Le guerre puniche costituiscono un punto nevralgico per lo sviluppo del potere di Roma, che si estende oltre l’Italia. Nello spazio di tempo che va dal primo quarto del III secolo avanti Cristo alla metà del II, l’Urbe si afferma come potenza internazionale e assume una matura configurazione politica interna. Vediamo in particolare la prima occasione di scontro, la prima guerra punica, combattuta dal 264 al 261 a.C.
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La potenza cartaginese prima della prima guerra punica
Furono i Fenici a fondare, presso l’odierna Tunisi, nell’814 a.C., Cartagine. La città, nel giro di ben poco tempo, grazie agli intensi traffici commerciali, divenne una potenza economica, commerciale, terriera e agraria. La struttura politico-sociale si basava su una costituzione mista, non particolarmente lontana da quella repubblicana romana, che prevedeva:
- Due magistrati supremi annuali;
- Un consiglio dei Cento;
- Un’assemblea popolare.
Cause della prima guerra punica
Terreno di scontro fu la Sicilia. La zona, nel III secolo a.C., pullulava di colonie greche; dal momento che queste ultime faticavano ad assicurarsi la propria difesa, si affidarono a Siracusa. In particolare fu Agatocle di Siracusa il principale fautore dell’unità delle città greche e della progressiva emarginazione di Cartagine (che aveva raggiunto anch’essa la Sicilia) nella parte occidentale dell’isola.
L’assetto dato da Agatocle saltò in occasione della sua morte, nel 289 a.C.. In una rinnovata situazione di frammentazione interna, cominciarono a rivelarsi particolarmente minacciosi i Mamertini, dei mercenari osco-campani che avevano occupato Messina. Essendo stati attaccati da Gerone, futuro tiranno di Siracusa, i Mamertini si rivolsero prima a Cartagine; poi, vista l’eccessiva “ingombranza” dell’alleato, a Roma.
A Roma si scatenò così un intenso dibattito interno, riguardo la questione del sostegno ai Mamertini. Fu il popolo a decretare il successo della frangia interventista, approvando un’azione di aiuto guidata dal console Appio Claudio Cadice.
Il console giunse in Sicilia e, benché sia i Mamertini che i Cartaginesi si stessero ormai ritirando, assediò Messina, dando inizio alla prima guerra punica.
Il conflitto
Nel 261 a.C. Roma, dopo aver conquistato Agrigento, approntò una flotta militare. Grazie a questa e all’aiuto degli alleati, nel 260 i Cartaginesi vennero sconfitti a Milazzo.
Si susseguirono battaglie a esito alterno, dopo le quali Roma decise, nel 256 a.C., di portare la guerra in Africa, per opprimere Cartagine. Attilio Regolo, con le inaccettabili condizioni di pace proposte, vanificò il successo ottenuto, e venne fatto prigioniero, mentre la flotta romana subì gravi perdite, a Camarina, per causa di una tempesta.
I Romani, una volta accertata la superiorità cartaginese sulle battaglie terrestri, decisero di adottare una strategia via mare, per espellere i Cartaginesi, guidati da Amilcare Barca, dalla Sicilia occidentale. Un tale potenziamento militare non riuscì però ad essere sostenuto dalle casse repubblicane; per questo Roma decise di servirsi del finanziamento dei privati tramite prestito anticipato. E proprio grazie a tali decisioni, la flotta guidata da Gaio Lutazio Catulo sconfisse, nella battaglia presso le isole Egadi, le forze cartaginesi guidate da Annone.
Le condizioni di pace imposero a Cartagine di abbandonare la Sicilia (che divenne, di fatto, la prima conquista romana extra-italica), restituire i prigionieri e versare un’indennità di guerra alla Repubblica di Roma.
In tempi recenti, gli archeologi hanno riportato alla luce, dal fondo del Mediterraneo, nei pressi della costa siciliana, alcuni resti della battaglia delle Egadi. Parliamo in particolare di rostri (oggetti da sfondamento montati sulle prue delle navi antiche per colpire quelle avversarie), elmi e anfore da rifornimento. Queste straordinarie testimonianze storiche, della prima tra le guerre puniche, sono attualmente conservate presso l’ex stabilimento Florio, a Favignana.
Nuove conquiste cartaginesi
Una volta riorganizzatasi internamente, Cartagine tornò ad affermarsi in zona mediterranea, incrociando così gli interessi di Roma.
Prima area di scontro fu la Sardegna: nell’isola infatti stava avendo luogo un conflitto tra i Punici e dei mercenari dell’esercito cartaginese, che reclamavano il pagamento degli arretrati. Roma, chiamata a intervenire dai mercenari, nel 238 intimò ai Cartaginesi di lasciare il territorio. Con la ritirata dei Punici, la repubblica aggiunse così un ulteriore territorio ai propri domini. Riuscirà però a rendere la Sardegna una provincia solo nel 227 a.C., a causa delle forti resistenze delle popolazioni indigene.
La perdita progressiva dei territori consentì alla famiglia Barca, rappresentante della fascia militarista, di acquistare un grande consenso a Cartagine.
Le nuove mire puniche si concentrarono così sulla Spagna, fonte di rame e uomini per l’esercito. Nel 237 a.C. Amilcare Barca arrivò in Spagna. Nel 226 a.C., grazie alla mediazione del genero Asdrubale, Roma e Cartagine definirono un trattato che definisse le zone di influenza territoriale con il fiume Ebro come linea di spartizione. L’area romana sarebbe stata quella settentrionale, la cartaginese quella meridionale.
Il trattato però non soddisfò tutti: in particolare Sagunto, città alleata di Roma, si trovava nell’area cartaginese, e Marsiglia vedeva le proprie colonie preda della minaccia punica.
Maria Teresa Caccin
Bibliografia:
- M. Beard, SPQR, Storia dell’Antica Roma, 2017, Mondadori, Milano
- M. Mazza, Storia di Roma, dalle origini alla tarda antichità, 2017, Edizioni del Prisma, Catania-Roma
- M. Pani, E. Todisco, Storia romana, dalle origini alla tarda antichità, 2018, Carocci editore, Roma