Con la parola cancro ci riferiamo ad un gruppo più o meno vasto di patologie, spesso dalla differente eziologia e che interessano diversi apparati dell’organismo, ma che hanno molte caratteristiche in comune.
Un tumore è solitamente causato dalla disfunzione di alcuni geni, detti controllori, che hanno il compito di verificare la corretta duplicazione cellulare e, in caso contrario, sopprimere la cellula stessa. Quando però una mutazione incorre in questo meccanismo, può innescarsi un processo tumorale: le cellule cominciano a moltiplicarsi senza che la mitosi venga in qualche modo regolata, ed il difetto genetico comparso nel gruppo iniziale comincia a diffondersi a macchia d’olio.
Le cellule possono poi espandersi in altri distretti, diffondendo il cancro per tutto il corpo sotto forma di metastasi ovvero aggregati di cellule tumorali maligneche invadono ed aggrediscono gli organi interni.
Un nuovo strumento per diagnosticare il cancro
Uno dei problemi maggiori riscontrati nella cura del cancro è rappresentato dalla diagnosi: spesso i medici non riescono a capire in tempo il tipo e la causa della patologia che affligge il paziente, in quanto la malattia non si rivela alla comparsa, gli strumenti per questo tipo di diagnosi non riescono spesso a raggiungere il massimo della precisione e gli esami sono complessi e richiedono del tempo.
L’individuazione della massa tumorale non è quindi effettuata in maniera ottimale e questo rappresenta uno dei fattori che rendono il cancro una delle patologie a più alto tasso di mortalità in assoluto. La ricerca scientifica sembra aver però trovato, finalmente, un valido alleato nel “miglior amico dell’uomo“, il cane.
Il senso più sviluppato nella maggior parte dei mammiferi è l’olfatto: all’inizio della loro storia evolutiva i Mammalia si sono affidati per lo più al naso per orientarsi nell’ambiente circostante. Quando nuove specie hanno poi occupato nicchie ecologiche differenti da quelle di partenza, ed è stata richiesta una diversa specializzazione, alcuni gruppi hanno privilegiato lo sviluppo di un senso rispetto ad un altro (ad esempio i primati hanno perso per lo più le capacità olfattive ancestrali, essendo arboricoli e puntando di più sulla vista).
I cani sono animali macrosmatici, avendo conservato uno straordinario olfatto, che sfruttano per relazionarsi al loro ambiente.
L’uomo è riuscito a sfruttare a proprio vantaggio questa straordinaria abilità canina in diversi campi (possiamo citare, ad esempio, i cani poliziotto, oppure i segugi da tartufo). Da questo presupposto nasce l’idea di servirsi di questi animali anche in medicina, servendosi del loro olfatto per la diagnosi di alcune malattie.
Scoprire il cancro grazie all’olfatto
L’urina di un malato ha un odore particolare, ed un cane specificamente addestrato può percepire e imparare a riconoscere, segnalando al medico la presenza di una patologia con una precisione praticamente assoluta.
La ricerca che sta testando le potenzialità di questo nuovo strumento di diagnosi prosegue dal 2012, condotto nel Centro Militare Veterinario di Grosseto e frutto di una collaborazione tra i militari ed i ricercatori del Centro di patologia prostatica dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano.
I due pastori tedeschi addestrati a lungo per questo scopo diagnostico hanno annusato le urine di campione (pochi ml) di 902 persone, suddivise tra sani e malati di cancro alla prostata, riuscendo ad individuare la presenza di tumore con una precisione mai riscontrata prima: la sensibilità evidenziata dai due esemplari in questione è stata superiore al 98%, mentre la specificità è stata del 96%.
Addestrati a fiutare il cancro
L’addestramento al quale sono sottoposti i cani è suddiviso in tre fasi,l’apprendimento, l’addestramento e la convalida, ed è basato sul gioco. Durante la prima fase, della durata di quattro mesi, un campione di urina appartenente ad un paziente malato di cancro alla prostata è associato ad una pallina, messa in cassetti di comodini usati nello studio. Alla fine di questa fase la palla viene data all’animale sono al termine dell’esercizio, come ricompensa.
Durante la seconda fase, lunga undici mesi, il cane viene allenato in diversi esercizi, che si basano sul riconoscimento dell’urina proveniente dal malato tra altre urine “modello”, ed il gioco rappresenta sempre la ricompensa garantita all’animale alla fine della pratica.
La convalida consiste in un esame di cinque esercizi.
I risultati ottenuti da questa ricerca sono sorprendenti e si riveleranno ancor più utili quando verranno estesi successivamente in altri campi medici per diagnosticare anche altre malattie.
Lorenzo Di Meglio
Sitografia
http://www.medicaldetectiondogsitalia.it/pdf/ARTPROSTATAFRANCIA.pdf