Maat, scritto anche Ma’at, nella cultura e nella religiosità degli antichi egizi, è sia una divinità che un principio di ordine del mondo. Su di essa si fonda l’esistenza dell’uomo, che, grazie a Maat, acquisisce senso.
In questo articolo sarà proposto un quadro sul significato di questo principio e sulla sua incarnazione divina in Egitto, ricca di simboli, come il famoso Ankh.
Indice dell'articolo
Che cos’è Maat?
Prima di avventurarci nella scoperta delle caratteristiche e del ruolo di questo principio nella civiltà egizia antica, è bene darne una definizione scientifica, attraverso le parole di Paolo Scarpi:
“Il ma’at è un principio cosmico ed etico dotato di potenza, personificato in Maat, figlia di Ra, dipinta nel recesso più segreto del tempio. Esprime concettualmente un insieme di «ordine, verità e giustizia» e quindi ha una funzione cosmica ed un riflesso etico e sociale. È compito del faraone attuare il ma’at attraverso l’esecuzione delle cerimonie di culto che ne garantiscono la conservazione nel mondo. Tuttavia anche ogni altro individuo lo deve attuare, in quanto esso è la condizione per essere ammessi nell’Aldilà e godere dell’immortalità”.
Fonti antiche
Si nota come il rispetto di questo principio sia una condizione essenziale per accedere nel Regno dei morti, e ciò vale per tutti gli uomini. Le fonti materiali da cui si è ricavata questa concezione possono essere distinte in base al periodo di riferimento:
- Regno Antico: i Testi delle piramidi, scolpiti in geroglifico sulle pareti delle piramidi di Saqqara e di alcune tombe delle consorti regali;
- Regno Medio: i Testi dei sarcofagi, alcuni datati già alla VI dinastia, scritti in corsivo con il calamo sulle pareti dei sarcofagi, i quali riprendono comunque materiale antico;
- Nuovo Regno: il Libro dei morti, che sintetizza le due grandi tradizioni precedenti in prospettiva teologica che vede in Ra (padre della dea Maat) l’espressione suprema della divinità, nella forma del disco solare. A tal proposito diversi testi funerari fanno riferimento al destino ultraterreno di coloro che non appartengono alla famiglia reale, riuniti nel Libro dell’Amduat.
Maat come principio cosmico e come divinità
Maat non è solo la dea della giustizia e dell’ordine del mondo. Pur essendo ciò vero, per comprendere bene il suo ruolo nella società dell’Antico Egitto, si può introdurre un discorso critico sulla natura di questo principio. Si è visto, a tal fine, come anche la scrittura del nome distingua tra la dea (Maat) e il valore (ma’at) da essa incarnato.
Gli studi di Jan Assmann
A tal proposito un buon punto di partenza rappresentano gli studi del famoso egittologo tedesco Jan Assmann, ancora attivo nel suo campo di studi, ed in particolare il volume Maât: l’Égypte pharaonique et l’idée de justice sociale. Conférences, essais et leçons du Collège de France, edito a Parigi nel 1989 e tradotto anche in arabo nel 1996.
L’opera è il prolungamento ideale del suo Mosè l’egizio. Decifrazione di una traccia di memoria, libro fondante la teoria del dio unico.
Assman riflette sul significato della parola Maat per gli egizi, affermando che quei principi di di religione, saggezza, morale o diritto, che per noi sono scontati, in realtà per gli antichi Egizi sarebbero stati incomprensibili. Quindi il ma’at si presentava, in primis, come principio generale di ordine del mondo, simultaneamente verità e giustizia, divinità e concetto.
Lo studioso tedesco parla anche di «solidarietà attiva», ossia agire gli uni per gli altri: in questo modo si fa la Maat. Ciò comportava l’impegno del singolo individuo ad avere un ruolo di rilievo nella propria comunità, manifestando anche materialmente la propria utilità e la sua presenza nella società, facendo costruire, ad esempio, delle tombe. Ritorna quindi ogni volta quell’ideologia funeraria tanto cara agli Egizi.
L’insieme di buoni comportamenti, che contribuiscono a fare Maat, è poi funzionale al giudizio dei morti, spettante agli dèi Anubi (o Horus) e Osiride.
Chi è la dea egiziana Maat?
Maat viene comunemente rappresentata in forma di donna, di alta statura, con una grande piuma di struzzo indossata sul capo. Dal geroglifico che la raffigura è possibile notare la presenza di una piattaforma in pietra, di colore nero, che sta a significare la solidità dei valori rappresentati dalla dea.
Maat costituiva il concetto di verità, equilibrio, ordine, legge, moralità e giustizia. Talvolta è personificata come una dea che regola le stelle, le stagioni e le azioni dei mortali e delle divinità, le quali hanno stabilito l’ordine dell’universo dal caos primordiale al momento della creazione. Questo è un motivo che ritorna costantemente nei miti di origine delle religioni, anche tra le più diverse.
Più tardi, con elaborazioni teologiche successive, essa è accoppiata al suo corrispettivo maschile, Thoth, il quale presenta i suoi stessi attributi. Infatti entrambi sono presenti nel rito della pesatura del cuore, come vedremo.
La Misura
Riprendendo i concetti di verità e giustizia, Maat si pone quindi come Misura delle azioni umane, in un’ottica che potremmo definire morale. Infatti non esiste alcun culto specifico per la dea, in quanto essa non deve essere pregata, osannata oppure omaggiati attraverso sacrifici: Maat deve essere fatta, cioè deve essere messa in pratica durante il corso della propria vita.
La Misura esprime un sofisticato concetto di centralità dell’Uomo al centro del suo Universo, con i suoi tre principali parametri di misure temporali, misure angolari e misure lineari.
In questo senso è interessante notare che proprio in quanto principio di ordine cosmico, il nome di Maat sia la radice di una disciplina che usiamo molto spesso e di cui l’uomo non può fare a meno, cioè la matematica (dal greco μάθημα (máthema), traducibile con i termini “scienza”, “conoscenza” o “apprendimento”).
I 42 precetti del saggio Ani
Di seguito vengono riportati dei precetti legati all’attuazione della ma’at. Essi sono tratti dal Capitolo CXXV del Libro dei Morti, contenuto nel Papiro di Ani, conservato al British Museum di Londra. Il testo risale, presumibilmente, al regno di Amenophis III (1405-1367 a.C.) o all’inizio della XIX dinastia Sethos I (1318-1304) – Ramses II (1304-1237).
La fonte presenta le norme divise in due tavole, le mumero 31 e 32.
In tali precetti, sotto forma di negazione, si sancisce il rispetto di regole di comportamento fondamentali per poter accedere al Regno dei morti dopo il giudizio divino. Si tratta di prescrizioni relative all’ambito della socialità, in pubblico ed in privato, alla sessualità, al rapporto com gli dèi e a quelle azioni che potremmo definire reati, come violenze, omicidi e frodi.1
La pesatura del cuore
L’antica religione egizia presenta, nell’immaginario ultraterreno, il momento della psicostasia, ossia la cerimonia di cui il defunto era protagonista prima di poter accedere nell’aldilà.
Secondo il mito, il dio Anubi il morto al tribunale del dio Osiride, il quale esprime, con un consesso di 42 giudici, l’idoneità del soggetto per l’ingresso nell’aldilà. Anubi (o, in alternativa, Horus) depone il cuore del defunto sul piatto di una bilancia, mentre sull’altro piatto è posizionata la nota piuma di Maat.
La piuma Shu
Essa racchiude, simbolicamente, i valori di Maat che l’uomo deve aver aplicato nel corso della propria esistenza terrena. Ritorna quindi il concetto di Misura, di cui Shu è la rappresentazione oggettiva. Tutte le operazione sono sorvegliate da Thoth.
Se il cuore risulta più pesante della piuma, e quindi gravato da ingenti colpe, il defunto viene divorato dalla mostruosa dea Ammit. In caso contrario la persona viene ritenuta giusta e ammessa al Campo dei Giunchi, il vero e proprio Regno dei morti.
I vari simboli di Maat
Bastone
Nelle sue varie rappresentazioni Maat può essere raffigurata, oltre che con la piuma sul capo, con un bastone. Esso, come per divinità di altre religioni, rappresenta essenzialmente l’Equilibrio di cui la dea si fa portatrice e garante. Non a caso essa è legata, in alcuni dipinti, alla simbologia del Cobra con valore positivo e forse legato alla simbologia del caduceo di Mercurio.
Nel complesso del culto di Ra,padre della dea, un ruolo importante è rivestito dal dio serpente Apophis, incarnazione del male e del Caos, che spesso accompagna il dio solare e sostiene le forze a lui contrarie, come Seth, fratello e assassino di Osiride.
Mattone e scarabeo
Il mattone che si trova alla base della figura di Maat rappresenta la base solida del Cosmo, su cui viene costruito l’ordine del mondo in cui l’uomo si trova a vivere. Ad esso è associata spesso la simbologia dello scarabeo. Esso afferisce ai gradini più alti dell’esistenza umana, quindi può rappresentare l’uomo nella sua compiutezza di valori, i quali, appunto reggono il peso dell’ordine imposto da Maat.
Maat e l’Ankh
L’Ankh, anche detto Croce egizia o Croce ansata, è un simbolo diffuso largamente in Egitto, legato sia a concetti astratti e a valori, come quelli di Maat, sia alla materialità della natura e della ruralità. È formato da una barra verticale che ne interseca una orizzontale, il tutto sovrastato da un’ansa, come in un nodo.
Esso è uno dei segni più conosciuti e utilizzati in svariate rappresentazioni: indica la presenza di forze naturali, mistiche, cosmiche e generatrici dell’universo, essenza quindi dell’esistenza stessa.
Alcuni ci vedono una correlazione stretta con Ra e con il sorgere del sole, mentre altri hanno vi hanno individuato l’allegoria dell’unione sessuale tra maschio e femmina, suggellata dalla barra orizzontale.
Facendo, invece, riferimento alla forte etnicità della religione egiziana, forse l’Ankh potrebbe rappresentare la nascita del fiume Nilo, fonte di vita e prosperità. Essendo quindi legato alla vita, questo simbolo ha assunto anche il significato di vita eterna (lo si usa anche nelle mummificazioni). In epoca cristiana viene adottato dalla Chiesa copta per la sua somiglianza alla croce di Cristo.
Prescindendo dalle diverse interpretazioni, resta il fatto certo che Maat viene quasi sempre rappresentata con l’Ankh.
Gli studi
L’opera principe per approcciarsi alla religiosità egizia è sicuramente quella succitata di Jan Assmann.
Inoltre si può approfondire la conoscenza di Maat, altre divinità e i diversi temi legati all’Egitto antico attraverso il monumentale Lexicon der Ägypyologie, in 7 volumi, pubblicato a Wiesbaden nel 1975-92, mentre per una presentazione storica in generale è famosa la sintesi di J. Yoyotte, Égypte ancienne, in Histoire universelle, pubblicato a Parigi nel 1956.
Giuseppe Barone
Bibliografia
- Volokhine Y., Accostarsi agli dèi nell’antico Egitto: uno sguardo all’apparato rituale, in Borgeaud P, Prescendi F., Religioni antiche, Carocci editore, 2019.
- Filoramo G., Massenzio M., Raveri M., Scarpi P., Manuale di storia delle religioni, Laterza, 1998.