Elisabetta I Tudor, regina d’Inghilterra, è uno dei sovrani più famosi della storia europea. Da figlia considerata illegittima ad esempio di regina che ha segnato un’epoca, tanto da dare il suo nome ad uno dei periodi artistici più floridi della cultura inglese. Elisabetta dimostrò intelligenza politica e capacità di governo tra giochi di potere, conflitti religiosi e scontri militari.
Oltre a ciò, attuò importanti riforme per rinnovare il paese e rafforzò la posizione internazionale dell’Inghilterra, ponendo le basi per l’impero marittimo che l’Inghilterra costruirà negli anni successivi. Decise di rimanere sola sul trono non prendendo mai marito e per questo venne soprannominata la «Regina vergine».
Indice dell'articolo
Chi furono i sovrani prima di Elisabetta I Tudor?
Elisabetta I Tudor nacque a Greenwich nel 1533. Era la figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, seconda moglie del re. Questo matrimonio non era riconosciuto dalla Chiesa cattolica e nel 1536 fu dichiarata illegittima. Ma nel 1544 con l’Atto di Successione Enrico VIII nominò Elisabetta erede al trono alla morte di sua sorella Maria Tudor. Alla morte di Enrico VIII gli successe il suo unico figlio maschio, Edoardo VI, che però aveva solo dieci anni e quindi il regno era sotto la tutela dei reggenti. Alla sua morte nel 1553 a succedergli fu Maria Tudor.
Maria era la prima cattolica a prendere il torno dopo la rottura di Enrico VIII con la Chesa di Roma, a segnare ancor di più il suo legame con la religione romana fu il suo matrimonio con il cattolicissimo Filippo II di Spagna. Si guadagnò il soprannome di «Maria la Sanguinaria» a causa delle repressioni contro i Protestanti per reintrodurre il cattolicesimo.
Durante il regno di Maria, Elisabetta venne allontanata dalla corte e per un periodo anche rinchiusa nella Torre di Londra. La protestante Elisabetta rappresentava un pericolo per Maria, soprattutto dopo un fallito attentato contro di lei proprio in favore dell’ascesa al trono di Elisabetta. Il regno di Maria durò cinque anni, dopo la sua morte nel 1558 la corona passò alla sorella Elisabetta I Tudor.
I primi anni di regno di Elisabetta I Tudor
Elisabetta aveva solo venticinque anni quando salì al trono e regnò per quarantacinque anni, dal 1558 al 1603. Sin dai primi anni cercò una politica di compromesso e pacificazione per l’Inghilterra, reduce dalle politiche estremiste di Maria Tudor. Elisabetta era però consapevole che c’erano molti conflitti interni, soprattutto in ambito religioso che non potevano essere ignorati né risolti facilmente. La sua posizione era però ancora fragile politicamente.
Da un lato il trono era reclamato da sua cugina Maria Stuart, regina di Scozia, e dall’altro la sua autonomia al governo era minata dalle proposte di matrimonio dai sovrani europei che miravano al controllo dell’Inghilterra. La decisione di non sposarsi fu dettata proprio dalla sua volontà di non dover dividere il potere con nessuno. Durante il suo regno non convocò spesso il Parlamento, ma non ci furono rapporti conflittuali. Si circondò di fidati consiglieri con cui consultarsi, fra i quali vi era William Cecil, che già era stato ministro sotto suo fratello Edoardo, primo segretario e consigliere più fidato.
Quale fu la politica religiosa di Elisabetta I Tudor?
La religione era una delle questioni più spinose da affrontare. Elisabetta I era contraria sia al cattolicesimo che al puritanesimo (una forma estrema di calvinismo), il suo obiettivo era cercare un compromesso che mirasse soprattutto a rafforzare l’autorità statale. A lei fu infatti affidato il consolidamento della Chiesa anglicana, a capo del quale vi è ancora oggi proprio il sovrano, anche se ciò non significa che ne è il capo effettivo e assoluto.
Per questo nel 1559 furono promulgati l’Atto di Supremazia e l’Atto di Uniformità, con il primo annullò il ritorno al cattolicesimo e affermava l’autorità del sovrano, con il secondo uniformava le pratiche religiose del regno. Nel 1563 Elisabetta fece approvare i Trentanove articoli della religione , formalizzando la teologia anglicana. Anche il Prayer Book e la liturgia anglicana furono riformati. Inizialmente Elisabetta provò ad attuare una politica di tolleranza ma dopo la rivolta delle contee cattoliche nel Settentrione e dopo la scomunica di Pio V del 1570 iniziò una politica repressiva nei confronti dei cattolici.
La questione religiosa non riguardava la sfera privata dei credenti, ma era una questione politica. Nel 1560 Elisabetta I appoggiò il partito protestante in Scozia con il Trattato di Edimburgo, perché se la fazione cattolica avesse avuto la meglio la Scozia sarebbe diventata un Paese ostile confinante con l’Inghilterra.
Per di più i cattolici ritenevano Maria Stuart, regina di Scozia e cugina di Elisabetta, la legittima erede al trono inglese perché il matrimonio tra Enrico VIII e Anna Bolena non era riconosciuto dalla Chiesa romana. Dopo la vittoria dei protestanti la cugina Maria di Scozia abdicò e chiese rifugio ad Elisabetta, che sotto pressione del partito protestante arrivò a restringere sempre più la sua libertà in una condizione di semiprigionia. Nel 1587 dopo una congiura in cui pare fosse coinvolta Maria stessa Elisabetta ordinò la decapitazione della cugina.
Quali furono le riforme introdotte da Elisabetta I Tudor?
Sotto il regno di Elisabetta I Tudor, l’economia inglese prosperò grazie anche alle riforme introdotte dalla sovrana. I punti principali della sua politica economica furono due: lo sviluppo dell’allevamento a servizio dell’industria e l’incremento del commercio marittimo.
Per quanto riguarda il mondo agricolo il primo passo fu modificare il sistema di gestione delle terre: si passò dagli open fields, campi aperti gestiti dai villaggi, alle enclosures, porzioni di terra recintate a gestione privata. Le coltivazioni divennero così più produttive. Oltre a ciò, Elisabetta incoraggiò anche l’allevamento di ovini, necessari per la produzione della lana, favorendo così l’industria tessile.
Per quanto riguarda lo sviluppo del commercio durante l’età elisabettiana sorse una nuova classe di mercanti ed imprenditori. Questa era composta non solo da borghesi ma anche da aristocratici, un caso unico tra la nobiltà europea che generalmente non si invischiava in affari commerciali.
La media e piccola nobiltà era denominata gentry e ad essa erano affidato il governo delle provincie locali, le shires ovvero le contee. La gentry, dunque, s’impegnò nell’investire denaro e trasformare l’agricoltura in senso capitalistico. L’economia inglese però non si concentrò sul mercato interno ma in quello internazionale. Per permettere la creazione di una rete commerciale marittima Elisabetta I potenziò la marina britannica. Promosse anche la formazione di compagnie mercantili private, appoggiate proprio dalla classe mercantile inglese che investivano in imprese a largo raggio. È proprio queste compagnie che rappresenteranno la forza dell’impero coloniale britannico.
Chi erano i corsari?
I corsari erano capitani di navi private autorizzati da un sovrano a portare avanti una “guerra di corsa”, cioè saccheggiare ed assaltare in vario modo il nemico del sovrano che li aveva autorizzati, ma non sono da confondersi con i pirati che agivano illegalmente. Elisabetta I fece un grande uso dei corsari per indebolire le potenze coloniali del tempo: Spagna e Portogallo.
Le navi dei corsari assalivano le navi degli stati iberici, le quali attraversavano l’Atlantico per portare in Europa le ricchezze e i metalli preziosi del continente americano. Uno dei corsari più famosi fu Francis Drake, che completò la seconda circumnavigazione del globo dopo quella di Magellano e fu lui ad occupare la California, dandogli il nome di Nuova Albione (Albione è l’antico nome della Gran Bretagna), essendo infine insignito del titolo di cavaliere dalla regina.
Quale fu la politica estera di Elisabetta I Tudor?
Durante il regno di Elisabetta I si affermò un crescente sentimento antispagnolo che culminò nella guerra contro la Spagna. L’Inghilterra e la Spagna erano due regni opposti in tutto non solo nelle confessioni religiose (protestante il primo, cattolico il secondo) ma anche nei sistemi economici e politici adottati, ma avevano entrambi le stesse mire espansionistiche.
Motivo di fastidio per la Spagna fu anche l’intromissione dell’Inghilterra nelle questioni dei Paesi Bassi. I Paesi Bassi facevano parte del dominio della corona di Spagna ma erano culturalmente diversi dal mondo iberico. Questa differenza si fece sentire quando Filippo II attuò una politica repressiva nei confronti del protestantesimo ed in particolare del calvinismo che si stava diffondendo nel Nord, cioè le Fiandre. Nel 1567 scoppiò una rivolta in nome della libertà di culto e dell’indipendenza politica. A spalleggiare i rivoltosi furono la Francia e l’Inghilterra, nemiche della Spagna. Questo, inasprì ancor di più i rapporti tra le due corone, già tesi per le persecuzioni anticattoliche in Inghilterra. Dopo la decapitazione di Maria Stuart, regina cattolica, la Spagna decise di muovere guerra all’Inghilterra.
Ovviamente la decisione non fu improvvisa ma c’erano dietro anni di pianificazione e di costruzione di un’armata definita «invincibile». L’invincibile armata salpò nel maggio 1588. Dopo aver superato il maltempo la flotta spagnola si scontò con quella inglese nell’agosto, lungo la costa Sud dell’Inghilterra. La sconfitta spagnola fu durissima, in più durante la ritirata un forte temporale si abbatté sulle navi spagnole, delle 130 partite solo 50 fecero ritorno in patria.
La vittoria sulla flotta spagnola fu più di una vittoria militare, rappresentò un punto di svolta. La nuova nazione emergente aveva infranto il mito dell’imbattibilità spagnola e nel farlo aveva dimostrato la sua coesione interna. Elisabetta era infatti riuscita a diventare rappresentate della nazione intera, cattolici inclusi, che esultarono alla notizia della vittoria.
La vittoria di questa battaglia non segnò al fine delle ostilità tra Elisabetta I e Filippo II, che continuò per altri sedici anni, ma è comunque un momento importate che preannunciò il declino della potenza spagnola e la nascita di un nuovo impero.
Cos’è l’età elisabettiana?
Il regno di Elisabetta I Tudor è ricordato anche per essere uno dei più floridi della cultura inglese e va sotto il nome di periodo elisabettiano. Sotto Elisabetta I ci fu, infatti, una straordinaria fioritura letteraria, filosofica (è questo il periodo di attività di Francis Bacon) e scientifica. Ma l’aspetto per cui il periodo elisabettiano è più famoso è sicuramente l’ambito teatrale. In questo periodo scrissero le loro opere Christopher Marlowe e William Shakespeare, forse l’autore teatrale più famoso di tutti i tempi.
Ma non si trattò del teatro solo a livello letterario, i luoghi del teatro stesso furono modificati. Fino ad allora le rappresentazioni teatrali si svolgevano in abitazioni private o nelle locande. A partire dagli anni Settanta del Cinquecento s’iniziarono a costruire i primi teatri pubblici, alcuni dei quali con una capienza anche di tremila persone. L’ingresso era aperto a tutti i ceti sociali, dai nobili al popolo. Il teatro divenne così un punto di incontro per tutti i ceti sociali. Ciò fu possibile grazie anche ad un tipo di rappresentazione nuova, più diretta e comprensibile anche da chi non sapeva leggere e scrivere
Durante il suo regno Elisabetta I subì un vero e proprio processo di mitizzazione, venendo addirittura accostata alla Vergine Maria e ad altre divinità pagane.
Durante il suo regno Elisabetta I Tudor non solo guidò l’Inghilterra verso una posizione predominante in campo internazionale, ma riuscì a superare gli ostacoli ed i conflitti interni riunendo attorno alla sua figura i sudditi inglesi.
Miriam Campopiano
Bibliografia e sitografia
- Elisabetta I in “Dizionario di Storia” (treccani.it)
- Elisabètta I su Enciclopedia | Sapere.it
- Dara, Elisabetta I d’Inghilterra. Una donna al potere, tr. It. Rusconi, Milano 1984.
- Brigdean, Alle origini dell’Inghilterra moderna. L’eredità dei Tudor (1485-1603), il Mulino, Bologna 2003.