Umanesimo: con questa parola si indica un movimento artistico e letterario che permea la società e la mentalità di tutto il XV secolo, sia pure tra evoluzioni, involuzioni e sviluppi che ne modificheranno nel corso del Quattrocento le varie direttive, mantenendone tuttavia intatti i connotati peculiari di base.
Se non risaputo, quantomeno è intuibile che l’oggetto e il soggetto dell’Umanesimo, il centro del mondo e dell’Universo sia l’Uomo. In virtù di ciò, allora, lasciamo che a illustrarci alcuni dei cardini di questo movimento siano proprio due suoi rappresentanti, tra i meno conosciuti ma tra i più acuti interpreti delle suggestioni del secolo.
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Leonardo Bruni: lettere, scienza e discussione.
[…]Le lettere senza la scienza sono delle cose sterili e vane; la scienza delle cose, per quanto vastissima, se manca dello splendore delle lettere sembra come nascosta ed oscura. A che serve sapere tante belle cose, se non si è capaci di parlarne con dignità e di scriverne senza cadere nel ridicolo? Così perizia letteraria e scienza delle cose sono in un certo modo strettamente congiunte. E congiunte esse hanno innalzato alle celebrità e alla gloria quegli antichi di cui veneriamo il ricordo: Platone, Democrito, Aristotele, Teofrasto, Varrone, Cicerone, Seneca, nei quali tutti è difficile poter distinguere se fu maggiore la scienza delle cose o la perizia letteraria.
(L. Bruni, De studiis et litteris)
Nel passo riportato dello studioso Leonardo Bruni (1377-1444) emergono alcune delle caratteristiche fondamentali dell’uomo rinascimentale e in senso più specifico dell’Umanista: egli deve essere in grado di instaurare un rapporto sinergico tra res e verba, seguendo il concetto greco di παιδεία (paidèia) che considera la formazione dell’uomo alla luce e in virtù di un armonioso rapporto con la natura e la società. Assurgono ad esempi – anzi, più propriamente, a modelli – da seguire per realizzare questo eccelso connubio proprio gli autori della classicità. E proprio la rielaborazione delle opere di tali autori diventa un altro cardine imprescindibile dell’Umanesimo. Rielaborazione che spesso viene realizzata attraverso la discussione:
[…] Che cosa può esservi infatti, in nome degli dèi immortali, di più giovevole, per afferrare a pieno sottili verità, della discussione, quando sembra che più occhi osservino da ogni parte l’argomento posto in mezzo, in modo che nulla ne resti che possa sfuggire, o rimaner nascosto, o ingannare lo sguardo di tutti? […] Che cosa può esservi di più adatto ad aguzzar l’ingegno, a renderlo abile e sottile, della discussione, quando è necessario in un istante applicarsi alla questione, riflettere, esaminare i termini, raccogliere, concludere?
Insomma, la più lineare e semplice elaborazione del concetto di brainstorming prima che ci fosse rifilato come presunta novità.
Evadere le tasse agli inizi del Quattrocento: Morelli e il mercante faber fortunae suae.
Brulicante e vivace d’iniziative culturali e politiche, arricchita da personalità eclettiche e dotte, favorita da una economia fiorente e una creatività prorompente: è questa la Firenze degli inizi del Quattrocento, centro propulsore dell’Umanesimo.
Figura essenziale in questo contesto, sia da un punto di vista storico-sociale che da un punto di vista culturale, è quella del mercante. La masserizia, ossia la capacità di gestire il patrimonio familiare non solo preservandolo ma anche facendolo fruttare, diventa la virtù principale del buon padre di famiglia.
Secondo una concezione squisitamente umanistica, infatti, ogni uomo è faber fortuane suae, ossia artefice del proprio destino: attraverso le sue facoltà intellettuali, ma anche pratiche, ogni individuo può essere in grado di dare alla sua esistenza una direzione precisa.
Tuttavia, in un ambiente finanziariamente altalenante come quello della Firenze del Quattrocento, saper gestire bene il patrimonio di una famiglia può rivelarsi più complicato del previsto. Il mercante fiorentino Giovanni Morelli, nei suoi Ricordi, si sofferma su una serie di consigli su come tentare di non pagare le tasse imposte dal Comune di Firenze, che potrebbero danneggiare un mercante:
[…] Le sopradette cose sono utili a divenire isperto e ‘ntendente del mondo, a farsi bene volere e essere onorato e riguardato; e attraverso queste cose vertudiose [=queste tue virtù intellettuali e pratiche] tu ti debbi difendere e dalle gravezze [=economiche] e da ogni torto che ti fosse voluto fare. E dove elle non valessero, nel caso in cui ti trovassi pure nelle gravezze tanto grandi che fussono sufficienti a disfarti, non le pagare; rubellati dal comune, acconcia il tuo [patrimonio] in forma che non ti possa essere tolto
(Giovanni di Pagolo Morelli, Ricordi, III).
Umanesimo: i caratteri peculiari
Attraverso i testi riportati possiamo allora farci un’idea, seppur semplificata, delle caratteristiche principali della letteratura dell’Umanesimo: la compenetrazione osmotica e dinamica tra scienze e lettere, la vivacità del dibattito, e per finire il furbo e pragmatico elogio alla concretezza, non svincolato dall’amore per l’ideale e il modello, ma anzi in virtù di esso sviluppato e descritto.
Beatrice Morra
Bibliografia
Il canone letterario – La letteratura italiana nella tradizione europea, vol 1., H. Grosser, Principato.
I tre libri della letteratura – Origini_Seicento, M. Santagata, L. Carotti, Laterza.