I jazzisti divenuti famosi per aver dato un contributo più o meno importante alla nascita e allo sviluppo del Jazz sono innumerevoli. Spesso legati agli strati più bassi della popolazione afroamericana, alcuni di questi, più di altri, sono diventati veri e propri classici per la loro originalità e il loro talento. Attraverso il loro percorso biografico e musicale possiamo ripercorrere l’intera storia del Jazz.
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Scott Joplin, il re del ragtime
Scott Joplin (1868-1917) è considerato il più importante interprete del ragtime, genere precedente ma collaterale al Jazz vero e proprio. Le sue composizioni raggiunsero un successo enorme e ancora oggi risuonano spesso nelle nostre orecchie. Tra i suoi brani più famosi ci sono Maple leaf rag e The Entertainer. Per il suo talento pianistico e la sua enorme popolarità come autore di questo genere è stato definito il “re del ragtime”.
Nato in Texas da una famiglia poverissima di ex schiavi, da bambino ebbe in regalo dal padre (con grandi sacrifici) un vecchio pianoforte, sul quale il giovane Scott poté esprimere il suo precoce talento musicale. A undici anni iniziò a prendere lezioni di piano da un maestro di musica tedesco che si accorse della sua bravura, cominciando presto a esibirsi nei locali in giro per vari stati americani. Morì a New York l’1 aprile 1917.
Duke Ellington, il duca del Jazz
Edward Kennedy Ellington, meglio conosciuto come “Duke” Ellington (1899-1974) è stato senz’altro uno dei jazzisti e compositori più influenti del Novecento. Pianista e direttore d’orchestra, divenne noto in particolare come esecutore di swing con la sua celebre big band.
Nato nel 1899 a Washington, iniziò molto giovane a suonare come pianista, per poi radunare attorno a sé un gruppo di amici musicisti. Con questi si esibiva in occasione di feste e nei locali da ballo. Grazie alle sue eccezionali capacità di compositore riuscì a rendere accessibile presso il grande pubblico anche la musica più complessa. I suoi brani vennero scritti appositamente per specifiche band o specifici interpreti, che li eseguivano in modo molto personale. Ciò rende la musica di Ellington non riproducibile in modo fedele da chiunque seguendo il solo spartito musicale. Tra le sue composizioni si ricordano il Concerto for Cootie (scritto appositamente per il trombettista Cootie Williams), Ko-Ko, Mood Indigo, Satin Doll e moltissimi altri brani diventati grandi classici del Jazz.
Duke Ellington si spense a New York, dopo un’intensa carriera, il 24 maggio 1974 a causa di un cancro ai polmoni.
Louis Armstrong (Satchmo): il più noto dei jazzisti
Tra i più grandi jazzisti della storia vi è sicuramente Louis Armstrong (1901-1971). La sua figura è considerata una delle più influenti e di maggior spessore nell’ambito del Jazz. Conosciuto inizialmente come trombettista, è diventato celebre successivamente anche come grande cantante e interprete. Armstrong è stato sicuramente l’artista che più di tutti ha contribuito alla diffusione globale del Jazz.
Nato a New Orleans da una famiglia di ex schiavi, Armstrong trascorse un’infanzia piuttosto dura, abbandonato dal padre in tenera età. Da giovanissimo finì in riformatorio, e proprio qui imparò a suonare la cornetta. Una volta uscito ebbe subito la possibilità di esibirsi in pubblico, divenendo in breve tempo uno dei più celebri solisti della sua città. Successivamente si trasferì prima a Chicago e poi a New York, dando il via a una lunga e grandissima carriera.
Soprannominato Satchmo per la sua caratteristica bocca “a sacco”, la sua fama si diffuse presto in tutto il mondo. Armstrong divenne celebre anche per un particolare modo di cantare detto “scat”, che consisteva nell’intonare sillabe senza significato, usando la voce come se fosse uno strumento musicale. Bellissimi furono i suoi duetti con la grande cantante Jazz Ella Fitzgerald; tra i suoi brani più celebri vi è l’ancora oggi popolarissima What a wonderful world. Louis Armstrong si spense a New York il 6 luglio 1971 a causa di un infarto.
Benny Goodman, il re dello swing
In un ambiente musicale dominato dai neri, Benny Goodman (1909-1986) è stato uno dei più grandi jazzisti bianchi della storia. Nato a Chicago da una famiglia di immigrati ebrei molto povera, riuscì comunque a studiare musica con ottimi maestri. Iniziò a suonare molto giovane come clarinettista, finché nel 1934 formò un’importante big band, che per la prima volta univa jazzisti bianchi e di colore. Nel 1938 Goodman tenne un famoso concerto Jazz nella Carnegie Hall di New York che fino ad allora era riservata soltanto alla musica classica. In quegli anni verrà consacrato “re dello swing”, genere di cui fu il principale esponente (insieme a Duke Ellington). Come clarinettista fu un ottimo interprete anche di musica classica.
Tra i brani più noti interpretati dalla sua big band si ricordano Tea for two, dominato dal clarinetto di Goodman, e la celeberrima Sing, Sing, Sing (with a Swing), uno dei pezzi più rappresentativi del genere. Il re dello swing morì nella sua casa di New York il 13 giungo 1986 a causa di un arresto cardiaco.
Dizzy Gillespie, il padre del bebop
John Birks Gillespie (1917-1993), soprannominato “Dizzy” fu uno dei più celebri trombettisti, compositori e direttori d’orchestra Jazz. Nato a Cheraw nella Carolina del Sud da una famiglia molto povera, Dizzy iniziò a suonare la tromba a 12 anni. Militò in varie orchestre finché nel 1944 mise in piedi un suo quintetto che fu tra i primi e più significativi gruppi di stile bebop. Ha lavorato a fianco di Charlie Parker, affermandosi per un approccio esecutivo alla tromba rivoluzionario. Il suo stile d’improvvisazione ha influenzato da allora intere generazioni di jazzisti.
Ma Dizzy Gillespie si è imposto anche per le sue qualità di cantante scat e di showman. Autore di numerosi classici del Jazz (come Salt Peanuts, Groovin’ high, A night in Tunisia, Con alma, ecc.), egli ha costantemente immesso nella sua musica ritmi di derivazione afrocubana, dando vita a un’originale fusione di questi con il linguaggio del bebop. Si spense il 6 gennaio 1993, ucciso da un cancro al pancreas.
Charlie Parker, “the Bird”
Nato a Kansas City, Charlie Parker (1920-1955), soprannominato “Bird”, fu un grandissimo sassofonista, anch’egli pioniere del bebop. Cresciuto in una famiglia povera, iniziò a suonare il sassofono imitando i grandi jazzisti dell’epoca. Il suo successo esplose negli anni ’40 durante un concerto insieme al grande Dizzy Gillespie. L’evento venne trasmesso alla radio e rappresentò per Parker la sua grande affermazione. Tra i suoi più grandi successi si ricordano in particolare brani come Now’s the time, Ornithology, Bird of Paradise, Scrapple from the Apple o Relaxin’ at Camarillo.
Ma la sua vita fu emblematica di quel connubio fra genio e sregolatezza dei grandi artisti: infatti, dipendente dalle sostanze stupefacenti, Parker morì a soli 35 anni, il 12 marzo 1955, consumato da droga e alcool. La sua figura è stata tra le più influenti nella storia del Jazz e ha ispirato il film Bird, diretto a Clint Eastwood.
Miles Davis, l’innovatore del Jazz
Una delle figure di maggior spicco, che più di tutti ha sperimentato e ha innovato il Jazz è senza dubbio il grande Miles Davis (1926-1991). Il suo nome probabilmente non è nuovo neppure per i meno esperti. Trombettista, compositore e polistrumentista, Miles Davis nacque ad Alton nell’Illinois. Durante la sua lunghissima carriera ha dato il proprio contributo a tutte le correnti del Jazz. Nel 1958 accompagnato da John Coltrane, sperimentò il cosiddetto Jazz modale, dove l’improvvisazione avviene su un contenuto limitato di scale per numerose battute, evitando la modulazione. Sarà espressione di questo stile quello che universalmente è considerato il suo capolavoro discografico: Kind of Blue.
Intorno agli anni Settanta si interessò alle nuove tendenze della musica elettronica, ai ritmi esotici latino americani e al rock. Grazie al suo stile personalissimo, creativo e misterioso, viene ricordato nella storia del Jazz come uno dei più grandi trombettisti al mondo, nonché “padre” di molti jazzisti contemporanei.
Miles Davis continuò a esibirsi fino alla fine dei suoi giorni, quando un attacco di polmonite lo uccise il 28 settembre 1991 a Santa Monica.
Altri jazzisti celebri…
I grandi jazzisti di cui abbiamo parlato sono vere e proprie leggende del Jazz; il loro percorso e le loro innovazioni sono state fondamentali per lo sviluppo e la crescita di questo genere musicale. Tuttavia accanto a questi si collocano altri giganti, sui quali – solo per ragioni di spazio – non ci siamo soffermati.
Dunque, in un ideale viaggio alla scoperta dei jazzisti più famosi della storia, non si possono ignorare altri protagonisti quali il grande pianista Jelly Roll Morton (1890-1941) che millantava di aver “inventato il Jazz”; Robert Johnson (1911-1938), padre del blues di cui si diceva che avesse fatto un patto con il diavolo; Mahalia Jackson (1911-1972), probabilmente la più grande cantante di spirituals; Thelonius Monk (1917-1982), pianista dallo stile personalissimo e suggestivo; John Coltrane (1926-1967), originalissimo sassofonista anticipatore del free Jazz e stretto collaboratore di Miles Davis.
L’elenco proposto è certamente parziale, ma è sicuramente un ottimo punto di partenza per iniziare a immergersi nel meraviglioso mondo del Jazz e dei suoi grandi interpreti. Oggi questo generesembra esserelontano dalla popolarità di un tempo. Lo troviamo spesso nei club dedicati e nei festival per appassionati. Tuttavia, la sua influenza continua a farsi sentire. Ormai sono moltissimi gli artisti che pur seguendo generi musicali diversi sono stati influenzati dalle note dei grandi jazzisti. Se il Jazz classico è per intenditori, i suoi aspetti più orecchiabili continuano a far breccia in moltissimi ascoltatori.
Siamo certi che questo viaggio alla scoperta del Jazz e dei grandi jazzisti della storia possa contribuire a far appassionare anche i più giovani a questo genere così affascinante e pieno di vita.
Rosario Carbone
Bibliografia sul jazz e sui jazzisti
Arrigo Polillo, Jazz. La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana, Milano, Mondadori, 2017.
Alyn Shipton, Nuova storia del Jazz, Torino, Einaudi, 2011.
Luigi Onori, Riccardo Brazzale, Maurizio Franco, La storia del jazz, Milano, Hoepli, 2020.
Wynton Marsalis, Come il jazz può cambiarti la vita, Milano, Feltrinelli, 2009.