Herbert Spencer è un pensatore inglese del 1800, famoso nel suo secolo, ma quasi dimenticato già nei primi decenni del 1900. In questo articolo ne ripercorriamo la vita e il pensiero, analizzando anche i motivi che giustificano il calo della sua popolarità.
Indice dell'articolo
La vita
Herbert Spencer nasce a Derby, nel cuore dell’Inghilterra, nel 1820. Cresciuto in una famiglia borghese, lavora come segretario per la Derby Philosophical Society, fondata dal nonno di Charles Darwin, Erasmus. In seguito, riceve un posto come ingegnere delle ferrovie, mentre scrive articoli per giornali locali. In seguito, ottiene una piccola eredità e abbandona il suo lavoro per la scrittura. Così, dopo altre pubblicazioni, di cui alcune anonime, elabora un Sistema di filosofia generale che abbraccia i suoi scritti dal 1862 al 1896. Inizialmente, questa opera suscita un forte interesse tra i contemporanei. Infatti, proprio per la sua fama, nel 1902 riceve la nomina per il premio Nobel per la Letteratura. Tuttavia, le sue idee politiche non trovano grande eco, e la fama del pensatore e dei suoi scritti calano già nei primi anni del 1900. Herbert Spencer muore a Brighton nel 1903.
Oggi conosciamo la vita di Spencer grazie a una sua autobiografia pubblicata nel 1904. Tuttavia, questo testo non è una fonte attendibile per quel che riguarda le numerose descrizioni sulla sua personalità e le sue scelte. Infatti, l’autore fornisce delle autospiegazioni che avvalorano i principi filosofici da lui espressi nel suo Sistema. Insomma, è un testo che sostiene le sue tesi, piuttosto che un semplice resoconto della sua vita.
Herbert Spencer e Lamarck
Quando Herbert Spencer abbraccia le teorie sull’evoluzione naturale, Charles Darwin non ha ancora completato L’origine delle specie. Infatti, anche se Spencer ha fama di evoluzionista, il pensatore che lo ha segnato maggiormente è Lamarck. Quest’ultimo, nel 1809, esprime l’idea che la varietà degli organismi deriva da un processo graduale di modificazione sotto la pressione delle condizioni ambientali. Famoso è il suo esempio con le giraffe: se oggi hanno il collo lungo è perché i loro antenati adattarono il corpo ad un ambiente privo di vegetazione. In sintesi, Lamarck sostiene che l’ambiente orienta le variazioni biologiche degli organismi. Invece, Charles Darwin, tempo dopo, sostiene un’idea diversa. Cioè, egli afferma che gli organismi di una stessa specie, diversi gli uni dagli altri, hanno tali differenze indipendentemente dall’ambiente. Tuttavia, alcune variazioni permettono una maggior adattabilità dell’organismo. Quindi, per Darwin l’ambiente condiziona, ma non orienta, i cambiamenti di una specie.
Il fatto che Spencer plasma il proprio pensiero su Lamarck piuttosto che su Darwin è importante proprio per comprendere il tipo di rapporto soggetto-ambiente che condiziona tutto il suo sistema filosofico.
Dall’omogeneo indefinito all’eterogeneo definito
Herbert Spencer afferma che chi comprende la base dell’evoluzione conosce la regola di qualsiasi cosa. Infatti, la storia dell’evoluzione ha uno schema fisso, il passaggio dal semplice al complesso. Ma cosa vuol dire “semplice” e “complesso”? Passaggio da una forma meno coerente, cioè omogenea e indefinita, a una più coerente, eterogenea e indefinita.
Così, gli organismi più semplici non hanno organi distinti, mentre più sono complessi più aumenta il numero dei loro organi con funzioni diverse. Lo stesso avviene, per Spencer, a livello politico-sociale: una tribù primitiva divide le mansioni tra i propri membri con meno chiarezza rispetto a una società progredita. Ancora, il linguaggio ha avuto la medesima evoluzione, da suoni semplici fino a lingue diverse e articolate. Quindi, la biologia approfondisce cause e modalità dell’evoluzione degli organismi, cioè il loro adattamento all’ambiente. Poi, la psicologia, in modo simile, descrive le manifestazioni della coscienza, la quale è l’ultimo stadio dell’evoluzione. Infine, la sociologia descrive le leggi dell’evoluzione superorganica (la società).
Il rapporto tra religione e scienze
Per Herbert Spencer, la realtà è un mistero per l’uomo, il quale, anche se comprende la regola dell’evoluzione e dell’involuzione, non conosce da dove proviene e perché esiste. Perciò, la forza che ogni uomo avverte ma non può comprendere rappresenta l’inconoscibile. Ma proprio questa inconoscibilità permette a religione e scienza di trovare una conciliazione. Infatti, la scienza ha il compito di estendere la conoscenza del fenomenico. Invece, la religione mantiene vivo il senso di mistero intorno alla sua origine, ciò che definisce “Dio”. Tuttavia, proprio questo senso di mistero, che la religione ravviva, garantisce la ricerca scientifica. Dunque, questi due aspetti hanno entrambi importanza, e cozzano solo se considerati nel campo che non gli compete. Cioè, quando la religione, in qualità di pseudoscienza, vuole dare nozioni sull’assoluto, e la scienza, in veste di pseudoreligione, pretende di conoscerlo.
Libertarianismo
Per alcuni studiosi, Herbert Spencer ha la stessa importanza per il libertarianismo come Karl Marx nei confronti del socialismo. Ma cosa è il libertarianismo (o libertarismo)? Con questo nome i filosofi e politici anglosassoni indicano, dal XX secolo, diverse posizioni politiche accomunate dal ruolo conferito al concetto di libertà. In linea generale, queste correnti corrispondono a due tipologie. La prima, l’anarcocapitalismo, contempla l’eliminazione dello Stato; la seconda, il miniarchismo, ha una posizione più moderata e ha come modello lo “Stato minimo“. Con “Stato minimo” intendiamo una struttura che lascia libertà di azione ai singoli e interviene solo per la salvaguardia di diritti fondamentali (ad esempio, in caso di aggressione) e non su questioni di mercato.
In effetti, “libertarianismo” indica correnti politiche molto diverse. Infatti, vi è un libertarianismo di destra di impronta liberista, un libertarianismo cristiano che vi integra principi religiosi, un libertarianismo di sinistra, ora socialista, ora comunista, ora anarchico…Nel caso degli Stati Uniti, oggi esiste il partito libertario, il quale appoggia un capitalismo puro, meno regolamentato.
Comunque, malgrado le differenze, il libertarianismo sostiene che nello Stato ideale l’apparato statale scompare o è molto meno presente, in quanto la libertà di ognuno determina la società.
L’etica evoluzionistica e la libertà
Ma cosa collega il libertarianismo al pensiero di Herbert Spencer? Infatti, ad una prima occhiata, la dottrina del filosofo, incentrata su un movimento naturale quale l’evoluzione, sembra molto distante da un pensiero che esalta la libertà.
In effetti, Spencer difende il concetto di libertà, e ciò non contraddice quanto afferma riguardo alla filosofia e alle scienze. Difatti, questo aspetto rientra, per il filosofo, all’interno dell’etica, e non della sociologia e psicologia, le scienze che descrivono, in forma diversa, l’evoluzione. Con l’etica, non siamo più nel campo della descrizione dell’evoluzione. Al contrario, abbiamo l’azione spontanea dell’individuo che spinge quest’ultimo verso il progresso proprio a causa del moto evolutivo. Dato che la condotta dell’uomo equivale al suo adattamento all’ambiente, ciò che rende felice una vita è l’alto grado con cui le circostanze rendono possibili le condizioni vitali stesse. Dunque, bene e piacere corrispondono, così come morale edonistica e utilitaristica.
Il senso del dovere, tra altruismo ed egoismo
Ma, se questo è vero, è anche vero che la civiltà trasmette ad ogni uomo il senso del dovere. Come si concilia questo sentimento con la morale edonistico-utilitaristica?
Innanzitutto, Spencer chiarisce cos’è il senso del dovere e da dove proviene. Dunque, esso nasce da esperienze accumulate nel succedersi delle generazioni umane. In effetti, l’uomo, che possiede una memoria che travalica le generazioni, comprende l’utilità di azioni con scopi a lungo termine. Quindi, il dovere è la coscienza che bisogna attendere perché da certe azioni derivino dei vantaggi, che probabilmente non sono goduti da chi inizia queste azioni. Tutte le regole morali non derivano che da questa coscienza.
Pertanto, il senso del dovere spinge l’uomo alla rinuncia di un piacere a breve termine per un bene che riguarda la comunità, la società o la famiglia. Tuttavia, per Spencer questa forma di morale non è eterna e immodificabile. Anzi, egli ritiene che i tempi sono maturi per un suo cambiamento. Infatti, queste azioni non sono più avvertite come un obbligo, ma diventano un elemento stesso di piacere. Ecco perché la società va verso una perfetta sintesi di edonismo e utilitarismo. Quindi, se finora vi è stata antitesi tra altruismo ed egoismo, questa dicotomia sarà presto assente. In sintesi, l’accordo tra egoismo e altruismo è l’etica evoluzionistica.
Regime militare e regime industriale
Il processo che permette, secondo Spencer, l’affermazione dell’etica evoluzionista, in quanto naturale, è necessario. Cioè, l’uomo non può evitarlo, ne facilitarlo.
Una prova evidente di questa trasformazione è nel passaggio, nella società umana, dal regime militare al regime industriale. Infatti, il primo contrassegna la storia dell’uomo dall’antichità e presenta un potere politico che impone agli uomini il lavoro. Invece, nel secondo gli uomini scelgono la propria attività. Ma proprio questo passaggio permette a ognuno la comprensione dei diritti personali, rispettando quelli degli altri, e al contempo la libertà di ognuno. Inoltre, questa trasformazione non ha un termine, come qualsiasi evoluzione. Dunque, può esserci un ulteriore avanzamento dell’etica evoluzionistica nel futuro.
Filosofia sintetica
Abbiamo analizzato che ruolo hanno, per Herbert Spencer, le scienze e la religione. Ma quale ruolo spetta alla filosofia? Essa è, in ultima analisi, teoria dell’evoluzione. Infatti, non c’è conoscenza al di fuori della legge dell’evoluzione. Però, questa definizione non subordina la filosofia alle altre scienze come la biologia. Infatti, solo la filosofia permette una visione di insieme del sapere. La teoria dell’evoluzione è costituita da tre principi: indistruttibilità della materia, continuità del movimento e persistenza della forza. Tutte le scienze studiano questi tre aspetti, ma in misura e in forma differente. Invece, la filosofia unifica tutti questi principi. Perciò, Spencer definisce tale filosofia “sintetica“, in quanto sintetizza in sé tutti i principi scientifici e consente una conoscenza unitaria.
Herbert Spencer, un positivista?
Le posizioni di Helbert Spencer, per quanto generalmente integrate nel panorama dell’evoluzionismo e positivismo, presentano, come abbiamo visto, elementi originali.
D’altra parte, Charles Darwin critica le posizioni di Spencer, e afferma che si tratta di un pensiero speculativo che non trova conferme concrete. Così, il padre della teoria dell’evoluzionismo moderno prende le distanze da questo pensatore.
In quanto al positivismo, è evidente la lontananza da esponenti di questa dottrina filosofica come Comte. Quest’ultimo intende con “sociologia” la scienza che ha il compito di prevedere e guidare le azioni sociali. Cioè, ha una funzione di disciplina, di annientamento della libertà individuale. Così, questo garantisce il regime positivistico nella società futura. Ma Spencer non concorda con questa privazione di libertà, che considera, al contrario, il mezzo con cui la natura permette all’uomo il proprio progresso.
Tuttavia, possiamo considerare Spencer un positivista, proprio perché è convinto che il movimento della natura spinge l’uomo verso una condizione migliore, e dunque una società migliore.
Luigi D’Anto’
Bibliografia
H. Spencer, Un autobiografia, volume 1, D. Appleton e company, 1904.
H. Spencer, The data of Ethics, introduction by T. R. Machan, Indianapolis, 1978.
Sitografia
F. Morganti, La germinazione del sé. Autobiografia ed evoluzione in Herbert Spencer, Lo sguardo, 2013.
C. Lottieri, L’uomo vs lo Stato, articolo de Il Foglio, 2016, sul sito della fondazione Luigi Einaudi.
Nota: l’immagine di copertina di questo articolo è un quadro di J. Hamilton, da en.wikipedia.org.