La rivoluzione russa, nota anche come rivoluzione d’ottobre è il più celebre evento della storia russa. Su di essa sono state scritte moltissime opere, libri, film e poesie. Per decenni ha ispirato l’immaginazione collettiva della classe operaia di tutto il mondo. La mitografia sovietica per decenni l’ha narrata come il risultato di un moto partito dal basso, ma in realtà non fu così. In quest’articolo cercheremo di capire cosa fu la rivoluzione russa, quando avvenne e quali cambiamenti portò in Russia.
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Le premesse della rivoluzione russa: febbraio 1917
Dodici anni dopo la rivoluzione del 1905, in Russia scoppiò una nuova rivoluzione. Il peso della Prima guerra mondiale incombeva sulla popolazione. Il malcontento e la sfiducia nei confronti dello zar erano diffusi in tutta la popolazione. A Pietrogrado tra il 23 e il 27 febbraio 1917 divampò la rivoluzione di febbraio. Questa rivoluzione fu un attacco alla monarchia, ai suoi simboli e al suo potere. La mobilitazione iniziò con le manifestazioni pacifiche delle donne per la penuria di pane, organizzate in occasione della festa della donna. Il movimento femminile ben presto ricevette la solidarietà di molti lavoratori. Il 25 febbraio il movimento rivoluzionario indisse lo sciopero generale. Anche questa seconda volta lo zar non gestì la situazione nel migliore dei modi possibili. L’ordine di sparare sulla folla causò numerosi ammutinamenti nella guardia cittadina.
Il 27 febbraio segnò il punto di svolta. Infatti, cominciarono gli scontri con la polizia, gli assalti alle prigioni e i saccheggi. Si calcola che circa 1.500 persone persero la vita in questi scontri. La capitale era in mano agli insorti e i membri del governo dovettero dimettersi. Intanto nel Palazzo di Tauride si riunirono i nuclei costitutivi del nuovo potere, quelli che in futuro divennero il Governo provvisorio e il Soviet dei deputati operai.
Nel frattempo, lo zar Nicola II era partito da Carskoe Selo per ripristinare la propria autorità in città. Il treno su cui viaggiava fu dirottato dagli operai delle ferrovie. Costretto dalle circostanze, Nicola II abdicò in favore del fratello, il Granduca Michele. Dinanzi alle folle che inneggiavano alla repubblica, il Granduca Michele abdicò il 3 marzo 1917. Così finì la dinastia dei Romanov e la monarchia in Russia.
Il sistema di potere in Russia dopo la rivoluzione di febbraio
La nuova Russia post-zarista si reggeva su un precario dualismo di potere. Da una parte vi era il Governo provvisorio, dall’altra il Soviet dei deputati operai. Il Governo provvisorio nacque il 2 marzo ed era composto da uomini di diversi partiti. Il Soviet dei deputati operai era un’assemblea che giunse a contare fino a tremila membri. Le vere decisioni del Soviet erano prese dal Comitato Esecutivo. I due organismi stipularono un accordo, sulla base del quale avrebbero dovuto guidare le future azioni di governo fino alla convocazione della Costituente.
Il Soviet, non volendo assumere responsabilità di governo, accordava al Governo provvisorio un sostegno limitato ai punti del programma. Il Governo provvisorio necessitava di una legittimazione e perciò entrò in trattava con l’unico organo scaturito dalla rivoluzione. Ne risultò il cosiddetto “dualismo di potere“. In questo sistema il Soviet deteneva il potere senza responsabilità e il Governo provvisorio le responsabilità senza potere.
Nel corso della primavera vi furono numerose occasioni nelle quali il Soviet avrebbe potuto prendere su di se tutto il potere, ma in questo momento storico i bolscevichi erano solo una minoranza nel Soviet.
L’estate del 1917 in Russia: gli antefatti della rivoluzione d’ottobre
Come hanno fatto i bolscevichi, nel giro di pochi mesi, a diventare una maggioranza nel Soviet? Per comprenderlo dobbiamo guardare cos’è accaduto in quei mesi. Il 25 luglio 1917 nacque il secondo Governo provvisorio, guidato da Kerenskij. Il nuovo governo si svincolò dagli impegni presi con il Soviet e assunse un atteggiamento molto repressivo nei confronti dei bolscevichi. Tolse nuovamente i diritti civili ai soldati che erano al fronte e restaurò la legge marziale. Infatti, molti soldati, dopo la notizia della rivoluzione di febbraio, avevano abbandonato il fronte ed erano tornati a casa. Con la caduta dei Romanov molti soldati non vedevano più motivi validi per combattere. Inoltre, l’estate era la stagione del raccolto e la guerra rubava braccia all’agricoltura.
I bolscevichi volevano uscire subito dalla guerra per seguire la causa rivoluzionaria. Il nuovo governo, invece, era intenzionato a continuare la guerra, rispettando gli impegni presi con gli alleati. Kerenskij affidò il comando delle forze armate a Kornilov e adottò misure molto rigide, come il ripristino della pena di morte.
L’aumento dei consensi dei bolscevichi può essere compreso solo alla luce del “colpo di Stato di Kornilov”. In realtà, forse esso fu solo un malinteso tra il presidente e il generale. Durante l’estate, Kerenskij si convinse che il generale volesse spodestarlo e decise di sollevarlo dal suo incarico. Il generale, a sua volta, non prese bene l’accusa di tradimento. Kornilov, convinto che Kerenskij fosse diventato ostaggio dei bolscevichi, marciò verso la capitale. Kerenskij, allora, chiese l’appoggio di tutte le forze socialiste e rivoluzionarie per fermare il colpo di Stato e salvare la rivoluzione. Dopo questi eventi, i bolscevichi, che erano stati fortemente repressi da Kerenskij, apparvero agli occhi del popolo come i salvatori della rivoluzione. Infatti, dalla fine di agosto ottennero ottimi risultati nelle elezioni delle Duma municipali.
L’inizio della rivoluzione d’ottobre
In molti sanno che la rivoluzione d’ottobre non avvenne in quel mese ma a novembre. Così anche la rivoluzione di febbraio avvenne a marzo, infatti la festa delle donne è il nostro 8 marzo. Lo sfasamento di date è dovuto all’uso del calendario giuliano nella Russia zarista che era 13 giorni indietro rispetto al calendario gregoriano, usato in Europa.
Per decenni la rivoluzione d’ottobre fu narrata come il risultato di moti nati dal basso, di agitazioni operaie. In realtà, questa rivoluzione fu qualcosa di totalmente diverso, che coinvolse attivamente poche migliaia di persone. Quasi non vi furono scontri armati e la resistenza fu pochissima. Fu un processo guidato dall’alto, senza partecipazione popolare, molto simile a un colpo di Stato. La propaganda sovietica è stata in grado di crearne una narrazione totalmente differente e irreale.
Alla metà di ottobre Lenin spingeva per l’insurrezione armata. La maggioranza del partito, però, era contraria e voleva aspettare il secondo Congresso panrusso dei Soviet, previsto per il 20 ottobre e poi rinviato al 25. Questo slittamento fu essenziale perché permise a Lenin di mettere il Congresso davanti al fatto compiuto.
I soldati del presidio di Pietrogrado, pur di non essere inviati al fronte, si misero a disposizione del Comitato rivoluzionario militare (Voernrenkom). Il 21 ottobre il Voernrenkom si proclamò suprema autorità militare della capitale. Tra il 23 e il 24 ottobre il governo perse il controllo militare della città. Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre si sviluppò la “rivoluzione d’ottobre”. Il Voernrenkom, con un’azione ben mirata, si impadronì dei punti strategici della città (stazioni, poste, ponti, ecc.). La mattina del 25 ottobre 1917 Lenin proclamò destituito il Governo provvisorio e l’assunzione da parte del Soviet. I ministri, che si erano asserragliati nel Palazzo d’Inverno, furono rinchiusi nella Fortezza di Pietro e Paolo.
La rivoluzione russa e la letteratura
Vladimir Vladimirovič Majakoskij cantore della rivoluzione
La poesia ebbe un ruolo di fondamentale importanza nella costruzione della coscienza rivoluzionaria. Pochi eventi sociali e politici sono stati accompagnati da tanti versi come la rivoluzione d’ottobre. I futuristi, in particolar modo, accolsero la rivoluzione con grande entusiasmo. Essi pensavano che la rivoluzione avrebbe portato un’ondata di cambiamento, sia sociale sia culturale.
Quando pensiamo alla poesia russa sulla rivoluzione, non possiamo non pensare a Vladimir Majakoskij. Egli è il poeta simbolo per eccellenza della rivoluzione d’ottobre. Ha fatto della sua vita e della sua poesia un’Ode alla rivoluzione, come suggerisce il titolo di una delle sue poesie. In quest’ottica bisogna leggere il suo poema 150.000.000, scritto per la rivoluzione. Il poema è una chiamata all’armi e il fine è duplice: da un lato glorifica la rivoluzione dei poveri, dei lavoratori; dall’altra, esorta alla lotta contro la resistenza dei “Bianchi”. Il poema è diviso in tre parti. La prima è l’incitamento alla rivoluzione, alla lotta. La seconda è una sorta di rifiuto del mondo capitalista. La terza parte è rivolta a un futuro in cui si festeggiano i 100 anni della rivoluzione d’ottobre. Questo mondo futuro è ormai diventato un paradiso grazie alla giustizia sociale portata dai Bolscevichi.
Gli stessi toni li ritroviamo anche in molte sue poesie, come La rivoluzione. Cronaca poetica e Il poeta è un operaio. Nel 1924, in occasione della morte di Lenin, gli dedicò la poesia Gioventù comunista. In essa il poeta sovietico tentò di consacrarne la memoria in eterno con i versi “Lenin è vissuto, Lenin vive, Lenin vivrà”.
Misticismo e rivoluzione: Aleksandr Blok
Dodici è il titolo dell’opera che Blok dedicò alla rivoluzione d’ottobre. In quest’opera Blok dà un’interpretazione messianica e non marxista-leninista della rivoluzione. Lo scenario che fa da sfondo all’opera è quello delle guerre civili, scoppiate dopo l’ottobre rivoluzionario. L’opera è fortemente intrisa di misticismo e religiosità. I dodici protagonisti dell’opera sono un chiaro riferimento ai dodici apostoli. Con questo poema Blok tentò una visione trascendentale della Rivoluzione. Lo stesso regime fu piuttosto incerto sull’atteggiamento da assumere verso l’opera. L’opera non fu censurata solo per la fama di cui godeva Blok. Questa è un’opera sui generis che presenta la rivoluzione come la marcia dei dodici apostoli atei, guidati dalla figura diafana di Cristo nella bufera della Storia.
Ejzenštejn e i film sulla rivoluzione russa
Anche il mondo del cinema fu profondamente influenzato dagli avvenimenti della rivoluzione russa. Vari furono i film sulla rivoluzione russa ed ebbero un’importanza notevole nella costruzione dell’immaginario collettivo della rivoluzione.
Quando pensiamo ai film sulla rivoluzione russa pensiamo immediatamente al regista Sergej Ejzenštejn, il quale ha dedicato vari film a questo tema. Ottobre del 1927 è il più famoso film di Ejzenštejn sulla rivoluzione. I leader comunisti scelsero Ejzenštejn per dirigere Ottobre alla luce del successo mondiale del suo film La corazzata Potëmkin, che narrava gli eventi della rivoluzione del 1905. Nella realizzazione di Ottobre, Ejzenštejn ebbe a disposizione un enorme budget per commemorare il decennale della rivoluzione d’ottobre. Il film narra l’ascesa al potere di Lenin, la destituzione di Kerenskij, fino alla presa del Palazzo d’Inverno. Ottobre è un’opera straordinariamente moderna per l’epoca, soprattutto per le tecniche di montaggio utilizzate.
Altro film di Ejzenštejn sulla rivoluzione fu Il vecchio e il nuovo, iniziato nel 1926 e terminato nel 1929. La componente sperimentale messa in atto nel film non piacque alla leadership comunista, infatti il film fu tagliato e rimontato e gli venne cambiato il titolo (il precedente era La Linea generale).
Bibliografia sulla rivoluzione russa
Cigliano G., Guerra, impero, rivoluzione: Russia, 1914-1917, Napoli, FedOA Press, 2018.
Cigliano G., La Russia contemporanea, Carocci, Roma, 2013.
Majakovskij V., Poesie d’amore e di rivoluzione, Red Star Press, Roma, 2019.
Piretto G. P., Quando c’era l’URSS. 70 anni di storia culturale sovietica, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2018.
Trockij L. D., Storia della rivoluzione russa, Mondadori, Milano, 2018.