Netflix produce una quantità di serie e film originali che neanche v’immaginate, tuttavia non tutti questi prodotti audiovisivi raggiungono la seconda stagione. Molti infatti vengono cancellati alla prima stagione o nel caso di opere cinematografiche che vorrebbero diventare un franchise, non inizia nessuna produzione di un sequel.
Questa conseguenza accade perché ovviamente non c’è stato un riscontro particolarmente importante dal pubblico. Capiamoci, Netflix è interessata soprattutto a produrre show che devono essere visti, non solo che vincano premi. Se li vincono, questi ultimi, è ancora meglio, tuttavia il successo di un prodotto audiovisivo è dato dalla quantità di azioni e seguito che muove. Borgen, la serie in analisi racconta di Birgitte Nyborg, una politica che diventa primo ministro nonostante fosse sfavorita. Un incarico di questa caratura le sconvolgerà la vita professionale e personale. Ha all’attivo tre stagioni, ma sta per arrivare una quarta in primavera. Vediamo di approfondirla.
Il plot di Borgen e le logiche Netflix
Normalmente una serie danese difficilmente arriverebbe in Italia ma grazie a Netflix e alle sue produzioni estere questo è possibile. C’è da sottolineare un dettaglio, ossia la differenza dei cataloghi visionabili con il VPN. Mi spiego meglio. Trovare le migliori VPN per Netflix non significa solo poter accedere a Netflix in un Paese estero ma anche poter vedere tutti i cataloghi del resto del mondo, diversi da quello italiano. Il catalogo Netflix americano ad esempio ha, a causa di diritti d’autore, tantissimi prodotti audiovisivi che il portale italiano non ha.
Detto ciò, Borgen fortunatamente è disponibile anche nel nostro catalogo, e come dicevamo nelle precedenti righe, è arrivata alla quarta stagione. Un traguardo che festeggerà in primavera quando questa nuova annata sarà rilasciata. Creata da Adam Price, la serie attualmente si compone di 30 episodi, dieci a stagione.
Per quanto riguarda il plot di questa quarta stagione, si dice che questa annata seguirà il personaggio centrale di Birgitte Nyborg Christensen, questa volta in qualità di ministro degli esteri, e il viaggio di Katrine Fønsmark di nuovo nel giornalismo dopo un periodo come capo della stampa di Birgitte.
Borgen e la sua reputazione
Certamente, quanto s’incomincia una serie televisiva di solito s’inizia a comprendere le dinamiche di essa e se sceglieremo di vederla tutta. Nel nostro decennio, infatti, c’è così tanto materiale a nostra disposizione che spesso, nello spettatore, s’instaura il dubbio di star vedendo qualcosa di non particolarmente bello. Quante volte avete sentito in merito a uno show televisivo o a un film: “Ne vale la pena?” Per saperlo oltre alla nostra opinione un metodo è quello d’informarsi prima andando a vedere cosa ne pensa la stampa specializzata. Ad esempio, una rivista come il Guardian quale giudizio ha dato su Borgen. Vi lasciamo un breve estratto. La completa recensione del famoso giornale la trovate qui.
“Penso che Borgen – che significa castello o fortezza ed è come chiamano il loro parlamento – piacerà alle donne; è pieno di donne forti che mostrano che non devi sacrificare l’integrità per essere dannatamente bravo in quello che fai. Come Katrine, la giornalista, che in realtà non assomiglia affatto a Katie Derham (anche se Derham è molto brava in quello che fa). La mia cosa del paragone sembra traballante.
Borgen dovrebbe piacere a tutti, ad essere onesti. È un dramma fantasticamente avvincente e intricato su politica, genere, cambiamento e (soprattutto) potere. Con grandi personaggi – non solo le donne ma anche gli uomini. Il mio preferito è Svend Age, un politico vecchio stampo, senza peli sulla lingua, che viene da qualche parte fuori città e non ha tempo per Mulberry o per gli spin doctor o per nessuna di quelle sciocchezze. John Prescott, in pratica, anche se dall’altra parte dello spettro politico (credo – devo scoprire di più sulla politica danese). OK, quindi è il momento di smettere di cercare gli equivalenti di Westminster. Non ne hanno bisogno; questi sono personaggi migliori e più interessanti.
E la Danimarca è ovviamente un posto migliore; trasferiamoci tutti lì. Certamente è migliore nel fare drammi televisivi avvincenti e basati su personaggi. Questa è la cosa migliore dopo l’ultimo, The Killing, realizzato dalla stessa casa di produzione (potreste anche riconoscere qualche faccia – non hanno molti attori in Danimarca). E Birgitte Nyborg è la cosa migliore dopo Sarah Lund. Forse Borgen non ha la stessa urgenza di The Killing, ma questo perché non c’è un omicidio al centro (non credo). È altrettanto umano, però, e forse più caldo. C’è persino la maglieria. Presto, fatevi coinvolgere, sareste dei pazzi a non farlo”.