Organon: il trattato di logica di Aristotele

L’Organon è un testo fondamentale per la storia del pensiero occidentale. Infatti, qualsiasi ragionamento e formula logica tiene conto delle regole che Aristotele descrive in questo testo. Nel seguente articolo sintetizziamo i vari scritti che compongono quest’opera e ne descriviamo la storia.

L’Organon: di cosa tratta e come è suddiviso

Innanzitutto, ricordiamo che il nome del trattato, come per gli altri testi aristotelici, nasce dalla penna di Andronico di Rodi circa trecento anni dopo la morte dello Stagirita. Inoltre, l’ordine canonico dell’Organon deriva da Teofrasto che conduce il Liceo, la scuola di Aristotele, dopo la morte di quest’ultimo. Insomma, ignoriamo se Aristotele concepisce i vari testi che compongono l’Organon come un unico trattato e nell’ordine che Teofrasto stabilisce.

Organon
Statua di Aristotele nelle mura della cattedrale di Chatres. Fonte: Wikimedia Commons.

Dunque, perché questi scritti presentano questo nome? In effetti, Organon vuol dire “strumento“. Infatti, essi sono un mezzo per l’apprendimento dell’elaborazione logica dei concetti. Dunque, costituiscono uno strumento essenziale per la corretta direzione del ragionamento. In effetti alcune porzioni, soprattutto le Confutazioni sofistiche, sono vicine ai contenuti della Retorica. Tuttavia, mentre questo secondo trattato insegna l’arte della persuasione, L’Organon permette una reale conoscenza di tipo logico.

Dunque, costituiscono l’Organon sei trattati: Categorie, De Interpretatione, Analitici primi, Analitici secondi, Topici, Elenchi sofistici. In effetti, dopo il periodo antico, in cui essi sono fondamentali per correnti filosofiche, quali ad esempio lo stoicismo ellenistico, per quasi tutto il Medioevo l’Occidente conosce solo i primi due. Invece, l’Organon completo sopravvive nel mondo mediorientale. Poi, un po’ alla volta, vari studiosi traducono dal greco, dall’arabo e dall’ebraico il resto, e l’Occidente ha così di nuovo l’opera completa.

Le Categorie, il primo scritto dell’Organon

Che cosa è l’uomo? Qualcuno dice che è animale, ma ritiene differenti gli uomini e i buoi. Dunque, usa la parola animale in modo diverso per la descrizione di questi due enti. Questa è l’apertura delle Categorie, il trattato in cui Aristotele spiega il modo con cui l’uomo conosce il mondo tramite ragionamenti esatti. Cioè, l’uso corretto di parole e linguaggio, e le giuste concatenazioni logiche.

Dunque, il filosofo introduce le categorie. Queste sono termini che esprimono o una sostanza, o una quantità, o una qualità, o una relazione, o un luogo, o un tempo, o l’essere in una situazione, o un avere, o un agire, o un patire. Infatti, sono queste categorie che permettono la conoscenza del mondo e la sua esprimibilità. Inoltre, le sostanze sono “prime” e “seconde”. Così, un determinato uomo è sostanza prima in quanto sostrato, “sostanza primaria”, mentre il genere “uomo” e la specie “animale” sono sostanze secondarie, che dipendono dal sostrato, cioè la sostanza prima. Ma le sostanze prime sono immediate. Dunque, un particolare uomo non può essere più o meno uomo né rispetto a se stesso né rispetto ad altri uomini. Perciò, se non sussiste l’oggetto del sapere (la sostanza prima) non sussiste nemmeno la scienza, perché allora è scienza del nulla.

Tuttavia, la sostanza prima accoglie i contrari. Cioè, ad esempio, un uomo può essere ora chiaro ora scuro. Così, alcune sostanze accolgono solo uno di essi, come il fuoco che può essere solo caldo. Invece, altre li accolgono entrambi, come “Socrate è sano” e “Socrate è malato”. Cioè, entrambe possono essere vere se Socrate esiste. Ma sono entrambe false se Socrate non esiste. Difatti, i contrari appartengono o allo stesso genere (bianco e nero sono due colori) o a due generi diversi e contrari (giustizia e ingiustizia).

De Interpretazione

Nel De Interpretazione troviamo la distinzione tra “nome” e “verbo”. Infatti, entrambe sono parole, cioè suoni dotati di significato. Però, il verbo è una determinazione temporale, è espressione di ciò che si dice di qualcosa d’altro ed esprime una determinazione temporale.

Ma che rapporti esistono tra nomi e verbi? Aristotele introduce qui i termini “contrario” e “contraddittorio“. Così, la frase “ogni uomo è bianco” è contraddittoria rispetto alla frase “qualche uomo non è bianco”. Infatti, la prima è una universale affermativa, la seconda una particolare negativa, e il rapporto tra queste tipologie è sempre la contraddizione. Cioè, se affermo che qualche uomo non è bianco è contraddittorio rispetto all’affermazione che tutti gli uomini sono bianchi. Così, vale anche se affermo che nessun uomo è bianco e che alcuni uomini sono bianchi. Invece, se affermo che tutti gli uomini sono bianchi e nello stesso tempo che nessun uomo è bianco, tra queste frasi c’è un rapporto di contrarietà. Infatti, non possono essere vere entrambe le affermazioni.

Inoltre, un altro rapporto è la deduzione. Cioè, possiamo dedurre qualcosa da qualcos’altro. Infatti, se affermiamo che tutti gli uomini respirano e che Socrate è un uomo, deduciamo che Socrate respira. Così, se affermiamo che alcuni uomini sono neri, deduciamo che non tutti gli uomini sono bianchi. Infatti, non è possibile che delle determinazioni contrarie appartengano allo stesso oggetto.

Analitici primi

In questa sezione, Aristotele distingue tra sillogismi perfetti e imperfetti. Cioè, il sillogismo perfetto è quello che ha le premesse necessarie per il raggiungimento della conclusione. Invece, il sillogismo imperfetto necessita di più di due conclusioni. Dunque, il vero sillogismo contempla solo quattro premesse: universali affermative, universali negative, particolari affermative e particolari negative. Così, due di queste fungono da premesse. Perciò, nella frase che funge da deduzione troviamo un elemento della prima premessa e uno della seconda premessa. Ma le premesse non sono mai entrambe generali o particolari, altrimenti non c’è sillogismo. Invece, quando una deduzione si fonda su più premesse di tipo medio, non è un sillogismo ma un insieme di sillogismi.

Cioè, in termini logici: Se tutti gli A sono B, e C è un A, dunque C è un B, abbiamo in questo caso un sillogismo perfetto. In effetti, esso vale anche se aggiungiamo la negazione nella prima premessa. Invece, se date queste prime due premesse cerchiamo E, è chiaro che le informazioni sono insufficienti e necessitiamo di altre premesse. Ma così non abbiamo più un sillogismo. Oppure, abbiamo più sillogismi intrecciati. Ma per riconoscere questa evenienza, basta ricordare che per il numero di conclusioni c’è sempre un numero doppio di premesse.

Ma quali nomi usiamo se costruiamo un sillogismo? Ci sono nomi che si predicano di altri oggetti e nomi che predicano altri oggetti e vi sono anche nomi con ambo le circostanze. Cioè, ad esempio, “uomo” predica “animale”, e si predica di “Callia” e “Cleone”. Così, nomi come questo compaiono in ambo le premesse di un sillogismo. Infatti, “tutti gli uomini sono mortali” e “Socrate è un uomo” sono premesse per il sillogismo con conclusione “Socrate è mortale”. Dunque, nomi che predicano e si predicano costituiscono il termine medio che nel sillogismo è nelle premesse.

Analitici secondi

Organon
Quadrato delle opposizioni. Fonte immagine: Wikipedia.org.

Seguono gli Analitici secondi. Infatti, questi scritti proseguono la trattazione degli Analitici primi, da cui il nome “secondi”. Ma mentre gli Analitici primi descrivono la forma che un sillogismo possiede per essere corretto, gli Analitici secondi affrontano il problema della verità o falsità della materia trattata. Infatti, un sillogismo può essere corretto e nonostante ciò non essere vero, cioè non trova corrispondenza nella realtà. Dunque, come sapere se un sillogismo è vero oppure no?

«Ogni dottrina ed ogni apprendimento si sviluppano da una conoscenza preesistente». In sintesi, Aristotele afferma che un sillogismo che ha principi che non possono essere provati esiste, ma non produce scienza. Invece, un “sillogismo scientifico” si basa su proposizioni prime le cui conclusioni sono dimostrate. Infatti, un principio sillogistico indimostrato ha per nome “tesi“, e può essere o un’espressione definitoria o un’ipotesi. In quest’ultimo caso, il sillogismo appoggia una delle due possibilità riguardo al sillogismo: il suo essere vero o falso. Ma se tali sillogismi sono indispensabili per la conoscenza di una materia, allora sono chiamati “assiomi” anziché “tesi”.

Dunque, Aristotele dice che è necessario credere nei principi più che nella conclusione. Infatti, solo la credenza nella verità degli assiomi permette qualsiasi tipo di conoscenza. Così, la conclusione risulta vera quando deriva in modo corretto da proposizione necessarie. «Inoltre, è evidente che se le premesse onde discende il sillogismo sono universali, è necessario che pure la conclusione di siffatta dimostrazione è eterna». Infine, la conoscenza di qualcosa equivale alla conoscenza delle cause per cui qualcosa esiste. Tali cause sono per tutti gli enti quattro: finale, formale, efficiente, materiale.

Topici

Che cos’è un sillogismo? Finalmente, Aristotele fornisce una definizione: un discorso in cui, posti alcuni elementi, risulta per necessità alcunché di differente da essi. Dunque, il sillogismo può essere dialettico, cioè i suoi principi derivano dall’opinione. Tuttavia, sono cosa diversa dai paralogismi. Infatti, con questi ultimi indichiamo dei falsi ragionamenti, cioè delle stringhe logiche errate che possono avere premesse tanto nelle scienze tanto nelle opinioni.

Organon
Il quadrato delle opposizioni in una versione dell’Organon del 1500. Fonte immagine: Wikipedia.org.

Dunque, Aristotele spiega che la conoscenza sui sillogismi è utile sia alla ricerca scientifica sia alla semplice conversazione. Perciò, anche i sillogismi che hanno come base le opinioni hanno la loro funzione. Infatti, possiamo comprendere meglio il punto di vista dei nostri interlocutori e scoviamo dove commettono errori logici che li portano a conclusioni errate. D’altra parte, anche i principi primi della scienza, proprio in quanto elementi primi, possono essere penetrati solo tramite elementi che derivano dall’opinione.

Quindi, in un discorso possiamo addurre varie critiche, come che le conclusioni non derivano dalle premesse. Invece, un’argomentazione può dirsi completa se non deriva da altro che dalle premesse che sono accettate come vere in quanto derivano a loro volta da conclusioni ultime.

Elenchi sofistici, ultimo libro dell’Organon

Infine, chiude l’Organon un trattato dal nome Elenchi sofistici. In effetti, la parola “elenchi” non significa “lista”, ma “argomentazione volta alla contraddizione dell’avversario“. Infatti, come anticipato, questa sezione dell’Organon è vicina alla retorica, in quanto il suo obiettivo è la confutazione di chi come i sofisti tenta l’inganno retorico. Insomma, sono consigli che mostrano il sistema per l’individuazione delle false concatenazioni logiche. Dunque, è un approfondimento su quelli che nei Topici Aristotele chiama paralogismi.

Infatti, dice Aristotele, bisogna distinguere i paralogismi, che somigliano ai sillogismi come le persone brutte che sembrano persone belle grazie al trucco che usano. Così, la confutazione è la prova della proposizione contraddittoria ad una certa conclusione. Cioè, ad esempio, inganna chi sostiene che chi è caldo ha la febbre perché chi ha la febbre è caldo. Dunque, bisogna scovare quelle proposizioni che non sono causa delle confutazioni ma che sembrano esserne l’origine. Così, questa arte dello smascheramento è, per Aristotele, parte della dialettica.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

Aristotele, Organon, a cura di G. Colli, Adelphi 2003.

Sitografia

Il filosofo Salvatore Veca parla dei trattati di logica aristotelica: https://www.youtube.com/watch?v=fUkYP37iINU

Il filosofo Gabriele Giannantoni tratta dell’Organon: https://www.youtube.com/watch?v=Q7tg84CS5sc

Nota: l’immagine di copertina è una raffigurazione di Aristotele al cospetto di Alessandro Magno ed è tratta da un manoscritto medievale. Fonte: Picryl.com.