Caparezza (pseudonimo di Michele Salvemini) è sicuramente uno degli artisti italiani che più si sono affermati a livello nazionale nei primi 2 decenni degli anni 2000. Il suo stile ha visto numerosi cambi di registro e un’evoluzione che dura tuttora e che probabilmente non si esaurirà a breve.
Ripercorriamo quali sono state le tappe della crescita musicale di Caparezza analizzando i temi e i cambiamenti stilistici attraverso tutti i suoi album, nonché gli episodi biografici che hanno influito. Per ogni disco verrà poi indicata la canzone più rilevante dell’album e del percorso di maturazione musicale compiuto fino a quel momento.
È doveroso premettere che molte considerazioni sono frutto di opinioni personali sebbene basate sulle dichiarazioni rilasciate dal cantante stesso.
Indice dell'articolo
Ei fu Mikimix
Il suo percorso artistico è cominciato negli anni ’90 con lo pseudonimo di Mikimix. Durante il suo periodo milanese, riesce a riscuotere una piccola fama prima conducendo Segnali di fumo su Videomusic, e in seguito guadagnando l’ammissione a Sanremo 1997 portando con sé il brano “E la notte se ne va“.
Il suo secondo album pubblicato dopo Sanremo non ebbe il successo sperato: il suo rincorrere il gusto comune non solo non lo soddisfaceva dal punto di vista artistico, ma non lo aveva neanche minimamente ricompensato. Infatti nel libro Saghe mentali, le opere di “quando aveva i capelli corti” vengono definite “acerbe, svuotate di senso critico e per nulla scomposte”.
Nonostante molti pezzi discutibili, era però possibile intravedere una potenzialità in alcuni brani, come in Vorrei che fosse il paradiso (di fatto l’ultimo singolo pubblicato con il nome di Mikimix) del 1998; era probabilmente il preludio ad un capovolgimento di stile che l’avrebbe portato a far crescere la chioma e le idee.
- “Quando accetti il compromesso la possibilità di fare quello che ti pare diventa evanescente”.
1) Caparezza?! (2000)
Prima di pubblicare il suo primo album in studio, colui che ormai si faceva chiamare Caparezza produsse alcune Demo, da cui poi prenderà alcuni brani per inserirli nei primi due dischi. È in questa occasione che è più evidente la transizione da uno stile sanremese verso uno più ribelle e indipendente; processo che fu possibile anche grazie al passaggio dall’etichetta RTI Music alla Extra Labels.
Questo album può considerarsi come lo spartiacque della carriera del cantante pugliese: il ponte che conduce Mikimix verso Caparezza. Infatti qui troviamo una commistione tra alcuni elementi immaturi e altri più avanguardisti. La prima vera traccia con cui l’album inizia ha un titolo emblematico: Mea Culpa. Caparezza, evidentemente imbarazzato da se stesso, chiede addirittura scusa per gli errori del passato.
Caparezza ha dichiarato in un’intervista a Tritolo del 2018 che in un concerto futuro non riproporrebbe mai brani come Mi è impossibile, La gente originale o Uomini di molta fede, ritenuti troppo acerbi; mentre invece canterebbe volentieri La fitta sassaiola dell’ingiuria o Dindalè dindalò, probabilmente più vicini al suo attuale modo di intendere la musica. In effetti l’album Caparezza?! contiene tanto tracce “piacione” tanto pezzi sperimentali che osano sprezzanti del gusto comune.
I temi
Il tema centrale dell’album è la ricerca di una propria dimensione fuori dagli schemi rigidi e dai dettami del gregge. In diversi brani (senza l’autocelebrazione tipica di molti artisti della scena rap) ripercorre la sua scelta di intraprendere una strada solitaria, inesplorata, schivando le critiche di chi se ne sta comodi nel “mainstream”. Ciò è facilmente intuibile da passaggi di alcuni suoi brani.
- “Tutto ciò che c’è c’è già, allora nei miei pezzi che si fa? Renderò possibile l’impossibile fino a rendere possibile la realtà” (Tutto ciò che c’è).
- “Mi piace sapermi diverso, piacere perverso che riverso in versi” (La fitta sassaiola dell’ingiuria).
- “Detesto l’odio ma l’ho visto venir fuori dagli occhi di alcuni interlocutori, hanno motivi loro, e i loro sguardi sono come lastre di ghiaccio” (Cammina solo).
Il tema del difficile, ma necessario, allontanamento dagli ambienti mainstream si ritroverà poi nei brani Nessuna razza (da Verità Supposte) e Habemus Capa (dall’album omonimo), dove si trova un malcelato attacco agli esponenti della scena rap tradizionale.
Il sound
Lo stile musicale è fortemente radicato nel rap di fine ’90 inizio 2000, con campionamenti a volte minimalisti e non particolarmente complessi. Un’eccezione è rappresentata da La fitta sassaiola dell’ingiuria che unisce alcune parti elettroniche a giri di chitarra acustica eseguiti da Angelo Branduardi nel suo brano “Confessioni di un malandrino” e concessi a Caparezza per il suo brano.
Brano più rilevante: La fitta sassaiola dell’ingiuria. Non è il più rappresentativo del disco ma ne è sicuramente la perla più brillante: avanguardia pura.
2) Verità supposte (2003)
- “Il secondo album è sempre il più difficile della carriera di un artista” (Il secondo secondo me).
Non sappiamo se effettivamente sia stato il più difficile della sua carriera, ma di certo é probabilmente il più rappresentativo.
Verità supposte è l’album con cui Caparezza si è fatto conoscere al grande pubblico, anche se in una maniera che a Caparezza non è mai andata a genio fino in fondo. Infatti Fuori dal tunnel, il brano che ha segnato per sempre il suo successo commerciale fino ai giorni nostri, é diventata una hit negli ambienti criticati dalla canzone stessa.
Ad ogni modo, Verità supposte si caratterizza per la sua vena “urticante” e scherzosa, che sferza colpi bassi senza mai rinunciare ad uno humour ormai riconoscibile.
I temi
Il tema della satira politica e della critica sociale ora si fa evidente e sferzante: vediamo quindi che l’attenzione di Caparezza si sposta da se stesso verso il mondo esterno. I temi abbracciati sono ad esempio la guerra (Follie preferenziali), la discriminazione etnica (Vengo dalla luna) e artistica (Nessuna razza), il declino della televisione (L’età dei figuranti) e il conformismo del “divertimentificio” (Fuori dal tunnel).
- “Quando esco di casa e mi annoio sono molto più contento di te, che spendi stipendi stipato in posti stupendi, tra culi su cubi, succubi di beat orrendi” (Fuori dal Tunnel)
Il sound
Il suono si fa più complesso, visto che si arricchisce di “musica suonata” con strumenti come la chitarra elettrica (Dualismi, Vengo dalla luna, L’età dei figuranti, Follie preferenziali) o gli ottoni (Fuori dal tunnel). Comincia poi ad emergere un certo animo rock che verrà sempre più ad affermarsi negli album successivi: da questo punto di vista Vengo dalla luna è senza dubbio la canzone più “rockeggiante” del disco.
Brano più rilevante: Vengo dalla luna. È un pezzo iconico che forse più di tutti rappresenta il Caparezza all’apice del suo genio: sonorità rock, temi politici e ironia graffiante. L’autore in una canzone.
3) Habemus Capa (2006)
Con il terzo album, Caparezza forse raggiunge il suo più alto livello di causticità nei testi e nelle musiche. Questo è un lavoro dove troviamo un Caparezza pur sempre ironico ma ancora più rude e spietato nelle invettive. Stavolta i bersagli sono ben identificati, talvolta si fanno praticamente “nomi e cognomi”: ad esempio è palese la critica alla Lega Nord di Bossi (Inno verdano e Insetti del podere) e all’ex premier Silvio Berlusconi (Ninna nanna di Mazzarò e Insetti del podere).
Come da lui stesso dichiarato nel programma Bonus Track di Sky Arte, il disco è volutamente privo di hit orecchiabili, un disco “reazionario” allo spropositato successo dell’album precedente, come a voler dimostrare un’indipendenza stilistica in controtendenza rispetto a molti suoi colleghi.
I temi
I temi trattati sono sovrapponibili al disco precedente, sebbene (come già detto) ci sia uno stile molto più pungente e aggressivo. Inoltre la critica verso la politica italiana diventa predominante rispetto agli altri argomenti.
- “Io voglio diventare un verdano avvinazzato, sputare parlando un italiano stentato, io servitore di uno Stato dove chi non è come me viene discriminato” (Inno verdano).
Il sound
Pur senza sconfinare eccessivamente in altri generi musicali, le musiche si fanno strutturate e ricche, abbandonando lo stile del primo album. Ormai quasi tutte le tracce hanno le chitarre, mentre in alcuni brani ci sono addirittura parti sinfoniche (Annunciatemi al pubblico, Torna catalessi).
Brano più rilevante: La mia parte intollerante. Un brano tosto e scomodo, nei temi e nelle sonorità: in pratica il più rappresentativo dell’album.
4) Le dimensioni del mio caos (2008)
Il quarto disco, sviluppato dopo il libro “Saghe mentali“, è un concept album (o in alternativa un fonoromanzo) che racconta attraverso la musica una breve storia tragicomica.
Questo album si mostra molto più colorato e giocoso rispetto al precedente: anche quando si toccano argomenti spinosi Caparezza non si prende sul serio e utilizza allegorie grottesche per trasmettere messaggi profondi senza rinunciare allo svago (La rivoluzione del sessintutto, Io diventerò qualcuno, La grande opera).
- “Viva la diga, Iddio la benedica ma non tratterrebbe nemmeno la mia vescica” (La Grande Opera)
Ciononostante non mancano tracce più serie che fanno amaramente riflettere (prime fra tutte Vieni a ballare in Puglia, Non mettere le mani in tasca ed Eroe: storia di Luigi Delle Bicocche).
I temi
Attraverso il breve racconto e i suoi protagonisti, Caparezza continua nella sua opera di critica sociopolitica a vari livelli. Attraverso il paragone con il ’68 ad esempio si pone l’accento sulla sostituzione dei valori nei giovani (La rivoluzione del sessintutto, Ilaria condizionata, Io diventerò qualcuno); si passa poi a descrivere le infiltrazioni occulte e illecite del Belpaese (La grande opera, Vieni a ballare in Puglia, Non mettere le mani in tasca); infine si arriva a denunciare le condizioni precarie dei lavoratori (Eroe) e a descrivere l’incorreggibile inferiorità degli esseri umani rispetto ai propri cugini scimmieschi (Bonobo Power).
Il sound
Continua la conversione di Caparezza da un hip-hop più tradizionale verso un alternative rap con una fortissima componente rock sempre più ruvida e travolgente. Troviamo tracce esplicitamente rockettare come Ulisse (You listen), Ilaria condizionata, La rivoluzione del sessintutto, Un vero uomo dovrebbe lavare i piatti, Bonobo Power e infine Abiura di me.
Brano più rilevante: Eroe: storia di Luigi Delle Bicocche. Canzone politica per eccellenza, nonché una delle più emozionanti di tutta la discografia. È la canzone da dedicare ai propri genitori.
5) Il sogno eretico (2011)
Con Il sogno eretico continua l’affermazione di Caparezza come uno dei principali artisti della scena musicale italiana.
Il disco vede anche featuring di prestigio come in Goodbye Malinconia (con Tony Hadley, ex frontman degli Spandau Ballet) e Legalize the premier (con il cantante raggae Alborosie).
I temi
Questo concept album, basato sull’eresia e sulla persecuzioni delle teste pensanti, mira a far crollare le certezze radicate dentro di noi a causa del background culturale e religioso. In modo letteralmente dissacrante, Caparezza sostiene posizioni scomode, estranee alla comfort zone ideologica di ognuno di noi.
- “Dio mi ha dato un cervello, se non lo usassi gli mancherei di rispetto” (Sono il tuo sogno eretico)
Si narra ad esempio di un Dio metallaro che odia le messe (Messa in moto); poi si descrive di un filosofo-scienziato che dopo la morte manda a quel paese tutto e tutti (Il dito medio di Galileo); si descrive la casa come il luogo più pericoloso dove trovarsi (House credibility); si passa persino al rovinare i finali dei film cult (Kevin Spacey) infrangendo il virtuale rapporto di fiducia tra cantante e ascoltatore.
- “Ho dato vita a terremoti e tempeste, ai ruggiti che scuotono le foreste, alla lava più calda di certe teste e mi ripagate con sti piagnistei?” (Messa in moto)
Quest’ultimo aspetto può ricondursi anche alla dichiarata rassegnazione di Caparezza per i ripetuti fallimenti nel trasmettere un messaggio univoco attraverso i suoi testi (vedasi la polemica per Fuori dal tunnel e Vieni a ballare in Puglia). Questo tema viene affrontato soprattutto nell’ultima traccia e nella bonus track.
- “Prima mi sbattevo per farti capire i testi, adesso me ne sbatto i testicoli” (L’ottavo capitolo)
Non mancano poi riferimenti alla politica contemporanea in salsa sia satirica (Legalize the premier) sia seria (Non siete stato voi, Goodbye Malinconia).
Il sound
È forse con questo disco che si afferma definitivamente lo stile rock-rap di Caparezza proseguendo il balzo in avanti fatto con l’album precedente. Numerosi sono infatti le tracce sotto cui “pogare” ai concerti, ad esempio La fine di Gaia, Il dito medio di Galileo, La ghigliottina, Messa in moto.
Brano più rilevante: Il dito medio di Galileo. Parlare di un eretico in modo eretico: c’è altro da dire?
6) Museica (2014)
Museica non è un album sull’arte ma è un album che viene ispirato dalla stessa. Le prime tracce composte infatti sono state Mica Van Gogh e Cover, entrambe nate dall’influenza di pittori leggendari come Vincent Van Gogh e Andy Wharol (quest’ultimo responsabile dell’elevazione delle copertine musicali al rango di opere d’arte). Il disco infatti si configura come un percorso museale descritto da una vera e propria audioguida.
I temi
Come già detto, Museica non si può interamente definire un disco sull’arte, sebbene alcuni brani hanno le arti figurative come tema principale. È il caso di Teste di Modì, Mica Van Gogh, Comunque dada, China Town.
Tuttavia anche quando non direttamente coinvolta, l’arte viene utilizzata come pretesto per parlare di argomenti attuali come ad esempio la frustrazione e la solitudine dell’individuo (Sfogati, Non me lo posso permettere, Fai da tela, Kitaro) o la violenza incontrastata nel mondo (Argenti vive).
- “La paranoia, che nelle sere mi ingoia, come un bicchiere di Nero di Troia, dipingo pitture nere di Goya” (Fai da tela)
Il sound
La qualità del suono di questo disco migliora in maniera enorme grazie all’ingaggio di un nome titanico per il mixaggio, ovvero Chris Lord Alge (già al servizio di Madonna, Green Day, Aerosmith, Bon Jovi e altri artisti di fama mondiale).
Le tinte colorate e talvolta aggressive caratterizzano un disco che si presenta variegato per le sonorità.
Le tracce rock la fanno da padrone, tra tutte Mica Van Gogh, Avrai ragione tu (ritratto), Figli d’arte e Sfogati. Da sottolineare due brani in particolare che rappresentano una novità nella discografia di Caparezza: China Town è la prima ballad del cantautore pugliese, un brano d’amore verso l’inchiostro; invece il brano Argenti Vive si può definire quasi un pezzo Metal “infernale” grazie alla batteria aggressiva e le chitarre elettriche distorte che creano atmosfere cupe.
Brano più rilevante: Mica Van Gogh. Oltre ad essere un brano decisamente coinvolgente al punto di vista musicale, è sicuramente uno dei più rappresentativi di Museica.
7) Prisoner 709 (2017)
Con il settimo album di Caparezza si ha quasi un ritorno alle origini, all’introspezione: lo sguardo è diretto verso la propria psiche e non verso il mondo esterno; tuttavia, se mentre nel primo album l’artista si riferiva a sé stesso in quanto cantante, stavolta si rivolge alla persona. L’eterno ritorno è sottolineato anche dalla circolarità dell’album che inizia e termina in maniera apparentemente simile.
Inoltre la costruzione dei brani ha una complessità infinitamente superiore rispetto al passato. La simbologia numerologica, la cripticità e gli enigmi intercalati nell’album fanno immergere l’ascoltatore in un labirinto mentale che può essere risolto solo immedesimandosi nell’autore.
I temi
Prisoner 709 rappresenta una vera e propria rivoluzione inaspettata: è un disco di rottura rispetto ai temi e alla musicalità del passato.
Questo grande cambiamento coincide con una serie di vicende personali che hanno avuto un grosso impatto sulla vita di Caparezza. Tutto comincia nel 2015, quando durante il Museica tour il cantautore accusa per la prima volta un acufene, ovvero un fischio continuo nell’orecchio. Pur essendosi accertato della natura benigna del disturbo, questa condizione è psicologicamente stressante per una qualsiasi persona, soprattutto per chi, come Caparezza, vive di musica.
L’evento ha fatto nascere in lui una crescente insicurezza per il proprio ruolo, come se la musica fosse per lui vita ma allo stesso tempo sofferenza. La sensazione di prigionia in un sé stesso che non si riconosce ha creato una spaccatura nella psiche del cantautore: io sono Michele (7) o Caparezza (9)?
- “Cantavo per fuggire dal mondo in un solo slancio, ora che cantare è il mio mondo ne sono ostaggio” (Prosopagnosia).
Abbiamo già trattato l’argomento nello specifico in questo articolo precedente.
Non mancano però degli attualissimi momenti di critica sociopolitica neanche nel più intimo dei suoi album:
- “Atlante e Dike, Amore e Psiche, terra e giustizia, fine della storia, fine del rapporto” (La caduta di Atlante).
- “Pare che il brutto male nasca spontaneo da un conflitto irrisolto, vadano a dirlo a chi ha raccolto l’uranio del conflitto in Kosovo” (Ti fa stare bene).
- “Cerchi l’uomo che premette, che premette il grilletto? Lascia stare le celle, da’ un’occhiata allo specchio” (L’uomo che premette).
Il sound
Questo è un lavoro dove si sente meno l’influenza rock e si avverte di più una componente elettronica che dona al lavoro un’atmosfera artificiale che ci trasporta in un’asettica e futuristica prigione immaginaria. Le atmosfere si fanno cupe e claustrofobiche, sebbene in certi momenti si avverta il sollievo della cosiddetta “ora d’aria” (come in Ti fa stare bene e La chiave). La spaccatura rispetto al coloratissimo Museica è drammatica.
Inoltre c’è un evidente aspetto forse sottovalutato che però esprime tutta l’essenza del disco: Michele in molte tracce ha quasi del tutto abbandonato la voce nasale di Caparezza. Può sembrare un dettaglio ininfluente ma, tornando indietro negli anni, ci si accorge di come Michele, attraverso la voce, debba riemergere e sconfinare nei lavori di Caparezza. Caparezza infatti ci ha abituati fin da subito ad una voce nasale, acuta, squillante (la primo Demo “Ricomincio da Capa“, non a caso, ha una gallina in copertina); tuttavia in alcuni lavori, quelli più sentiti e spontanei (Non siete stato voi, China Town), la voce si fa seria e impostata.
Brano più rilevante: Prosopagnosia. È la prima traccia che più di tutte descrive in maniera cruda la sofferenza psicofisica di Caparezza, ancor più di Larsen e Una chiave. È uno sfogo duro, amaro, inaspettato, inquieto. L’ultima traccia, Prosopagno sia!, ne rappresenta lo speranzoso reciproco che fa da colonna sonora alla “latitanza” del prigioniero evaso.
8) Exuvia (2021)
- “Ho capito che il secondo album era più facile dell’ottavo” (Canthology).
Exuvia è il diretto successore spirituale, oltre che cronologico, di Prisoner 709. Un album cinematografico, realizzato immaginando la fuga del prigioniero attraverso una foresta oscura e misteriosa. Come affermato dall’artista, l’idea originale era che Exuvia fosse infatti il secondo capitolo di una ipotetica trilogia di album che rappresentassero rispettivamente prigionia, fuga e libertà.
“Me ne vado per le strade strette, oscure e misteriose. Non c’è un cane, qualche stella nella notte fantasiosa. Via dal tanfo. In fuga dal mio disco precedente” (Fugadà)
Exuvia e Prisoner 709 infatti hanno numerose analogie sebbene abbiano due identità distinte. L’ottavo album infatti si caratterizza per un’atmosfera generale meno claustrofobica e più onirica, ricca di stimoli a fuggire con la mente.
I temi
L’exuvia è l’involucro lasciato da certi insetti, come le cicale, durante la muta: questo esoscheletro residuo riprende fedelmente le forme del corpo a cui apparteneva in precedenza. Questa metafora si riferisce al fatto che Caparezza non riesce più a riconoscersi nelle sue opere precedenti: non è più quel personaggio grottesco e istrionico col dito puntato, giudice dei malcostumi sociopolitici del Paese.
“Guardo i video che ho fatto, ho la voce e l’aspetto di un altro” (Exuvia)
Come dichiarato dallo stesso Caparezza, le figure ispiratrici del concept sono Guido Anselmi e Giuseppe Mastorna, due personaggi partoriti dalla mente di Federico Fellini: il primo (protagonista del celebre film “Otto e mezzo“) è un regista in crisi per l’elaborazione di un suo lungometraggio, mentre il secondo è un musicista defunto che vaga in un limbo.
La foresta immaginaria di Exuvia rappresenta infatti proprio un limbo, ovvero un luogo sospeso nel tempo e nello spazio dove ci si perde. L’ascoltatore si sente “spaesato” poiché privato dei suoi punti di riferimento musicali, sebbene questo stesso smarrimento stimoli la ricerca e la curiosità.
Inoltre in questo album, come in quello precedente, non si trovano più i brani di denuncia. Caparezza, ormai evaso dal ruolo di artista impegnato (engagé), decide però di dare qualche indizio per capire perché non voglia più essere un cantante politico.
Nel brano “Come Pripyat“, Caparezza esprime la sua amarezza nei confronti del mondo, in quanto i valori in cui lui crede sarebbero stati ormai disattesi dagli altri: sia nel mondo del rap (in cui dai testi di denuncia si è passati all’esaltazione del lusso) sia nella realtà dell’elettorato popolare (in cui gli operai votano miliardari e i meridionali votano Lega Nord). In queste condizioni, ogni tentativo di comunicazione politica sembra vano.
“Non parlo al mondo come prima, ma parlo al vuoto come Pripyat” (Come Pripyat).
Potrebbe essere dunque questo il motivo perr cui Caparezza ha abbandonato il ruolo di social justice warrior.
Il sound
Exuvia ribadisce nuovamente le novità introdotte con l’album precedente: l’abbandono della voce nasale, dello stile rock e della musica suonata (sostituita da una produzione quasi totalmente elettronica). Appare invece una ripresa delle sonorità anni ’90, evidente soprattutto in Campione dei Novanta ma anche nelle poche tracce con chitarre elettriche, che come da lui dichiarato suonano “nostalgiche” (vedi Canthology, Eyes Wide Shut, Zeit!). Altre sperimentazioni stilistiche si ritrovano in Contronatura (un brano techno), El Sendero (un feat. con una cantante latinoamericana) o Come Pripyat (un pezzo dai palesi rimandi alla musica pop elettronica anni ’80).
Altro elemento di novità è la presenza di voci femminili (dai vocalizzi eterei di Fugadà, passando per al ritornello latino di El Sendero, fino agli intermezzi di Contronatura), mai così influenti come in questo disco, come a seguire la traccia segnata da Prosopagno Sia! (ultima track di Prisoner 709).
Brano più rilevante: Fugadà. Questa traccia non salta all’orecchio più di altre ma può essere considerata come una delle più rappresentative del disco. Attraverso un ritmo convulso (quasi affannoso) e rime che si rincorrono fra loro, questo pezzo trasmette appieno la sensazione di un fuggiasco che corre velocemente in un bosco oscuro. Inoltre lo stile musicale mostra tutte le novità introdotte da Caparezza nella sua nuova esperienza melodica.
Bibliografia
Salvemini M. Saghe Mentali – viaggio allucinante in una testa di capa, Rizzoli editore, 2008.