Stalin e lo stalinismo: trasformazioni e caratteristiche dell’Unione Sovietica

Iosif Stalin, il dittatore sovietico, ha rimodellato la storia e la politica non solo sovietica ma globale. Lo ricordano per l’industrializzazione, le purghe e la sua leadership in tempo di guerra. Stalin ha lasciato un’eredità duratura e controversa per l’Unione Sovietica e la Russia contemporanea. Scopri come Stalin e stalinismo hanno cambiato la storia del XX secolo.

Stalin: dall’ascesa al potere al consolidamento del regime

Iosif Vissarionovič Džugašvili nacque a Gori, in Georgia, nel 1878. Si dedicò ad attività rivoluzionaria in gioventù, unendosi alla fazione bolscevica del Partito operaio socialdemocratico russo (ROSDR) guidata da Vladimir Lenin. Dopo il trionfo dei bolscevichi nella Rivoluzione d’Ottobre del 1917, Stalin fece una rapida ascesa all’interno del Partito comunista . Nel 1922 fu nominato Segretario generale del Partito comunista, un ruolo apparentemente burocratico che utilizzò per consolidare il potere.

Dopo la morte di Lenin nel 1924, Stalin superò rivali come Trockij, Zinovjev e Kamenev. Sfruttò la sua posizione per diventare il leader de facto dell’Unione Sovietica alla fine degli anni ’20. La sua strategia politica, un amalgama di rigidità ideologica, controllo amministrativo e manipolazione, creò le basi dello stalinismo.

L’ascesa di Stalin fu caratterizzata dalla sua capacità di proiettare un’immagine di trasmissione del potere e continuità con Lenin, eliminando al contempo i rivali politici. Attraverso alleanze e tradimenti, orchestrò l’emarginazione di coloro che si opponevano a lui. Consolidò la sua influenza e trasformò il PCUS in uno strumento di controllo personale.

uomini a cremlino tela Stalin Voroshilov
I. Stalin e K. Voroshilov al Cremlino di A. Gerasimov, 1938

Il primo piano quinquennale di Stalin: industrializzazione e tragedie umane

Lo stalinismo portò una trasformazione radicale dell’economia sovietica. Il primo piano quinquennale (1928-1932) mirava a modernizzare l’URSS attraverso una rapida industrializzazione e la collettivizzazione dell’agricoltura. Questo piano fu determinante nel trasformare l’Unione Sovietica da un’economia prevalentemente agricola a una grande potenza industriale.

I successi industriali includevano enormi progetti infrastrutturali, così detti Grandi costruzioni del comunismo. Tra loro la costruzione di Magnitogorsk, una città produttrice di acciaio, e la centrale idroelettrica di Dnepr, una delle più grandi del suo tempo. Questi progetti simboleggiavano la determinazione del regime a raggiungere il progresso dell’Occidente. Inoltre, l’urbanizzazione e la costruzione di metropolitana di Mosca mostravano la visione di Stalin di uno stato socialista moderno.

Tuttavia, questo progresso comportò un costo umano devastante. La collettivizzazione, volta a unificare le singole fattorie in collettività controllate dallo stato, portò a una diffusa resistenza da parte dei contadini. Le campagne staliniane di modernizzazione, deliberatamente o no, hanno comportato violente repressioni. Negli anni 1930 avvennero grandi carestie come Holodomor in Ucraina, o carestia in Kazakistan che portò via oltre la metà della popolazione kazaka. I kulaki, o contadini considerati ricchi, furono presi di mira come nemici di classe, spesso giustiziati o esiliati nei campi di lavoro forzato.

Nonostante queste tragedie, la spinta all’industrializzazione di Stalin trasformò l’Unione Sovietica in una potenza economica e preparò il paese alla guerra.

Le Grandi purghe e il controllo totalitario di Stalin

Il consolidamento del potere da parte di Stalin si estese a una campagna di repressione politica nota come le Grandi purghe staliniane (1936-1938). Questo periodo vide arresti di massa, processi farsa ed esecuzioni mirate a eliminare i “nemici” all’interno del PCUS, dell’esercito e della società in generale.

Lo stalinismo comprendeva anche il controllo culturale e ideologico. Il realismo socialista è diventato l’unica possibile forma d’arte permessa dallo stato. Lo stato promuoveva rappresentazioni glorificate della vita sovietica e sopprimeva le voci di dissenso. Istruzione e scienza sono stati strettamente regolamentati per conformarsi all’ideologia stalinista. Autori di fama vennero messi a tacere e la ricerca scientifica venne ostacolata dai imposti principi marxisti-leninisti.

Costituzione di Stalin e politiche sulla nazionalità

La Costituzione sovietica del 1936, nota anche come Costituzione di Stalin, sosteneva di garantire il suffragio universale e diritti come la libertà di parola, di stampa e di riunione. Fu annunciata come una delle costituzioni più democratiche del suo tempo, almeno sulla carta. Nonostante ciò, il regime di Stalin continuò a reprimere il dissenso e centralizzare il potere. La costituzione codificò il dominio del PCUS, assicurando il controllo incontrastato di Stalin. In pratica, i diritti che prometteva furono minati dalla realtà di censura, sorveglianza e repressione.

La costituzione affrontò anche la complessa questione della nazionalità dell’Unione Sovietica. Il regime di Stalin riconobbe ufficialmente vari gruppi etnici all’interno dell’URSS, concedendo loro un’autonomia teorica attraverso la repubbliche e territori nazionali. Tuttavia, questa autonomia era strettamente controllata. Le politiche di Stalin spesso prendevano di mira le minoranze etniche per deportazioni di massa. Queste misure erano giustificate come risposte a una slealtà, ma hanno causato immense sofferenze e perdite di vite umane. Le politiche sulla nazionalità hanno creato una situazione paradossale in cui le identità etniche erano sia riconosciute che soppresse.

Stalin e la Seconda guerra mondiale: la Grande guerra patriottica

La leadership di Stalin durante la Seconda guerra mondiale, o in URSS e Russia più nota come Grande guerra patriottica (1941-1945), è stata un capitolo determinante nella storia sovietica. Inizialmente, il patto nazista-sovietico del 1939 (patto Molotov-Ribbentrop) ha permesso all’URSS di annettere territori di Polonia, di stati baltici e di Finlandia. Queste acquisizioni hanno rafforzato l’influenza sovietica ma hanno preparato il terreno per futuri conflitti con l’Occidente.

uomini intorno al tavolo, Stalin Molotov Zhdanov, Voroshilov, Ribbentrop, firma del patto
La firma del patto del 1939. Da sinistra a destra: Zhdanov, Voroshilov, Stalin, Ribbentrop, Molotov (seduto)

Il fragile accordo di non aggressione è crollato quando la Germania ha lanciato l’operazione Barbarossa nel giugno 1941. LUnione Sovietica fu invasa dai nazisti molto rapidamente e ha sofferto le perdite enormi per la sua impreparazione alla guerra.

La battaglia di Stalingrado (1942-1943) è diventata un simbolo della resilienza sovietica, segnando l’inizio della ritirata di Reich. L’assedio di Leningrado, durato oltre 900 giorni, dimostrò la resistenza del popolo sovietico. L’eventuale presa di Berlino da parte dell’Armata Rossa nel maggio 1945 consolidò lo status dell’URSS come superpotenza.

Mentre la leadership di Stalin in tempo di guerra fu lodata, rivelò anche gli aspetti più oscuri del suo governo. La deportazione di massa delle minoranze etniche, tra cui ceceni, tatari di Crimea, tedeschi di Volga e molti altri, sottolineò la paranoia e la brutalità del regime. Intere popolazioni furono sradicate e inviate in regioni remote in condizioni difficili.

Il ruolo di Stalin nel formare l’Europa del dopoguerra fu fondamentale. La conferenza di Yalta (1945) con Churchill e Roosevelt determinò la divisione della Germania e il futuro dell’Europa orientale. Queste decisioni gettarono le basi per la guerra fredda.

Stalinismo postbellico: superpotenza e guerra fredda

Gli anni del dopoguerra consolidarono l’URSS di Stalin come potenza globale, posizionandola come rivale degli Stati Uniti nella nascente guerra fredda. Dopo la Seconda guerra mondiale, le politiche di Stalin rimodellarono il panorama politico dell’Europa, creando una divisione tra blocco orientale e quello occidentale. Attraverso la creazione di stati satellite in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia e Germania dell’Est, Stalin assicurò una zona cuscinetto che salvaguardava gli interessi sovietici. Questi paesi, sotto le spoglie della solidarietà socialista, divennero estensioni strettamente controllate da Mosca.

Stalin supervisionò anche il consolidamento del potere nell’Europa orientale manipolando i partiti comunisti locali per eliminare l’opposizione. Elezioni falsificate ed epurazioni di non comunisti crearono regimi fedeli all’URSS. Questi stati satellite formarono il Patto di Varsavia, un contrappeso alla NATO, intensificando ulteriormente la rivalità tra Est e Ovest.

L’impegno di Stalin per il progresso tecnologico vide l’URSS raggiungere traguardi significativi. Nel 1949, l’Unione Sovietica testò con successo la sua prima bomba atomica, ponendo fine al monopolio statunitense sulle armi nucleari. Ciò segnò l’inizio di una corsa agli armamenti che definì gran parte della guerra fredda. Il crescente arsenale nucleare dell’URSS sottolineò la sua posizione di superpotenza.

Oltre ai progressi militari, l’URSS espanse la sua portata globale sostenendo i movimenti comunisti in Asia e nei paesi in via di sviluppo. La vittoria del Partito Comunista di Mao Zedong in Cina nel 1949 rafforzò ulteriormente il blocco socialista. Tuttavia, le differenze ideologiche tra Mosca e Pechino alla fine gettarono i semi di future tensioni all’interno del mondo comunista.

Le politiche interne del dopoguerra

Sul fronte interno, Stalin mantenne una rigida conformità ideologica. La dottrina Ždanov, introdotta nel 1946, imponeva l’uniformità culturale promuovendo i valori sovietici nell’arte, nella letteratura e nella scienza. Le attività intellettuali e culturali esistevano per glorificare il socialismo e denigrare la cultura occidentale. Personaggi di spicco come il compositore Šostakovič o regista Ėjzenštejn affrontarono la censura. Le teorie pseudoscientifiche come quella di Lysenko soffocarono il vero progresso nelle scienze.

Nonostante i suoi successi nel consolidare il potere sovietico, all’interno dell’URSS Stalin incontrò maggiori difficoltà. La ricostruzione delle regioni devastate dalla guerra aveva un costo elevato, poiché le risorse furono indirizzate solo in industria pesante e militare. Nel frattempo, le purghe e la repressione caratteristiche del governo di Stalin persistettero. Nel dopoguerra emerse anche un brutale antisemitismo, incoraggiato da Stalin e MGB (polizia segreta).

La morte di Stalin e le sue conseguenze

Iosif Stalin morì il 5 marzo 1953, segnando la fine di un’epoca di terrore sistemico e controllo totalitario. Stalin non aveva lasciato alcun piano di successione chiaro, il che portò a una lotta di potere tra i suoi più stretti collaboratori, tra cui Nikita Krusciov, Lavrentij Berija e Georgij Malenkov.

Al funerale ufficiale, i milioni di persone piansero il leader che erano stati condizionati a venerare. Tuttavia, la sua scomparsa rivelò anche le crepe nel sistema stalinista. Nel giro di pochi mesi, Berija, capo della polizia segreta che attuava le repressioni di Stalin, fu arrestato e giustiziato.

La successiva destalinizzazione sotto Krusciov cercò di smantellare il culto della personalità che aveva definito il regno di Stalin. Nel suo “Discorso segreto” del 1956 al 20° Congresso del Partito, Krusciov denunciò i crimini di Stalin, tra cui le purghe e le deportazioni di massa. Krusciov avviò riforme volte a liberalizzare, anche se parzialmente, la società sovietica. Mentre l’URSS rimaneva uno stato monopartitico, il periodo immediatamente successivo a Stalin vide un relativo allentamento della censura e della repressione.

La morte di Stalin segnò una svolta per l’Unione Sovietica, che passò da un’era di intenso totalitarismo a una di “coesistenza pacifica” di Krusciov. Successivamente comportò anche una diversificazione ideologica all’interno del blocco socialista. Tuttavia, l’eredità dello stalinismo continuò a plasmare le politiche sovietiche e la percezione internazionale dell’URSS per decenni.

Approfondimenti e fonti:

In italiano:
O. Chlevnjuk, Stalin. Biografia di un dittatore, 2017
O. Chlevnjuk, Stalin e la società sovietica negli anni del terrore, 1997
A. Graziosi, L’Urss di Lenin e Stalin. Storia dell’Unione Sovietica 1914-1945, 2010
R. Medvedev, Stalin sconosciuto, 2021
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In inglese:
S. Fitzpatrick, Everyday Stalinism: Ordinary Life in Extraordinary Times: Soviet Russia in the 1930s, 2000
S. Kotkin, Magnetic Mountain: Stalinism As a Civilization, 1997
W. Z. Goldman, Inventing the Enemy: Denunciation and Terror in Stalin’s Russia, 2011
V. Zubok, A Failed Empire: The Soviet Union in the Cold War from Stalin to Gorbachev, 2009