Secondo i dati pubblicati dall’Earth Observatory della NASA, il 2020 è stato, a pari merito, l’anno più caldo mai registrato sul pianeta; la temperatura media della Terra, infatti, è aumentata di oltre 1,2° Celsius rispetto al 1880.
Per alcuni potrebbe apparire un cambiamento insignificante, visto che l’aumento della temperatura è di poco superiore a un grado ed è avvenuto gradualmente nell’arco degli ultimi 140 anni, ma in realtà questo lasso di tempo è incredibilmente breve se paragonato alle variazioni di temperatura nei cicli climatici avvenuti in epoche precedenti e fino alla fine del XIX secolo.
Il 1880 è considerato un anno importante perché è successivo di dieci anni rispetto all’inizio della seconda rivoluzione industriale, che ha visto l’introduzione dell’elettricità e dell’industria petrolchimica che insieme hanno contribuito a plasmare la società come la conosciamo oggi.
Non è un caso che quando si tratta di individuare le cause del riscaldamento globale, gli scienziati sono tutti d’accordo nell’ascriverla proprio alla seconda rivoluzione industriale, il cui effetto primario è stato il massiccio incremento nella quantità di emissioni di gas serra nell’atmosfera generate da attività antropiche, in particolar modo dalle attività estrattive e dalla produzione di energia elettrica, che per più di un secolo è stata basata esclusivamente sul carbone.
Transizione energetica: cos’è e perché è di vitale importanza attuarla
Un altro aspetto vitale, sul quale gli scienziati sono di comune accordo, è l’impatto nefasto che il riscaldamento globale sta avendo sul pianeta, a partire dalla fusione dei ghiacciai e delle calotte polari, con il conseguente innalzamento del livello degli oceani, fino al preoccupante aumento della percentuale di metano che si sta liberando nell’atmosfera in seguito allo scioglimento del permafrost.
Tutti questi eventi, a loro volta, innescano una sorta di perverso effetto domino che porta ulteriori cambiamenti a livello climatico, come l’aumento dell’energia cinetica degli uragani, le inondazioni, gli incendi e la desertificazione di aree sempre più ampie, causando danni incalcolabili sia dal punto di vista umano e ambientale sia da quello economico.
Per fare fronte a questi problemi è stata sottolineata più volte la necessità di attuare a tutti i costi una transizione energetica, ovvero il passaggio dall’uso di fonti energetiche non rinnovabili, in particolar modo i combustibili fossili, a fonti rinnovabili ed ecosostenibili, nonché l’adozione di tecniche in grado di consentire il risparmio energetico e lo sviluppo sostenibile su grande e piccola scala.
Gli obiettivi della COP
Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Parigi nel 2015, nota anche come COP21, è stato sottoscritto un trattato internazionale nel quale ci si prefigge l’obiettivo di mantenere il livello di riscaldamento globale al di sotto della soglia di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
Nella COP26 invece, che ha avuto luogo a Glasgow nel novembre del 2021, è stato sancito l’ulteriore impegno a raggiungere entro il 2050 la Carbon Neutrality, ovvero uno stato di fatto in cui le emissioni nette di CO2 sono completamente azzerate grazie al perfetto bilanciamento tra la quantità di anidride carbonica emessa nell’atmosfera e quella rimossa mediante la compensazione del carbonio, al fine di avviare un’economia post-carbonio.
L’impegno alla riduzione delle emissioni di CO2 è perseguito non soltanto sul fronte della produzione di energia, ma soprattutto su quello dello stile di vita dei cittadini. Le agevolazioni fiscali per coloro che provvedono alla riqualificazione energetica dei vecchi impianti di riscaldamento e all’installazione di impianti fotovoltaici oppure basati su combustibili meno inquinanti, come per esempio le biomasse, si possono riscontrare anche da siti come Unasensazioneperfetta.it, e rappresentano un classico esempio di come la transizione energetica sia estesa in maniera capillare fin nelle nostre abitazioni.
Le minacce alla transizione
A dispetto di quanto auspicato dal mondo scientifico e dalle Conferenze delle Parti dell’ONU, però, ultimamente stiamo assistendo a quello che alcuni hanno definito shock energetico, ovvero un drastico aumento di prezzo del gas naturale e del petrolio. Come se non bastasse, inoltre, a complicare ulteriormente il quadro della situazione ci si è messa l’attuale situazione geopolitica, con la recente invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha rilevato un incremento delle emissioni di CO2 del 6% nel 2021, arrivando al livello più alto mai registrato; la Cina come al solito viene additata come la principale responsabile, ma in questo caso la colpa ricade anche su tutte quelle nazioni che come unica soluzione ai rincari non hanno trovato nulla di meglio che proporre il ritorno al carbone.
Purtroppo tra queste nazioni rientra anche l’Italia, dove prende sempre più corpo lo spettro della riapertura delle centrali termoelettriche a carbone al fine di far fronte alla crisi incombente.