Gli anni a cavallo tra il XV e XVI secolo furono un periodo ricco di innovazioni e scoperte. Grazie al clima culturale dell’Umanesimo prima e del Rinascimento poi, si stavano riscoprendo mano a mano i classici antichi. In particolare, fu fruttuoso l’incontro con i classici greci: poter leggere direttamente i testi senza la mediazione degli autori latini fu l’inizio per nuove riflessioni. Non bisogna pensare però solo a riflessioni teoriche, queste nuove (o riscoperte) teorie portarono innovazioni importanti per quelle che saranno poi le scoperte geografiche.
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Cosa cambiò nella cultura geografica?
Importanti novità ci furono nella cultura geografica, in particolare nella cartografia. Prima delle scoperte geografiche iniziarono a circolare in Europa le conoscenze della geografia degli antichi. Agli inizi del Quattrocento fu tradotta le Geografia di Claudio Tolomeo, vissuto nel II sec., che ebbe subito larga circolazione.
La cartografia medievale era poco sobria e meno scientifica di quelle greca e romana. Alle periferie del mondo erano rappresentati mostri e personaggi fantastici. Elaborate di solito dai monaci le carte medioevali sono “mappamondi a T”, cioè su un disco è rappresentato schematicamente il mondo con Gerusalemme al centro, l’Asia in alto, l’Europa a sinistra e l’Africa a destra. I territori erano divisi dalle acque del Mediterraneo, del Don e del Nilo, che formavano incrociandosi, appunto, una T.
Nel basso Medioevo, dopo i primi anni del XIV secolo soprattutto in Italia e Spagna, per esigenze di navigazione, iniziano a essere prodotte carte che rappresentano regioni marittime e costiere. Ma la novità e che grazie alla diffusione della bussola il disegno era sempre più preciso. In questo periodo iniziarono ad essere riportate anche le rose dei venti.
Quali erano le novità introdotte?
Grazie al trattato di Tolomeo, in realtà già conosciuto nel mondo arabo, la rappresentazione divenne ancora più definita: iniziano ad essere riportati nuovamente meridiani e paralleli. Ma nelle carte tolemaiche c’erano anche degli errori, che la cartografia quattro-cinquecentesca ereditò: Asia e Africa erano unite a Sud o la misura sbagliata della circonferenza terrestre che non rendeva bene le dimensioni del globo. Bisogna tener presente, inoltre, che la maggior precisione delle carte è soprattutto per quelle dell’Europa e del Mediterraneo. Infatti non c’erano ancora state scoperte geografiche significative tali far ridisegnare il mondo.
Quelle che fino ad allora erano teorie, credenze, ipotesi, saranno alla prova di lì a poco dalle scoperte geografiche, quando il mondo conosciuto si amplierà, nuove terre e nuovi mari saranno scoperti e rappresentati.
Quali furono le innovazioni tecniche che aiutarono le scoperte geografiche?
Ma le scoperte geografiche non furono supportate solo dalla cartografia, anche dal punto di vista tecnico ci furono importanti novità. Anche queste frutto di un percorso di conoscenze intrecciate: i progressi raggiunti hanno infatti usufruito sia della cultura marinara mediterranea che quella del Nord Europa.
Nel Medioevo vi erano due tipi di imbarcazioni: le galee, o galere, e le navi a vela. Le prime erano lunghe, longilinee e si muovevano grazie ai rematori, le seconde erano più tonde e ampie.
Nel XV secolo ci fu la vera novità in ambito di progettazione nautica: la caravella. La caravella è una nave a vela, anche se snella ha i fianchi arrotondati, con tre alberi a vele quadrate, usate per la spinta, e una a vela latina (cioè triangolare),per sfruttare meglio il vento e poter navigare controvento. Nonostante la nave fosse agile, la stiva ampia premetteva di stipare il necessario per tratte molto lunghe.
Successivamente, tra il XV e il XVI secolo, comparve il galeone. I galeoni erano evoluzioni delle galee, modificate per renderle più robuste e adatte ai viaggi di lunga durata. I galeoni avevano a poppa e prua più ordini di ponti. Erano in grado di resistere maggiormente al vento e alla tempesta. Oltre ai generi alimentari trasportavano anche armi e soldati, infatti sui ponti si trovavano cannoni e colubrine.
Altre modifiche importanti nella progettazione nautica furono il timone a barra posto a poppa e una diversa tecnica di costruzione degli scafi. Questi non erano più semplici tavole inchiodate tra loro, ma armature resistenti sostenute da supporti di legno.
Quali erano gli strumenti utilizzati per le scoperte geografiche?
Anche gli strumenti usati per la navigazione furono importanti.
La bussola secondo una leggenda sarebbe stata inventata da un certo Flavio Gioia di Amalfi nel Medioevo. In realtà era uno strumento già usato dai navigatori cinesi e furono gli Arabi che la importarono in Occidente nel XII secolo. Durante il Rinascimento fu perfezionata. La prima bussola completa con la rosa dei venti, fu probabilmente costruita da un portoghese, Ferrande, nel 1483.
L’astrolabio era usato per determinare la posizione dei corpi celesti e la loro altezza, con queste informazioni si calcolava poi la latitudine. Anche questo strumento ha origini antiche. Abbiamo trattati sull’astrolabio già nell’antichità classica, ma la tecnica dello strumento si raffinò del tempo. Fu uno strumento molto longevo, usato in Occidente fino al XVIII secolo, quando sarà sostituito dal telescopio, mentre in Oriente sarà usato fino al XIX secolo.
La carta nautica, o portolano, indicava le rotte marittime e collegava i porti tra loro, indicavano direzioni e distanze in modo preciso. Si usavano anche tavole basate su calcoli matematici per determinare la latitudine semplicemente osservando le stelle.
Queste innovazioni, unite alla cultura riscoperta e rinnovata permisero all’uomo di inoltrarsi oltre le colonne d’Ercole. Un insieme di fattori politici e sociali fu la premessa per l’inizio dell’era delle scoperte geografiche. L’Europa aveva avuto un aumento della densità demografica, quindi aveva bisogno di maggiori risorse. Fino alla metà del Quattrocento le merci orientali erano commerciate soprattutto dai veneziani, Marco Polo fu solo il più famoso di loro. Nel 1453 però i Turchi conquistarono Costantinopoli e le vie carovaniere divennero meno sicure per gli europei, si cercarono così vie alternative per l’Oriente.
Chi erano i protagonisti delle scoperte geografiche?
Inizialmente le esplorazioni erano mosse dall’intraprendenza dei singoli avventurieri, borgesi e mercanti, ma saranno poi supportate dagli Stati, che capirono ben presto quale occasione rappresentasse la scoperta di un nuovo territorio. Tra i primi a investire nelle esplorazioni ci furono i Portoghesi sotto il re Enrico I, detto il Navigatore. Egli incoraggiò l’esplorazione delle coste africane. Non fu un caso infatti, che Bartolomeo Diaz, portoghese, fu il primo a doppiare il Capo di Buona Speranza nel 1488.
Un altro portoghese, Vasco Da Gama, attraversando l’Oceano Indiano approdò in India, dieci anni dopo l’impresa di Diaz, nel 1498. Questo evento fu particolarmente importante, la civiltà occidentale entrava in contatto con quelle millenarie che si trovavano sulle sponde dell’Oceano Indiano. Si apriva una nuova strada per le rotte commerciali con l’oriente, fino a quel momento controllata degli Arabi. Intorno al XVI secolo i Portoghesi avevano ottenuto il monopolio del commercio, utilizzando anche armi e cannoni e creando una rete di insediamenti fortificati.
Il viaggio verso l’India era però comunque scomodo e lungo. L’Africa era conosciuta parzialmente e solo nella zona costiera, quindi si decise di percorrere anche l’inesplorata rotta verso Occidente. La prima spedizione fu affrontata da Pedro Alvares Cabràl, che nel 1500 prese possesso del Brasile per conto del re portoghese.
La scoperta di Colombo
Prima dell’impresa di Cabral, però Cristoforo Colombo era già approdato sulle sponde del nuovo continente, nel 1492. Il navigatore genovese era finanziato della corona di Spagna, che era in concorrenza con i Portoghesi. Rifacendosi agli studi degli antichi Greci e del matematico Toscanelli si era convinto della sfericità della terra e quindi aveva proposto, nella ricerca di una via più semplice per le Indie, di oltrepassare lo Stretto di Gibilterra procedendo in linea retta verso Ovest. Questa convinzione lo aveva portato a scoprire un nuovo continente: l‘America.
L’Europa e il cambiamento delle sue certezze
Le scoperte geografiche rivoluzionarono il mondo Occidentale portando a un periodo di messa in discussione delle certezze e di rinnovamento. Le notizie riportate dai navigatori su nuovi territori inesplorati, i contatti con civiltà mai conosciute prima iniziarono ad increspare l’identità europea. Messa davanti all’ignoto doveva interrogarsi sulle sue certezze, destinate ad incrinarsi sempre di più. Le scoperte contemporanee si unirono alle riscoperte saggezze degli antichi cambiando il modo di concepire il mondo.
Quali erano i vecchi modelli?
Fino al Cinquecento il modello cosmologico comune era quello geocentrico, cioè si credeva che la Terra fosse al centro dell’universo e il Sole e gli altri pianeti le ruotassero attorno. Questo modello è detto anche aristotelico-tolemaico perché è fatto risalire al filosofo Aristotele e al geografo Claudio Tolomeo. La cosmologia geocentrica era fortemente radicata e condivisa nel Medioevo. Anche Dante nella Divina Commedia utilizza il modello tolemaico.
Come cambia la cosmologia?
Nel 1543 Niccolò Copernico, nel suo libro Sulle rivoluzioni dei corpi celesti, proponeva un modello diverso, con al centro il Sole e attorno la Terra e gli altri pianeti, per questo detto eliocentrico. Il modello copernicano era ispirato alle teorie pitagoriche e neoplatoniche. Le idee copernicane crearono scandalo e polemiche, soprattutto perché contraddicevano la teologia ufficiale della Chiesa Cattolica, geocentrica. Il dibattito durò decenni e vide scontri durissimi, tra cui il famosissimo episodio dell’abiura di Galileo Galilei. Di fatto il dibattito si concluse nel Seicento, quando la comunità scientifica riconobbe unanimemente l’eliocentrismo. Copernico aveva però avviato una vera e propria rivoluzione, non solo scientifica, che cambiò per sempre il modo di vedere l’uomo e il mondo.
Se prima l’uomo, creatura prediletta da Dio, e la Terra erano al centro dell’universo, ora questo sistema era entrato in crisi. L’uomo doveva ripensare sé stesso. In più ciò avvenne quasi contemporaneamente alle scoperte geografiche, cioè a quando gli uomini europei stavano prendendo coscienza di aver scoperto un nuovo continente. Quindi da una parte la figura umana si indebolì e dall’altra la natura venne considerata sempre più come luogo uniforme e governato da leggi meccaniche e immutabili.
Miriam Campopiano
Bibliografia
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