La figura di Shylock, l’ebreo usuraio, è uno dei personaggi più iconici e discussi della letteratura mondiale. Creato dal drammaturgo inglese William Shakespeare nella sua celebre commedia Il Mercante di Venezia, Shylock rappresenta la sofferenza e la discriminazione subita dalla comunità ebraica nella Venezia del XVI secolo. La sua figura controversa e complessa ha suscitato molte discussioni e riflessioni sulla legge, la giustizia, il pregiudizio e l’identità nella storia. In questo articolo, esploreremo la figura di Shylock e il suo ruolo nella commedia di Shakespeare, analizzando il contesto storico e culturale.
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Il personaggio di Shylock
Shylock ci viene presentato come un ebreo usuraio, parte integrante e attiva di Venezia. Si contrappone da subito al personaggio di Antonio, mercante cristiano. Nonostante la natura cosmopolita di Venezia, da subito risaltano i doppi standard presenti in quell’epoca.
Shylock stanco di essere sottoposto a discriminazioni da parte dei Cristiani pianifica la sua vendetta nel momento in cui Bassanio chiede un prestito con la garanzia di Antonio, il ricco mercante. Shylock chiede in cambio una libbra di carne tratta dal petto di Antonio in caso di mancato assolvimento del debito.
Nonostante quest’immagine crudele del personaggio nella parte iniziale dell’opera, a volte Shylock si allontana da tale rappresentazione per dimostrare l’aspetto più umano di sé. Proprio questa contraddizione, oltre alla sua efficace interpretazione dell’odio in scena, ha permesso all’ebreo di diventare uno dei più memorabili personaggi shakespeariani.
Inoltre, l’usuraio oltre ad essere l’unico ad ammettere il suo interesse per il denaro, è anche l’unico a rifiutarlo. Ciò si evince dalla scena in cui gli vengono offerti il doppio dei ducati per saldare il debito ma lui rifiuta in nome della sua vendetta.
Shylock viene presentato come un uomo che ha subito molte ingiustizie e discriminazioni da parte dei cristiani di Venezia. Egli viene ripetutamente insultato e umiliato, ma reagisce con un orgoglio e una dignità che fanno risaltare la sua forza di carattere. Tuttavia, la sua determinazione a vendicarsi di Antonio rivela un lato oscuro del personaggio.
Alcuni critici hanno sottolineato che la rappresentazione di Shylock come un ebreo avido e crudele riflette la visione antisemita predominante in Europa al tempo. Tuttavia, altri l’hanno difeso sostenendo che l’opera mette in luce la complessità e la contraddittorietà della natura umana, senza cadere nella semplificazione e nella stereotipizzazione.
Insomma, Shylock rimane un personaggio di grande impatto emotivo, che incarna alcune delle tematiche più profonde dell’opera. La sua figura rappresenta la lotta tra giustizia e vendetta, tra le differenze culturali e le similitudini umane, e l’eterna ricerca dell’equilibrio e dell’armonia nel mondo.
La tragedia dell’usuraio ebreo
Da una parte, Shylock è un uomo che ha subito molti abusi, sia a causa della sua religione ebraica che della sua professione di usuraio; tuttavia, riesce a dimostrare una forte determinazione e risolutezza di fronte alle avversità.
D’altra parte, Shylock è anche un uomo che desidera la vendetta e la giustizia a tutti i costi, anche a discapito degli altri. La sua richiesta di prendere una libbra di carne dal corpo del mercante Antonio rappresenta la sua sete di vendetta e il suo desiderio di riparazione per le ingiustizie subite. Questa vendetta, tuttavia, lo porta alla rovina, poiché viene sconfitto in tribunale di giustizia e condannato a perdere tutti i suoi beni e la sua identità culturale e religiosa.
Nella scena più famosa del terzo atto, Shylock pronuncia il famoso monologo “Hath not a Jew eyes?“, in cui difende la propria umanità e il proprio diritto a essere rispettato come qualsiasi altro essere umano. In questo monologo, Shylock chiede se gli ebrei non hanno gli stessi sentimenti, le stesse emozioni e necessità degli altri esseri umani, affermando che “se ci pungete, non sanguiniamo?”.
Inoltre, Shylock è anche un padre che cerca di proteggere la figlia Jessica, ma allo stesso tempo la opprime e la fa soffrire a causa delle sue rigidità culturali e religiose. Jessica, infatti, è innamorata di Lorenzo, un cristiano, e desidera fuggire con lui dalla casa del padre. Shylock si oppone a questa relazione, considerandola un tradimento della sua cultura e della sua religione.
Il monologo di Shylock
La parte più memorabile e struggente del Mercante di Venezia è di sicuro il monologo di Shylock. Quando Salerio gli chiede cosa potrà mai farsene di una libbra di carne, Shylock risponde “a farne pesca per pesci”.
Con l’inizio del monologo comprendiamo tutta la rabbia e il dolore dell’ebreo; vengono alla luce i soprusi e torti subiti dal mercante che continua aggiungendo “se essa non potrà alimentare altro, alimenterà per lo meno la mia vendetta. Egli mi ha vituperato, […] ha insultato il mio popolo, osteggiato i miei affari, ha raffreddato i miei amici, riscaldato i miei nemici. E per qual motivo? Sono un ebreo.” Queste parole ci dipingono colui che è il rappresentante della cristianità non proprio come un uomo giusto e misericordioso.
Il monologo continua il celeberrimo passo: “Ma non ha occhi un ebreo? Non ha un ebreo mani, organi, membra, sensi, affetti, passioni? […] Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci oltraggiate, non dobbiamo vendicarci? Se siamo simili a voi in tutto il rimanente, vogliamo rassomigliarvi anche in questo. “
Diventa un monologo di disperazione, un’esternazione di una rabbia che nasconde dolore e voglia di appartenenza; continua sottolineando l’incoerenza e l’ipocrisia cristiana: “Se un cristiano è oltraggiato da un ebreo, qual è la sua mansuetudine? La vendetta! Se un ebreo è oltraggiato da un cristiano, quale può essere, sull’esempio cristiano, la sua tolleranza? Ebbene, la vendetta! La malvagità che mi insegnate la metterò in opera, e sarà difficile che io non abbia a superare i maestri”.
Con questo monologo Shakespeare ci aiuta a comprendere l’umanità del personaggio e la moltitudine della natura umana, la necessità di essere visti e validati dall’altro in quanto esseri umani. Con le sue parole Shylock si fa portatore della sofferenza e delle discriminazioni subite da tutta la sua comunità, quella passata e purtroppo quella successiva. Nonostante la contestualizzazione necessaria per leggere e interpretare una data opera, dopo la Seconda Guerra Mondiale non possiamo fare a meno di proiettare le sofferenze causate dall’olocausto in questo monologo.
Shylock e Antonio: un confronto
Il personaggio di Antonio rappresenta la posizione cristiana, che si basa sulla fiducia nella bontà degli uomini e sulla speranza in un mondo migliore. Shylock, invece, rappresenta la posizione legale, che si basa sulla precisione e sulla fermezza delle leggi. Entrambe le posizioni hanno i loro pregi e i loro difetti, e Shakespeare le presenta in modo equilibrato.
La Venezia rinascimentale
Da un lato, Venezia era una città aperta e tollerante, che accoglieva diverse culture e religioni. La città era un luogo di scambio culturale e di convivenza pacifica tra cristiani, ebrei e musulmani. La comunità ebraica era tollerata e protetta dalla Serenissima Repubblica di Venezia, che riconosceva la loro importanza per il commercio e l’economia della città.
D’altra parte, era una città governata da una classe aristocratica che proteggeva i propri interessi a scapito della popolazione più povera. Le classi dominanti erano dunque interessate a mantenere il loro potere e la loro ricchezza, e spesso erano disposte a compiere azioni immorali o illegali per ottenere il loro scopo.
Questa doppia natura di Venezia si riflette anche nella commedia shakesperiana. La città è rappresentata come un luogo di ricchezza e bellezza, ma anche di ingiustizia e pregiudizio. La figura di Shylock, l’ebreo usuraio, rappresenta la sofferenza e la discriminazione degli ebrei nella città, mentre la figura di Antonio, il mercante cristiano, rappresenta i valori della tolleranza e della giustizia.
Le contraddizioni di Venezia
Nonostante la sua natura cosmopolita, alla fine dell’opera ci viene mostrata un’incoerenza di base di Venezia e delle sue leggi. A Venezia, durante il periodo della Repubblica Serenissima, gli ebrei erano soggetti a diverse restrizioni e discriminazioni legali. In particolare, non avevano il diritto di possedere beni immobili, come case o terreni, e non potevano acquistare o ereditare proprietà fondiaria.
Questa restrizione era nota come “legge delle ghettine” e fu introdotta nel 1516 come una delle prime misure di segregazione degli ebrei a Venezia. Secondo questa legge, gli ebrei potevano vivere solo in determinate aree della città, chiamate “ghettine”, dove erano costretti a rimanere confinati durante la notte e nei giorni di festa ebraici.
In aggiunta, gli ebrei erano obbligati a portare un segno distintivo, come il cappello o la stella gialla, per identificarli come tali. L’unica cosa che potevano possedere quindi erano beni mobili, ovvero il denaro.
Inoltre, nonostante nel terzo atto venga sottolineato quanto sia inumano e ingiusto pretendere una libbra di carne da un debitore, al contempo è coerente con la legge veneziana che autorizzava la restituzione del debito in natura. Questa richiesta mette in evidenza la tensione tra il sistema giudiziario veneziano e i valori cristiani di misericordia e perdono.
Da un lato, la legge veneziana si basa sulla precisione e sull’esattezza delle parole del contratto, senza tener conto della compassione e della pietà. D’altra parte, la religione cristiana insegna la misericordia e il perdono come valori fondamentali della fede. Queste due posizioni creano una contrapposizione che mette in crisi i personaggi della storia.
Conversione degli ebrei nel 1600
Durante il periodo rinascimentale, a Venezia esistevano vari centri di conversione cristiana, che cercavano di persuadere gli ebrei a convertirsi al cristianesimo.
Uno dei centri di conversione più famosi era il Convento di Santa Maria degli Angeli, situato nel sestiere di Cannaregio. Il convento fu fondato nel 1534 dal beato Bernardo da Feltre, con lo scopo di promuovere la riforma cattolica e la conversione degli ebrei. Nel corso del XVI secolo, il convento divenne un importante centro di studi e di propaganda religiosa, dove si organizzavano sermoni, dibattiti e incontri tra cristiani ed ebrei.
Un altro centro di conversione importante era il Ghetto di Venezia, dove gli ebrei di Venezia erano costretti a vivere a partire dal XVI secolo. Nel Ghetto, erano presenti diverse sinagoghe ebraiche, ma anche una chiesa cattolica dedicata a San Geremia, che veniva usata per le conversioni.
Tuttavia, la conversione degli ebrei non fu sempre un processo pacifico e volontario. In alcuni casi, le restrizioni imposte dalle autorità costrinsero gli ebrei a convertirsi al cristianesimo per sfuggire alle persecuzioni.
Ad esempio, nel 1555, il Senato veneziano emanò un decreto che imponeva la conversione degli ebrei di Venezia entro un anno. Molti ebrei si convertirono per evitare l’espulsione dalla città, ma molti altri preferirono emigrare in altre parti d’Europa.
Rappresentazione teatrale e cinematografica di Shylock
Le rappresentazioni teatrali e le versioni cinematografiche hanno spesso offerto interpretazioni diverse dell’opera, con l’intento di valorizzare aspetti diversi e di approfondire i temi rappresentati.
Ad esempio, alcune versioni hanno posto l’accento sulla natura del personaggio di Shylock, interpretandolo come un vittimista che cerca di difendere i propri diritti, mentre altre hanno evidenziato il conflitto tra la giustizia umana e quella divina. Altre ancora hanno enfatizzato il tema della discriminazione religiosa e culturale e la necessità di superare i pregiudizi per costruire una società più tollerante.
Durante il 1800 il personaggio di Shylock veniva rappresentato come un’antagonista puro. Ma a partire dal 19° secolo l’accento veniva posto di più sulla sua natura di eroe tragico, che ha combattuto per la dignità, il rispetto e la parità di diritti, lotta vana che l’ha portato a perdere tutto ciò che aveva di più caro, la figlia e la comunità ebraica e religiosa.
Tra le rappresentazioni teatrali più famose, si possono citare quella di Sir Laurence Olivier del 1970, quella di Dustin Hoffman del 1989 e quella di Al Pacino del 2010, tutte che hanno visto quest’ultimo interpretare il ruolo di Shylock.
Tra le versioni cinematografiche, quella più conosciuta è quella del 2004, diretta da Michael Radford e con Al Pacino nel ruolo di Shylock.
Bibliografia e Sitografia
- William Shakespeare – Il mercante di Venezia – Feltrinelli
- https://it.wikipedia.org/wiki/Comunit%C3%A0_ebraica_di_Venezia#:~:text=Le%20origini%20della%20presenza%20ebraica,cristianesimo%20gli%20ebrei%20del%20regno.
- https://www.magmamag.it/dalla-parte-di-shylock/
- https://spiegato.com/chi-e-shylock
- https://leggereperpassione.wordpress.com/2014/08/12/il-mercante-di-venezia/