I Fatimidi furono una dinastia islamica sciita (ramo dell’Islamismo che riconosce come soli eredi i discendenti, in linea maschile, del Profeta Maometto) che regnò tra il 909 ed il 1171. Dichiaravano di essere discendenti di ‘Ali, il quarto califfo musulmano e di sua moglie Fatima, figlia del Profeta Maometto, da cui prendono il nome.
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Chi erano i Fatimidi?
I Fatimidi erano sia califfi (sommi monarchi islamici) che imam sciiti (guide spirituali, eredi del Profeta Maometto, dal genero di quest’ultimo, ‘Ali in poi) . Il loro legame diretto con ‘Ali e con il settimo imam Ismā’īl però non è mai stato effettivamente chiarito. Storicamente il califfato fatimide ha rappresentato sicuramente il risultato politico più concreto e di maggiore successo del movimento radicale sciita ismailita (setta sciita).
Il fondatore fu un emissario del movimento ismailita Ubaidallāh, al-Madhī nativo della Siria. Egli fu il primo a dichiarare di essere il capostipite di questa dinastia con la missione di riportare l’Islam alla sua purezza originaria. L’obiettivo della politica dei Fatimidi era quella di unificare tutto il mondo islamico e di portare la popolazione di fede musulmana sunnita al credo sciita.
Nella seconda metà del X secolo i Fatimidi conquistarono l’Egitto dove si trasferirono, lasciando la Tunisia (sede originaria del califfato) ai suoi vassalli Ziriti. Il culmine della potenza fatimide fu tra la fine del X secolo e la prima metà del XI secolo, quando conquistarono anche la Palestina e Siria.
Al suo massimo splendore i Fatimidi governarono su gran parte dell’Africa settentrionale, sulla Siria, sullo Yemen, sulla Palestina, sulla Sicilia e sull’Arabia Saudita.
La decadenza del regno
La decadenza del regno fatimide iniziò alla fine dell’XI secolo. Questo a causa di discordie dinastiche interne, di periodi di carestie e miseria, di ribellioni militari, di intrighi politici, oltre che dalla minaccia delle armate dei Crociati e degli interventi di potenze straniere sui territori dei Fatimidi.
Tutti fattori che progressivamente indebolirono la dinastia, portando alla sua fine e alla perdita graduale dei loro possedimenti. Ad esempio la Sicilia cadde per mano dei Normanni. Poi i Fatimidi persero i territori in Asia durante l’epoca delle Crociate, mentre emirati curdi e turchi proclamarono progressivamente la loro autonomia ed indipendenza. In quel momento del califfato dei Fatimidi rimase soltanto l’Egitto.
In particolare durante il regno dell’imam al-Mustansir che governò tra il 1036 ed il 1094 ci furono una carestia, crisi economica e disordini interni. Questo a causa del basso livello del Nilo che perdurò per ben sette anni consecutivi dal 1065 al 1072. Allora, le guardie turche al servizio del califfo saccheggiarono i forzieri fatimidi e ne misero in vendita il contenuto.
A questo punto l’imam al-Mustansir convocò il potente visir militare armeno al-Badr al-Jamali (che morì nel 1094) dalla Siria, per ripristinare la pace e la stabilità in Egitto. Tuttavia, questi istituì un proprio regime dittatoriale. Alla sua morte andò al potere suo figlio, il visir al-Afdal. Questi abolì la linea di successione califfale stabilita per usurpare ulteriormente l’autorità fatimide e questo provocò un grave scisma all’interno dell’ismailismo.
In realtà però la fine del regno dei Fatimidi storicamente avvenne nel 1171 per mano del condottiero curdo Saladino. Quest’ultimo decretò ufficialmente la conclusione di questo califfato in Egitto e reintrodusse l’Islamismo sunnita. Nel 1174 fondò la propria dinastia, quella Ayyubide, che durò fino a quando non venne spodestata dalla dinastia dei Mamelucchi.
L’Egitto all’epoca dei Fatimidi
L’Egitto ebbe un momento di grandioso splendore e di prosperità economica nel periodo fatimide. Nel 969 la dinastia dei Fatimidi fondò la città de Il Cairo, poco più a nord della città di al-Fustat (Il Cairo vecchia). Questa divenne la loro città-palazzo e sede principale del loro regno.
Il Cairo fatimide fu il centro di una fiorente rete commerciale che collegava il bacino del Mediterraneo all’Oceano Indiano ed oltre. Avevano un ottimo apparato amministrativo e finanziario, un’eccellente potenza militare e navale. Oltre ad un gran afflusso di oro africano. I sovrani stabilirono rapporti diplomatici e commerciali con i Bizantini ed i Normanni.
Durante il califfato fatimide ci furono lunghi periodi di calma e tolleranza religiosa. La favorevole posizione delle élite cristiana, ebraica e musulmana promosse un’intensa attività intellettuale, artistica e letteraria. Grazie anche al mecenatismo nei confronti di studiosi, scienziati, poeti, architetti ed artigiani.
I califfi Fatimidi ed i loro dignitari di corte costruirono imponenti biblioteche, moschee, istituzioni educativo-religiose, università, palazzi e porte di città.
Attualmente la conoscenza della vita della gente comune nell’Egitto fatimide proviene principalmente dai documenti rinvenuti nella sinagoga di Geniza, a Il Cairo del X e XIII secolo. Questi manoscritti frammentari, per la maggior parte in arabo in caratteri ebraici (giudei-arabi) furono scoperti nel XIX secolo.
Questo deposito segreto nascondeva documenti religiosi, commerciali e giuridici, liste di corredi da sposa, testi letterari, disegni, amuleti di carta e lettere personali scambiate da mercanti che esercitavano il commercio marittimo.
Da queste fonti emerge che nell’Egitto all’epoca dei Fatimidi viveva una popolazione multi-religiosa ed eterogenea sotto l’aspetto sociale ed economico. Questa includeva anche una classe media piuttosto numerosa che in generale traeva profitto dal commercio e dai traffici marittimi. Importanti erano l’afflusso di prodotti, persone e idee che circolavano.
L’artigianato all’epoca dei Fatimidi
Parallelamente all’ambiente di corte, anche le ricche classi medie urbane erano in grado di acquistare manufatti importanti. Tra questi c’erano tessuti preziosi, gioielli, oggetti in cristallo di rocca oppure in avorio.
Tra le peculiarità artistiche di questo periodo c’erano vasellame, di grandi e piccole dimensioni, lampade e pezzi degli scacchi in cristallo di rocca. Inoltre c’erano anche mobili intarsiati, vasellame in ceramica, in vetro ed in metallo. Oggetti che si acquistavano nei mercati soprattutto in quello de Il Cairo e di al-Fustat (Il Cairo vecchia).
I Fatimidi prendevano parte a complesse cerimonie pubbliche e processioni nei giorni di festa. Durante queste sfilavano in parata dignitari di corte e soldati insieme con cavalli, elefanti e giraffe. Così i cittadini potevano avere accesso diretto al rituale cortese ed alla cultura materiale. Di conseguenza, in questo periodo l’artigianato fu particolarmente prolifico. La produzione di oggetti fu molto varia.
Artigianato in cristallo di rocca all’epoca dei Fatimidi
L’intaglio del cristallo di rocca fu una vera e propria peculiarità del periodo dei Fatimidi. Le persone dell’epoca apprezzavano questo materiale non solo per la sua bellezza cristallina ma anche per i poteri curativi e protettivi che gli erano attribuiti. L’erudito persiano medievale al-Biruni descriveva la bellezza del cristallo di rocca come un amalgama d’aria e d’acqua.
Molti oggetti di questo periodo erano in cristallo di rocca. Ad esempio brocche, fiaschette, bottigliette porta essenze per profumi, pezzi di scacchi, bottigliette globulari, impugnature e figurine animali. Purtroppo molti di questi pezzi si sono perduti nel tempo.
Nella decorazione gli artisti fatimidi inizialmente traevano ispirazione dai prodotti tulunidi e di Sammarra (nell’attuale Iraq). Già nel X secolo però l’artigianato assunse un proprio stile. Allora cominciarono ad esserci figure di animali, spesso in posa araldica ai lati di un albero e complessi elementi vegetali su quasi tutto il corpo dell’oggetto.
Molti dei superstiti pezzi di cristallo di rocca islamici finirono nei tesori delle chiese medievali e furono riutilizzati come contenitori per sacre reliquie cristiane. Tra l’altro la maggior parte di queste attualmente è in Europa.
Artigianato in vetro all’epoca dei Fatimidi
La tradizionale produzione di oggetti in vetro, che esisteva fin dall’epoca dei Faraoni, continuò a perfezionarsi anche in epoca fatimide. Sicuramente il maggior centro di produzione di questo materiale fu al-Fustat (Il Cairo vecchia). In questo luogo sono stati rinvenuti manufatti e frammenti di oggetti in vetro, anche colorato, dell’epoca dei Fatimidi.
Purtroppo però, le conoscenze attuali non sono adeguate per stabilire con precisione quali fossero le caratteristiche tipiche di questo periodo. Inoltre, molti di questi oggetti sono attualmente in Europa e per ogni pezzo molti studiosi mettono in dubbio che l’effettiva produzione possa essere non europea ed in particolare di epoca fatimide.
Abbondante è l’oggettistica vetraria con ornati in rilievo a stampo (molti di ispirazione persiana o mesopotamica) come bottiglie. Anche minuscole fiaschette porta essenze erano spesso in vetro e con profonde incisioni con alla base un appoggio con quattro peduncoli e per questo detti “a dente molare”, stile tipicamente egiziano. Inoltre gettoni di vetro con epigrafi in uso come monete o pesi. La combinazione poi di diversi vetri opachi formavano delle perle. Anche scodelle e piatti presentavano una decorazione dipinta, in rari casi a lustro.
Manufatti in vetro con decorazione incisa ad imitazione del più prezioso cristallo di rocca era molto diffusa. Quindi erano oggetti in vetro trasparente e quasi incolore.
Vari tipi di artigianato all’epoca dei Fatimidi
In epoca fatimide intagli in legno, pietra, stucco ornavano moschee e palazzi con motivi vegetali, geometrici, epigrafici e di figure umane.
In particolare gli elementi decorativi per creare pannelli ad altorilievo erano spesso in legno con sfondo arabesco. In alcuni casi nella stessa opera gli artigiani impiegavano più legni per produrre un contrasto cromatico. Successivamente apportavano poi degli intagli secondo tecniche ben conosciute in epoca precedente dagli artisti e che in quest’epoca raggiunse alti livelli.
Gli stilizzati motivi vegetali dello stile della città di Samarra ispiravano questi elementi decorativi in un rilievo molto basso, cosiddetti ad “angolo smussato”. Inoltre l’aggiunta nel corso dell’XI secolo anche di sfondi con motivi di tralci a spirale che creavano due piani differenti di intaglio arricchivano ulteriormente la decorazione.
Verso la fine dello stesso secolo la tecnica divenne talmente sofisticata che le immagini sui pannelli sembravano tridimensionali. Infatti il motivo vegetale decorativo era talmente staccato dal suo sfondo da creare uno splendido senso di movimento, di luci e di ombre.
Pitture decorative ornavano moschee e soffitti di palazzi profani con immagini di musici e festini.
Artigianato in avorio e metallo dell’epoca dei Fatimidi
L’ avorio era un altro materiale usato nelle sculture e per creare placche e piccoli pannelli da impiegare in decorazioni di mobili e suppellettili. Gli artigiani spesso usavano legno e avorio insieme per creare contrasto di colori negli oggetti a intarsi.
La decorazione su avorio seguì la stessa evoluzione di quella su legno. Con l’adozione di una sempre maggiore profondità di intagli e piani multipli che conferivano un’impressione tridimensione e sul quale risaltavano figure umane ed animali.
La metallica fatimide era limitata quasi esclusivamente a sculture zoomorfiche usate come acquamanili, incensieri, getti di fontane, lucchetti, sostegni per larghi piatti od altri oggetti. Tramite una decorazione minuta su tutta la superficie c’erano immagini di grifoni, cervi, leoni, lepri, capre, dromedari, aquile ed altri uccelli stilizzati. Le impugnature degli oggetti erano anch’esse zoomorfe. Questi manufatti ricordano lo stile della produzione di oggetti in metallo dell’epoca sasanide, omayyade e buyde.
Le fonti attestano l’esistenza di un gran numero di oggetti in oro ed argento nei tesori dei califfi Fatimidi tra cui gioielli, monete ed altro ancora. Purtroppo per la maggior parte si sono perduti nel tempo.
Questi oggetti sono il risultato di una grande influenza tra diverse culture e testimoniano il grosso scambio intellettuale che ci doveva essere in quel periodo.
Artigianato in ceramica dell’epoca dei Fatimidi
Gli oggetti in ceramica erano soprattutto con la tecnica della pittura a lustro. Il maggior centro di produzione fu al-Fustat (Il Cairo vecchia).
Inizialmente gli elementi decorativi vegetali riempivano tutto l’oggetto. In seguito divennero più radi e stilizzati, fino a lasciare ampi spazi di invetriatura sottostante creando un effetto tridimensionale.
Agli inizi dell’XI secolo le figure di animali erano al centro dell’oggetto oppure in posizione radiale. Quindi immagini come grifoni alati, lepri, leopardi, e leoni spiccavano sul fondo chiaro dei medaglioni oppure sullo sfondo dipinto a lustro.
Verso la fine dell’XI secolo arricchivano ulteriormente l’oggetto anche figure umane. Queste traevano ispirazione dagli oggetti di Samarra e bizantino-ellenistici ma davano l’idea di maggiore movimento. Ad esempio c’erano rappresentazioni di scene conviviali con donne, musicisti, danzatrici, combattimenti di galli ed addirittura scene cristiane (dimostrazione dell’importanza degli artisti copti nel regno fatimide).
Le ceramiche decorate a lustro splendevano come l’argento e l’oro ed erano il tipo di ceramiche più costose dell’epoca dei Fatimidi. Sia l’élite sia le classi medie le apprezzavano. La tecnica richiedeva un elevato utilizzo di materie prime e manodopera ed il repertorio decorativo era con vivaci scene figurative. Tutto questo rifletteva gli alti livelli dell’artigianato di questo periodo.
Produzione tessile in epoca fatimide
L’artigianato tessile fu una delle più importanti produzioni dell’artigianato dell’epoca dei Fatimidi, in quanto veicolo di legittimazione dinastica ed evidente celebrazione di potere. Infatti molti abiti presentavano iscrizioni arabe. Queste per la maggior parte erano di carattere religioso sciita con riferimenti alla discendenza legittima dei califfi Fatimidi.
In questo periodo la produzione tessile era sotto il monopolio califfale, in opifici statali o tiraz. Questi laboratori il cui nome derivava dalla parola persiana “tarazidan” che significava “ricamare” erano di due tipi. Il tiraz al-khassa, privato e ad uso esclusivo del califfo. In esso i tessitori confezionavano i suoi abiti, gli arredi del palazzo e gli abiti onorifici donati come regali diplomatici. Il tiraz al-‘amma, pubblico, produceva tessuti per l’uso locale, il commercio e l’esportazione.
Questi laboratori erano perlopiù in centri con una consolidata tradizione tessile come Alessandria o Akhmim (nell’Alto Egitto). Infatti la maggioranza dei tessitori egiziani maschi di religione copta (dall’arabo qibti, nome dato alla popolazione più numerosa dell’Egitto) lavoravano nella manifattura tessile. Questo spiega la nuova commistione di tecniche ed iconografie che si verificò tra il VII ed l XII secolo in Egitto.
La produzione dei tessuti di questi laboratori erano anch’essi chiamati tiraz. Differivano per la loro originale e caratteristica decorazione a ricamo. Presentavano fasce con caratteri cufici, che spesso includevano il nome del califfo, il luogo di produzione e versetti del Corano o frasi devozionali. Inoltre spesso combinavano le decorazioni anche motivi geometrici, vegetali e animali – che traevano ispirazione dalla simbologia classica.
Queste iscrizioni in arabo potevano essere su stoffe di uso quotidiano. Ad esempio coperte da sella, arredi, cuscini, tendaggi, drappi, indumenti, applicazioni per le maniche delle tuniche e per i copricapi. Inoltre potevano essere anche su stendardi, parasole ed abiti da esporre durante i rituali pubblici di celebrazione dinastica.
Peculiarità tessili all’epoca dei Fatimidi
Inizialmente gli artigiani ricamavano i tiraz in seta blu su uno sfondo di lino bianco. Dal X secolo, tuttavia, essi furono prodotti principalmente come tappezzeria di lana e/o di seta in diversi colori. Allo stesso tempo, lo sviluppo di una scrittura araba più corsiva portò ad un declino dell’uso del cufico angolare e all’adozione di uno stile sciolto e corsivo.
All’epoca dei Fatimidi le tradizionali tuniche a forma di T erano ancora in uso. Inoltre uomini, donne e bambini iniziarono ad indossare tuniche dallo stile orientale con diversi pezzi di tessuto tagliati e cuciti insieme. Questi abiti si distinguevano per le grandi maniche con fasce di tiraz ed un tessuto di fondo decorato con tralci a spirale e motivi intrecciati.
Le prove della moda dell’epoca giungono sia da reperti tessili ma anche da figure riscontrabili su sculture, dipinti ed illustrazioni di manoscritti.
Le persone indossavano fasce di tiraz sulle maniche e sul copricapo. Talvolta questa tipologia di fasce con iscrizioni erano anche sull’arredamento tessile interno alla scena come drappeggi di tende e fodere di cuscini. Inoltre le figure di uomini portavano indumenti di colori diversi, per indicare i differenti status sociali.
Giulia Cesarini Argiroffo
Bibliografia:
- Akbarnia, L., Porter, V., Suleman, F., Mérat, A. (2019), Il mondo islamico. Una storia per oggetti, Torino, Einaudi.