1600 – Cina imperiale
La Cina è stata la sede di una delle civiltà più antiche al mondo. Per migliaia di anni l’Impero cinese dominava l’Asia orientale, mentre in Occidente crollavano stati. Per questa ragione si è sviluppata una cultura peculiare, fatta di simboli che sono facilmente riconoscibili anche dopo un centinaio di anni dal crollo dell’Impero cinese. Oggi la Cina comunista, seppur con molti cambiamenti, continua a conservare la filosofia fortemente conservatrice che caratterizza il pensiero cinese.
Pechino e la Città Proibita
Verso la fine di quello che noi chiamiamo Medioevo, nel XV secolo, la dinastia imperiale cinese fece costruire a Pechino la cosiddetta Città Proibita, il più grande palazzo esistente al mondo. Essa divenne, al momento dell’edificazione, la sede degli Imperatori della dinastia Ming e, dopo un breve intervallo, conservò il medesimo ruolo sotto la dinastia Qing. La Città Proibita è stata dichiarata Patrimonio dell’Unesco nel 1987.
Panda: il simbolo della Cina
Panda è una parola dall’etimologia incerta che, inevitabilmente, ci riporta al piccolo tenero orso bianco e nero, simbolo del WWF e storico animale totem in cui si identifica l’intera Cina.
Detto anche più specificamente “Ailurus fulgens”, il panda è un animale in forte estinzione, parte integrante della tradizione asiatica che lo vede legato al bambù ed icona molto in voga nel mondo moderno: dal tattoo alla filmografia (“Kung fu Panda” per esempio), dai gadgets più svariati ai libri per bimbi, ecc.
Questo dolcissimo mammifero bicolore è tra gli ursidi più amati e concepiti come innocui se messi in relazione agli orsi, seppur munito di denti che possono riuscire a triturare il metallo.
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Il tè: breve storia delle sue origini
Il tè nasce in Cina ed il suo luogo d’origine si trova nella regione settentrionale e montagnosa del Sichuan cinese, a sud e ad est della zona che costeggia il bacino del fiume Yang-tze che arriva quasi fino all’odierna Shanghai ed al bacino del lago Tai.
Agli inizi del VII secolo venne completato il canale artificiale che unisce il bacino del fiume Yang-tze a quello molto più a nord del Fiume Giallo e ciò permise di espanderne le coltivazioni anche verso nord e di diffonderle in gran parte dell’attuale Cina.
I primi riferimenti testuali certi sul consumo di questo infuso in Cina si attestano dal III secolo. Durante l’epoca Tang (618-907) il tè si diffuse in tutto il paese, grazie anche alla divulgazione della prima monografia di questa bevanda scritta da Lu Yu nel 758: il “Canone del tè”. La sua massima sofisticazione nel realizzarla si raggiunse durante l’epoca Song (960-1127).
Favorì la sua estensione anche l’essere in sintonia con i movimenti religiosi della zona, come il buddismo, il taoismo e lo zen. Questo perché è una bevanda che eccita, tonifica e tiene svegli, risultando così un potente alleato nel sostenere digiuni, meditazioni e veglie.
Con il diffondersi del buddismo e del tè verso ovest ed est, la bevanda giunse fino in Tibet. Infatti il buddismo tibetano proviene dalla Cina e non dall’India, come le condizioni geografiche potrebbero far pensare. Nel 641 la principessa reale cinese Wencheng si sposò con il re tibetano ed introdusse così la bevanda e la seta in Tibet.
Da allora si instaurò tra il Tibet e la Cina un rapporto privilegiato e tormentato. Infatti nei secoli successivi i tibetani furono l’unica popolazione nomade di stirpe mongola del Nord a ricevere legalmente il tè cinese. I due paesi stabilirono la formula-accordo “tè per cavalli”, perché proprio con i cavalli i cinesi speravano di riuscire a contrastare le armate di cavalieri mongoli.
La scrittura cinese: le sue caratteristiche
A distanza di secoli la scrittura cinese conserva comunque il suo fascino esotico per noi occidentali. Con il termine “lingua cinese” s’intende il cinese mandarino, o 普通话putonghua (letteralmente “lingua comune”), che è la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, e che il governo cerca di imporre a tutta la nazione come linguaggio nella comunicazione, pur non essendo in molte aree la lingua comunemente parlata dalla gente.
Dal punto di vista linguistico, “la lingua cinese” non è una lingua unica, ma raccoglie un ampio numero di varianti linguistiche regionali e di relativi dialetti diffusi nell’area geografica corrispondente all’odierna Cina. Si tratta di una collezione di varietà linguistiche di ampiezza e diversità paragonabili a quelle delle lingue romanze in Europa.
Nonostante questa diversità delle lingue parlate, la Cina ha cercato di conservare l’unità culturale e politica durante tutta la sua storia, e lo ha fatto attraverso una lingua scritta comune: di conseguenza, i cinesi fanno una distinzione netta fra scritto e parlato.
I caratteri cinesi odierni si possono dividere in due categorie: semplici e composti. I caratteri semplici rappresentano delle immagini stilizzate delle cose che vogliono indicare (come gli antichi pittogrammi): rén 人 (“uomo”), shān 山 (“montagna”), rì 日 (“sole”); oppure sono simbolici: dà 大 (“grande”, che rappresenta un uomo con le braccia spalancate), xiǎo 小 (“piccolo”, stilizzazione di un uomo rattrappito, con le braccia lungo i fianchi).
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La filosofia cinese
Risulta difficile per noi Occidentali comprendere le religioni e le filosofie orientali, perché strutturate in maniera diversa dalle religioni diffuse nel mondo occidentale. In Cina coesistono diverse correnti di pensiero senza barriere troppo nette: il Buddhismo, il Confucianesimo, il Taoismo. Per meglio approfondire il tema, vi rimandiamo quindi agli articoli che abbiamo scritto sulle correnti filosofiche e religiose sopraccitate.
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Marco Polo e il Milione
L’Oriente era visto nel Medioevo come un mondo da sogno, popolato di strani popoli e creature. Questo perché gli Occidentali conoscevano poco dell’Oriente: quando Marco Polo scrisse il suo Milione, cronaca del suo viaggio alla corte dell’imperatore mongolo, che allora regnava in Cina, molti non lo credettero.
Oltre che una relazione di viaggio possiamo considerarlo un trattato storico-geografico; è stato infatti definito: “la descrizione geografica, storica, etnologica, politica, scientifica (zoologia, botanica, mineralogia) dell’Asia medievale“.
La corte del Gran Khan è descritta nell’ampia sezione centrale del libro, e anche qui vengono esposte le vicende storico-militari del regno. Tratto significativo dell’opera, nella sistemazione delle notizie sull’Asia, è la marcata tendenza a miscelare il reale e l’immaginario, infatti i dati raccolti per esperienza diretta si intrecciano spesso col repertorio tradizionale delle meraviglie indiane. Ne discende un impasto di realia e mirabilia.
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La Cina contemporanea: la repubblica comunista
Cina oggi significa comunismo, anche se le cose sono molto cambiate da Mao. Ormai la repubblica popolare cinese si è perfettamente integrata nel sistema capitalista. Ciò che non è cambiato è il sistema politico, fatto spesso di repressione o politiche controverse come quella del Figlio Unico.
Se da una parte la crescita economica ha migliorato la qualità di vita di molti cinesi, dall’altra essa non è stata in grado di risolvere le diseguaglianze tra Cina rurale e Cina urbana.
La Cina rimane quindi una nazione molto cambiata dalla caduta dell’Impero ma molto complessa da decifrare.
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Du Fu e il suo esilio
Dopo un lungo periodo di guerre civili, nel VII-VIII secolo l’impero cinese iniziò ad essere governato dalla dinastia Tang. In 285 anni il paese non solo riacquisterà la sua unità politica, ma vedrà anche una rinascita delle arti e soprattutto della poesia. Infatti i circoli letterari erano molto legati alla corte imperiale, dal momento che gli intellettuali esercitavano anche funzioni amministrative e burocratiche.
Molto forte era il legame che univa i cinesi alla loro terra, quindi è facilmente intuibile come l’esilio fosse visto come una vera e propria “disgrazia”. Infatti essi speravano di non essere confinati troppo lontano dalla Cina, ma non era raro che gli imperatori decidessero invece di confinarli in regioni periferiche. Ricevere una notizia del genere era una cosa difficile da digerire per un intellettuale.
Tra i vari intellettuali esiliati il più importante è il poeta Du Fu. Nominato cancelliere nel 755, nel dicembre dello stesso anno fu costretto a fuggire dalla capitale Chang’an a causa della ribellione di An Lushan, che portò anche alla fuga dell’imperatore. Da quel momento Du Fu e la sua famiglia condussero una vita vagabonda, dove le continue guerre non permisero di trovare un posto sicuro e definitivo.
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I gioielli nell’antica Cina
I gioielli nell’antica Cina hanno una lunga storia. Infatti la Cina nel campo dell’artigianato artistico ha un’antichissima tradizione, ma adopera relativamente tardi i metalli preziosi.
L’oro e l’argento sono registrati nei periodi più antichi sotto forma di agemina in oggetti di bronzo. L’agemina è un’antichissima tecnica di lavorazione a intarsio dei metalli che consiste nell’inserimento di fili o laminette d’oro, d’argento oppure di rame che si battono a freddo e s’incastrano in solchi ed incavi fatti a sottosquadro. Di questo genere di oggetti, riferentesi all’ornamento della persona, si ha qualche rara testimonianza solo nel periodo T’ang (670-907 d. C.) ma solo a cominciare dal periodo Sung (960-1279 d. C.) che i cinesi si dedicano con maggiore interesse alla gioielleria come arte autonoma.
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L’anno inizia… In Primavera
Il Capodanno Cinese, noto anche come Festa di Primavera (春節, 春节) o capodanno lunare, è una delle festività più importanti che si celebra all’inizio del nuovo anno e che viene indicata proprio dal calendario cinese (ogni novilunio).
Tradizionalmente questo periodo di festa dura circa 15 giorni e si conclude con la Festa delle Lanterne (il quindicesimo giorno del primo mese lunare). Ci si prepara ad accogliere il nuovo anno riunendosi in famiglia, pregando e scacciando la cattiva sorte per fare posto alla felicità ed alla fortuna (fu 福) che viene con il nuovo anno. Polvere e sporco sono associati con il vecchio, metaforicamente la pulizia della casa rappresenta il rinnovamento e il lasciar andare del passato.
Grandi città e piccole periferie si preparano al grande evento con giorni e giorni in anticipo; si colorano, prendono vita, si adornano di lampade, decorazioni rosse e si cimentano nell’organizzazione di numerose attività ricreative, spettacoli, mercati e fiere tra cui ricordiamo le Fiere del Tempio di Pechino e quella dei Fiori di Guangzhou. Presso le piazze vengono annualmente sistemate grosse campane, il loro suono è simbolo del nuovo inizio e della speranza di un felice anno nuovo.
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Lo spettacolo delle lanterne cinesi
Le lanterne cinesi, dette anche “Kongming” (dal nome dell’inventore) o “Sky lanterns”, sono uno degli elementi più affascinanti e deliziosi della cultura tradizionale Orientale.
Etimologicamente, derivano dalla parola 孔|明|灯 che significa “mongolfiere di carta” o si fanno derivare anche da “Khoom Fay” ovvero “le fate luminescenti della notte”.
Storicamente, le lanterne cinesi risalirebbero al III secolo a.C., quando il comandante Zhuge Liang (chiamato anche Kongming, equivalente al Garibaldi italiano, e di cui si parla nel romanzo del 1300 sui “Tre Regni”) le avrebbe ideate come segnali di guerra da inviare a lunghe distanze.
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