono e non rimuovono lo sporco: essi sono agenti antinfettivi impiegati per la disinfezione di ambienti, superfici e oggetti di varia natura. Sono dotati di scarsa tossicità selettiva e di un ampio spettro d’azione che può includere batteri, funghi, protozoi, virus.
La disinfezione non uccide necessariamente tutti i microrganismi, in particolare le spore batteriche resistenti: è pertanto meno efficace della sterilizzazione. I disinfettanti sono considerati a pieno dei biocidi, ma si distinguono da altri agenti antimicrobici come gli antibiotici, perché agiscono all’interno del corpo.
I disinfettanti non si legano a recettori, ma agiscono in modo aspecifico, denaturando proteine e acidi nucleici e/o scompaginando le membrane.
Tipi di disinfettanti
I vari tipi di disinfettanti esistenti possono essere impiegati per ottenere diversi gradi di disinfezione, a seconda delle necessità, e vengono classificati in base alla struttura chimica e al meccanismo d’azione.
Agenti ossidanti. Esplicano la loro attività sostanzialmente attraverso l’ossidazione delle proteine. I più conosciuti sono l’ipoclorito di sodio (comunemente noto come “candeggina“), ma anche il dicloroisocianurato di sodio e il permanganato di potassio, largamente impiegati come disinfettanti nella disinfezione delle acque. I composti del cloro, come la cloramina T ad azione potabilizzante, consentono di ottenere un grado di disinfezione medio-alto e sono anche dotati di una blanda azione sporicida.
Alcoli. Appartengono a questo gruppo di disinfettanti l’alcol etilico (o etanolo) e l’alcol isopropilico, il cui uso può essere esteso anche alla disinfezione di superfici, ambienti e – dove possibile – di strumenti (non chirurgici). La concentrazione ottimale dell’etanolo è pari al 70%. L’alcol etilico a 95° denaturato è invece una miscela di etanolo al 95% e acqua al 5%, addizionata di additivi che lo rendono di gusto sgradevole (ad esempio il tiofene).
Aldeidi. Fra i disinfettanti appartenenti a questo gruppo ritroviamo l’aldeide glutarica (o glutaraldeide) al 2% e l’orto-ftalaldeide allo 0,5% che trovano impiego soprattutto in ambito medico e chirurgico, e consentono di ottenere un livello di disinfezione alto.
Composti eterociclici. Il più utilizzato e il più conosciuto è certamente l’ossido di etilene, che trova un largo impiego in ambito chirurgico, farmaceutico (preparazioni farmaceutiche termolabili, in cui la sterilizzazione con calore non è possibile) e alimentare. Dev’essere maneggiato con molta cautela e attenzione.
Detergenti e disinfettanti: rischi e complicanze
I detergenti, così come molti disinfettanti ad uso quotidiano, sono di per sé, innanzitutto, degli irritanti primari e quindi, se usati senza le dovute precauzioni, possono causare dei danni alla pelle. Ripetuti contatti con questi agenti alterano lo strato corneo e il film idrolipidico che protegge la cute, con danni che vanno dalle dermatiti da contatto irritative e allergiche alle sovrainfezioni cutanee.
La professione di casalinga comporta un’esposizione, spesso in maniera scarsamente protetta, a numerosi fattori di rischio. Ma anche gli stessi dispositivi di protezione, quali i guanti di gomma, possono essere causa sia di eczemi da contatto (alla gomma e ai suoi costituenti) che di infezioni dovute all’umidità e alla conseguente macerazione che questi oggetti provocano.
I detersivi, se introdotti accidentalmente o volontariamente nell’organismo, possono essere tossici e provocare danni anche sistemici. È ovvio che il danno dipende dalla quantità e dalla concentrazione del prodotto, oltre che dallo stato di salute del soggetto. Uno studio norvegese ha dimostrato un declino accelerato della funzionalità polmonare nel tempo in donne che utilizzano regolarmente detergenti (stiamo parlando di fenomeni quali danno ossidativo a livello di epiteli e mucose, infiammazione o sensibilizzazione) rispetto a quelle che non svolgono alcuna attività di pulizia.
Gli antisettici
Gli antisettici appartengono, come i disinfettanti, alla grande categoria degli agenti antinfettivi, ma sono ad uso esclusivamente topico. Generalmente, sono impiegati per la disinfezione della cute (integra e non) e delle mucose dell’individuo, così come degli animali (uso veterinario).
I meccanismi d’azione attraverso i quali esplicano la loro attività possono essere molteplici, ma spesso affini a quelli dei disinfettanti. Il metodo di classificazione maggiormente impiegato è basato sulla struttura chimica:
- Alcoli, fra cui l’alcol etilico e l’alcol isopropilico, utilizzati normalmente al 60-70% per la disinfezione della cute integra.
- Biguanidi. Tra questi spicca la clorexidina, presente in collutori, ma anche in preparati ad uso ginecologico e dermatologico, in soluzioni allo 0,05-0,3% o in gel all’1%. In medicina veterinaria, è usata come disinfettante sulle ferite, soprattutto dei cani.
- Composti alogenati, fra cui ritroviamo il fenolo clorurato triclosan, che rientra anche nella composizione di alcuni prodotti per l’igiene personale, lo iodopovidone e la tintura di iodio (soluzione idroalcolica al 2% di iodio, 2,4% di ioduro di potassio e 47% di etanolo). Normalmente sono ben tollerati. La tintura di iodio rientra fra i rimedi più frequentemente adoperati e, erroneamente, prescritti durante la pandemia di influenza spagnola del secolo scorso.
- Perossidi, come il perossido d’idrogeno (o acqua ossigenata) efficace nel trattamento di ferite, escoriazioni e ulcere. Normalmente, viene utilizzato alla concentrazione di 10-12 volumi; se in concentrazioni più alte, dev’essere preventivamente diluito.
- Acido borico. Utilizzato abitualmente in concentrazioni del 3% su aree di cute irritate o screpolate e spesso nel trattamento dell’acne. Solitamente, è un composto ben tollerato, tanto che può essere impiegato anche nei bambini, purché di età superiore ai tre anni.
Fabio Capone
Biografia
- Marriott, Norman G., and Robert B. Gravani. “Attrezzature e impianti per la sanificazione.” Sanificazione nell’industria alimentare (2008): 205-232.
- Morganti, P., and S. D. Randazzo. “I detergenti cutanei: valutazione biologica della loro attività.” Relata Technica 16 (1984): 25.
- Chang, Arthur. “Cleaning and Disinfectant Chemical Exposures and Temporal Associations with COVID-19—National Poison Data System, United States, January 1, 2020–March 31, 2020.” MMWR. Morbidity and Mortality Weekly Report 69 (2020).
- Scarpa, Nicoletta, et al. “COVID-19, la malattia da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2).”
- Marriott, Norman G., and Robert B. Gravani. “Detergenti.” Sanificazione nell’industria alimentare (2008): 149-174.