Esploreremo in questo articolo le opere più importanti di Rafael Alberti, scrittore spagnolo membro della Generazione del ’27 e uno dei principali attori della letteratura iberica del ‘900. Artista a tutto tondo, con i suoi versi ha avuto la capacità di incontrare in maniera sublime la tradizione più pura e le moderne tendenze del XX secolo. È un poeta di ispirazione popolare e surrealista, alterna nella sua produzione la tradizione spagnola con le forme più avanzate della letteratura d’Avanguardia.
Nasce nel 1902 a El Puerto de Santa María, nei pressi della baia di Cadice, e si trasferisce nel 1917 nel cuore della Spagna, a Madrid. Questo spostamento sarà per il giovane Alberti traumatico, riverserà infatti il suo dolore nei componimenti della sua prima opera magna: Marinero en tierra.
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La prima opera di Rafael Alberti: Marinero en tierra
Questi primi scritti sono contrassegnati da una forte nostalgia, che attraverserà tutta la raccolta. È una nostalgia del mare e della città natale, o almeno questa è la conclusione che si potrebbe trarre dopo uno sguardo veloce dell’opera: in realtà alla base di queste composizioni c’è una tensione maggiore, accennata ma mai evidentemente rivelata. Quello che manca a Rafael Alberti non è semplicemente un luogo tangibile ma una dimensione temporale per lui ormai completamente inaccessibile: la sua infanzia.
I componimenti della raccolta, che poi vincerà anche il Premio Nacional de Literatura nel 1925, sono stati inscritti nella fase neopopolarista del poeta, in cui gli influssi della tradizione sono particolarmente evidenti: Gil Vicente, gli anonimi del Cancionero e Romancero spagnoli, Garcilaso de la Vega, Luis de Góngora, Lope de Vega, Gustavo Adolfo Bécquer, Charles Baudelaire, Juan Ramón Jiménez e Antonio Machado sono i maestri che guidano Rafael Alberti in questo percorso di scrittura. L’opera è, secondo Juan Ramón Jiménez «un compendio di tradizione e modernità».[1]
Tradizione sì, rivisitata grazie all’adozione di metri affermati nella letteratura da secoli come i versi endecasillabi e alessandrini, ma anche modernità e sperimentazione tramite il ricorso a linguaggi e tecniche delle nuove correnti, come l’ultraismo, che Alberti dà prova di conoscere e di saper utilizzare. Nelle poesie poi prevale una scrittura pura, apparentemente semplice, in cui si denota una visione infantile che il poeta impiega con ingegno: è un meccanismo messo in atto coscientemente per ricreare l’innocenza persa della prima gioventù. Ma i giochi del linguaggio, le colorate descrizioni e l’apparente semplicità di Marinero en tierra non devono trarre in inganno il lettore perché Alberti aveva incanalato in queste poesie le sue più grandi problematiche del tempo.
Fissare il passato nella poesia
Rafael Alberti scrive per ricordare e per fissare il passato, in modo che non possa scappar via. Marinero en tierra è il ritorno a un’infanzia utopica, permanente, attraverso il ricorso ad immagini che il pittore Rafael Alberti riesce a dipingere con le parole. Nasce e si impossessa di lui la sensazione di essere stato sradicato dalla terra natale, dal passato, dall’innocenza e dalla felicità. Da questo momento in poi il poeta «si considera un eterno esiliato, un disadattato nella realtà che deve alimentarsi del passato, dell’immaginazione, per sopravvivere».[2]
I temi chiave dell’opera sono quindi la mancanza della città natale e la sua conseguente idealizzazione, la nostalgia per i tempi dell’infanzia, la creazione di un Paradiso immaginario e l’immenso amore per il mare di Cadice. Queste acque blu, spumose e mosse dal vento, saranno il correlativo oggettivo di Rafael Alberti per tutta la raccolta, che attribuisce all’immensa distesa d’acqua un significato di origine delle cose, origine della sua vita e quindi degli amati anni della giovinezza. Sin dal primo componimento della collezione il poeta ci presenta, con un linguaggio svelto e semplice, l’immagine di un io che si sente esiliato, che ascolta da lontano la voce della sua vera patria, volgendosi poi contro il suo stesso padre, responsabile di averlo portato a vivere nella civilizzazione della città.
El mar. La mar.
El mar. ¡Sólo la mar!
¿Por qué me trajiste, padre,
a la ciudad?
¿Por qué me desenterraste
del mar?[3]
[Il mare / Solo il mare! / Perché m’hai portato, padre, / in città? / Perché m’hai sradicato / dal mare?]
Tradizione e surrealismo
Il trasferimento a Madrid fu però fondamentale per Alberti perché qui entrò in contatto con i membri di quella che sarà successivamente denominata “Generazione del ’27” e di cui il nostro autore sarà un importante esponente. Dopo l’avvicinamento a questi scrittori, nelle sue opere Rafael Alberti approcciò una nuova fase, quella gongorina, in congruenza con le tendenze del Gruppo che in quegli anni rese omaggio a Luis de Góngora (importante poeta del XVI – XVII secolo).
Cal y canto
Con Cal y canto (1926-1927), una raccolta di sonetti e terzine di endecasillabi, costruita con una sintassi e un’architettura basata sui modelli di Góngora in cui è percepibile la passione del poeta per gli elementi visuali e auditivi, per la plasticità e la musicalità del verso e le nuove tendenze contemporanee avanguardiste, Alberti partecipa con entusiasmo all’omaggio generazionale del poeta del Siglo de Oro. Dal 1927 però una forte crisi esistenziale aveva travolto lo scrittore a causa della sua salute precaria, dei gravi problemi economici e della perdita della fede.
Sobre los ángeles
L’evoluzione di questa crisi è percepibile già da Cal y canto, dai versi futuristici e innovativi, fino ai tenebrosi componimenti di Sobre los ángeles (1929). Da questo momento irrompe il verso libero, un linguaggio simbolico e onirico, e si spezzano i legami con la tradizione anteriore. In Sobre los angeles, con uno stile barocco e al contempo d’avanguardia, che imita le immagini cinetiche del fotogramma e il lessico cinematografico, fanno ora ingresso le figure celesti ed enigmatiche degli angeli, trasposizioni metaforiche di stati d’animo scossi e turbati da questa violenta crisi interiore.[4]
Il poeta è alla ricerca di un luogo sicuro, un Paradiso immaginario in cui possa lenire le sue pene ma alla domanda «dov’è il Paradiso?» non troverà altro che silenzio. Ormai la speranza è vana, la luce non può illuminare questo cammino oscuro e la ricerca in sé diventa causa di perdizione
¡Paraíso Perdido!
Perdido por buscarte,
yo, sin luz para siempre.
[Paradiso Perduto! / Perduto per cercarti, / io, senza luce per sempre]
L’ambiguità della raccolta e il fondamentale contrasto luce/ombra è dato frequentemente dagli angeli stessi. La luce alle volte è portata da queste enigmatiche figure, ma gli angeli spesso e volentieri hanno molto poco di paradisiaco: possono simboleggiare diversi aspetti del male, ci sono angeli brutti, bellicosi, crudeli, vendicativi; altri rappresentano la disintegrazione della materia: angeli molli, di cenere, di carbone; alcuni sono più vicini alla terra che al cielo, potrebbero essere i simboli del nostro multiplo essere. Nella raccolta ci sono le rovine di un Paradiso caduco, fatiscente, i cui pezzi vengono raccolti e assemblati dal poeta, spesso però senza successo. Da questa oscurità comunque Rafael Alberti risorgerà più forte di prima, provvisto di nuove convinzioni e di nuovi ideali.
Le opere del compromesso politico di Rafael Alberti
Giunge la tappa della poesia del compromesso politico dove nasce per Alberti una nuova concezione dell’arte intesa come partecipazione e impegno sociale. Le agitazioni che in quegli anni scuotevano il paese fecero sì che il poeta mettesse la propria penna al servizio del popolo, a difesa della Repubblica, perennemente minacciata dalle forze dei partiti di destra.
L’opera Con los zapatos puestos tengo que morir (1930) può essere considerata il manifesto della nuova tappa poetica, segnata dalla partecipazione dell’autore all’ideologia di sinistra (nel 1931 entra nel Partido Comunista de España).[5] Questa fase rivoluzionaria è dedicata ad una poesia “proletaria”, al servizio della causa sociale, di cui fanno parte le opere Trece bandas y cuarenta y ocho estrellas (1935), El poeta en la calle (1936), De un momento a otro (1937), Cantata de los héroes y fraternidad de los pueblos (1938). Per Rafael Alberti la poesia è diventata ora una forma di cambiare il mondo, un’arma necessaria per il combattimento.[6]
Il drammatico scoppio della Guerra Civile nel 1936 rafforzò ancor di più il suo compromesso con il popolo: prese parte alle milizie, accolse intellettuali da tutto il mondo uniti per lottare in favore della Repubblica, collaborò per salvare i quadri del Museo del Prado dai bombardamenti, incitò alla resistenza nell’ormai assediata Madrid recitando versi di incoraggiamento che dalla capitale del paese arrivarono ai campi di battaglia più lontani. Al termine del conflitto il poeta fu costretto all’esilio e si rifugiò in un primo momento a Parigi per poi spostarsi nel 1940 in Sudamerica.
Le opere dell’esilio di Rafael Alberti
Quando Rafael Alberti comincia a introdurre il tema dell’esilio dalla patria, nelle sue opere si distinguono immediatamente due direzioni tematiche che svilupperà lungo tutto il periodo del suo esodo e che saranno grandi forze motrici per la sua poesia: l’elegia per una Spagna ormai passata, idealizzata e difesa a spada tratta e l’impegno civile per la lotta anti-franchista. Anche lo stile di scrittura subisce un cambiamento: il poeta rinuncia alla parola e alla retorica superflua ricercando l’immediatezza nella comunicazione.
I titoli di questi anni sono Entre el clavel y la espada (1941), Retornos de lo vivo lejano (1952), Ora marítima (1953), Baladas y canciones del Paraná (1953), Abierto a todas horas (1964), Roma, peligro para caminantes (1968), Los ocho nombres de Picasso (1970) e Canciones del alto valle del Aniene (1972).
Entre el clavel y la espada
La nuova concezione poetica è riscontrabile già dal primo libro scritto oltreoceano: Entre el clavel y la espada. Il binomio che compare sin da subito nel titolo dell’opera attraversa tutta la poesia di questo libro e di quelli a venire: da una parte c’è la lirica della nostalgia e della tristezza, che si sintetizza nell’immagine del garofano, e dall’altra compare l’“epica” impegnata, alla quale appartengono le poesie della sezione della spada.
Sono questi i due poli nei quali si districano le emozioni del poeta, che oscilla tra sentimenti opposti, determinati anche da due spazi e due tempi differenti, come lui stesso indica nel titolo del prologo – «De ayer para hoy»[7]. Il contrasto tra passato e presente è particolarmente evidente in tutte le opere di Rafael Alberti ma con l’esilio l’idealizzazione di tempi vissuti e il rifiuto della situazione attuale fanno un salto di livello, permeando i suoi pensieri e le sue azioni nella vita di tutti i giorni: tutto ciò sarà poi immancabilmente riversato nella scrittura.
Retornos de lo vivo lejano
In Retornos de lo vivo lejano, opera considerata come un memoriale in versi, Alberti compie un tributo alla memoria e alla nostalgia, raccogliendo scene di una vita spagnola – il passato – ritagliate nel contesto della vita americana – il presente -; è la decisione albertina di recuperare nell’esilio sradicatore le radici che la memoria gli dà la possibilità di ricostruire (percorso che poi amplierà nella sua raccolta autobiografica in prosa La arboleda perdida, che cominciò a scrivere negli stessi anni).[8]
L’immagine della Spagna è incancellabile, vive e vivrà in lui nonostante l’esilio perché è parte della sua essenza
En verdad, tú no tienes
que retornar a mí, porque siempre has estado
y estás en la corriente continua de mi sangre.[9]
[In realtà, tu non devi / ritornare a me, perché sei sempre stata / e sei nella corrente continua del mio sangue]
Rafael Alberti abita in un mondo scisso tra un qui e un lì, tra il passato ed il presente, la situazione che vive nel momento non lo soddisfa mai appieno e, attraverso il ricordo e la nostalgia, cerca di evaderla rifugiandosi nel passato e sublimando il ricordo nella poesia.
L’esilio di Rafael Alberti fu molto lungo, visse a Buenos Aires e a Roma e ritoccò la terra natia solo nel 1977, dopo la morte di Francisco Franco. In Spagna trovò una grandissima accoglienza, il suo ritorno si convertì in un simbolo di riconciliazione come lui stesso affermò
«Salí de España con el puño cerrado pero ahora vuelvo con la mano abierta.»[10]
[Me ne andai dalla Spagna con il pugno chiuso ma ora torno con la mano aperta.]
Le ultime opere di Rafael Alberti
Continuò a dedicarsi alla scrittura e tra i tanti libri pubblicati è necessario menzionare Fustigada luz (1980), Lo que canté y dije de Picasso (1981), Versos sueltos de cada día (1982), Golfo de sombras (1986), Accidente. Poemas del hospital (1987) e Canciones de Altair (1988). Il 28 ottobre del 1999 morì nella sua casa del Puerto de Santa María vicino agli anelati luoghi della sua infanzia e al suo amato mare.
Daniela Diodato
BIBLIOGRAFIA
- ALBERTI, Rafael, Obras completas II e III. Poesía (1939-1963) e (1964-1988), a cura di L. G. Montero, Aguilar, Madrid, 1988.
- ALBERTI, Rafael, Retornos de lo vivo lejano; Ora maritima, a cura di G. T. Nebrera, Catedra, 1999.
- HERNÁNDEZ, Marina Casado, Oscuridad y exilio interior en la obra de Rafael Alberti, Madrid, 2016, pp. 1-307.
- MORELLI, Gabriele, Due “Generazioni” poetiche, in L’età contemporanea della letteratura spagnola II Novecento, La Nuova Italia, Milano, 2001, pp. 171-338.
- PALACIOS, Jesús Fernández, Marinero en tierra, in «Cuadernos Hispanoamericanos», n.º 485-486, 1990, pp. 287-288.
[1] J. F. Palacios, Marinero en tierra, in «Cuadernos Hispanoamericanos», n.º 485-486, 1990, p. 288.
[2] M. C. Hernández, Oscuridad y exilio interior en la obra de Rafael Alberti, 2016, p. 11.
[3] R. Alberti, Marinero en tierra, poesia «El mar. La mar», 1924; L. G. Montero, Poesía: 1920-1938 / Rafael Alberti, Madrid, Aguilar, 1988, p. 123.
[4] G. Morelli, Due “Generazioni” poetiche, in L’età contemporanea della letteratura spagnola II Novecento, La Nuova Italia, 2001, p. 252
[5] G. Morelli, Due “Generazioni” poetiche, cit., p. 250.
[6] Biografías y Vidas, La enciclopedia biográfica en línea, 2004-2018.
[7] [Da ieri per oggi]
[8] R. Alberti, Retornos de lo vivo lejano; Ora maritima, a cura di G. T. Nebrera, Catedra, 1999, p. 75.
[9] R. Alberti, Retornos, cit., p. 239, poesia «Retornos del pueblo español».
[10] R. Alberti fece questa dichiarazione scendendo dall’aereo che lo riportava in Spagna dopo trentotto anni di assenza.