“Film” è l’unica opera cinematografica in cui Samuel Beckett compare come regista. Nella sua vita, Beckett ha avuto già esperienza con altri media tranne il cinema. Solo nel 1965 prese parte alla produzione dell’unica sua opera cinematografica dal titolo “Film”.
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Beckett prima del cinema
Samuel Beckett nacque a Foxrock nel 1906, da una famiglia di origine francese. Dopo aver frequentato la scuola privata decise di iscriversi al Corso di Laurea in Lettere al Trinity College.
Finita l’università, nel 1928, fu trasferito in Francia, a Parigi, doveva restare lì un anno per poter diventare insegnare inglese e far ritorno al Trinity College a Dublino. A Parigi ebbe la fortuna di incontrare James Joyce, si appassionò ancor di più alla letteratura e alla scrittura. Beckett fino ad allora scrisse solo di saggistica, l’incontro con Joyce fu illuminante. Aveva capito cosa volesse fare della sua vita e Joyce vide in lui molte più risorse degli altri scrittori.
Beckett scrisse un saggio “Dante…Bruno.Vico..Joyce”, suo contributo per un’opera di studio su James Joyce e che venne pubblicato sulla rivista “Transition”. Riuscì, poi, a stabilirsi a Parigi grazie al premio vinto ad un concorso letterario.
Dopo un po’ di anni ritornò a casa, passò dei momenti molto difficili della sua vita, prima di riuscire a riprender il suo viaggio. Nel 1938 vide la luce il suo primo romanzo “Murphy”.
Dal teatro ai media
Dal ’46 Beckett scrisse molte opere prima di approdare al teatro con “En attendant Godot” con la messa in scena dell’opera avvenuta poi nel Gennaio del ’53 in un piccolo teatrino, per la regia di Roger Blin, cheaveva già messo in scena alcune opere di Antonin Artaud. Ebbe tanto successo e questo lo portò con non poca difficoltà a scrivere una seconda opera teatrale “Fin de Partie”, la scrittura dei due atti termina solo nel ’56.
Alla fine della stesura di questa pièce, Beckett fu chiamato dalla BBC per un radiodramma, ritorna alla lingua inglese con “All that fall”, in cui un solo personaggio, un uomo, si presta come protagonista della storia. Primo approccio alla radio, apprende nuovi codici linguistici e tecnologici, riproponendo tutto questo bagaglio di esperienze in uno spettacolo teatrale nel ’57: “Krapp’s Last Tape”.
Seguirono ancora altre opere teatrali, radiodrammi e teledrammi come in “Eh Joe!” in cui seppe utilizzare in modo sapiente il primo piano del protagonista e la voce fuori campo per dare un effetto straniante e terrificante. Poi finalmente, Samuel Beckett approda anche al cinema con “Film” nel ’65.
Film: l’unica opera cinematografica di Beckett
La proiezione di “Film” di Samuel Beckett avvenne, per la prima volta, nel 1965 al New York Film Festival. Nel 1963 l’editore americano di Beckett, Barney Rosset, chiese ad autori come Harold Pinter, Yonesko e lo stesso Beckett di scrivere una sceneggiatura cinematografica. Solo Beckett riesciù a scrivere una sceneggiatura che convinse l’editore a far partire la produzione.
La regia è di Alan Schneider che ha avuto un’esperienza pregressa in una trasposizione televisiva della prima opera di Beckett “Aspettando Godot”. Come direttore della fotografia la scelta cadde su Boris Kaufman, fotografo di Jean Vigò e fratello di David Kaufman, conosciuto da tutti come Dziga Vertov. Come primo attore e protagonista scelsero Buster Keaton.
La scelta dell’attore è importante perché Beckett prese una sua caratteristica che l’ha reso celebre per sminuirla e in questo caso fu il volto di Keaton ad essere ridimensionato. Beckett apporta una rivoluzione in questo lungometraggio, infatti, lo spettatore non vede il volto di Keaton perché il personaggio è curvato verso sé per sfuggire ad una presenza fissa e costante.
La tematica di “Film” è “essere è essere percepiti”, riprendendo l’epigrafe presente nelle <<Indicazioni generali>> dell’autore.
“Essere è essere percepiti”
In “Film” di Samuel Beckett l’attore principale, Buster Keaton, non è l’unico protagonista del corto, anche la macchina da presa diventa personaggio all’interno della sceneggiatura. Keaton quindi diventa O (object) mentre ciò che segue con lo sguardo l’attore è E (eye). Questa unica opera cinematografica di Beckett, dalla durata di 22 minuti, è divisa in tre sequenze.
Le tre sequenze di “Film” di Samuel Beckett
La prima sequenza si apre con un primissimo piano, un occhio che poi lo spettatore capirà essere dell’inseguitore. Inizia la fuga dell’inseguito, è Buster Keaton, la macchina da presa l’altro protagonista, insegue il povero sfortunato. Ad un certo punto Keaton verrà fermato da due signori ma riesce a continuare la fuga. I due signori, i due malcapitati, in un primo piano, si volteranno verso l’inseguitore restando disgustati.
Nella seconda sequenza, svolta nel pianerottolo del condominio, Og si ferma al rumore di passi , si nasconde per non essere visto da Eye. I passi sono di un’anziana signora che scende dalle scale e che alla vista di Eye sverrà.
Nella terza sequenza Og riesce a chiudersi nella sua stanza e copre tutto ciò che può avere la facoltà di percepirlo, di osservarlo. Butta fuori prima il gatto e poi il cane creando una situazione da stand up comedy, fa uscire l’uno ed entra l’altro. Copre lo specchio e strappa l’immagine di un Dio con degli occhi enormi, si siede su una sedia a dondolo che ha anch’essa, allo schienale, una decorazione grottesca somigliante a degli occhi. Anche gli occhi sono un elemento ricorrente.
Percezione e punti di vista
Allo spettatore viene sempre ricordato che ci troviamo di fronte a due punti di vista: quello dell’osservatore, con un sapiente uso della soggettiva, e quello dell’osservato, che cerca in tutti i modi di fuggire all’osservatore.
Beckett e Schneider utilizzano un espediente per rappresentare i due punti di vista: la visione di Eye è molto nitida mentre quella di Object, che si presenta anche con un occhio bendato, è sfocata.
L’idea di essere percepito ma anche quello di percepire sé stesso si pone come l’unica paura che lo attanaglia e che lo perseguita per tutto il film. Una paura e tensione che percepisce anche lo spettatore, con la macchina da presa che segue imperterrita Object e che alla vista degli altri si presenta come figura spaventosa.
Solo verso la fine dell’opera lo spettatore scoprirà chi è l’altro personaggio, la figura inquietante, e resterà scosso ma allo stesso tempo meravigliato da questa scoperta.
“[…] l’essere percepiti è qualcosa alla quale non ci si può sottrarre, dal momento che si resta sempre indissolubilmente legati al mondo tramite l’autopercezione.”
Le avventure/disavventure della produzione di Film di Samuel Beckett
Il 20 Luglio del 1963 iniziarono le riprese con uno Schneider molto nervoso che si cimentava per la prima volta con un progetto del genere.
La prima sequenza prevedeva l’incontro di Og con alcuni passanti, ma le riprese furono un vero disastro e Beckett decise di eliminare la scena passando subito alla visione dell’occhio e successivamente alla fuga di Keaton.
Le riprese successive, poiché girate in interni, non diedero alcun problema. Buster Keaton si appassiona al progetto. Beckett ritorna in Europa, pensando “che il cinema era un aggeggio maledettamente complicato che non garantiva quel controllo totale da lui sperato”.
Dopo queste prime incertezze e subbugli il film ricevette premi e diplomi di merito.
Ilaria Martorelli
Fonti: Adorno T., Il nulla positivo. Gli scritti su Beckett, Roma, L’Orma Editore, maggio 2019
www.samuelbeckett.it