I casi in arabo: quali sono, quando si usano.

La lingua araba, così come il sanscrito, hindi, russo, tedesco, finlandese, latino, greco e romeno, è dotata di casi. Quest’ultimi servono per esprimere la funzione grammaticale di ogni parola all’interno della frase, quindi, se la parola nella frase è un soggetto o un complemento o un nome preceduto da preposizione ecc…. .I casi in arabo sono tre, in questo articolo cercherò di spiegare quali sono e quando si usano facendo per ogni caso degli esempi, al fine di capire meglio quando suddetto caso viene adoperato nella frase.

Al fine di una maggiore comprensione di questo articolo è necessario avere prima una base su come leggere e scrivere in arabo, sulle vocali brevi e lunghe e sui vari segni diacritici della lingua araba. Per questo, si rimanda all’articolo “Alfabeto arabo: come leggere e scrivere in arabo“.

I casi in arabo

Il caso, nella lingua araba, viene applicato declinando ogni parola della frase. Per quanto riguarda la declinazione, bisogna sapere che quella determinata parola della frase – a seconda della funzione grammaticale (che sia cioè soggetto, complemento diretto oppure complemento di vario tipo) – assume una desinenza (una terminazione a fine della parola) che è il caso.

Il caso si mette in evidenza mettendo le vocali sopra o sotto l’ultima lettera di ogni parola e, a seconda del caso che la parola assume, le vocali messe all’ultima lettera della parola possono cambiare.

I casi in arabo terminano con le seguenti vocali:

  • Il caso Nominativo prende la vocale DAMMA.
  • Il caso Accusativo prende la FATHA.
  • Il Caso obliquo prende la KASRA.

N.B. la terminazione del caso varia quando la parola è determinata o indeterminata, in quanto, la parola indeterminata acquisisce la nunazione (detta anche: Tanwin).

Qua sotto si riporta una tabella riassuntiva dei tre casi in arabo (nominativo, accusativo e caso obliquo) usando come esempio la parola “porta” (in arabo: بَابٌ). Nella tabella, la parola “porta” viene sia declinata secondo i tre casi in arabo, ma viene anche fatto l’esempio di quando essa è indeterminata (una porta qualsiasi) o determinata (la porta specifica).

immagine che illustra la parola araba: Porta, declinata nei casi arabi : nominativo, accusativo e caso obliquo. Sia quando essa è determinata che indeterminata
Declinazione della parola porta (in arabo باب) nei tre casi: nominativo, accusativo e caso obliquo. Sia quando è determinata che indeterminata.

I casi in arabo: il caso nominativo

Il nominativo (in arabo: مَرْفُوعٌ) è uno dei tre casi in arabo, si usa quando la parola nella frase è soggetto e nelle seguenti situazioni:

  • per il soggetto di una frase verbale, ad esempio:  ذَهَبَ الوَلَدُ إلى المَدْرَسَةِ (il ragazzo va a scuola). La parola ragazzo ( الوَلَدُ) è il soggetto della frase e quindi viene messo al nominativo.
  • per il soggetto e il predicato di una frase nominale (senza che questa frase nominale venga introdotta da particelle), ad esempio nella frase: الحِذَاءُ جَدِيدٌ (le scarpe sono nuove). In questa frase, la parola الحِذَاءُ (scarpe) è il soggetto della frase, mentre جَدِيدٌ è il predicato della frase. Quindi, vediamo come sia il soggetto che il predicato della frase nominale (che non è introdotta da nessuna particella) prendono il caso nominativo. 
  • per il soggetto della frase nominale, quando questa è introdotta, però, dalla particella كان o un’altra delle sorelle di كَانَ. Ad esempio nella frase: كان الرَّجُلُ مَرِيضًا ( l’uomo era malato), la parola الرَّجُلُ (uomo) è il soggetto, mentre la parola مَرِيضًا (malato) è il predicato. In questo caso, a differenza della normale frase nominale (non introdotta da nessuna particella), quando abbiamo la particella كان davanti alla frase nominale solo il soggetto prende il caso nominativo, il predicato, invece, no.  

N.B. Quando si dice: كَانَ e le sue sorelle, si fa riferimento a diverse particelle che, dal punto di vista semantico, hanno ognuna un significato diverso; vengono, però, definite sorelle perché cambiano -allo stesso modo- la vocalizzazione del soggetto e del predicato nella frase nominale .

Le sorelle di كان sono:

َكَانَ – أَصْبَحَ – أَضْحَى – ظَلَّ – أَمْسَى – بَاتَ – لَيْسَ – مَا زَالَ – مَا بَرِحَ – مَا اِنْفَكَّ – ماَ فَتِئَ – مَا دَام

La regola vuole che: nella frase nominale introdotta da كان o una delle sue sorelle, il soggetto prende il caso nominativo mentre il predicato prende il caso accusativo

N.B. il caso nominativo viene indicato mettendo la damma (segno simile a un 9 capovolto) sopra l’ultima lettera della parola soggetto nella frase.

N.B. Il soggetto di una frase non sempre prende il caso nominativo. Si faccia attenzione alle eccezioni, come nel soggetto della particella إنَّ e le sue sorelle (vedere primo esempio in basso).

I casi in arabo: il caso accusativo

L’accusativo (in arabo:مَنْصُوب) è un altro caso della lingua araba e si usa nelle seguenti situazioni:

  • per il soggetto della frase nominale introdotta, però, dalla particella إنَّ o da una delle sue sorelle, ad esempio nella frase: إنَّ الرَّجُلَ مَرِيضٌ  (l’uomo è malato). In questo caso, la parola: الرَّجُلَ (uomo) è il soggetto della frase, ma non prende più il caso nominativo -nonostante esso sia soggetto- ma prende il caso accusativo perché preceduto dalla particella إنَّ. Quindi, quando la frase nominale è introdotta dalla particella  إِنَّ o da una delle sorelle di إِنَّ, il soggetto della frase prende il caso accusativo. 

N.B. Quando si dice: إنَّ e le sue sorelle, si fa riferimento a diverse particelle che, dal punto di vista semantico, hanno ognuna un significato diverso; vengono, però, definite sorelle perché cambiano -allo stesso modo- la vocalizzazione del soggetto e del predicato nella frase nominale .

 Le sorelle di إنَّ sono:

إِنَّ- أَنَّ – كَأَنَّ – لَكِنَّ -لَعَلَّ – لَيْتَ

Infatti, la regola vuole che: nella frase nominale introdotta da إنَّ o da altre sue sorelle, il soggetto prende il caso accusativo (fatha), mentre il predicato prende il caso nominativo (damma).

N.B. Quando la parola prende il caso accusativo, l’ultima lettera di questa parola prende la vocale fatha. Quindi, ad esempio, sarà الرَّجُلَ e non più الرَّجُلٌ.

Inoltre, l’accusativo si usa anche:

  • per il predicato della frase nominale introdotta dalla particella كان e le sue sorelle. Ad esempio: كان الرَّجُلُ مَرِيضًا ( l’uomo era malato), la parola الرَّجُلُ (uomo) è il soggetto, mentre la parola مَرِيضًا (malato) è il predicato. Qui, il predicato della frase nominale introdotta da كان e le sue sorelle prende il caso accusativo.
  • per il complemento diretto di un verbo transitivo, ad esempio: يَأْكُلُ مَارْكُو تُفَّاحَةً (Marco mangia una mela). Qui, in questa frase, “una mela” ha funzione di complemento oggetto diretto della frase e prende il caso accusativo.
  • Per il complemento di specificazione (in arabo: ٱلتَّمْيِيزُ) ad esempio: اِشْتَرَيْتُ لِتْرًا حَلِيبًا (ho comprato un litro di latte). La parola: حَلِيبًا (Latte) è il complemento di specificazione -تَّمْيِيزُ- e prende l’accusativo.
  • Per il complemento di stato ( in arabo: حَالٌ) ad esempio nella frase: دَخَلَ الطَّالِبُ ضَاحِكًا (lo studente è entrato ridendo). In questo caso, ضَاحِكًا (ridendo) è il complemento di stato e prende il caso accusativo.
  • Per il complemento di causa (in arabo: مَفْعُول لِأَجْلِهِ) come nell’esempio della frase seguente: تُقِيمُ الدَّوْلَةُ مَعْرِضَ الكِتَابِ تَشْجِيعًا لِلْقِرَاءَةِ (La nazione organizza una fiera per incoraggiare alla lettura). Qui, la parola تَشْجِيعًا (incoraggiare) è complemento di causa e prende il caso accusativo.
  •  per l’oggetto contato dei numeri che vanno da 11 a 99, ad esempio nella frase “quindici studenti“, la parola “studenti” è l’oggetto contato (in arabo: مَعْدُودْ) e prende il caso accusativo. Quindi, la frase “quindici studenti” diventa in arabo: ( خَمْسَةَ عَشَرَ طَالِبًا). Un altro esempio: “Ho visto ventuno uomini“, in questa frase “uomini” è l’oggetto contato e prende il caso accusativo. Dunque, la frase: “ho visto ventuno uomini” in arabo si dice: رَأَيْتُ وَاحِدًا وَ عِشْرِينَ رَجُلًا

N.B. il nome indicante le persone o le cose contate (oggetto contato) nei numeri che vanno dall’11 al 99, si accorda con il numero (in arabo: عَدَدٌ) e va sempre messo in accusativo singolare indeterminato. 

  • il caso accusativo si usa anche per l’esclamazione dello stupore espressa con: مَا + أَجْمَلَ. Qui, la particella “مَا” ha funzione esclamativa (in arabo: مَا التَّعَجُّبِيَّةُ).  Le due parole che seguono la particella مَا -quando essa ha funzione esclamativa- prendono il caso accusativo.  Ad esempio, nella frase: “Quanto è bella la natura!” (!مَا أجْمَلَ الطَّبِيعَةَ), vediamo come le due parole che seguono la ما in funzione esclamativa prendono il caso accusativo “fatha”. Un altro esempio con la particella  مَا esclamativa è nella frase “quanto è bella la ragazza!” (in arabo:!مَا أَجْمَلَ البِنْتَ) . Anche in questo caso, notiamo che le due parole che seguono la مَا esclamativa prendono il caso accusativo.

N.B. ci sono vari modi per esprimere la meraviglia e lo stupore nella lingua araba, l’esempio riportato sopra è applicabile solo con il modo مَا + أَجْمَلَ (quello più diffuso). Quindi, nelle espressioni di meraviglia e solo quando abbiamo questo modo (con la particella ما esclamativa), le due parole che seguono tale particella مَا prendono il caso accusativo. 

  • Il caso accusativo viene anche adoperato in determinati avverbi di frequenza:
Immagine che contiene vari avverbi di frequenza in arabo.Gli avverbi contenuti, tradotti dalla lingua italiana alla lingua araba sono: sempre, la maggior parte delle volte, solitamente, generalmente, raramente, alcune volte, mai
avverbi di frequenza in arabo

Nella tabella sopra, possiamo notare che in tutti gli avverbi di frequenza (ad esclusione di: alcune volte), viene adoperato il caso accusativo indeterminato -tanwin fatha-.

Talvolta, il morfema finale: an (usato quando la parola è in caso accusativo indeterminato) quando è adoperato negli avverbi di frequenza, corrisponde quasi del tutto al morfema italiano: mente. Ad esempio: عَادَةً (solitamente) , نَادِرًا (raramente), عُمُومًا (generalmente).

I casi in arabo: il caso obliquo

Il caso obliquo (in arabo: مَجْرُورْ) è l’ultimo caso della lingua araba e si usa nelle seguenti situazioni:

  • Dopo le seguenti preposizioni:

َعَلَى   عَنْ    مِنْ   إِلَى   فِي   بِ   لِ   ك

come nelle seguenti frasi:

  1. ذَهَبَ الوَلَدُ إِلَى المَدْرَسَةِ (il ragazzo va a scuola)
  2. دَخَلَ اللِّصُّ مِنَ النَّافِذَةِ (il ladro è entrato  dalla finestra).
  3. اِبْتَعَدْتُ عَنْ المَدِينَةِ (mi sono allontanato dalla città).
  4. لَعِبْتُ بِاَلْكُرَةِ (ho giocato con la palla).
  5. سَرِيعٌ كَالْبَرَقِ (veloce come un fulmine).
  6. دَرَسْتُ فِي المَكْتَبَةِ (ho studiato in biblioteca).

Possiamo notare come nell’ultima lettera delle parole che seguono le preposizioni sopra elencate prendono il caso obliquo -vocale kasra-. 

  • Il caso obliquo si usa anche dopo i seguenti avverbi di luogo: فَوْقَ (sopra), أَمَامَ (davanti), خَلْفَ (dietro), بَيْنَ (tra), تَحْتَ (sotto), حَوْلَ (attorno), نَحْوَ (verso), وَسَطَ (in mezzo).

come nelle seguenti frasi:

  1. الكِتَابُ فَوْقَ الطَّاوِلَةِ (il libro è sopra il tavolo)
  2. يَقَعُ المَنْزِلُ أَمَامَ الكَنِيسَةِ (la casa si trova davanti alla chiesa)
  3. اللِّصُّ خَلْفَ القُضْبَانِ (il ladro è dietro le sbarre)
  4. رَأَيْتُ القِطَّ بَيْنَ الأَشْجَارِ (ho visto il gatto tra gli alberi)
  5. الكَلْبُ يَدُورُ حَوْلَ المَنْزِلِ (il cane gira attorno alla casa)

Possiamo notare che, anche in questo caso, sotto l’ultima lettera delle parole che seguono questi avverbi di luogo viene messa la kasra.  

  • Il caso obliquo viene anche usato per il secondo termine di uno stato costrutto, ad esempio nella frase بَيْتُ الرَّجُلِ ( la casa dell’uomo). In questa frase la parola الرَّجُلِ (uomo) è il secondo termine dello stato costrutto e perciò prende il caso obliquo (kasra sotto l’ultima lettera della parola).

Non è necessario, invece, declinare le parole (quindi applicare il caso ad ogni parola) nei dialetti arabi, in quanto, nei dialetti questo viene omesso.

Bassem Gassoumi

Fonti sull’argomento

VECCIA VAGLIERI, L.; AVINO, M. Grammatica teorico-pratica della lingua araba. Roma : Istituto per l’Oriente C. A. Nallino 2014.