40° Classico Disney, Le follie dell’imperatore esce nelle sale nel 2000. Diretto da Mark Dindal, il film non ottiene risultati esaltanti ai botteghini, ma, con il corso degli anni, si trasforma in un cult. Grazie a dei personaggi eccentrici e a una comicità surreale e nonsense, resta ancora oggi un Classico Disney unico nel suo genere.
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Le follie dell’imperatore: la trama
Ambientato in un’imprecisata località dell’America Latina d’epoca precolombiana, la pellicola ha come protagonista Kuzko, imperatore egocentrico e capriccioso. Al suo servizio c’è l’anziana consigliera Yzma, la quale però viene licenziata senza alcun rispetto. Per vendicarsi e ottenere il potere ella cerca di avvelenare Kuzko con una pozione. Tuttavia, il suo tonto aiutante Kronk, dà all’uomo la fiala sbagliata e Kuzko si trasforma in un lama.
A causa di una lunga sequela di errori di Kronk, Kuzko finisce nel carretto di Pacha, contadino e allevatore di lama che vive in un villaggio vicino. Tra i due non corre buon sangue dato che Kuzko ha intenzione di abbattere il villaggio per far spazio alla sua residenza estiva, Kuzkotopia. Dopo alcuni momenti di dubbio, Pacha sceglie di aiutare Kuzko a tornare al palazzo in cambio della promessa che risparmierà la sua terra.
Il viaggio dei due è ricco di insidie: coccodrilli, giaguari e la perfida Yzma che si mette alla ricerca di Kuzko dopo aver scoperto che non è morto. In più, l’imperatore non ha assolutamente intenzione di mantenere la sua promessa, anzi, pensa di far arrestare Pacha quando sarà tornato umano. Eppure, le mille avventure porteranno i due a stringere amicizia e a risolvere al meglio la situazione.
Disney e l’America Latina
Le follie dell’imperatore non è il primo Classico Disney ambientato in Sud America. Già negli anni ’40 Walt Disney aveva, infatti, realizzato Saludos e Amigos e I tre caballeros.
Temendo che i paesi del Sud America potessero allearsi con i nazisti, il governo diede a Disney l’incarico di realizzare delle pellicole che avvicinassero quegli stati agli USA. I cartoni Disney erano infatti molto apprezzati nei paesi dell’America Latina, dunque si pensò che sarebbero stati il mezzo perfetto per ottenere il risultato sperato.
Disney realizzò quindi due film a episodi dal chiaro intento documentaristico, raccontando la vita e le tradizioni di quei popoli sfruttando i suoi personaggi più amati. L’animazione si alternava a vere riprese del viaggio compiuto dal team creativo in Sud America, oppure si univa a scene con attori in carne e ossa.
Le follie dell’Imperatore e Il regno del Sole
Al momento della sua prima stesura, Le follie dell’imperatore appariva molto diverso da quello che conosciamo. Si sarebbe dovuto chiamare Il regno del Sole e avrebbe dovuto seguire le linee guida dei film Disney più tradizionali. L’intenzione era quello di farne un dramma musicale che avesse alcuni punti in comune con Il principe e il povero. L’imperatore protagonista si sarebbe scambiato di posto con un contadino suo sosia, per poi venire trasformato in lama da una strega malvagia. La donna, chiamata sempre Yzma, avrebbe anche dovuto evocare un dio per catturare il Sole e ottenere la giovinezza eterna.
Dopo alcune proiezioni di prova, si decise però di cestinare il progetto. Il film sembrava troppo serio e si ritenne necessario virare verso la strada della commedia. In più, ritardi nei lavori e l’abbandono di membri importanti del team, tra cui uno dei due registi designati, portarono a una revisione totale del lavoro.
Rappresentazione dell’America Latina
Non avendo intenti documentaristici per Le follie dell’imperatore, la Disney può metterne in scena luoghi e personaggi adattandoli come meglio crede. Gli ambienti e gli edifici mostrati nel film vengono realizzati mescolando elementi considerati tipici delle civiltà precolombiane con altri molto più vicini alla nostra realtà quotidiana. Una scelta che contribuisce a rendere la comicità del film assurda e nonsense.
Un ottimo esempio può essere il palazzo di Kuzko. Posto sulla cima di una montagna, il palazzo imperiale ha le sembianze di una testa d’oro che può ricordare gli idoli dell’epoca. Al suo interno, tutto esprime ricchezza e potere, specialmente il trono dorato posto in cima a un’alta scalinata. Ma nel palazzo abbiamo anche il laboratorio segreto di Yzma, pieno di pozioni, veleni e alambicchi dalle più strane forme. Molto divertente la scelta di rendere l’ingresso al laboratorio un lungo ottovolante. Il concetto del luna park è ripreso anche con la descrizione di Kuzkotopia, un vero e proprio parco acquatico con tanto di area scivoli.
Al di fuori del palazzo, il paesaggio diventa più realistico, anche se non mancano alcune curiose aggiunte sfruttate per delle deliziose trovate comiche. Se ad esempio il villaggio di Pacha riesce a farci pensare a un villaggio precolombiano, non è possibile dimenticare la locanda in cui lui e Kuzko si fermano a mangiare durante il viaggio. Il posto ha tutti gli elementi tipici dei nostri fast-food: una mascotte fuori al locale e sui menù, il cheddar come ingrediente aggiuntivo, persino la possibilità di organizzare una festa di compleanno. Un’unione dunque tra modernità e tradizione, tra il capitalismo occidentale e l’immaginario collettivo di un lontano passato.
I personaggi
Nel passaggio da Il regno del Sole a Le follie dell’imperatore, non è solo la storia a subire cambiamenti importanti. Anche il numero e le caratteristiche dei personaggi vengono profondamente modificati. La scelta dei nomi degli eroi e dei cattivi del film deve molto alla cultura, alla religione e alla tradizione delle civiltà precolombiane.
Il caso più palese è quello dell’imperatore Kuzko, chiaro rimando a Cusco, l’antica capitale dell’Impero Inca, oggi patrimonio dell’UNESCO. Secondo i progetti iniziali, il personaggio non sarebbe dovuto essere il protagonista, ma soltanto una spalla. Anche Pacha subisce delle modifiche e viene notevolmente invecchiato. Il suo nome deriva da un concetto spirituale delle popolazioni andine che sta a indicare il mondo visto come insieme di tempo, spazio e materia. La parola pacha veniva spesso usata per formare dei nomi più complessi. Un esempio è Pachacutec, nome di uno dei più importanti imperatori inca.
Chi invece mantiene il suo ruolo iniziale, anche se con dei cambiamenti, è Yzma. Inizialmente pensata come strega dagli enormi poteri, Yzma diventa poi la consigliera di Kuzko, pur mantenendo l’abilità di preparare pozioni e veleni. Il nome deriva da Yschma, un antico stato poi inglobato dall’impero Inca. Il nome Kronk invece sembra essere totalmente originale.
L’abbandono del musical
Gli anni ’90 avevano segnato per la Disney il trionfo della formula del musical. Con l’inizio degli anni 2000, la strategia cambia. A partire da Dinosauri, la compagnia inizia a usare le canzoni di rado e solo per caratterizzare meglio certi personaggi. Un esempio carino è il personaggio di Alameda Slim che,
nel film Mucche alla riscossa, è un ladro di bestiame che ipnotizza le mucche con il suo jodel.
In realtà, Le follie dell’imperatore, o meglio Il regno del Sole, non avrebbe dovuto seguire questo andamento. Il film avrebbe dovuto contenere molte canzoni, scritte per l’occasione da Sting. Tuttavia, il cambio di direzione intrapreso dal team creativo portò alla cancellazione di quasi tutti i momenti musicali. Oltre alla canzone dei titoli di coda, ne rimase solo una chiamata Perfect World all’inizio. Anche questa scena, che ci mostra la perfetta vita da imperatore di Kuzko, si mantiene fedele alla comicità assurda del film. Compare infatti un personaggio assai bizzarro, l’uomo sigla, che sembra quasi una parodia di Elvis, con tanto di capelli ben curati e occhialini da sole. Ancora una volta, un’aggiunta pop in un lontano passato.
Sting dichiarerà in seguito di essersi dispiaciuto della decisione presa dalla Disney, dato che si era molto divertito a realizzare canzoni adatte a ogni personaggio. Tuttavia, fu anche in grado di prendersi una piccola rivincita convincendo la compagnia a cambiare il finale. Secondo il team creativo, Kuzko avrebbe infatti costruito la sua Kuzkotopia non più al posto del villaggio di Pacha, ma al posto di una foresta vicina. Sting si disse però disgustato da questa proposta, essendo lui un attivista a difesa dei diritti delle popolazioni indigene, e minacciò le dimissioni.Il team risolse la faccenda sostituendo la residenza estiva con una piccola casetta simile a quelle degli altri abitanti.
Davide Proroga