Negli anni ’80 alcune università statunitensi proposero una serie di norme linguistiche antidiscriminatorie adatte a una società multiculturale. Il nome di questa linea di opinione è political correct, in italiano politicamente corretto.1
Sebbene in principio tale concetto sia stato nobile e lungimirante, negli anni s’è trasformato in alcuni casi in un fardello. Se il concetto di politicamente corretto riguarda molte branche della cultura, come storia, letteratura, linguistica e musica, in questo articolo ci concentreremo a parlare del rapporto tra politicamente corretto e cinema.
Indice dell'articolo
Politicamente corretto: la nascita dell’espressione
Prima della codifica formale (speech codes) nelle università, già negli ambienti di sinistra degli anni Trenta si discuteva di sradicare le consuetudini linguistiche discriminatorie. I moti del ’68 e le associazioni dei diritti civili hanno poi dato un enorme contributo alla causa. Solo negli anni ’90 però l’espressione “politicamente corretto” ha iniziato a essere usata nei dibattiti televisivi. 2
L’offesa, si sa, è frutto della stupidità e dell’ignoranza. Pertanto, qualsiasi parola, in bocca allo stolto, può divenire offensiva. Quando però la parola viene abolita perché potrebbe offendere determinate categorie sociali e viene sostituita da altre non semanticamente corrette o conformi, essa genererà solo caos linguistico.
Ne La Lingua del Terzo Reich il filologo Victor Kempler spiegò come la lingua tedesca si conformò al pensiero nazista, limitandosi nelle espressioni e nelle parole. Un altro importante concetto espresso da Kempler è che può esserci una diversa percezione della stessa parola in popoli differenti. “Oratore“, ad esempio, è percepito in modo opposto dai popoli tedeschi e da quelli latini. Se i primi nutrono una certa sfiducia congenita per gli oratori, i secondi guardano loro con ammirazione. Proprio per questo, nel nostro vocabolario esiste la parola “retore” come accezione negativa di oratore.5
Il politicamente corretto e la linguistica
La lingua non è un sistema monolitico e statico bensì multiforme e dinamico. Lungo l’asse del tempo essa muta tramite un fenomeno che si chiama variazione diacronica. Lessico, grammatica, fonetica, semantica; ogni suo ambito può variare.Questo, ovviamente, accade in un periodo di tempo più o meno lungo siccome questi cambiamenti sono graduali e progressivi. Basti pensare che, per il passaggio dal latino all'”italiano” di Dante, ci sono voluti secoli. Il politicamente corretto viola questa evoluzione spontanea poiché la tabuizzazione di alcune parole è estremamente repentina. 6 Grazie, però, alle principali fonti della filologia testuale riusciamo a districarci meglio nell’evoluzione linguistica. Nelle versioni originali di testi letterari, canzoni e documenti possiamo infatti vedere le mutazioni delle parole e risalire al loro originale significato. 7
Come quasi tutte le ideologie, il politicamente corretto è nato per uno scopo pregevole, ma la sua estremizzazione, in maniera spesso inutile e poco ortodossa, ha portato molti a irriderlo e a detestarlo. Il problema, però, non viene risolto: si bandiscono solo la parola e la singola azione. Inoltre, tutto ciò viene fatto senza obiettività bensì con presunzione di colpevolezza. Il politicamente corretto non è che una fuga di fronte al problema e alle mancanze di tipo strutturale. 8
Il politicamente corretto secondo Ray Bradbury
Quasi profeticamente, alcuni noti autori hanno mosso delle critiche all’estremizzazione del politicamente corretto ancor prima che esso venisse formalizzato. Una su tutte, è quella dello scrittore statunitense Ray Bradbury contenuta nel suo celeberrimo Fahrenheit 451. 9
Quasi a metà racconto, il capo dei vigili del fuoco, Beatty, va a casa del protagonista, Montag, e gli spiega le motivazioni del perché, nel loro mondo distopico, i libri devono essere bruciati. Una di esse è perché è praticamente impossibile per un autore non offendere una minoranza. Di seguito è riportato parte del testo:
“Più numerosa è la popolazione, maggiore è la quantità di gruppi minoritari. Non bisogna pestare i piedi agli amanti dei cani, dei gatti, ai medici, agli avvocati, ai mercanti, ai capi, ai mormoni, ai battisti, agli unitariani, ai cinesi di seconda generazione, agli svedesi, agli italiani, ai tedeschi, ai texani, a quelli di Brooklyn, agli irlandesi, alla gente che viene dall’Oregon e dal Messico. I personaggi di questo libro, di questa commedia, di questa serie TV non fanno riferimento a nessun pittore, cartografo, meccanico realmente esistente o esistito. Più grande è il mercato, Montag, meno hai voglia di sollevare controversie, ricordalo! Ci sono sempre le mini-minoranze che devono potersi pulire l’ombelico. Scrittori con la testa di idee malefiche, rinunciate alle vostre tastiere: e loro hanno obbedito… “
E ancora: “Alla gente di colore non piace Il piccolo negretto Sambo e quindi lo bruciamo. I bianchi provano un certo disagio a leggere La capanna dello zio Tom e noi lo bruciamo. Qualcuno ha scritto un libro sul rapporto tra il tabacco e il cancro ai polmoni? I produttori di sigarette piangono? Bruciamo il volume.”
Anch in Italia, ancor prima che venisse formalizzato, il politicamente corretto ha prodotto un mutamento linguistico e numerose critiche. Tabuismi, anglicismi, eufemismi, litoti che hanno sostituito termini come “cieco“, “handicappato“, “clochard“. Paradossalmente questo ha suscitato irritazione delle categorie interessate. Stessa cosa è accaduta nel mondo del lavoro dove dei termini sono stati sostituiti mentre altri resi neutri. Un esempio potrebbe essere “addetto cimiteriale” anziché “becchino” oppure “sindaco” anziché “sindachessa” a prescindere dal sesso.
Nella sua opera Non possiamo saperlo Natalia Ginzburg scrisse che le parole “non vedente” e “non udente” furono coniate come forma di rispetto per i portatori di questo handicap. Poi fece questo ragionamento: “La nostra società non offre ai ciechi e ai sordi nessuna specie di solidarietà o di sostegno, ma ha coniato per loro il falso rispetto di queste nuove parole”. 2
Il politicamente corretto e il cinema: il nuovo regolamento degli Oscar
Il settore cinematografico è stato il più colpito dal politicamente corretto. Oggigiorno per fare un film bisogna stare attenti a non urtare coscienze. Non a caso il nuovo regolamento per l’assegnazione dell’Oscar del 2024 è stato sacrificato sull’altare del politicamente corretto. Difatti, si antepone l’integrazione forzata al merito.
I quattro stillati standard (A, B, C e D) pongono delle abnormi e assurde restrizioni artistiche tramite forzature integraliste:
- nel solo standard A si legge che per ottenere l’Oscar come miglior film l’attore protagonista o un attore non-protagonista dovrà appartenere a minoranze asiatiche, latine, africane, afroamericane e altre non categorizzate. Continuando, leggiamo che il cast dovrà esser composto almeno dal 30% da donne, gruppi razziali o etnici, LGBTQ+, persone con problemi fisici e cognitivi. Inoltre, il tema dovrà essere incentrato sui gruppi sopracitati;
- lo standard B tratta invece le posizioni creative e produttive del film per le quali almeno due di esse devono esser ricoperte dalle categorie suddette;
- lo standard C si occupa delle pari opportunità e dei finanziamenti del film che, come possiamo immaginare, deve includere una certa percentuale delle categorie già esaminate;
- lo standard D, infine, fissa persino i paletti pubblicitari nei quali devono essere considerati i gruppi etnici e razziali. 10
Il politicamente corretto secondo alcuni registi
In un’intervista per la CNN, il famoso attore Gary Oldman ha biasimato il doppio standard e e la disonestà dell’Accademy. Nello specifico, ha narrato di come i suoi colleghi Mel Gibson ed Alec Baldwin sono stati bollati di razzismo solo per non aver votato a favore del film 12 anni schiavo. 11
Il regista italiano Gabriele Muccino ha parlato della paranoia del cinema hollywoodiano per il politicamente corretto. Tramite censura ed esclusione dalle premiazioni, molti film hanno perso delle sfaccettature significative. Sono interessanti le sue parole a riguardo: “La vita è anche ingiusta, dolorosa, cattiva, iniqua e il cinema, come arte, ha il dovere assoluto di rappresentare la vita senza dolcificanti e fregarsene delle ragioni politiche e diplomatiche che lacerano il popolo americano rendendolo così spaventato e confuso su tutto” 12
Censura e remaking nel cinema
A causa di tutto ciò, l’industria cinematografica si è ritrovata davanti due opzioni: censura e remaking. La prima è cacofonica per ogni orecchio colto, soprattutto perché capolavori come Scarface sarebbero impensabili. Basterebbe un disclaimer a inizio film o la contestualizzazione, per evitare di vedere, ad esempio, in Via col Vento un’espressione attuale di razzismo. La seconda opzione, invece, è addirittura peggiore della prima siccome porta a distorsioni estetiche immotivate di personaggi storici. Un esempio è un Achille nero in una serie sull’Iliade o persino Anna Bolena intepretata da Jodie Turner Smith. 13
Occorre ricordare che per quanto ci sia una fascia d’interpretazione o di riedizione di determinate opere dove spesso l’aspetto del personaggio è secondario, ci sono altre dove il physique du rôle è fondamentale. Per comprenderlo meglio, ricordiamoci le parole di Jack Nicholson quando rifiutò la parte di Michael Corleone ne Il Padrino.
“Ero convinto che gli indiani dovessero interpretare gli indiani e gli italiani dovessero interpretare gli italiani”. 14
Del resto, ce lo vedreste Jackie Chan, in un improbabile remake, a interpretare il siciliano Don Vito Corleone?
Alcuni esempi di film criticati
Per renderci conto del fenomeno che sta interessando il cinema, passiamo in rassegna alcuni film criticati per i loro contenuti:
- La passione di Cristo: antisemitismo nella rappresentazione degli ebrei;
- Colazione da Tiffany: razzismo nei confronti dei cinesi;
- Django Unchained: razzismo per l’utilizzo della parola “negro”;
- Aliens: razzismo perché un’attrice non ispanica recita il ruolo di un’ispanica e discriminazione verso gli androidi;
- Una poltrona per due: razzismo per la rappresentazione dei neri e l’utilizzo della parola “negro”;
- I Goonies: discriminazione verso gli asiatici e i portatori di handicap;
- Flash Gordon: xenofobia verso gli asiatici;
- Lawrence d’Arabia: discriminazione verso gli arabi;
- L’ultimo samurai: discriminazione verso i giapponesi.
Non pensiamo, inoltre, che le vittime del politicamente corretto siano solo film “per grandi”. Molti cartoni animati classici come Peter Pan, Gli Aristogatti, Dumbo, Fantasia, Il Libro della Giungla, Il Re Leone sono passati attraverso la scure della censura. 15, 16
Andrea Occhipinti, fondatore della casa di produzione Lucky Red, senza mezzi termini ha condannato questo comportamento degli Usa: “Gli Stati Uniti mi sembrano un Paese schizofrenico, che va per estremi. In strada vediamo afroamericani ammazzati dalla polizia, poi fanno queste cose di super tutela. Le minoranze andrebbero tutelate nella società civile” 12
Conclusione
Il cinema è un ottimo mezzo di propaganda e di cultura. Ma se esso viene adulterato da una storicità alterata spacciata per realtà o dalla censura unilaterale cosa produrrà?
Ricordiamoci, inoltre, che nasce in un Paese ricco d’incongruenze. Ad esempio, nella Biblioteca del Congresso Usa, è inserito Nascita di una Nazione di Griffith, un puro elogio al razzismo più violento alla pari dei film del Ministero della Propaganda nazista. 17
Attualmente il dibattito sul politicamente corretto e la sua utilità è ancora aperto. Basterebbe però del buon senso, un po’ di cultura e del rispetto reciproco a guidarlo verso un ritorno alla sua originaria utilità.
Antonio Cusano
Fonti
1 Dizionario Treccani online: https://www.treccani.it/enciclopedia/politicamente-corretto_%28La-grammatica-italiana%29/
2 Il Post: https://www.ilpost.it/giuliasiviero/2017/12/24/radicalmente-politicamente-corretti-sovversivo/
5 V. Klemperer, “LTI – La lingua del Terzo Reich”, Firenze, Casa Editrice Giuntina (2017), pagg. 9, 36, 74
6 G. Berruto, M. Cerruti, “La linguistica – un corso introduttivo”, Novara, De Agostini Scuola SPA (2011), pagg. 265, 266, 275
7 L. Renzi, A. Andreose, “Manuale di linguistica e filologia romanza”, Bologna, Il Mulino (2015), pagg. 233, 234
8 Fondazione FMC: http://magna-carta.it/articolo/come-il-politicamente-corretto-sta-uccidendo-il-pensiero-critico-e-con-esso-il-liberalismo/
9 R. Bradbury, “Fahrenheit 451”, Milano, Oscar Mondadori (2019), pagg. 57-60
10 Oscars: https://www.oscars.org/news/academy-establishes-representation-and-inclusion-standards-oscarsr-eligibility
11 CNN: https://edition.cnn.com/2014/06/24/showbiz/celebrity-news-gossip/gary-oldman-playboy-interview/index.html
12 Secolo d’Italia: https://www.secoloditalia.it/2020/09/remi-oscar-solo-ai-film-politicamente-corretti-il-cinema-non-ci-sta-muccino-larte-non-puo-avere-paletti/
13 Linkinchiesta: https://www.linkiesta.it/2018/01/achille-per-il-cinema-puo-essere-bianco-o-nero-limportante-e-che-non-s/
14 Insider: https://www.insider.com/movie-roles-turned-down-2016-9#jack-nicholson-turned-down-the-role-of-michael-corleone-in-the-godfather-6
15 Daily Mail: https://www.dailymail.co.uk/news/article-8439887/Sky-warns-viewers-Breakfast-Tiffanys-Aladdin-Jungle-Book-outdated-attitudes.html
16 Huffington Post: https://www.huffingtonpost.it/entry/dopo-il-patriarcato-la-nuova-oppressione-sara-il-teatrino-del-politically-correct_it_5fa68e8fc5b64c88d400f468
17 National Film Registry: https://www.loc.gov/programs/national-film-preservation-board/film-registry/complete-national-film-registry-listing/