La storia e l’importanza per il patrimonio artistico italiano della Pinacoteca di Brera e delle sue collezioni sono centrali per la conoscenza e la cultura di ogni appassionato di pittura e di arte in generale. Partendo dalla storia del palazzo, che oggi ospita grandi testimonianze della pittura del Rinascimento e non solo, guarderemo con interesse ad alcune famose opere di uno dei luoghi più visitati e noti del nostro Belpaese, la Pinacoteca di Brera, vero gioiello della storia dell’arte in Italia.
Indice dell'articolo
Le origini: perché si chiama Pinacoteca di Brera?
L’architettura e le funzioni
Il complesso monumentale che occupa la Pinacoteca nacque in relazione alle vicende di un ordine monastico molto diffuso a Milano dopo l’anno Mille, ossia quello degli Umiliati. I monaci avevano avuto la loro residenza affiancata alla medievale chiesa di Santa Maria dal 1201 al 1571, in una radura. L’origine del termine Brera deriva appunto da braida, cioè ortaglia, terreno incolto. Ad oggi non vi sono più testimonianze del vecchio edificio.
Con papa Pio V, dal 1571, per volere del cardinale Carlo Borromeo, gli Umiliati furono soppressi e il terreno fu donato ai Gesuiti. Questi avevano il compito di costruirvi delle scuole e un collegio. Ma i lavori richiesero molti anni, tanto che i primi risultati vi furono solo a partire dal 1627, con l’architetto Francesco Maria Richini. Da qui la pinacoteca cominciò a prendere la forma monumentale che ancora oggi possiamo ammirare.
Elemento innovativo fu nel 1764/65 la costruzione, per volere di padre Ruggero Boscovich, matematico e astronomo molto noto, di una ala del palazzo da cui ha avuto
origine l’Osservatorio astronomico. La storia di questo gioiello di Brera è oggi documentata da un prezioso archivio e da un museo. Nel 1773, con lo scioglimento della Compagnia di Gesù, il collegio di Brera diveniva di proprieta dello Stato. Con l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, nel 1776 fu fondata l’Accademia di Belle Arti e la Società Patriottica.
La Pinacoteca di Brera da Napoleone al Novecento
Con l’arrivo dei francesi nel 1796 e l’ascesa di Napoleone, come era avvenuto negli anni degli austriaci, cambiamenti di indirizzi politici e culturali portarono a dare impulsi differenti
alle istituzioni braidensi, dove cominciò allora a prevalere l’Accademia. Ci fu un rinnovamento accademico e l’acquisizione di molte nuove opere, con un nuovo afflusso di quadri che avrebbere poi dato vita alla futura pinacoteca, così come oggi ci è nota. Inoltre furono eretti diversi monumenti a personaggi illustri come Cesare Beccaria e Giuseppe Parini.
Nel corso del Novecento ogni istituto del palazzo è intervenuto adattanto i propri spazi interni a nuove funzioni, sempre diverse. Nonostante ciò l’edificio, con i suoi numerosi corpi di fabbrica, con i grandi suoi cortili e gli alti corridoi, davvero monumentali, ha conservato la sua imponente grandiosità, fino a divenire un fiore all’occhiello della città, della regione Lombardia e di tutto il patrimonio artistico italiano.
I bombardamenti e la ricostruzione
Nella notte tra il 7 e l’8 agosto 1943 l’attacco tedesco sul nord Italia, nell’alveo della seconda guerra mondiale, portò morte e distruzione a Milano. Anche la Pinacoteca di Brera fu soggetta a danni, in specie nella zona dell’edificio che ancora oggi affaccia sulla piazzetta Hayez, provocando i danni strutturali più consistenti.
La stessa fu quasi completamente da un secondo attacco tra il 12 e 13 agosto 1943. Questa seconda incursione provocò prevalentemente il crollo delle coperture di Brera per via del divampare delle fiamme causate dalle bombe.
Che quadri ci sono alla Pinacoteca di Brera?
Storia della Pinacoteca di Brera
Le collezioni presenti nella Pinacoteca di Brera sono numerose e di forte pregio culturali, presentando opere pregiate che sono oggi note a tutto il mondo. Grande museo per fama e per rango, la Pinacoteca di Brera si distingue dalle raccolte di Firenze, di Roma, di Napoli, di Torino, di Modena, di Parma. La sua formazione non ha radici nel collezionismo aristocratico, principesco o di corte, ma_nel collezionismo politico e di Stato, che è una caratteristica dell’età napoleonica, frutto di un’idea di arte di stampo rivoluzionario.
I primi dipinti giunsero sin dal 1799, poi la collezione si arricchì a partire dal 1805, anno in cui Napoleone Bonaparte fu incoronato imperatore. Infatti egli dispose, durante il governo di Milano, che le opere degli artisti più famosi sarebbero state esposte nella galleria maggiore. Dal 1813 fu avviata anche una collaborazione con il Museo del Louvre di Parigi. Dopo la Restaurazione del 1815 le acquisizioni furono minori, ma costanti, con opere fondamentali come il Cristo morto di Andrea Mantegna e l’Adorazione dei Magi di Stefano da Verona.
Nel 1882 la Pinacoteca di Brera, come nei casi delle gallerie di Venezia e di Bologna, fu resa autonoma e separata dall’Accademia di Belle Arti. Fu confermata istituto prevalentemente didattico, conservando la gran parte dei dipinti contemporanei, che continuavano a essere esposti nelle ultime sale della galleria.
Le collezioni della Pinacoteca di Brera
Le collezioni della Pinacoteca di Brera sono dislocate in 38 sale. Sono composte da opere che vanno dal quattordicesimo al ventesimo secolo. Il nucleo più ricco dei dipinti della Pinacoteca comprende il periodo che va dal Trecento al Seicento. Questa sezione di pittura si articola in un percorso cronologico e geografico che ripercorre la storia della pittura italiana, differenziandola per scuole regionali. Il metodo usato è quello storico-critico, molto gettonato nei primi anni del Novecento, poiché si riteneva utilissimo a livello didattico.
L’esposizione è una carrellata di capolavori principalmente provenienti dai territori conquistati dagli eserciti napoleonici. In particolar modo dal Veneto, da cui provengono i più importanti teleri, cioè grandi tele montate su telaio di legno e applicate direttamente a una parete. Poi vi sono opere che vengono dall’Emilia, come la pala di Ercole de’ Roberti e dalle Marche, terra da cui provengono i dipinti di Carlo Crivelli. Naturalmente dalla Lombardia giungono i cicli pittorici più belli, già presenti nelle chiese e nei palazzi, come gli affreschi.
Appartengono a questo percorso opere di Bernardino Luini, Vincenzo Foppa, e Bramantino, insieme a dipinti di fama mondiale quali il già citato Cristo morto di Andrea Mantegna, la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, e la Cena in Emmaus di Caravaggio.
Invece, la collezione di opere settecentesche appartenenti alla Pinacoteca è più piccola e composta da opere che sono, però, fortemente rappresentative dei diversi generi pittorici in uso nel periodo illuminista e non solo. Essa contiene straordinari esempi di pittura sacra, di genere, come le nature morte di Evaristo Baschenis e i celebri pitocchi del Ceruti, di ritrattistica e del vedutismo veneto, quali i capolavori di Canaletto, Francesco Guardi e Bernardo Bellotto.
Ottocento e Novecento
In ultimo, la raccolta rappresentativa dell’Ottocento è fortemente connessa alla storica attività dell’Accademia. La gran parte dei dipinti espostiappartiene ai grandi maestri di questa epoca, che vi si sono formati e vi hanno insegnato. Fra di essi figura Francesco Hayez, autore di ritratti romantici e toccanti. Non mancano, ad ogni modo, in questa sezione, alcuni magistrali esempi della pittura realista del secondo Ottocento e di quella divisionista di primo Novecento. Da qui si passa alle opere delle avanguardie italiane del ventesimo secolo, rappresentato in Pinacoteca, grazie alle collezioni Jesi e Vitali, dai capolavori di Carlo Carrà, Mario Sironi, Giorgio Morandi e Filippo De Pisis.
Quali sono i quadri più famosi della Pinacoteca di Brera?
Analizziamo tre opere famosissime presenti nella galleria. Esse rappresentano due periodi molto diversi tra loro, ma danno contezza della ricchezza di cui Brera può fregiarsi.
Il Cristo morto di Andrea Mantegna
Il Cristo morto del Mantegna alla Pinacoteca di Brera è sicuramente l’opera più visitata di questo importante artista del primo Rinascimento. Non si può non fermarsi ad ammirare questo dipinto, risalente forse al 1475 circa. Esso è caratterizzato da un accorto uso della prospettiva e dall’angolazione atipica del corpo di Gesù, visto dai piedi del giaciglio. Inoltre l’uso del colore è notevole, in quanto presenta la carne livida e insanguinata.
Sono messe in risalto le sue ferite, così come le pieghe del lenzuolo che avvolgono il suo corpo. Nelle sue vicinanze ci sono tre persone che lo piangono, ma restano quasi invisibili. Mantegna ha dato risalto alla solitudine della morte e al dolore che necessariamente deve trasparire da un quadro di questo genere. Una grande attenzione è rivolta anche allo studio dell’anatomia, ma la figura tutta risulta composta e sacralizzata.
Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio
Lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello Sanzio è un’opera del 1504, di notevole bellezza e raffigura una scena dal forte valore religioso e artistico. La Madonna è ritratta nel momento in cui san Giuseppe le infila al dito la fede nuziale. Più distanti vi sono le fanciulle e gli altri uomini. Raffaello raffigura il momento in cui Giuseppe tiene il suo bastone, che secondo il racconto era l’unico ad essere fiorito tra quelli dati ai pretendenti di Maria. Inoltre, pur essendo molto nota, quest’opera è la copia del maestro del pittore, cioè il Perugino.
Vi è un’atmosfera di grande armonia, come spesso accade nei dipinti di questo autore. I colori sono splendenti e mettono in risalto i piccoli particolari delle stoffe, degli accessori e del paesaggio sullo sfondo. Al centro troneggua l’architettura di un tempio, a pianta centrale, che ricorda il tempietto del Bramante, amico di Raffaello, costruito nel 1502. Il punto di fuga è la porta che apre sul paesaggio e la prospettiva è legata anche alla raffigurazione del pavimento e delle scale.
Il Bacio di Francesco Hayez
“Il Bacio” di Francesco Hayez è un dipinto del 1859: il nome completo è “Il Bacio: Episodio della giovinezza” e, al contrario di quanto si pensi, non è una semplice raffigurazione di una scena romantica.
Due giovani vestiti con abiti del Quattrocento sono in piedi abbracciati e si baciano. Il giovane indossa un cappello ed è del tutto coperto da un ampio mantello, ma si intravede un’arma sul suo fianco sinistro. Invece la giovane ragazza indossa un delicato abito azzurro. La scena si svolge all’interno di un’architettura medioevale. Infatti le mura sono costruite da grandi blocchi di pietra. Inoltre sullo sfondo figura un’ombra.
Il significato è notoriamente politico: si tratta, forse, di un giovane patriota che saluta la propria ragazza prima di recarsi al combattimento. Nell’ombra che si intravede sulla sinistra, alcuni storici dell’arte hanno individuato il rimando ad una spia austriaca che controlla i due amanti. Insomma, si tratta di un’opera del Risorgimento che fornisce lustro alla Pinacoteca di Brera ed è un simbolo dell’arte lombarda dell’epoca.
Informazioni utili
Di seguito sono riportate le informazioni relative ad orari, biglietti e indicazioni su come raggiungere la Pinacoteca di Brera, per una visita alla gallaria, magari durante un soggiorno nella stupenda città di Milano.
Orari e biglietti
La Pinacoteca di Brera è aperta secondo il seguente orario:
• Martedì – Mercoledì – Giovedì – Venerdì – Sabato – Domenica: 8.30 – 19.15 (ultimo ingresso alle ore 18.00)
• Ogni terzo giovedì del mese: 8.30 – 22.20 (ultimo ingresso alle ore 21.00)
Chiuso: tutti i Lunedì – 1° Gennaio – 25 Dicembre
Ingresso Gratuito con prenotazione obbligatoria ogni prima domenica del mese
Il costo del biglietto è 15 euro per l’intero e 10 euro per il ridotto, ma ci sono agevolazioni come la prima domenica gratuita ogni mese e il ridotto per giovani dai 18 ai 25 anni.
Come arrivare alla Pinacoteca di Brera
Con i mezzi pubblici:
METRO: M2 Lanza, M3 Montenapoleone, M1 Cairoli
BUS: 61 (via Pontaccio/ via Monte di Pietà) – 57 (Foro Buonaparte)
TRAM 1-2-12-14 (via Cusani), 4 (Lanza)
In auto:
Parking Car Brera (a pagamento), via Brera 3/A
In treno:
da Stazione Centrale: corrispondenza con M2 e M3
Garibaldi: corrispondenza con M2
Cadorna Fn: corrispondenza con M2
Bibliografia
- L. Arrigoni, Introduzione, in L. Arrigoni – E. Daffra – P.C.Marani, Pinacoteca di Brera. Guida ufficiale, Milano, Touring Club Italiano, 1999
Sitografia
- https://pinacotecabrera.org/collezioni/
- https://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/collezioni/118/