Spider-Man: No Way Home: l’analisi del film

Spider-Man No Way Home è stato sicuramente uno dei film più discussi tra quelli legati alla figura di Spider-Man. Tra chi lo ha amato e chi odiato, il film ha fatto parlare di se fin dai primi rumors.

Infatti, Fin dall’inizio della lavorazione di Spider-Man: No Way Home, si sono susseguite numerose indiscrezioni e numerose fan theory, scaturite in video analisi, le quali avevano lo scopo di capire o meno se, all’interno della pellicola fossero presenti i due Spider-Man delle pellicole precedenti, rispettivamente Tobey Mcguire ed Andrew Garfield.

Marvel e Sony, sfruttando questa campagna di Hype da parte del pubblico, hanno realizzato una delle più particolari forme di marketing per una pellicola. Fornendo al pubblico pochissimi trailer (solo due), rispettivamente 5 e 2 mesi prima dell’uscita del film.

Infine, dopo una grande attesa da parte del pubblico e degli addetti ai lavori, viene rilasciato ufficialmente Spider-Man: No Way Home in tutte le sale, dividendo perfettamente a metà il pubblico; chi lo ha trovato stupefacente e chi l’ha odiato.

La pellicola è diventata in breve tempo uno dei migliori incassi di sempre nella storia del cinema e del personaggio.

La Trama di Spider-Man: No Way Home

Spider-Man: No Way Home

Spider-Man: No Way Home, ruota intorno alla scoperta da parte di tutto il mondo della vera identità di Spider-Man, ovvero il giovane Peter Parker. Il giovane eroe si ritrova, dunque, in una posizione molto scomoda dopo gli eventi di Spider-Man: Far From Home. Parker, si ritroverà a chiedere aiuto a Steven Strange, lo Stregone Supremo. L’incantesimo di memoria lanciato da Strange, con lo scopo di far dimenticare a tutti che Peter Parker è Spider-Man, non subisce però, l’effetto sperato. Le continue interruzioni del giovane, portano ad alcuni effetti indesiderati come il trasferimento di numerosi Villain provenienti dal Multiverso e legati a Spider-Man a New York. Fortunatamente per Peter e Strange, non saranno solo i Villain ad essere trasportati in città.

Infatti, i numerosi rumor che si sono susseguiti nel corso dei mesi, si sono rivelati veri e il film ha visto il ritorno dei due storici Spider-Man: Tobey Mcguire ed Andrew Garfield.

I due eroi, avranno l’arduo compito di porsi come guida spirituale per il loro giovane doppelganger.

Una saga controversa

Il percorso per arrivare a Spider-Man: No Way Home è stato piuttosto lungo e frastagliato. In seguito alla cancellazione della serie The Amazing Spider-Man, i Marvel Studios e la Sony Pictures, detentrice dei diritti cinematografici del personaggio, giungono ad uno storico accordo: Spider-Man potrà essere utilizzato come personaggio dai Marvel Studios.

La prima comparsa del personaggio è avvenuta nel 2016 in Captain America: Civil War. Peter Parker verrà arruolato, così come avviene nei fumetti, da Tony Stark, il quale gli fornirà anche una prima versione del costume migliorata.

Il rapporto Padre-Figlio, o meglio, Zio-Nipote tra Peter e Stark, viene ulteriormente approfondito nella prima pellicola solista dedicata al personaggio: Spider-Man: Homecoming, pellicola che vede un approccio più teen, il regista Jon Watts, si è ritrovato a prendere a piene mani dall’universo “Ultimate” (serie a fumetti a tinte teen della Marvel, realizzata nei primi anni 2000). Il personaggio di Ned, il miglior amico di Peter Parker, è infatti, realizzato a partire dalla figura di Ganke, comparso nei volumi di New Ultimate Spider-Man.
La stessa MJ (qui Melissa Jones), è stata riscritta in chiave moderna, non più la modella femme fatale, ma giovane donna che rispecchia i canoni della rivoluzione femminile degli ultimi anni.

Dopo le due parentesi in cui l’eroe diventato ufficialmente un Avenger, combatte in Avengers: Infinity War ed Avengers: Endgame, ritroviamo Peter, affrontare il lutto e la morte del suo mentore Tony Stark.

Con tutto il mondo che attende la figura che diventerà il nuovo Iron Man, Peter si ritrova ad affrontare la dura eredità di Stark e le nuove responsabilità che si frappongono alla sua vita da teenager.

Dopo aver lasciato un Peter Parker desideroso di diventare un Avengers e un uomo adulto con le proprie responsabilità, dopo gli eventi del “blip”, Peter ricerca la giovinezza perduta nei 5 anni d’assenza, con il giovane eroe che cerca di godersi la propria adolescenza ma che deve fare i conti con i suoi doveri da supereroe.

Spider-Man:Far From Home chiude la fase tre del Marvel Cinematic Universe e getta le basi per quelle che saranno le successive fasi del Marvel Cinematic Universe con la scena post-credit contenente uno dei cliffhanger più importanti nel Marvel Universe.

Lo Spider-Man di Tom Holland fin dalla sua prima comparsa in Captain America: Civil War, è sempre stato oggetto di critiche e discussioni immancabili i paragoni con i due fratelli maggiori e con i toni più adulti delle saghe precedenti.

Altro tema di critica è stata la forte presenza, nei tre capitoli, di una figura di supporto a Spider-Man. Difatti, in Spider-Man: Homecoming, vediamo la figura di Tony Stark / Iron Man, fungere da “Zio Ben” come mentore per il giovane eroe. Spider-Man: Far From Home, vede invece la presenza e il supporto di Nick Fury e Maria Hill e l’ultimo capitolo; Spider-Man: No Way Home, vede il supporto, oltre che degli altri due Spider-Man, di Doctor Strange.

Il motivo di questi team-up cinematografici è da ritrovare negli accordi che hanno portato la Sony Pictures a “prestare” il personaggio ai Marvel Studios. Il contratto prevede infatti, la presenza nelle pellicole di personaggi di supporto come Iron Man e Strange.

Spider-Man: No Way Home e il marketing

Questa trilogia ed in particolare Spider-Man: No Way Home, che la si odi o la si ami, ha riscritto i concetti di Marketing e di Narrazione audiovisiva.

I Marvel Studios, con il Marvel Cinematic Universe, hanno fatto della crossmedialità, ovvero la possibilità di raccontare una storie mediante più media e della meta-narrazione, uno stile di vita. Questi due concetti, convergono in maniera significativa in questa trilogia ed in maniera più evidente e netta in quest’ultimo capitolo.
Il Cinema è un media in costante mutamento, figlio dell’evoluzione culturale e tecnologica ed i Marvel Studios evolvono, mutano e si adattano all’evoluzione cinematografica.

Spider-Man: No Way Home

Spider-Man: No Way Home non è stato però, la prima opera legata a Spider-Man a trattare di crossmedialità. Nel 2018, venne rilasciato infatti, Spider-Man: Into The Spider-Verse, film animato con protagonista Miles Morales e che introduce al grande pubblico cinematografico il concetto di multiverso e dell’esistenza di numerosi Spider-Man. La pellicola divenne in breve tempo un successo di critica e di pubblico, arrivando a vincere il Premio Oscar come Miglior Film d’Animazione nel 2019.

Nel 2015 Marvel Comics rilascia sul mercato Spider-Verse, in italiano Ragnoverso, serie a fumetti con protagonista Spider-Man, scritta da Dan Slott e Christos Gage e disegnata da Olivier Coipel e dall’italiano Giuseppe Camuncoli. L’opera, che si sviluppa principalmente sulla testata The Amazing Spider-Man vede Superior Spider-Man, reclutare numerose versioni di Spider-Man per affrontare il pericoloso Morlun e i suoi fratelli vampiri.

Anche il mondo videoludico ha visto la forte presenza del Multiverso di Spider-Man, ben due infatti sono i videogiochi che trattano del Ragnoverso: Spider-Man Shattered Dimensions rilasciato nel 2010 in cui compaiono Spider-Man, Ultimate Spider-Man, Spider-Man Noir e Spider-Man 2099 e Spider-Man: Edge of Time rilasciato nel 2011 con protagonisti Amazing Spider-Man e Spider-Man 2099

L’omaggio a Spider-Man

Spider-Man: No Way Home è diventato una celebrazione del personaggio fumettistico, una lettera d’amore realizzata dai Marvel Studios e dalla Sony. Un epilogo che porta a compimento l’evoluzione caratteriale e spirituale del Peter Parker / Spider-Man interpretato da Tom Holland. Una conclusione che celebra la solitudine dell’eroe ed il peso delle responsabilità che rappresenta l’essere Spider-Man.

Conclusione che si evidenzia nella scena finale della pellicola, in cui un Peter Parker, ormai solo, senza più la tecnologia Stark ad aiutarlo e senza più il supporto dell’amata zia e degli amici, si ritrova a cucirsi il costume da solo, dimostrando di aver raggiunto la giusta maturità per essere Spider-Man.

Emanuele Buo