Jan Hus è un teologo famoso per la fondazione di un movimento cristiano protestante e per le sue posizioni anticattoliche che lo conducono alla condanna sul rogo. In questo articolo ne analizziamo la vita, il pensiero, e la storia del movimento religioso che trae origine dalle sue idee.
Indice dell'articolo
Cornice storica
Innanzitutto, la regione della Boemia, dove nasce e vive Jan Hus, è nel suo secolo ricca di fermenti. Con Boemia ci riferiamo all’area ovest dell’attuale Repubblica Ceca, in piena Europa Centrale. Cioè, un’area che diviene parte dell’impero fondato da Carlo Magno nell’800, e governata dall’imperatore fino al momento in cui dei duchi locali non prendono il titolo di “Re di Boemia“.
In effetti, il primo duca a far uso di questo titolo è Vratislao II nel 1085. Ma la sua dinastia regna fino al 1310, quando subentra al loro posto la famiglia dei Lussemburgo. Cioè, quando nel 1308 Enrico VII, membro di questa dinastia, diviene imperatore del Sacro Romano Impero e conferisce al figlio Giovanni la corona di Boemia, per il qual motivo è noto come Giovanni primo di Boemia. Poi, nel 1378, il potere passa a suo nipote Venceslao IV. Ma questi ha come rivale il fratello Sigismondo, favorito quest’ultimo dalla nobiltà. Così, questo momento delicato della storia del governo boemo trova intreccio con i cambiamenti religiosi che prendono forma negli stessi anni.
John Wyclif e Jan Hus
Ma prima di Jan Hus, c’è un altro personaggio storico di cui parlare: John Wyclif. Si tratta di un uomo nato e morto in Inghilterra, che non ha mai visto la Boemia, le cui idee però tracciano la rotta del pensiero di Jan Hus.
Infatti, Wyclif è un teologo del XIV secolo. Innanzitutto, oggi lo ricordiamo per la prima traduzione della Bibbia in inglese, fino a quel momento in latino, operazione che permette a un pubblico più vasto di poterla leggere. Tuttavia, oltre a ciò, egli attacca la Chiesa cattolica con l’accusa di essersi allontanata dalla sua origine per dedicarsi solo al proprio arricchimento. Secondo Wyclif, deve esserci separazione tra Chiesa e Stato, oltre che una riforma del clero, da rivolgere in direzione della pastorale. Inoltre, la Chiesa deve lasciare a ognuno la possibilità di leggere e interpretare in modo autonomo la Bibbia. Si aggiungono a ciò altre considerazioni quali ad esempio i dubbi sulla transustanziazione, cioè la trasfigurazione del pane e del vino della comunione nel corpo e sangue di Cristo.
Dunque, come è evidente, queste idee non possono essere ben viste dalla Chiesa e le tesi di Wyclif sono a più riprese condannate per eresia. In effetti, se Wyclif non subisce sentenze capitali, è per la protezione che riceve dai sovrani inglesi. Anche se il teologo non vive abbastanza a lungo da vederla, è considerato oggi un anticipatore per le sue idee della riforma protestante. Ma l’anello di congiunzione tra lui e tale riforma viene oggi rintracciato proprio in Jan Hus.
Jan Hus e Praga
Quindi, dall’Inghilterra ci spostiamo in Boemia, negli anni in cui la dinastia dei Lussemburgo governa la regione, oltre che tutto l’Impero. Infatti, Jan Hus nasce intorno al 1370 a Husinec, non troppo lontano da Praga, da una famiglia povera. Così, quando si trasferisce a Praga per studiare nell’Università, in città vi sono già fermenti volti a una volontà di critica e rinnovamento della Chiesa. In effetti, proprio come in Inghilterra con Wyclif, anche qui vi è un uomo, Jan Milic, un tempo archivista presso la cancelleria dell’imperatore Carlo, datosi alla predicazione di un ritorno alla povertà del cristianesimo. Tuttavia, Milic muore nel 1374 e Jan Hus non lo conosce in modo diretto.
Comunque, nel 1393 Jan Hus riceve il baccellierato in filosofia e nel 1398 inizia l’insegnamento della materia. Inoltre, nel 1400 diviene sacerdote e in quegli stessi anni legge le opere di Wyclif. Nel 1402 predica nella “Cappella di Betlemme”, l’edificio costruito a Praga in onore di Jan Milic dai suoi seguaci. Da quel momento in poi, in questa sede tiene lezioni più volte al giorno, e sempre più, accanto alle letture della Bibbia, esprime le sue idee sulla necessità di una riforma della Chiesa.
La crisi della Chiesa
In effetti, la Chiesa vive proprio quegli anni una forte crisi politica. Infatti, tra 1378 e 1418 vi sono contemporaneamente due Papi, l’uno a Roma e l’altro ad Avignone, in quello che è noto come Scisma d’Occidente. Così, i cardinali di ambo le fazioni, quella di Papa Gregorio XII e quella di Benedetto XIII, indicono un concilio a Pisa per l’elezione di un nuovo Papa che riporti l’unità della Chiesa, e Jan Hus prende una posizione favorevole a questa soluzione. Invece, l’arcivescovo di Praga Zajíc Zbynek si pone come alleato del Papa di Roma e per questo motivo accusa Jan Hus di eresia per le sue posizioni vicine al pensiero di Wyclif. Tuttavia, re Vencenslao concorda con Hus riguardo al concilio di Pisa. Perciò, lo studioso diviene un suo protetto nonostante le accuse di eresia.
Così, il Concilio elegge a Pisa un nuovo Papa, Alessandro V. Ma questi non è riconosciuto da tutta la cristianità, col risultato che di fatto ci sono ora tre Papi. Alessandro V, ricevute le lamentele su Jan Hus, firma una bolla che ne impedisce la predicazione. Ma la notifica giunge a Hus nel 1410, quando Alessandro V è già morto. Quindi la ignora, cosa che gli aizza di nuovo contro l’arcivescovo. Re Venceslao, stufo della situazione, lascia che un collegio arbitrale giudichi la disputa, e Hus è giudicato innocente e continua la sua predicazione.
Poi la Chiesa, dato il fallimento del Concilio del 1409, ne indice uno nuovo a Costanza nel 1414 e invita anche Jan Hus. Esso termina con l’elezione di un Papa, Martino V, che sostituisce i tre Papi allora presenti. Ma in quanto a Jan Hus, viene incarcerato appena giunto a Costanza e, dato che sotto processo questi non abiura, il tribunale lo condanna al rogo.
La rivolta hussita
Dunque, nonostante l’odio dell’arcivescovo e le diatribe con la Chiesa, il pensiero di Hus gode di popolarità tra la gente. In effetti la Boemia, per quanto cristiana, risulta più vicina alla religione dell’area orientale dell’Europa piuttosto che a quella cattolica. Inoltre, la Chiesa possiede gran parte del territorio boemo, col risultato che la popolazione, perlopiù contadina, vede in essa la causa della sua condizione di povertà. Invece, la predicazione di Hus è aperta alle classi più povere ed è volta alla loro emancipazione dagli ecclesiastici perlomeno dal punto di vista culturale.
Alla morte di Jan Hus, scaturiscono moti di protesta. Questi diventa un martire della causa nazionalista del popolo, e nel 1420 sono stilati i Quattro articoli di Praga. Cioè, un manifesto del credo hussita. Dunque, I Quattro articoli di Praga prevedono comunione del pane e del vino aperta anche alle donne, ed è per questo che il simbolo degli hussiti diviene il calice. Poi, espropriazione dei beni ecclesiastici, povertà del clero con rinuncia dei beni materiali, pene per i peccati mortali da loro commessi, e libertà per chiunque per la predicazione in lingua locale. Ma al di là di questi punti comuni, gli hussiti si distinguono in vari filoni di pensiero. In effetti, tra i principali individuiamo i taboriti, perlopiù contadini e fasce più povere della popolazione, e calixtini, studenti, nobili e borghesi.
Così, per via di tali agitazioni, re Venceslao tenta l’esclusione dalle cariche pubbliche e religiose di tutti gli Hussiti. Ma il risultato è lo scoppio di una sollevazione popolare nel 1419. In quello stesso anno il re muore e gli Hussiti distruggono chiese e monasteri. Perciò, il nuovo re Sigismondo, fratello di Venceslao, passa alle armi e hanno luogo quelle note come guerre hussite tra 1420 e 1434.
Dopo Jan Hus e la guerra contro gli Hussiti
Anche se gli Hussiti resistono a qualsiasi attacco da parte di re Sigismondo e Papa Martino V, che portano avanti una vera e propria crociata contro di loro, alla fine il movimento si sfalda e una parte cede alla conciliazione cercata dai loro avversari. Così, tramite un accordo certi punti dei Quattro articoli di Praga vengono approvati, e tuttavia col trascorrere del tempo sono sempre meno rispettati.
Così, in questo clima fa la sua comparsa Martin Lutero. La progressiva disintegrazione del moto hussita, ma il desiderio ancora vivo tra la popolazione di un rinnovamento della Chiesa, sono il terreno fertile che favorisce la riforma di cui Lutero si fa portavoce, quella che prende il nome di Riforma Protestante. Ecco perché Jan Hus, insieme a Wyclif e Milic, è considerato un anticipatore del protestantesimo.
Se questo è vero, va detto però che non tutti gli Hussiti sono passati al protestantesimo. Infatti, una parte è tornata al cattolicesimo, mentre un’altra parte è rimasta un movimento religioso autonomo, coi membri perlopiù fuggiti in altri Paesi. Quel che resta degli Hussiti sopravvive nella Chiesa Moraviana, l’attuale Unitas Fratrum.
Jan Hus e Benito Mussolini
Probabilmente, chiunque legge questo articolo su Jan Hus sa chi è Benito Mussolini. Eppure, ben pochi sanno che Mussolini scrive in gioventù un testo dedicato proprio a Jan Hus. Questa circostanza, che può apparire strana, è più comprensibile se si tiene conto anche della storia del duce.
Innanzitutto, il padre di Benito, Alessandro Mussolini, è un socialista non credente. Invece la madre, Rosa Maltoni, è una fervida credente che vuole prima il battesimo del figlio nel 1883 e poi la sua educazione presso scuole ecclesiastiche, situazione quest’ultima che determina una certa infelicità del giovane Benito. Una volta trovato lavoro come insegnante, collabora con un sindacato e per più di un giornale socialista. Intanto, si trasferisce in Svizzera e si dedica contemporaneamente ad argomenti religiosi e filosofici quali l’esistenza di Dio e il pensiero di Nietzsche, oltre che l’apprendimento di francese e tedesco. Dal 1910 riceve una paga per la scrittura di una storia a puntate con tema la critica sociale anticlericale.
Insomma, il Mussolini che tratta di Jan Hus nel testo del 1913 è ancora immerso nel mondo socialista e anticlericale, e ha già avuto esperienza d’oltralpe. In effetti, egli rilancia passaggi del suo testo nel 1918 sul giornale Il Popolo d’Italia, fondato da lui quattro anni prima. Ma in quanto al libro, il suo titolo, Giovanni Huss il veridico, esso rende evidente il punto di vista dell’autore. Infatti, il libro diviene un ulteriore pretesto per una critica alla Chiesa, che dall’epoca di Jan Hus persevera secondo Mussolini negli stessi errori. Dunque, Jan Hus diviene l’incarnazione di un atteggiamento opposto e veridico, predicante un autentico ritorno al Vangelo.
Tuttavia, questo testo viene ben presto dimenticato in concomitanza dei Patti Lateranensi. Cioè, gli accordi tra Mussolini, ormai Capo del Governo, e la Santa Sede.
Luigi D’Anto’
Bibliografia
Alexander Querengasser, Le guerre hussite, Soldiershop 2020.
Benito Mussolini, Giovanni Huss il veridico, Bonanno 2007.
Sitografia
Video dal canale Youtube The Vatican in cui si parla dell’importanza che Papa Francesco I attribuisce alla figura di Jan Hus nell’ottica di una riconciliazione del pensiero cristiano.
Nota: l’immagine di copertina è tratta da Wikimedia Commons.