Maggio è il mese della masturbazione, senza dubbio la pratica sessuale più comunemente esercitata, e forse anche la più fedele interprete del nostro sentire più vero.
Molto spesso però ci si pone la domanda: “masturbarsi fa male?“. Infatti storicamente la masturbazione è stata associata alla censura, bandita dalla Chiesa e reputata causa di malattie secondo la scienza medica del passato.
La pratica autoerotica ha assunto negli anni svariati significati ed è andata incontro a parecchie chiavi di lettura. Tuttavia, dopo secoli di tabù la scienza ha deciso di studiare la masturbazione, e ne ha rivalutato i benefici sull’organismo. Si potrebbe addirittura dire che masturbarsi fa bene!
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Manu stuprare: l’autoerotismo attraverso i secoli
Il rapporto ambivalente che l’uomo da sempre ha con la masturbazione traspare anche dalla sua etimologia incerta. Per alcuni infatti, masturbare deriverebbe da manu stuprare, composto di manu (ablativo di manus, mano) e stuprare (disonorare, violare), quindi con un’insita connotazione negativa. Per altri ancora da manu turbare, ossia “agitare, scuotere con la mano”.
Ma quello della masturbazione attraverso i secoli è un viaggio curioso e divertente. Si pensi che a masturbarsi erano già i faraoni egizi durante le cerimonie in riva al Nilo, in segno di riconoscenza verso il dio Atum-Ra: un dio capace, con le sue generose eiaculazioni, di alimentare le piene del grande fiume e di garantire prosperità all’Alto e Basso Egitto.
I Greci lo consideravano un valido sostituto di altre forme di rapporto sessuale. Secondo il cinico Diogene di Sinope, stando a quanto riporta Dione Crisostomo nei Discorsi, fu il dio Hermes ad insegnare al figlio Pan, distrutto dall’amore non corrisposto per la ninfa Eco, il trucco di “fare da sé” per attenuare la propria sofferenza.
Fu invece Galeno di Pergamo, medico personale di Marco Aurelio, il primo a prescrivere la masturbazione: agli uomini per regolare la produzione dei liquidi corporei, alle donne per curare i disturbi nervosi.
Ad ogni modo, presso i Romani era preferita la mano sinistra durante tale pratica, in quanto la destra era riservata a coglier il cibo da tavola.
La masturbazione tra religione e scienza
Ma la tolleranza cominciò presto a venir meno. Fino agli anni ’70 la masturbazione è stata infatti un vero tabù: si faceva ma non si diceva.
Un peso notevole su tale discriminazione lo hanno avuto senz’altro le grandi religioni monoteiste. Nel Pentateuco ad esempio si condanna lo spreco del seme compiuto da Onan. Il figlio di Giuda, per non mettere incinta la moglie del fratello defunto, praticava il coito interrotto e perciò fu punito da Dio.
La scienza, dal canto suo, ha preferito adeguarsi alle grandi riflessioni teologiche.
Del 1760 è L’Onanisme, un trattato di medicina globale dello svizzero Samuel-Auguste Tissot sui presunti effetti negativi della masturbazione. Prendendo in considerazione i casi di alcuni suoi pazienti maschi, Tissot sosteneva che lo sperma è un “olio essenziale” e di stimolo e che, perduto dal corpo in grandi quantità, può avere conseguenze anche fatali per la persona.
Tali idee furono riprese anche da filosofi quali Immanuel Kant e Voltaire, spostando così sempre di più l’opinione medica dei successivi due secoli nei riguardi della masturbazione verso l’idea che fosse una malattia debilitante, e che addirittura potesse provocare la cecità, la perdita dei capelli, e perfino l’omosessualità. Per curarla si prescriveva l’uso di cinture di castità, camicie di forza e cauterizzazione, l’infibulazione per le donne, e perfino l’elettroshock.
La dieta “anti-afrodisiaca” di John H. Kellogg
Ma tra gli aneddoti più curiosi vi è sicuramente quello del medico e imprenditore americano John Harvey Kellogg. Questo, particolarmente zelante contro il peccato masturbatorio e le pulsioni sessuali in genere, nel 1877 mise a punto una dieta, da lui definita “anti-afrodisiaca”, a base di fiocchi di mais: nacquero i Kellogg’s Corn Flakes.
Dalla rivoluzione sessuale agli studi sul dolore
La vera svolta arrivò solo a cavallo fra il 1940 e il 1950. Apparve infatti il controverso e sensazionalistico Rapporto di Alfred Kinsey, il sessuologo che ha di fatto riscattato la pratica. Degli americani da lui intervistati, il 92% aveva dichiarato di masturbarsi abitualmente.
Gli anni a partire dal 1970 furono quelli della cosiddetta liberazione sessuale: gli scienziati iniziarono ad occuparsi di masturbazione senza pregiudizi. A tal proposito, il medico psichiatra Thomas Szasz, autore de Il mito della malattia mentale, riconobbe uno spostamento di consenso scientifico nei riguardi della pratica masturbatoria come di “un qualcosa che da malattia diviene improvvisamente cura”. D’altronde la masturbazione veniva prescritta già verso la fine dell’800 alle donne affette da isteria (dal greco hyster, utero). La tecnica includeva l’uso di primi vibratori e strofinare i genitali con creme-placebo.
Ma sono state indagini più recenti a rivalutare i benefici associati ai “piaceri solitari”. Tra i più interessanti, uno studio effettuato dalla Rutgers University di Newark (USA), in cui due gruppi di donne hanno accettato di farsi stringere un dito in una specie di morsa dolorosa, e a uno è stato chiesto di masturbarsi durante l’esperimento: la soglia del dolore di questo gruppo si è alzata del 74,6% rispetto all’altro.
Ma c’è di più: le scansioni effettuate con la risonanza magnetica funzionale avevano riscontrato in queste donne un’intensificazione dell’attività di un’area specifica del cervello chiamata nucleo del rafe dorsale, che rilasciava più serotonina con funzione analgesica. Ma la serotonina non sarebbe l’unica sostanza implicata.
La masturbazione e l’attività cerebrale
Gli studi condotti dal neuroscienziato Komisaruk hanno dimostrato che la stimolazione sessuale porta all’attivazione anche di altre aree cerebrali. Parliamo del sistema limbico (responsabile dell’elaborazione della memoria e delle emozioni), l’ipotalamo (legato al controllo involontario del corpo), e la corteccia prefrontale (implicata nel giudizio e nella capacità di risolvere problemi).
Nel momento in cui si raggiunge un orgasmo, più di trenta sistemi primari del cervello si attivano. Un orgasmo quindi non è un evento separato e locale: non esiste nessun centro specifico dell’orgasmo, indipendentemente dal sesso della persona in questione, nonostante ci siano chiare differenze fisiologiche tra maschio e femmina.
Tutta una questione di ormoni
Se è vero che più di trenta aree cerebrali si attivano quando una persona si masturba, è anche vero che sono gli ormoni a rendere possibili i numerosi benefici che derivano da tale pratica.
L’ossitocina innanzitutto, che aumenta con la stimolazione tattile di seni e capezzoli (reazione uguale a quella dell’allattamento), così come del clitoride nella donna, e che prolunga i comportamenti pro-sociali come altruismo, generosità ed empatia. Questi effetti socio-cognitivi emergono in conseguenza della soppressione dei circuiti pre-fontale e cortico-limbico, con conseguente abbassamento dei freni inibitori sociali come la paura e l’ansia. Inoltre, riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Vi sono poi le endorfine, un gruppo di sostanze prodotte dall’adenoipofisi con proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina.
La dopamina è invece legata alla sfera del piacere e al meccanismo della ricompensa: masturbarsi aumenta il rilascio di questo neurotrasmettitore. Uno studio dell’Università di Groningen, nel Nord dei Paesi Bassi, ha ipotizzato che la dopamina rilasciata durante la masturbazione potrebbe aiutare anche a curare la sindrome delle gambe senza riposo.
L’orgasmo stimola inoltre la produzione di estrogeni nella donna, che migliora la naturale riparazione dei tessuti, e di testosterone nell’uomo, che potenzia le facoltà cognitive e altri parametri corporei. Aumentati sono infine i livelli di immunoglobuline, indispensabili per rafforzare il sistema immunitario e ridurre il rischio di ammalarsi.
Una vita senza masturbazione è possibile?
Nel 2010 gli antropologi americani Barry e Bonnie Hewlett hanno descritto i comportamenti di due piccole tribù centroafricane, Aka e Ngandu, nella cui lingua manca del tutto una parola che indichi l’autoerotismo, e che sono confusi riguardo questo concetto.
Si può dunque vivere senza masturbarsi? Uno studio cinese del 2003 dimostrò che un periodo di astinenza dall’autoerotismo di sette giorni scatena un picco di testosterone (da sempre associato alla virilità). Il 20 giugno 2011 nasce NoFap, una comunità virtuale che ad oggi conta circa 400,000 iscritti. I seguaci di questo movimento dichiarano di voler intraprendere una sfida personale con sé stessi “così da acquisire il controllo della propria sessualità”, propugnando una “totale astensione dal PMO” (Porn, Masturbation, Orgasms).
Non sono tuttavia mancate le critiche di studiosi e giornalisti, che hanno definito il NoFap come semplicistico, oltre che capace di generare effetti collaterali imbarazzanti, quali erezioni prolungate o indesiderate, o eccessiva libido.
Quando masturbarsi fa male: l’autoerotismo compulsivo
Secondo l’opinione medica non derivano problemi dal praticare la normale masturbazione. In accordo con il Manuale di Merck essa è considerata anormale soltanto “quando ostacola le relazioni, è fatta in pubblico, o è ossessivo-compulsiva da causare angoscia“.
In generale, la persona che si masturba abitualmente è di solito spinta da un oggetto del desiderio sessuale: oggetto che non può ottenere e che lo porta a doversi “accontentare”.
A volte però, lo stesso oggetto del desiderio porta la persona a isolarsi socialmente o a sviluppare una disabilità nei rapporti sociali perché la sua sessualità è presa in ostaggio dall’attività masturbatoria.
In tal caso la masturbazione diviene patologica, che prescinde quindi dal senso autoerotico dell’atto in sé, e quindi dal piacere e dalla soddisfazione, poiché all’aumento della frequenza corrisponde un minore appagamento, ricercato in maniera rabbiosa o smaniosa senza successo, oppure una condizione demoralizzante e imbarazzante per la persona. Uno dei trattamenti ritenuti più consoni per la gestione della masturbazione compulsiva è la terapia cognitivo-comportamentale.
Fabio Capone
Bibliografia
- Antonio Varone, Erotica pompeiana: Love Inscriptions on the Walls of Pompeii («L’Erma» di Bretschneider, 2002), p. 95; CIL 4.2066, as cited by John G. Younger, Sex in the Ancient World from A to Z (Routledge, 2005), p. 108.
- Thomas S. Szasz, Sex, in The Second Sin, London, Routledge & Kegan Paul Ltd, 1974 [1973], p. 10.
- Rachel P. Maines, The Technology of Orgasm: “Hysteria”, the Vibrator, and Women’s Sexual Satisfaction, Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1999
- Komisaruk, Barry R., and Beverly Whipple. “Functional MRI of the brain during orgasm in women.” Annual Review of Sex Research 16.1 (2005): 62-86.
- Komisaruk, B. R., et al. “An fMRI time-course analysis of brain regions activated during self-stimulation to orgasm in women.” Society for Neuroscience Abstracts. Vol. 285. No. 6. 2010.
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