Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle) è un film del 1960, manifesto della Nouvelle Vague. Il film fu diretto dal regista Jean-Luc Godard. Il regista vinse nel 2004 l’Oscar alla carriera, è stato uno spunto per diversi registi dopo di lui, come Quentin Tarantino.
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La Nouvelle Vague
Per capire realmente questo movimento, bisogna riassumere brevemente il contesto storico: erano gli anni ‘50, la Francia viveva le tensioni della Guerra Fredda e della Guerra in Algeria; per questo motivo, i film francesi dell’epoca avevano solo il compito di documentare i fatti, tergiversando e rappresentando una visione distorta della realtà che stava vivendo lo Stato. In questo clima di crisi, ci furono diversi giovani, tra cui Jean-Luc Godard, che decisero di proporre un nuovo movimento, un nuovo modo di fare cinema.
Questi giovani ragazzi francesi avevano a loro disposizione un manifesto, ovvero Les Cahiers du Cinéma. Nouvelle Vague significa proprio ‘’nuova onda’’, quindi portare novità al cinema francese del periodo, un cinema non finanziato dalle case cinematografiche, girato in modo grossolano, ma pur sempre ad effetto.
Lo scopo della Nouvelle Vague
Lo scopo principale del movimento era quello di rappresentare il vero, evitare quindi montaggi, luci particolari, assumere attori poco noti e girare lunghissime scene, dove a volte predomina il silenzio, in luoghi come gli appartamenti.
Inoltre, un altro aspetto della Nouvelle Vague era quello di rappresentare un film come se fosse la proiezione di alcuni ricordi, quindi confusi, troncati e con salti temporali. Quando si guardano film appartenenti a questo movimento, è impossibile non notare come il personaggio guardi nella camera da presa, quasi come se sapesse di essere ripreso. La Nouvelle Vague durò pochissimo in Francia, ma si sviluppò negli Stati Uniti un decennio dopo, ovvero negli anni ‘70.
Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle): la trama
Il film parla di Michel Poiccard, un rapinatore che, dopo aver rubato un’auto a Marsiglia, viene inseguito da un poliziotto. Michel, per paura di essere arrestato, uccide il poliziotto e scappa a Parigi. La sua idea non era di restare in Francia per tutta la vita, ma di fuggire e vivere poi la sua vita in Italia.
A Parigi incontra una sua vecchia amica, il cui nome è Patricia. Lei vorrebbe diventare una giornalista, è una donna indipendente, che ha deciso di lasciare i suoi cari per crescere e maturare professionalmente. Le loro vite sono destinate ad incrociarsi: Michel capisce di amare Patricia e vorrebbe che lei fuggisse con lui in Italia; Patricia non sa ciò che prova per l’uomo è amore, ma sa che è una persona spericolata, che potrebbe compromettere la sua vita e i suoi progetti personali.
Lei comincia ad appoggiare Michel, lo ospita nel suo appartamento, sembra una storia d’amore destinata a non terminare. Alla fine, però, la donna decide di non partire con lui e anche di denunciarlo alla polizia. Michel, che proverà a scappare a tutti i costi, sarà preso dalla polizia e morirà con un colpo di pistola, sotto gli occhi di Patricia.
Analisi del film ”Fino all’ultimo respiro”
La scena iniziale si apre con Michel che, seguito da un poliziotto, guarda dritto nella camera da presa e afferma:
“Se non vi piace il mare… se non vi piace la montagna, se non vi piace la città … Andate a quel paese.”
Il film è in bianco e nero. Il protagonista, Michel, è un uomo contraddittorio, capace di tutto pur di salvare se stesso. Il gesto di uccidere il poliziotto viene fatto senza ripensamenti, senza esitazione, ma dura pochi secondi, viene minimizzato. Quando incontra Patricia, lui è convinto di aver trovato una complice, ma la donna non gli dà l’agio di poterlo pensare. Patricia è una donna sensibile, all’avanguardia, indipendente, che ha voglia di imparare a crescere nel giusto, senza però fare a meno del brivido e della spensieratezza dei suoi anni.
Quando inizia a frequentare Michel, lei lo aiuta, lo ospita nel suo appartamento e si mostra confusa: non sa se ciò che prova è amore, semplice infatuazione o una manipolazione da parte dell’uomo. Michel nasconde a Patricia ciò che fa, il motivo reale per cui è a Parigi, illudendo spesso la donna che, alla fine del film, dimostrerà di essere una buona osservatrice; per questo motivo, trova il coraggio di denunciare.
Questo è un film che mostra un’attenzione a dettagli insignificanti, facendo passare in secondo piano la vera trama (l’uccisione del poliziotto), quella che causa tutto l’avvenire; ed è proprio questo il bello della Nouvelle Vague, cercare di rendere tutto così tranquillo, per poi sorprendere lo spettatore alla fine.
La scena finale di Fino all’ultimo respiro
Il film termina con la morte di Michel, ucciso con un colpo di pistola alla schiena. La sua morte è teatralizzata: nonostante il colpo, lui continua a camminare, si accascia a terra e muore troppo lentamente. Ha il tempo di guardare Patricia, farle delle smorfie e dirle ‘’è proprio uno schifo’’.
La scena finale è molto significativa, ognuno ha un ruolo: Michel rappresenta il nuovo cinema, la nuova arte emergente, uccisa dallo Stato (il poliziotto); La donna rappresenta, in questo caso, chi non vuole rischiare, guarda Michel confusa e, alla fine, gli volta le spalle.
Patricia Franchini: simbolo di libertà e di emancipazione
Patricia Franchini, come detto già precedentemente, è una donna che ha deciso di lasciare la sua famiglia e di trasferirsi a Parigi per rincorrere il suo sogno di giornalista. Il suo personaggio rappresenta una novità, soprattutto per i suoi capelli rasati che, fino a un decennio prima, erano simbolo di non femminilità. La donna vive in una Parigi ancora troppo maschilista e misogina: lo stesso Michel dice, in alcune scene, parole di disprezzo verso il genere femminile.
La misoginia si vede anche in un’intervista a un romanziere; a lui viene domandato quanti uomini una donna possa amare e la sua risposta è spiazzante: “Ci sono due cose importanti al mondo: per gli uomini le donne e per le donne il denaro”. Ciò che lascia più perplessi, è la mancanza di reazione da parte di Patricia, per lei e molte donne del periodo era normale che gli uomini parlassero in quel modo.
La forza di volontà di Patricia, quella che l’ha resa una donna decisa, coraggiosa si vede alla fine del film; il suo gesto di denuncia spiazza gli spettatori, mostrando ancora una volta quanto le donne possano essere forti, capaci di lottare e difendere se stesse, senza far rumore.
Anna Lisa Accurso
Fonti
1. Fino all’ultimo respiro (film) – Wikipedia
2. Jean-Luc Godard – Wikipedia
3. Nouvelle Vague – Wikipedia
4. Dentro la scena finale di Fino All’ultimo Respiro di Jean-Luc Godard – Auralcrave
5. Fino all’ultimo respiro, 1960. Finale, carrellata a seguire (www.cinescuola.it). – YouTube
Fonti media: Jean-Luc Godard quotes (32 quotes) | Quotes of famous people (quotepark.com) , Fino all’ultimo respiro | Locandina per il film “Fino all’ul… | Flickr , Jean | “Breathless” — the characters are worthless, but the … | Flickr