Imperatore del Giappone: ruolo storico e moderno

L’Imperatore del Giappone è una figura che ispira riverenza. Il suo ruolo politico in Giappone ha assunto un gran numero di modifiche, passando da una figura di spicco della vita politica del paese ad un simbolo. In quest’articolo parleremo del ruolo dell’Imperatore dalle suo origini fino ad oggi.

Mitologia

Nella mitologia giapponese, l’Imperatore del Giappone discende dal Kami del Sole Amaterasu. Il primo Imperatore del Giappone, Jinmu, salì al trono quando il clan di Yamato sconfisse gli altri clan che si trovavano sull’arcipelago e conquistò il paese. Nella leggenda, Jinmu è il figlio di Ugiyafukiaezu, nipote di Amaterasu, e tutti gli imperatori successivi, essendo discendenti di Jinmu, sono a loro volta discendenti di Amaterasu.

L’esistenza di Jinmu è certificata nel Kojiki e nel Nihon Shoki. Questi sono testi che parlano della storia del Giappone ma in chiave mitologica, ed è quindi probabile che Jinmu non sia mai esistito. Infatti, non vi è alcuna prova storica dell’esistenza dei primi nove Imperatori del Giappone attestati nel Kojiki e Nihon Shoki, e vengono quindi considerati leggendari.
Gli storici non sono convinti di chi sia il primo vero Imperatore. Alcuni pensano sia Sujin, il 10° Imperatore, mentre altri considerano il primo Imperatore storico Anko, il 20° Imperatore secondo la leggenda.

La natura dell’Imperatore, come prima specificato, era una natura divina. Anche nella prima Costituzione della storia del Giappone, la Costituzione del 1889, nell’articolo 3 si può leggere “L’Imperatore è sacro e inviolabile“.

Imperatore del Giappone Jinmu
Jinmu https://www.flickr.com/photos/jacques2beaulieu/23441484762

Ruolo storico dell’Imperatore del Giappone

Il Giappone Antico pone la religione e la politica allo stesso livello. Per questo, l’Imperatore era sia capo politico che capo religioso.

L’Imperatore aveva un ruolo centrale nella vita politica giapponese fino all’epoca Heian (794 – 1185 d.C.). Fino a quel periodo l’Imperatore era l’effettivo sovrano del Giappone, e le decisioni sulle questioni del paese spettavano a lui.
Ma dall’epoca Heian in poi, la famiglia Fujiwara iniziò ad acquisire sempre più potere. La famiglia Fujiwara riuscì a controllare la discendenza imperiale come reggenti, sposando le principesse imperiali. L’influenza dei Fujiwara raggiunse il proprio picco sotto Fujiwara Michinaga, che dominò la corte dal 995 al 1027, per poi perdere sempre più influenza a corte.

Un nuovo sistema nacque nel 1086, quando l’Imperatore Shirakawa decide di abdicare ed iniziare il sistema insei. Nel sistema insei, l’Imperatore abdicatario controllava l’Imperatore al trono (che veniva definito fantoccio) dalle retrovie.

Quando gli Imperatori avevano troppi figli, l’Imperatore stesso li rimuoveva dalla discendenza imperiale e divenivano bassa nobiltà. Tra i gruppi di bassa nobiltà più importanti vi erano i Minamoto ed i Taira, che acquisirono notevole influenza e formarono degli eserciti di samurai privati.

Il 1156 scoppiò la Ribellione di Hogen, che sancì la fine dell’influenza politica dei Fujiwara ed i Taira divennero la nuova famiglia più potente del Giappone, controllando la corte.
Nel 1180, Taira no Kiyomori, la figura più influente della corte, che fu l’effettivo vincitore della Ribellione di Hogen, mise sul trono suo nipote Antoku, di soli 2 anni. Questo scatenò la Guerra di Genpei tra Taira e Minamoto.

I Minamoto ne uscirono vincitori e l’Imperatore Go Toba nominò Minamoto no Yoritomo shogun, sancendo la fine dell’importanza del ruolo politico dell’Imperatore in Giappone per i secoli a venire, fino alla Restaurazione Meiji.

Dopo la Restaurazione Meiji

Verso la fine del periodo Edo (1600-1868) vari samurai ed intellettuali credevano che l’Imperatore meritasse maggior rispetto. Questo soprattutto perché il bakufu non riusciva a tenere testa alle potenze occidentali che stavano pian piano invadendo il Giappone. Uno dei primi intellettuali ad esprimersi sulla questione fu Takayama Hikokuro, che fu l’ideatore dello slogan “Onore all’Imperatore (sonno)“.

Sempre più han (feudi) giapponesi iniziarono a definirsi “Shishi” (lealisti). Il potere di questi han finì per sovvertire il bakufu e diedero il pieno potere all’Imperatore con la Restaurazione Meiji.

L’Imperatore Meiji (nato Matushito) divenne nuovamente il leader politico giapponese. Questo lo si può evincere anche dalla Costituzione Meiji del 1889. In questa Costituzione l’Imperatore Matsuhito si impegnava a rendere il Giappone un paese moderno, formando un parlamento bicamerale, con un primo ministro eletto a suffragio ristretto ed un gabinetto approvato dall’Imperatore. L’Imperatore aveva, inoltre, pieno controllo sulla marina e sull’esercito e veniva ristabilito il suo potere divino. Infine, lo shintoismo divenne la religione di stato.

L’Imperatore non gestiva la vita politica da solo, ma con un gruppo di genro (vecchi statisti). I genro gli facevano da consulenti ed avevano l’effettivo potere.

Il neonato governo del Giappone sfruttò al massimo il proprio potere politico fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nel periodo precedente stava nascendo un forte militarismo e fu proprio la classe dirigente militare, insieme all’Imperatore Hirohito, a governare il paese durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.

Fu Hirohito che confermò l’attacco su Pearl Harbour, e fu anche lui che decise di capitolare, mentre i capi politici del Giappone stavano ancora decidendo se continuare a combattere o ritirarsi dalla guerra.

Imperatore del giappone hirohito
Hirohito https://picryl.com/media/hirohito-wartimecropped-de9f16

La Costituzione del 1947

Il Tribunale di Tokyo dichiarò che l’Imperatore Hirohito era innocente per quanto riguarda tutti i crimini di guerra commessi dai giapponesi. Questa scelta, presa dal generale Douglas MacArthur, fu controversa sia in Giappone che all’estero. MacArthur lo fece in quanto, con la condanna dell’Imperatore ci sarebbero state forti proteste da parte del popolo e governo giapponese.

Il generale MacArthur forzò anche l’Imperatore Hirohito di ammettere la sua natura non divina, che fece in un discorso radio trasmesso il 1° gennaio 1946.

Gli Stati Uniti d’America occuparono il Giappone nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. In questi anni, gli Stati Uniti “costrinsero” il Giappone a democratizzarsi, e per farlo bisogna adottare una nuova Costituzione.

Dopo una serie di tira e molla tra gli intellettuali ed uomini politici che furono incaricati del compito e lo SCAP (Capo Supremo delle Potenze Alleate, ovvero MacArthur), venne adottata la Costituzione del 1946, che entrò in vigore il 3 maggio 1947.

Nella nuova costituzione giapponese venivano concesse libertà e diritti ai cittadini giapponesi (che nella Costituzione del 1889 erano velatamente ma fortemente repressi). Articoli importanti della nuova Costituzione erano quelli del Rinuncio alla Guerra e quello della Laicità dello Stato.

Ruolo dell’Imperatore del Giappone oggi

Dalla Costituzione del 1947, il ruolo dell’Imperatore è diventato un ruolo principalmente simbolico. Infatti, nel primo articolo della Costituzione viene specificato che “L’Imperatore è il simbolo dello Stato e dell’unità del popolo; egli deriva le sue funzioni dalla volontà del popolo, in cui risiede il potere sovrano”.

Nella Costituzione non vi è un chiaro esempio di cosa significhi “Simbolo dello Stato”, ed è quindi l’Imperatore stesso che deve capirlo da solo. Per l’Imperatore Akihito, ad esempio, il suo ruolo principale era quello di viaggiare per il Giappone e interagire con i cittadini nei luoghi che visitava, soprattutto nei luoghi in cui si sono verificati disastri. Uno dei ruoli moderni dell’Imperatore è quello di Sommo Sacerdote Shintoista.

Mentre molti cittadini sono soddisfatti del ruolo che oggi investe l’Imperatore, non si può dire che è così per tutti. Alcuni pensano che quello che fa l’Imperatore non sia abbastanza vista l’importanza della sua carica, tanto che in un’occasione in cui Akihito fu nominato principe, un manifestante lanciò una molotov verso il corteo.

Bibliografia

  • Robert Heyller and Harald Fuess, The Meiji Restoration: Japan as a Global Nation, Cambridge, Cambridge University Press, 2020.
  • John Whitney Hall, The Cambridge History of Japan, Cambridge, Cambridge University Press, 1988.
  • Rosa Caroli e Francesco Gatti, Storia del Giappone, Bari – Roma, Laterza, 2017.